Qualche anno fa in un paesino della Toscana c’era un postino. Si chiamava Giacomo Fabbri ed era molto brutto. Oltre a non essere bello di natura, a causa dei lineamenti del viso sgraziati, era anche tutto storto. Ogni cosa nel suo corpo era fuori posto, quasi fosse stato creato da uno scultore pazzo. Di normale aveva soltanto le gambe, che erano muscolose e ben fatte; il resto induceva a pensare a un incubo, oppure al protagonista di un film dell’orrore. Giacomo Fabbri consegnava sempre la posta in bicicletta e, sebbene pedalasse con vigore, rappresentava uno spettacolo grottesco, la caricatura di un uomo con quella postura assurda da personaggio dei cartoni animati: nessuno andava in bicicletta in modo tanto ridicolo.
Ci furono pressioni perché venisse licenziato, dato che disonorava il paese con la sua sola presenza; ma naturalmente non era possibile. Inviperiti, gli abitanti di Cimagrotta, questo è il nome dello sperduto villaggio immerso nel verde della campagna toscana, lo aspettavano sull’uscio di casa per insultarlo e schernirlo. I bambini lo inseguivano lungo le vie del paese, deridendolo e prendendolo a sassate. Indifferente a tutto ciò, ogni mattina Giacomo inforcava regolarmente la sua vecchia bici e incominciava il giro delle consegne. E ogni giorno, puntualmente, veniva bersagliato dal sarcasmo feroce e senza cuore di grandi e piccini. Persino le ragazze lo prendevano in giro, e solo una di esse, una timida biondina di nome Silvia, gli aveva parlato gentilmente, consigliandogli di abbandonare la bicicletta, e di consegnare la posta a piedi o con un motorino. In questo modo, forse le molestie sarebbero cessate. Ma Giacomo l’aveva ringraziata scrollando le spalle ricurve, e aveva continuato imperterrito a svolgere il suo lavoro in bici. Con il sole e con la pioggia, d’inverno e d’estate. Sempre accompagnato, giorno dopo giorno, da lazzi e da insulti.
Poi ci furono i campionati mondiali di ciclismo. Vinse un italiano, Mario Cipollini, che i tifosi chiamavano affettuosamente “Re Leone”. Quando si trovò sul palco della premiazione, Cipollini alzò una mano per salutare la moltitudine di fans che lo acclamava, quindi parlò brevemente al microfono dell’operatore della Rai. Disse che desiderava dedicare quel grandissimo successo a un ragazzo che aveva incominciato con lui, e che era tre volte più bravo di lui. Purtroppo era stato investito da un camion, e la sua carriera era finita prima di nascere; inoltre aveva riportato lesioni gravissime che lo avevano rovinato per sempre. “Sei nel mio cuore, Giacomo Fabbri!”, concluse prima di portarsi alla bocca la rituale bottiglia di champagne.
Il mattino dopo, il postino incominciò il giro delle consegne. Era una giornata fresca, allietata dal cielo azzurro e da un sole garbato; una brezza leggera accarezzava gli alberi allineati lungo la strada principale di Cimagrotta. Gli abitanti del paese lo attendevano fuori di casa, così come avevano fatto per mesi e mesi. Giacomo si incurvò ancor più del solito e continuò a pedalare, aspettando il consueto coro di schiamazzi, offese e volgarità. Ma attorno a lui c’era un grande silenzio. Quando arrivò a metà via si udì un timido applauso. Era stato un vecchio, noto per la sua crudele ironia, generalmente fra i primi a deriderlo. Dopo qualche secondo fu imitato da una donna. Poi da un ragazzino. E infine si levò un unico immenso applauso che lo accompagnò mentre procedeva ingobbito.
Un applauso interminabile. Infinito.
Giacomo Fabbri continuò a pedalare. Se possibile, più curvo che mai.
IL POSTINO DI CIMAGROTTA
16 ottobre 2016 di Alessandra Bianchi
24 Risposte
Povero Fabbri! Se non era per il Re Leone avrebbe continuato a prendere insulti e sassate.
Simpatico e senza un finale triste.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR sei proprio sicuro che il finale non sia triste?
Un grande abbraccio.
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Se prima lo deridevano, adesso timidamente lo applaudono, può essere triste il finale?
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR una mia amica che ha letto il racconto sostiene che il genere umano ne esce molto male, poi chiaramente ogni giudizio è lecito.
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Che brutti scherzi fa la memoria.
Mi sembrava di aver letto questa storia, tanto da sembrarmi reale.
Ma piace però verificare. Ho digitato Giacomo Fabri Cipollini: dopo un odontoiatra ecc. mi ha riportato al tuo scritto di 4 anni fa: ecco dove avevo letto in passato. Ciao 🙂
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@ POPOF1955 mannaggia mi hai sgamata 😀
Ottima memoria, comunque!
Ciao 🙂
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Che bello questo racconto, adesso finalmente lo lasciano in pace, baci cara, buon inizio settimana, ❤
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@ LAURA ecco la nostra vincitrice!
Bacioni 🙂
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🙂 baci tesoro, ❤
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Comunque davvero un brutto paese… Ora forse sarà Giacomo a volersi trasferire, mi sembra che il suo cuore regga meglio agli insulti che agli applausi…
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@ IVANO F la tua è una prospettiva tutt’altro che banale.
Brutto paese: è vero!
Ogni bene 🙂
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Ogni bene anche a te, era sottinteso (no? io dico di sì 😉 )
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Sei un geniaccio Alessandra ed il racconto è serie A. Mannaggia mi hai fatto ricordare che le abbiamo prese sabato… ma da qui a dire che ve lo siete meritato ce ne passa! Koulibaly Koulibaly…Kul…è il diametro giusto per indicare la vittoria della Roma A Napoli. 😉
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@ FRANZ grazieee! Mmm… mi sembra che abbiamo battuto anche l’Inter, o forse sbaglio? 😀
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i conti si fanno alla fine! Comunque er pupone mi sta simpatico appartiene alla razza dei geni del calcio, molti gradini sotto sua divinità Diego, ma pur sempre un genio. 😀
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@ FRANZ ho trovato una vecchia pergamena in solaio 🙂
Un’antica profezia si avvererà?
“E alla fine la lupa sgozzò la zebra bianconera
non valsero pianti, arbitri e frati vestiti di saio
trionfante calò una felice e nuova sera
il figlio di Roma je fece er magico cucchiaio.”
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Per me è triste tutto il racconto. Molto bello ma tristissimo. Anche questo applauso a me, personalmente, nei suoi panni mi avrebbe fatta arrabbiare. Possibile che la gente ( ed è proprio così ed è proprio per questo che mi rattristo) debba prima schernire un “diverso” che non ha fatto del male a nessuno e poi, solo perchè qualcuno, in questo caso una celebrità, ne parla in modo eroico allora … si cambia parere?
No.
A me ha solo rattristato e quindi RACCONTO BEN RIUSCITO. E QUI NON CI PIOVE.
Il triste è che questo è purtroppo il modo di pensare ed agire di molti.
Ciao, comunque COMPLIMENTI ALE!!!
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@ LADY NADIA non sta a me entrare nel merito, però la tua interpretazione mi piace assai.
Tutto bene, bel musino? Hai bisogno di un clisterino? 🙂
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Racconto godibile ma proprio triste e amaro perchè aderente a certa realtà. Un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 ti ringrazio, caro!
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Adoro queste storie che presentano una morale, sono con le lacrime agli occhi, purtroppo ho la lacrima facile. Chi vive nell’umiltà più assoluta, chi non demorde e non si scoraggia alla fine riceve il dovuto in riconoscenza e rispetto.
Bellissima storia e tu sempre bravissima!
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 la lacrima facile è sinonimo di sensibilità e di intelligenza.
Grazie di cuore, Isabel.
Baci.
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Una storia amara, nonostante l’applauso finale, in un mondo che mette in primo piano l’aspetto fisico e poi il resto.
Una lode a te per come l’hai raccontata.
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@ ILI6 eccola la mia stellina!
Condivido in pieno le prime due righe.
E grazie per la terza.
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