Contrariamente a quanto molti ricordano dai libri di storia, spesso sfogliati di malavoglia, Annibale Barca non partì da Cartagine per raggiungere l’Italia, per il semplice fatto che si era trasferito con il padre in Spagna all’età di otto anni. Lì, alla morte del cognato Asdrubale che era succeduto al genitore, fu acclamato comandante in capo dai soldati quando era ancora molto giovane. L’itinerario che seguì e che lo avrebbe condotto fino a Canne, in Puglia, dove sbaragliò le legioni romane, rispondeva all’esigenza di evitare battaglie prima di aver oltrepassato le Alpi.
Matrioska non aveva di questi problemi e il suo tragitto fu più lineare. A bordo di una Volvo compì il percorso che lo portò a destinazione in tredici ore e dieci minuti. Si fermò solo per fare benzina e per mangiare un sandwich. Ivana ne consumò due.
Da Barcellona imboccò la A9, che in molti punti costeggia il litorale, passò per Montpellier, Monaco, Genova e Parma. Da lì raggiunse Belluno e risalì il Cadore, attraversando Borca e San Vito. Alle due frontiere non incontrò alcun tipo di problema. Il doganiere italiano si dimostrò più interessato a Ivana che ai documenti.
Durante il viaggio fu quasi sempre lei a parlare, Stavrogin era immerso nei propri pensieri. La ascoltava distrattamente. Ammirava la sua energia, l’ardore con cui dichiarava di amare l’Unione Sovietica, aveva apprezzato la determinazione e la forza fisica che le avevano permesso di sopraffare l’americana ed era rimasto favorevolmente colpito dalla fredezza dimostrata annegandola: aveva ignorato le disperate suppliche della donna, e questo era positivo; peraltro, la considerava ancora un po’ ingenua e immatura.
Avrebbe imparato: la stoffa c’era. E, forse, gli sarebbe tornata ancora utile.
Sebbene sapesse donare la morte, Ivana era avida di vita. Aveva difeso l’onore dei soldati italiani, una nota certamente positiva. A letto era insaziabile; le piacevano il sesso, il cibo, l’azione. Se si era innamorata di lui, però, avrebbe ricevuto una grande delusione. Matrioska amava soltanto il suo dragone, una barca capace di sfidare qualsiasi tempesta, e l’Urss, lo Stato della giustizia sociale, dove tutti avevano un lavoro, una casa e la sicurezza di pasti caldi, a prezzi ragionevoli.
Cambiò corso a quelle riflessioni e ripensò al messaggio in codice, analizzandolo per l’ennesima volta. Chi tradì il Patto, complice della cortina di ferro, nessuna compagnia, sedici è il multiplo: Italia, mi presenterò senza gli amici della CIA e del MI6, l’appuntamento è fissato fra quattro giorni – ma, tutto sommato, se Altmann confidava nel suo intuito, i giorni potevano essere anche due – e la località…
Giunto a Cortina d’Ampezzo, Aleksandr prese una stanza matrimoniale all’hotel Posta. Quella sera cenarono in albergo e andarono a dormire presto.
Se le supposizioni di “Stella Rossa” erano esatte, e quello era veramente il luogo prescelto da Altmann, il modo migliore per farsi vedere era piuttosto semplice: muoversi a piedi per l’incantevole cittadina, finché il tedesco non lo avesse notato. La mossa successiva spettava all’ex Hauptsturmführer della Gestapo.
Cortina è situata in una ridente conca, circondata da alte montagne; essendo frequentata da gente ricca o comunque benestante, offre ai turisti negozi non particolarmente a buon mercato, che espongono prodotti di qualità. Inoltre, è presente ogni genere di svago, naturalmente oltre ai campi da sci. Vi sono un palazzo del ghiaccio che nel corso degli anni ha visto innumerevoli vittorie della squadra locale di hockey, una celebre pista da bob, ristoranti, bar, sale da gioco. Sono presenti anche numerose chiese, edificate attraverso i secoli, che contengono importanti opere d’arte.
Anni più tardi, a Cortina venne girato un film – non l’unico – interpretato da Sylvester Stallone nella cui finzione scenica era ambientato sulle Montagne Rocciose.
L’indomani, dopo una sostanziosa colazione, Stavrogin e Ivana uscirono di buon’ora, accolti dal sole e da un cielo sgombro da nubi, ed esplorarono con calma il centro, soffermandosi ad osservare le varie vetrine e camminando lentamente. Le strade erano pulite, senza neve. Formavano una coppia notevole e attirarono diversi sguardi, a seconda dei casi ammirati o invidiosi. Un’unica persona, nascosta dietro un portone, li guardò con odio.
A pranzo, poterono gustare un’eccellente Gulasch süppe, seguita da un piatto di capriolo e mirtilli rossi e dall’immancabile torta di mele. La telefonata arrivò, mentre Ivana chiedeva entusiasta una nuova fetta di torta. La ragazza era decisamente una buona forchetta.
Altmann fu conciso. Si limitò a indicare un posto e un’ora.
Anche l’Uomo di Ghiaccio era giunto a Hayden la sera precedente. Alloggiava all’hotel Miramonti. Quella mattina aveva interpretato il pensiero di Matrioska, comportandosi esattamente come l’agente del KGB aveva previsto, cioè girando a piedi e tenendo gli occhi bene aperti. Individuati i due, li aveva seguiti fino all’albergo.
Conosceva bene Cortina – appunto Hayden in tedesco – e, ancor prima di lasciare Vienna, aveva già scelto il luogo dove avrebbe ucciso Stavrogin. Si trovava in fondo alla cittadina, sul lato opposto rispetto al Cadore; era una piccola via secondaria, sulla destra della strada principale. Procedendo in quella direzione, le case man mano diminuivano fino a scomparire del tutto per lasciare spazio a campi frequentati dai ragazzi locali che lì d’estate giocavano a calcio e in inverno con le slitte, immaginando di essere Eugenio Monti o Franco Gaspari, nomi mitici nella storia del bob. Alla sera, però, rincasavano e quei luoghi rimanevano deserti fino al giorno successivo.
Altmann era soddisfatto. L’ebrea era stata di suo pieno gradimento e aveva corrisposto in pieno alle sue attese: era morta, strillando come un maiale.
Ma la soddisfazione maggiore sarebbe stata ammazzare il russo.
Mancavano poche ore.
PROSSIMAMENTE SU QUESTI SCHERMI:
Due anni dopo essere stata nominata direttore della CIA, Monica Squire decise di partecipare alle elezioni presidenziali. Fu convinta dal marito, Martin Yarbes, e dai funzionari di grado più elevato. All’epoca, Monica aveva sessant’anni, che portava splendidamente, ed era considerata un caso da Guinness dei primati: mai, prima di allora, una donna era assurta ai massimi vertici di Langley.
Vinse le primarie del partito democratico e si trovò a sfidare il candidato repubblicano, che in base ai sondaggi era considerato nettamente favorito. Si chiamava John Craven.