Piotr Ivanovic Lebedev era sposato da molti anni. Ciò nonostante, aveva un’amante, la sua segretaria personale a Yazenevo. Non era affatto un caso insolito: molti ufficiali di alto grado tradivano regolarmente le mogli. In una società afflitta dalla povertà, essi garantivano alla famiglia un tenore di vita che in pochi potevano permettersi – membri del Politburo, a parte – e questo tacitava la loro coscienza. In genere, le mogli lo sapevano ma per gli stessi motivi chiudevano entrambi gli occhi. In realtà, Lebedev aveva un’amante anche a Londra, ma Rita Thompson rappresentava soltanto un piacevole diversivo; Olga, invece, era qualcosa di più.
Dato che era il rezident del KGB nella capitale del Regno Unito, Lebedev doveva accontentarsi di frequentarla saltuariamente, nei suoi rari rientri in patria. Olga aveva un marito e due figli, una bambina di sette anni e un bimbo di cinque. Naturalmente, se Lebedev lo avesse voluto, avrebbe potuto costringerla a trasferirsi in Gran Bretagna, però non gli sembrava giusto separarla dai figli. Erano ancora piccoli e sarebbe stata una crudeltà privarli dell’amore materno; se avessero avuto qualche anno in più, il discorso sarebbe stato diverso.
Benché fosse un uomo riservato, quella sera decise di confidarsi con lei.
Era l’unica persona di cui si fidava. Considerava sua moglie una sciocca; aveva un animo buono, ma non sapeva conservare un segreto, perciò la escludeva da ogni aspetto della sua attività. Nella valigia diplomatica aveva portato dei costosi capi d’abbigliamento, che avrebbe diviso equamente fra le due donne. Erano di foggia e colori diversi, e secondo Piotr l’uno si adattava alla bellezza bionda e algida della moglie, l’altro alla più focosa Olga. Le consegnò i regali, invitandola a indossare gli indumenti che aveva scelto per lei. Olga andò in bagno a cambiarsi.
Quando tornò e si sedette a gambe larghe davanti a lui, per un attimo il colonnello trattenne il fiato, rimpiangendo il fatto che quella notte non avrebbero potuto giacere assieme. Olga lo guardava con un’espressione sfrontata e seducente.
Poi Lebedev le raccontò tutto.
In sintesi, fece il resoconto dell’incontro avuto a Londra con un importante dirigente della CIA, di quanto l’americano gli aveva comunicato e delle perplessità che lo avevano turbato. Infine, le svelò che probabilmente sarebbe andato in Crimea, malgrado i rischi che ciò comportava.
“Il nostro è un grande popolo.”, affermò. “Abbiamo sconfitto il nemico più feroce e potente di tutta la nostra storia.” Aveva un’espressione turbata, come se stesse rivivendo nell’anima quella tremenda guerra. All’epoca era un bambino, ma suo padre aveva combattuto ed era stato fra quelli che avevano conquistato Berlino.
“I nazisti”, continuò, scegliendo con cura le parole, “sterminarono milioni di ebrei, eliminarono zingari, malati di mente, portatori di handicap. Massacrarono i nostri concittadini e, se avessero vinto, oggi il mondo sarebbe un luogo terribile: disumano e crudele; però abbiamo vinto noi!”
Dopo una breve pausa, riprese a parlare con grande concentrazione, imponendosi di ignorare la splendida donna che sedeva di fronte a lui e i pensieri di sesso che gli suscitava. “Tuttavia, a causa di Stalin e dei suoi successori spesso abbiamo commesso atrocità simili. Ma con una differenza sostanziale: l’ideologia nazionalsocialista era abberrante, quella comunista è giusta. Gorbaciov può ridare al comunismo il suo vero significato.”
Trasse un profondo sospiro. “Per questo i cospiratori vanno fermati.”
Tacque e fissò Olga.
La donna restituì lo sguardo, annuendo convinta e mostrandosi ammirata.
Dentro di sé coltivava pensieri ben diversi.
Olga detestava Lebedev.
Andava a letto con lui perché in cambio riceveva doni lussuosi che non si sarebbe mai potuta permettere. Inoltre, aveva una posizione di prestigio e godeva di molti privilegi. Se il marito nutriva qualche sospetto, non lo aveva mai palesato. Era un semplice operaio e la tavola sempre imbandita, le bottiglie di scotch e le stecche di sigarette americane valevano un peccatuccio femminile.
Quando Lebedev uscì dall’ufficio, Olga sollevò il ricevitore e compose un numero. Sapeva che sarebbe stata adeguatamente ricompensata e che non avrebbe più avuto bisogno di Lebedev.
Ironicamente, pensò che quella era una linea protetta.
Il giorno seguente, dopo aver consumato un’abbondante colazione, Susan invitò Wyman a fare quattro passi con lei. Sprofondati in due comode poltrone nell’atrio del Radisson Slavyanskaya Hotel, i due agenti della seconda direzione centrale si alzarono per seguirli. Dato che si alternavano, quella non era la coppia guidata da Ivan Vorobyov. Come sempre, il Bastardo li salutò con un sorriso. Mentre stavano per uscire dall’albergo, squillò un telefono della reception e il portiere agitò una mano per richiamare la loro attenzione. Indicò la cornetta del telefono e poi una cabina. Uno dei due andò a rispondere, l’altro lo attese.
Vorobyov non si sarebbe comportato così. Mentre il collega rispondeva alla chiamata, avrebbe seguito l’inglese e l’americana. Il secondo agente lo avrebbe raggiunto dopo. Ma Vorobyov possedeva una vasta esperienza e svolgeva da anni quel lavoro. La coppia di quel giorno, invece, era composta da elementi giovani, non propriamente novellini, però certamente non veterani. La telefonata fu lunga e, a giudizio dell’uomo del KGB, del tutto inutile. Una donna dalla voce annoiata gli rivolse tutta una serie di domande che esulavano dal caso di cui si stava occupando: questioni burocratiche e irrilevanti. Quando riagganciò, si diresse verso la porta e fece segno al collega di seguirlo. Uscirono dall’hotel, accolti da un sole sfavillante, e si guardarono attorno. Wyman e Cooper erano scomparsi.
Un individuo dall’aria scaltra li osservò e annuì. Aveva atteso con pazienza finché non aveva visto i due stranieri varcare la soglia dell’albergo: a quel punto, aveva inviato il segnale convenuto e con tempismo perfetto era arrivata la telefonata. Girò le spalle e si allontanò, soddisfatto.
Gli agenti del KGB scelsero una strada a caso, che si rivelò essere quella sbagliata; tornarono indietro e presero per un vicolo, ma ormai era chiaro che avevano perso le tracce delle persone che avrebbero dovuto sempre sorvegliare.
Si fermarono, incerti.
Susan stava commentando gli avvenimenti del pomeriggio precedente. Il Bastardo la ascoltava in silenzio e senza particolare attenzione; nella sua mente si figurava il reportage diventare sempre più consistente e significativo e più che mai meritevole di svariati premi. Si limitò a osservare che i sovietici erano alquanto strani: l’Urss era un Paese allo sbando e ciò che era successo lo confermava. Annunciò di voler tornare in Inghilterra, poiché il suo compito era finito. Susan accolse la notizia con dispiacere. Sebbene fossero molto diversi, o forse proprio per quello, incominciava a pensare di essersi innamorata di lui.
John era terribilmente snob, troppo pieno di sé, la redarguiva con arroganza per i suoi modi a tavola e a tratti appariva freddo e distante; tuttavia era un amante straordinario, ed era intelligente e coraggioso. D’altro canto, era difficile immaginare un futuro insieme, a meno che Wyman non si fosse trasferito in America. Come giornalista free-lance avrebbe potuto farlo e quasi sicuramente avrebbe anche guadagnato di più. Forse, però, era ancora presto per proporglielo. Gli domandò quando avesse intenzione di partire. In base a questo, avrebbe scelto il momento adatto per dichiare che lo amava e per sottoporgli la sua idea. Sebbene ritenesse che molto difficilmente avrebbe accettato, confidava nella sua buona stella.
Wyman aprì la bocca per risponderle e in quel momento quattro uomini che indossavano abiti civili li circondarono.
Susan li guardò, allarmata, e alle loro spalle scorse Pomarev.
Con calma il maggiore del Gruppo Alpha impartì un ordine. Il Bastardo venne preso per le braccia, strattonato e condotto via. Wyman protestò, sostenendo che si sarebbe rivolto all’ambasciata britannica. Tutti i suoi documenti erano in regola ed egli era uno dei più famosi giornalisti del mondo. Esigeva di essere liberato immediatamente.
Pomarev lo ignorò. Trascinarono Susan verso una Chaika nera posteggiata a una cinquantina di metri di distanza e la costrinsero a salire a bordo. Prima di chiudere la portiera, Pomarev disse all’autista che aveva aspettato con il motore acceso: “Portala dove sai.” Quindi si rivolse agli altri due. “Spaccatele le gambe. Per inciso, se dovesse morire, non sarebbe un problema.”
L’auto partì e Pomarev si incamminò verso la Lubjanka.
Kryuchkov era tornato in anticipo e lo aveva convocato.
Susan Cooper stava morendo, e lo sapeva.
Fino a pochi attimi prima, la sofferenza era stata atroce. Adesso si era come attenuata. Era accasciata a terra, e non sentiva quasi più i calci al ventre, sferrati dagli scarponi militari, né quelli alla testa, ridotta a una maschera di sangue. Aveva le gambe rotte, la milza spappolata, i denti spezzati.
Quando Patrick Keynes le aveva detto che sarebbe andata in Russia con Monica Squire si era sentita felice e orgogliosa; però non rimpiangeva niente. Era cresciuta con ideali saldi e forti, aveva affrontato addestramenti durissimi ed era sempre stata consapevole che essere un’agente della CIA, oltre che rappresentare un motivo di soddisfazione, poteva anche significare una fine orribile. Ma non aveva mai avuto paura, nemmeno ora.
Solo un vago senso di rimpianto.
Non avrebbe più rivisto il Bastardo.
Quell’uomo pieno di sé, quell’uomo altezzoso tuttavia adorabile, quell’uomo che l’aveva fatta innamorare.
Chiuse gli occhi, pensando: “Brutti figli di puttana, non mi avete strappato un lamento!”
Poi il buio la avvolse nel suo manto caritatevole.
Subito dopo scorse in lontananza una luce, all’inizio vaga poi sempre più forte.
Si sentì stranamente felice.
Un intreccio storico, e non solo, che dipana il merito di cose che è meglio non si ripetano all’unisono. Saluti da Salvatore.
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@ SAR caro Salvatore, il tuo augurio è anche il mio!
Buona serata.
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Capitolo drammatico nel finale con la fine di Susan. Ma prima c’è un piccolo gioiello con la storia doi amore e corna che finisce piuttosto male per quell’uomo che ritiene Olga una persona affidabile! Mai fidarsi delle amanti, che se possono tradiscono per il vil denaro una seconda volta.
Aspettiamo di conoscere gli sviluppi.
Un grande abbraccio
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Tanta dolcezza, umanità e coraggio nel dramma della morte. Delicatezza che esalta le qualità umane di una donna che della violenza ha fatto il suo ferro del mestiere e vede il “tunnel di luce” liberatrice con serenità e gioia.
Tutto in uno scenario di torbida meschinità e venali sordidi tradimenti.
Non ci rimane che aspettare il prossimo capitolo.
Intanto
Buona Domenica con tanti sorrisi
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Susan….povera Susan! Terribile sentirsi morire, terribili gesti di teribili persone….mi sono venuti i brividi! ….e quanta tenerezza in quella Luce! BRAVA….bravissima!
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Solo un piccolo CIAO! Sar…
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Come nella vita reale anche nella finzione il tradimento rivela il suo volto più truce. il denaro o per meglio dire, la roba. Per quattro graziosi scampoli, per due stecche di sigarette o una bottiglia di finissimo liquore, non solo si tradisce la persona che ti ha affidato se stessa. Si può anche tradire un popolo, un ideale, una linea politica che potrebbe essere una svolta epocale per l’intera umanità.
Non c’é dignità in tutto ciò, come non c’é nell’azione di pomarev. Sia olga che la iena agiscono per lo stesso fine, allo stesso scopo. Soddisfare il loro piccolo ego, insensibili agli altri e alle conseguenze delle proprie azioni. Ambe due feroci nel perseguirle. L’una forse anche per paura, l’altro per vedere affermato il potere di vita e di morte.
Susan é l’eroina, indomita che si spezza, ma non si piega certa della scelta fatta, sicura dei propri ideali, fedele fino in fondo alla via perseguita e la luce finale risulta il premio di tanta dedizione.
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@ NEWWHITEBEAR condivido il tuo pensiero sulle amanti.
Grazie e un caro abbraccio!
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@ CLE REVERIES veramente uno scenario torbido e meschino, che secondo me rappresenta la realtà.
E’ molto bello il punto in cui parli di Susan.
Ti ringrazio, darling.
Lots of love ^^
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Wishes for a very lucky and happy new week 😀
Just a hug with lots of smiles, my dear ^——-^
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@ CLE REVERIES una bellissima settimana anche per te, carissima*
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@ MARI sai quanta tristezza ho provato mentre scrivevo quel pezzo?
Avevo i brividi anch’io… e da ciò forse è nata la luce.
Grazie, amica mia!
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@ SALVATORE RIZZI a te un grande CIAO, Sar ^^
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@ CAPEHORN !!!!
Altro non dico, caro Carlo.
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RICAMBIO………………………….!
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Quasi quasi mi fai appassionare a un romanzo di spionaggio…scritto benissimo. E poi affermano che noi donne diciamo tutto: che barzelletta sono questi pezzi grossi fra le braccia di una donna apparentemente consenziente? Non si accorgono di nulla.
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Caspita che risvolti drammatici, mi hai fatto venire i brividi. Cosa succederà ora?? L’intreccio si fa sempre più interessante e pieno di colpi di scena…. sei fantastica cara Alessandra, complimenti di tutto cuore!!
Un abbraccio. Serena notte e buona nuova settimana
Ciao, Pat
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@ AMEDAR CONSULTING GROUP thank you!
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Azz… alla fine ce l’hanno fatta, a toglierla di mezzo. Pare.
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Be’, in fondo il costume dell’uomo di tradire e della donna di tacere per convenienza, che dipingi per l’Unione Sovietica di qualche decennio fa’, non e’ cosi’ diverso dai nostri nella prima parte del ‘900. Mi raccontava la nonna novantenne di mia moglie che era quasi un costume “normale”, per quanto sbagliato.
Oggi se non altro c’e’ un po’ piu’ di… parita’! 😛
ooooh… sono proprio curioso di leggere la continuazione della storia… sara’ davvero la luce del famoso tunnel quella che vede Susan o… avremo un’altra sorpresa? 😮
http://www.wolfghost.com
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@ SALVATORE RIZZI buona giornata, Sar!
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@ DOMENICA LUISE e ciò è successo realmente in vari Paesi (Inghilterra, ad esempio) ed epoche.
Grazie e un sorriso per te*
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@ PATRIZIA M. effettivamente, questo è un capitolo violento e tragico. E la violenza non si fermerà qui.
Ti ringrazio, cara Pat, e ti abbraccio ^^
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@ BRUMBRU purtroppo è così 😦
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@ WOLFGHOST è verissimo quello che affermi, caro lupo. Il femminismo ha in parte cambiato le cose. Ma nel senso peggiore del termine, dato che oggi il tradimento è generalizzato…
E’ davvero la luce del famoso tunnel.
Le sorprese saranno altre, non riguardo a Susan, però.
Mi auguro che siano buone 😛
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Oh povera, mi spiace per lei 😦 Però insomma, speriamo avesse ragione con quell’ultima visione… 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST io ho fiducia: sì! 🙂
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Una bellissima e coinvolgente puntata, peccato per Susan, che atrocità e tu con sapiente bravura hai saputo descriverne la morte e la sofferenza che l’ha preceduta. Come sono spietati gli agenti della CIA, impartiscono ordini crudeli come se nulla fosse. Mi è piaciuta anche la parte iniziale, Olga una madre che si vende per ricevere in cambio doni lussuosi, una donna che sta per tradire il suo amante, vedo un pericolo all’orizzonte per lei.
Attendo il seguito con interesse, cara Alessandra.
Un abbraccio affettuoso
annamaria
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La luce. Chissà, magari è davvero così. Chi può dirlo…non può dircelo.
Quanto al tradimento, beh, lo dice la parola stessa, dunque non c’è da stupirsi per la piega che può prendere.
A presto!
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@ ANNAMARIA49 non so chi dei due rischia di più: se il colonnello Lebedev oppure Olga; il tradimento è sempre comunque rischioso, anche se a rigor di logica Lebedev non sta affatto tradendo.
Peccato per Susan, davvero!
Grazie e un bacione, cara Isabel.
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@ KRIS mah… chi è stato “di là” e poi è tornato – e ci sono molti casi – ha sempre parlato del famoso tunnel buio e poi della magnifica luce.
Speriamo!
Sul tradimento concordo con te.
A presto, honey * _______ *
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Splendida puntata intensa sotto ogni profilo,
da Olga inaffidabile e meschina, intreccio che
sicuramente farà leva nei prossimi capitoli.
Susan povera ragazza, mi spiace sia uscita di scena
un finale davvero inaspettato… E chissà ora che fine farà
il bastardo…
E’ il caso di dire che aspetto presto la prossima puntata!
Bravissima!
Un grande abbraccio!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA io mi auguro che almeno il Bastardo si salvi. So che non è amato da molti, dato che è un po’ tronfio e arrogante; però è un uomo vero, coraggioso e provvisto di ideali. Il problema è Pomarev. Chi fermerà quel cupo personaggio?
Grazie, chèrie!
Bisous* _________ *
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Senti, io sarò la solita che rema controvento ma a proposito di Susan…..muore davvero? Non è che……sai di luci bianche ce ne sono tante…..Sì è messa male la poverina, però…..insomma Ale, proprio non potevi scrivere un altro pezzetto? Se ne sono viste tante di storie, anche al cinema o in tv, nelle quali l’eroe o eroina vengono ridotti in fin di vita, vedono il tunnel con la luce in fondo e poi tornano per raccontarci tutto.
Ma via, non farci caso, quale che sia la fine di Susan resta il fatto che come al solito ci hai regalato emozioni forti.
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Alcune volte, però, gioiosamente e giocosamente muore davvero. Un bel cono d’ombra in fondo al tunnel … e tutto è compiuto!
Oh mort, plaisir interméde entre la vie pour l’éternité!
(Ohhh, quando semto parlare in francese … brrrrr)
Radiyonnant
(Uhhhhmmm … brrrrrr)
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Beh, magari dopo Matrioska…Pomarev? Ci mettiamo un’altra bella tacca sul calcio del fucile e vendichiamo quella ragazzotta che, sì vabbè, non ci era proprio simpatica, ma poveretta non doveva finire in quel modo…
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@ SUZIEQ11 cara, se potessi seguire il mio cuore, ti esaudirei volentieri!
Purtroppo, però, le esigenze narrative non me lo permettono 😦
Un grande abbraccio*
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@ GOMEZ ADDAMS ecco, adesso manca solo lo zio 😛
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@ KRIS Pomarev sarà presente fino all’ultimo capitolo 😀
Piuttosto… Monichina?
Baci ^^
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Tragicità e lirismo notevole soprattutto nell’epilogo di Susan… ma i malvagi faranno altrettanto epilogo che meritano. Intensa e coinvolgente come puntata. Un saluto.
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@ UNIVERS “ma i malvagi faranno altrettanto epilogo che meritano.”
Non posso sbilanciarmi, però risulta evidente che conosci bene la Storia.
Grazie e un saluto a te!
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Monichina sarà per sempre nel mio cuore, qualsiasi cosa accada, Pomarev? Anche e soprattutto nell’ultimo capitolo si può fare una fine più o meno atroce.
Un bacio tenerello!
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@ KRIS certo che sì, darling.
E più atroce fosse, meglio sarebbe…
Un sorriso!
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