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« LA RAGAZZA CHE AMAVA I DELFINI
LA VALLE DI PHIL 1 »

IL SEME DELL’AMORE

29 marzo 2013 di Alessandra Bianchi

Gesù« Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinali siano andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. »

“Ti insegnerò i segreti del fuoco.”
Molti anni dopo si sarebbe ricordato di quelle parole. Quando ormai sarebbe stato troppo tardi per apprenderli.
Ma quel giorno il giovane scosse la testa. “Voglio imparare altre cose.”, disse.
“E così sia!”, replicò il vecchio. “Anche tu hai molto da donarmi, e io farò tesoro dei tuoi insegnamenti.”
Nella grotta le fiamme guizzavano simili a serpenti sinuosi. “Tu conosci ogni cosa.”, disse il giovane. Lo pensava veramente: lungo tutte le strade che aveva percorso, aveva sempre sentito parlare di lui e, conoscendolo di persona, si era reso conto che la sua sapienza non aveva limiti.
“Nessuno conosce ogni cosa. Non sarebbero sufficienti tre vite per arrivare a tanto: scoprire i segreti del mondo, entrare nel cuore delle persone, capire in anticipo cosa porterà il vento. Però, io conosco te e so chi sei. Questo mi basta per dichiararmi un uomo felice.”
Ci fu un lungo silenzio, nel quale entrambi si immersero. Si erano conosciuti tre giorni prima, ma era come se si frequentassero da una vita. Spesso non avevano bisogno di parlare; una magia nascosta conduceva i pensieri dell’uno all’altro, e ambedue erano consci di quanto importante fosse stato il loro incontro.
Il vecchio sapeva che un giorno lui sarebbe arrivato. Il giovane aveva affrontato un viaggio interminabile, senza un’idea precisa di cosa avrebbe potuto trovare in quella terra grande e sconosciuta. Ma in qualche modo immaginava che avrebbe incontrato una persona in grado di arricchire la sua conoscenza, sebbene essa fosse già incommensurabile. Lo guardò negli occhi, provando un grande affetto per quella figura scarna, segnata da un’esistenza in cui dolore e comprensione, saggezza e ricerca della verità gli avevano lasciato un solco profondo, nell’anima come nel corpo. Si era sottoposto a digiuni che avrebbero condotto alla morte anche il più forte fra i guerrieri, aveva accettato sfide durissime che se da un lato lo avevano provato irrimediabilmente, da quell’altro lo avevano innalzato sulle vette del sapere.
Conosceva la magia, ma non solo: era in grado di ignorare ogni tipo di sofferenza terrena per elevarsi nel cielo, quale puro spirito. Molti giuravano che era stato in due posti contemporaneamente, altri sostenevano di averlo visto sollevare un masso grande quasi come una montagna unicamente grazie alla forza del suo pensiero.
Il vecchio si alzò per alimentare il fuoco. Il giovane pensò che c’era una sola cosa che li divideva. E sapeva che nessuno dei due sarebbe riuscito a far cambiare idea all’altro. Non ne avevano ancora parlato apertamente, ma prima o poi sarebbe successo. Forse quando si sarebbero lasciati. O forse, si disse, avrebbero evitato l’argomento, dato che si sarebbe trattato di un discorso del tutto inutile. Ma, dentro di sé, invece, sentiva che sarebbe stato il vecchio a sollevare la questione.
Perché gli voleva bene.
Quando il giovane partì, il vecchio pensò che se il falco vuole volare nessuno è in grado di fermarlo. Guardò verso oriente. C’era aria di tempesta. Un cattivo presagio.

Il sole splendeva implacabile nel cielo privo di nubi, arroventando la sabbia del deserto. Yehosua ripensava al giorno in cui si era separato dal vecchio. Alla fine avevano affrontato l’argomento che non avrebbe mai potuto trovarli d’accordo. Il discorso del vecchio non era stato cinico; la sua saggezza non prevedeva il cinismo, dato che nel cuore provava la compassione infinita di chi sa scrutare fra le ombre delle anime perse. Però, le parole erano risuonate aspre. Probabilmente perché Yehosua non poteva accettarle: mettevano in dubbio tutto quello che aveva appreso, rinnegavano il senso della missione che si era prefisso. Capiva che il vecchio desiderava il suo bene, e che il suo intento era quello di metterlo in guardia; tuttavia la portata di quel messaggio lo sgomentava. “Non posso avere sbagliato tutto.”, si ripeté per l’ennesima volta. “Ho un compito da svolgere, e se lui avesse ragione sarebbe come aver attraversato un oceano invano, starebbe a significare che ciò che ho fatto, quello che ho cercato di insegnare, non avrebbe alcun valore, e questo non può essere vero.”
Poi si spinse oltre. Anche se, a puro titolo di ipotesi, il mondo fosse come lui l’aveva descritto, avrebbe proseguito ugualmente il suo cammino, a costo di veder svanire nella nebbia della delusione la luce della speranza che da sempre accompagnava i suoi passi. Non dubitava di se stesso, ma anche se lo avesse fatto, non si sarebbe fermato. Glielo impediva il suo compito, e se avesse dovuto sacrificare la sua vita per quel compito, ebbene non avrebbe esitato.
Un vento improvviso sollevò la sabbia, creando vortici incandescenti. Accadde un fenomeno inspiegabile: alla calura soffocante si sovrappose un manto di gelo, come se il deserto fosse diventato una distesa di ghiaccio.
Fu allora che Yehosua lo vide.
Dapprima si trovò circondato da una quantità di rettili e di scorpioni. Era una situazione raccapricciante, ma il suo cuore rimase saldo. Con calma oltrepassò quelle disgustose creature, diretto verso un’apparizione che non riusciva ancora a distinguere con chiarezza, ma che gli sembrava una figura avvolta nella luce. Man mano che procedeva, la luce crebbe d’intensità, fino a costringerlo a chiudere gli occhi. Quando li riaprì, la bufera si era placata, gli orrendi mostri erano scomparsi e una calma quasi innaturale regnava sul deserto. Anche la luce diminuì, svelando al suo sguardo un angelo bellissimo. Non avrebbe saputo trovare un altro modo per descriverlo. Yehosua non aveva mai visto in tutta la sua vita un essere di tale sconvolgente avvenenza. Sembrava racchiudere in sé tutta l’armonia del creato, e quando parlò la sua voce era limpida come l’acqua di un ruscello.
Yehosua sostenne il suo sguardo, che era fisso su di lui, benché non fosse facile perché la bianca veste che lo sconosciuto indossava risplendeva abbacinante ai raggi del sole.
“Ti offro il mondo.”, gli disse, e Yehosua abbe una rapida visione che racchiudeva tutte le meraviglie della Terra: mari accarezzati dalla brezza del sud, tramonti che incendiavano il cielo, grandi boschi ombrosi, montagne innevate, laghi cristallini, prati ricoperti di fiori, e poi donne di una leggiadria senza pari.
“Tutto questo sarà tuo.”
Yehosua scosse il capo, come a rifiutare quello che gli veniva prospettato.
La sua reazione suscitò un sorriso, che tuttavia non era di scherno. Yehosua ebbe l’impressione che la sua scelta non avesse stupito quel misterioso essere. Pensò anche che forse egli addirittura l’approvava, e che non si sarebbe aspettato nulla di diverso, e qualora la proposta fosse stata accettata sarebbe stata accolta con un senso di disdegno. Non erano pensieri chiari, lucidi; non nascevano da un ragionamento: rappresentavano una consapevolezza superiore, che andava oltre il linguaggio delle parole.
“Ti farò un altro dono. E in cambio di questo dono tu mi adorerai.”
Questa volta Yehosua vacillò. Ebbe la nitida visione del cuore degli uomini, e ciò che vide lo sgomentò. Gli tornò alla mente quello che gli aveva detto il vecchio, quando si erano separati. Con un tono di voce che racchiudeva una profonda mestizia lo aveva ammonito, sostenendo che non esisteva alcuna speranza di riscatto per l’umanità. Yehosua aveva scosso la testa sorridendo, e lo aveva incitato ad avere fiducia. Nell’uomo e in Dio. Poi si erano abbracciati e nel lungo percorso di ritorno Yehosua aveva spesso pensato a lui.
Condivideva la gran parte di ciò che il saggio gli aveva detto, ma non quell’ultima frase. Dio lo aveva mandato proprio per cambiare il cuore degli uomini, e quella era stata la grande speranza della sua vita.
Ma ora…
“Tu sei stato scacciato dal paradiso.”, proferì con calma, non appena si fu riavuto dall’angoscia di quella visione. Trasse un profondo respiro, e pensò che ciò che gli era stato mostrato era un inganno, il frutto di una magia cattiva. La consapevolezza del vecchio nasceva da convinzioni errate, ma quello che aveva visto adesso, quello che aveva sentito, era un sortilegio, e non gli era difficile capire chi fosse in grado di penetrare così a fondo in lui, al punto da sconvolgerlo per la malvagità evocata.
I suoi occhi sereni riflettevano la certezza di quella conclusione, e si sentiva più forte.
Perché era di fronte al suo Nemico. Il Nemico di sempre.
Ma la replica non si fece attendere. Nuove immagini, che racchiudevano morte e distruzione, che svelavano cupidigia ed egoismo, falsità e invidia. Era dunque questo l’uomo?
“Non fui scacciato.” L’essere luminoso rivolse un sorriso a Yehosua, che questa volta gli parve ironico. “Io non condividevo il progetto di Colui che ha creato l’uomo. L’uomo è nato per compiere il male, per cedere alle tentazioni delle carne e dello spirito, l’uomo è infingardo di natura, corrotto e corruttore. La sua esistenza è priva di senso, e crearlo si dimostrò un errore. Il mio nome è Samhazai e ti posso assicurare che tutto quello che hanno detto di me è sbagliato e ingiusto. Io credo nella purezza dello spirito, e l’uomo ne è totalmente sprovvisto. In quanto a te, mi adorerai perché io sono il portatore della luce, e so che è a questo che tu aneli. Con me sarai felice; dagli umani, invece, riceverai soltanto delusioni e sofferenza.”
Yehosua per un attimo fu ammaliato da quelle parole, per un momento pensò che Samhazai avesse ragione, e desiderò di diventare il suo seguace, il suo più fido discepolo. Non era forse il bene che egli cercava? E Samhazai rappresentava l’essenza stessa del bene. Da lui avrebbe ricevuto amore, a propria volta lo avrebbe amato; con lui avrebbe realizzato il senso della sua esistenza. Avrebbe appreso a cercare l’assoluto, e si sarebbe scordato della meschinità di chi per condizione è destinato all’effimero. Non ignorava che la sua sapienza era infinita, e la sua bellezza rifletteva ciò che egli era interiormente.
Ma fu solo un istante.
Non era quello il suo compito.
E Samhazai aveva molti nomi.
Lui lo conosceva come Helel; e altri lo avrebbero chiamato Lucifer.
Gli voltò le spalle, e si incamminò, ignorando il suo ultimo richiamo.

Ripensò a Helel quando fu davanti al quinto procuratore della Giudea, il cavaliere Ponzio Pilato.
Prima c’era stata quella notte terribile.
Fino ad allora Yehosua non aveva mai conosciuto la paura. Le sue parabole parlavano d’amore, di comprensione, e, sebbene il suo messaggio non fosse sempre recepito nel modo più corretto, l’amore escludeva per definizione qualsiasi forma di timore. La sua vita era stata serena, e anche negli ultimi giorni si era sentito sufficientemente forte per poter affrontare il destino che lo attendeva.
Ma quella notte conobbe l’angoscia, e la sua anima ne fu devastata.
Non lo avrebbe mai previsto, tuttavia le sue certezze incominciarono a vacillare. Il dubbio si insinuò nella sua mente. Si allontanò dai discepoli per pregare. Avrebbe accettato la volontà di Dio, ma se esisteva una sola possibilità di salvezza l’avrebbe colta. Si lasciò cadere al suolo, prostrandosi. Assaggiò il sapore della polvere e della disperazione. Tornò con il pensiero all’India, al vecchio e, seppur rammaricandosene, dovette convenire con se stesso che il saggio aveva avuto ragione, e lui torto. Poi si pentì di quei pensieri. La notte era silenziosa, non c’era vento e le stelle sembravano lontane, irraggiungibili. La paura lo stringeva come una morsa implacabile; il respiro si fece faticoso; le ombre erano simili a demoni ostili. Adesso la solitudine gli pesava.
Fece ritorno dai discepoli e vide che dormivano. Ne fu profondamente rattristato. Nemmeno in quell’ora tremenda riuscivano ad elevarsi dalla condizione meschina dell’uomo? Rimproverò Pietro, e si allontanò nuovamente da loro. Quando tornò ancora, provò una profonda compassione per la debolezza dei loro cuori, e questa volta fu lui a invitarli a dormire. Comprese infatti che avevano avvertito la sua disperazione, e abituati com’erano a vederlo compiere prodigi, ne erano rimasti allibiti e avevano cercato l’oblio nel sonno.
Il tempo passava, e nulla gli era di conforto.
Poi li sentì arrivare.
Pensò di nascondersi, ma sapeva che questa non era la volontà di Dio.
A un tratto si sentì afferrare da una mano.
Si voltò di scatto. Era Pietro. “Maestro, non devono prenderti!”
Yehosua avrebbe voluto dirgli che proprio lui sarebbe stato il primo a rinnegarlo; non ne aveva la certezza, ma lo sentiva dentro di sé, così come le piante avvertono l’avvicinarsi della tempesta. Tuttavia non si oppose. Si lasciò guidare lontano da lì. Il suo discepolo lo incalzava, affinché si muovesse con maggiore rapidità; ma Yehosua lo rimproverò. “Un conto è allontanarsi dal destino, pur sapendo che è inutile, altro agire con viltà. Tu non mi vedrai mai fuggire. Sarebbe come rinnegare la missione che Dio mi ha affidato.”
Ciò nonostante, lo seguì nel folto del bosco.
“Presto! Maestro, presto!”, lo incalzava Pietro.
Presero un sentiero nascosto, dove nemmeno la luce della luna riusciva a penetrare. “Sei salvo!”, esclamò Pietro. Poi sentirono dei passi. Erano a pochi metri di distanza. Il bagliore delle torce giungeva fin loro. Svoltarono a destra, addentrandosi in un groviglio di alberi e di rami, che in quella notte sembravano mani adunche, pronte a ghermirli.
In quel momento, ma forse solo in quel momento, Yehosua pensò che Pietro avesse ragione, e che fosse giusto sfuggire i suoi nemici, non già per viltà, bensì per proseguire la sua missione. Aumentarono il passo, tuttavia sentirono distintamente il rumore che facevano gli inseguitori. Avevano individuato il loro percorso, e come cani da caccia non mollavano la presa. Infine, raggiunsero uno specchio d’acqua, illuminato dalla pallida luce delle stelle. “Tu puoi attraversarlo.”, disse Pietro. “Maestro, tu puoi fare questo ed altro!” Yehosua sapeva che era vero: se lo avesse voluto, avrebbe camminato su quella superficie, distanziando i suoi nemici. Si sarebbe salvato. Avrebbe potuto tornare in India e godere nuovamente del piacere che la vicinanza del vecchio gli dava. Perché sacrificarsi invano? Perché rassegnarsi a un destino che gli appariva palesemente ingiusto? Forse Dio gli aveva chiesta questa assurdità?
No.
Mosse un passo, e le acque sembrarono scostarsi per agevolargli il cammino. Pietro tirò un respiro di sollievo.
Sì.
Yehosua si fermò. E andò loro incontro per abbreviare l’agonia dell’attesa.
Adesso il quinto procuratore lo interrogava.
Yehosua gli leggeva nell’anima, e non trovò nulla di malvagio in lui. Era un uomo combattuto, spesso irresoluto, probabilmente non all’altezza del suo compito. Però Yehosua capì che lo riteneva innocente.
“Tu ti consideri il re dei giudei?”, gli chiese. Era una domanda molto importante, dato che a Pilato non interessavano le questioni religiose; il suo compito consisteva nel mantenere l’ordine in una terra ostile e incline alla ribellione. Se il prigioniero avesse negato di aver cospirato contro Roma, ogni accusa sarebbe caduta e, per quanto lo riguardava, lo avrebbe liberato.
Yehosua rispose che aveva cercato solo di far conoscere la verità.
“Cos’è la verità?”, gli domandò il procuratore.
Proprio in quel momento arrivò Claudia, sua moglie. La donna vide la sofferenza di Yehosua e invitò il marito a lasciarlo andare; l’innato intuito femminile le suggeriva che quell’uomo era buono e non si era macchiato di alcuna colpa.
Ponzio Pilato ascoltò distrattamente la risposta: era scarsamente interessato alle questioni filosofiche; inoltre, soffriva di una terribile emicrania, forse congenita ma sicuramente acuita dalla permanenza in quella terra abitata da un popolo riottoso che detestava. Non gli fu del tutto chiaro quello che gli disse Yehosua, ma in ogni caso fu più che sufficiente per confermargli che era innocente. Quando il prigioniero finì di parlare, si alzò per andare ad annunciare ai giudei che non aveva ravvisato la colpevolezza di Yehosua. Non aveva complottato contro l’impero, e le sue parole, sebbene fossero confuse e prive di senso comune, escludevano qualsiasi forma di reato.
Davanti all’insistenza dei sacerdoti, ebbe un moto di stizza. Non comprendeva le ragioni di quell’accanimento, ma non voleva neppure che la sua decisione fomentasse disordini. “E’ Pasqua.”, disse. “E l’usanza prevede che in occasione di questa festa sia liberato un prigioniero. Perciò…”
“Libera Barabba!”, fu la risposta di tutti.
Ponzio Pilato li guardò, perplesso. Barabba era un assassino: trovava inconcepibile che dovesse essere liberato. Se una persona era inoffensiva, quella era Yehosua.
Decise di sfidarli apertamente. “Chi volete che rilasci: Barabba o colui che chiamano il Cristo?” Era certo che davanti a una scelta tanto semplice, la risposta sarebbe stata favorevole a Yehosua.
“Barabba!”
Il procuratore era disgustato. Si voltò per lanciare uno sguardo a Claudia, lesse l’ansia sul bel viso di sua moglie, esitò per un istante, quindi con un sospiro si girò nuovamente.
Poi si fece portare un bacile d’acqua.

Il cielo era livido. Il caldo atroce.
Il dolore insostenibile. Un dolore così grande che solo pochi giorni prima non avrebbe mai potuto pensare che esistesse. Dolore fisico. Dolore dell’anima. Un senso di delusione ma anche di pietà. Gli uomini erano così meschini, malvagi. Lui aveva predicato amore, aveva creduto in ciò che diceva, e le sue grandi parabole erano destinate al cuore di tutti. Ma esistono cuori di ghiaccio, insensibili alla sofferenza, cuori che forse non pulsano nemmeno, simili a macigni abbandonati nella sabbia del deserto.
Fu in quel momento che Yehosua comprese che il suo era stato un sogno. Un sogno bellissimo, ma illusorio. Una fiaba. Capì che quando parlava del Padre dava libero sfogo alla sua fantasia, tentava di trasformare una speranza in realtà. L’amore grande che provava si era trasformato in immaginazione. Perché avrebbe voluto che esistesse un Dio pronto ad accogliere fra le sue braccia tutte le persone buone del mondo. Ma sapeva che un Dio non c’era. Ignorava ciò che lo attendeva; improvvisamente immaginò un buio assoluto, privo di suoni, asettico, lontano oltre ogni tempo e ogni spazio.
Pensò al centurione che gli aveva dato una mistura di aceto e d’acqua perché si dissetasse, pensò a Maddalena, pensò ai suoi discepoli, pensò a tutti quelli che lo avevano ascoltato ed amato: avrebbe tanto voluto che ci fosse un paradiso per loro. Un luogo composto solo d’amore. Ma ora sapeva che li attendeva il vuoto. Ebbe una visione, forse dovuta allo strazio della carne e dell’animo. Fu qualcosa di terrificante, che gli procurò un’angoscia smisurata, che superava di gran lunga il suo destino personale, che costituiva la prova certa del suo fallimento. Vide la cattiveria imperante. Nel giro di pochi secondi, lunghi come l’eternità, vide la barbara ferocia che avrebbe dato vita a infinite guerre, sentì il suono di pianti e di invocazioni inascoltate, percepì distintamente la paura dei bambini. Era come se le cortine del tempo si fossero aperte improvvisamente, solo per lui; e sperò, sperò ardentemente che quello che gli appariva davanti agli occhi fosse un incubo causato dalla sofferenza, dalla stanchezza, dall’esaurimento di ogni sua risorsa. Ma sapeva invece che quanto gli veniva mostrato era vero. Vide nascere e svilupparsi una grande istituzione, nata dal suo insegnamento, e si rese conto che per secoli avrebbe tradito il suo messaggio, ricercando oro e potere, ciò che lui disprezzava. Ascoltò il crepitio delle fiamme che avvolgevano i corpi di donne innocenti, sentì l’odore della carne bruciata, scorse milioni di persone ridotte a scheletri che venivano sospinte in un lontano inferno.
Poi, un grande uccello di metallo che sorvolava una città. Uno strano ordigno che precipitava dal cielo. Un’intera popolazione annientata.
Avrebbe voluto urlare per lo sgomento, tuttavia gli mancavano le forze anche solo per parlare.
L’incontro con Samhazai era stato un sogno. Samhazai non esisteva, nello stesso modo in cui non esisteva il Padre. Probabilmente quel sogno era il frutto delle parole del vecchio saggio. Le aveva rifiutate, ma erano rimaste impresse nell’inconscio, e il clima infuocato del deserto le aveva riportate alla luce.
Dio lo aveva mandato proprio per cambiare il cuore degli uomini, e quella era stata la grande speranza della sua vita. Ora che aveva presente il senso del fallimento, ricordò quelle parole, e piangendo le fece sue. Poi gli sembrò di scorgere la splendente figura di Samhazai. Se ne stava in disparte, lontano dalla folla e il suo viso era cupo. Yehosua si chiese se provava compassione per la sua sorte. Sarebbe stato strano, dato che era il Signore del Male e avrebbe dovuto gioire della sua rovina. Nel deserto, Yehosua gli aveva voltato le spalle, rifiutando di adorarlo. Eppure quegli occhi non mentivano… esprimevano una profonda tristezza. Ma anche questa era un’illusione: se non c’era Dio, non poteva esserci nemmeno Samhazai.
All’improvviso si levò un grande vento, mentre una coltre di nubi nere oscurava il sole. Il corso dei suoi pensieri mutò.
Vide altre cose.
Un uomo che amava gli animali, che aveva rinunciato a ogni bene terreno per predicare l’amore. Il suo sguardo spaziò fino all’India, riportandolo in una terra che aveva amato. E scorse una figura avvolta in un manto di bontà che sfidava e sconfiggeva un grande impero unicamente grazie alla forza delle parole, al rifiuto della violenza. Vide infiniti atti di carità, uomini e donne generosi, una minoranza ma che spiccava come la più fulgida fra le luci sull’oscurità dilagante. E allora capì che non aveva fallito. Che il suo vero insegnamento sarebbe stato tramandato per opporsi all’egoismo e alla crudeltà. La barbarie non avrebbe vinto, fino a quando anche una sola persona sarebbe stata capace d’amare.
Chiuse gli occhi, colmi di lacrime. Era sfinito ma accolse la morte senza disperazione. Se aveva inventato un paradiso inesistente, tuttavia era riuscito a lasciare un seme.
Da quel seme sarebbe nata la pianta dell’amore. E nessuno, nessuno, sarebbe mai riuscito a distruggerla.

Credo che il nuovo pontefice rispecchi  il messaggio di Gesù.

Buona Pasqua, amici cari 🙂

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Pubblicato su raccolti dal sentiero | Contrassegnato da tag amore | 65 commenti

65 Risposte

  1. su 29 marzo 2013 a 01:02 cesare

    Bello il tuo scritto, Alessandra.
    Ritengo tu mi permetta di poterlo integrare, in questo giorno del grande Sacrificio del Cristo, con questa mia poesia, scritta proprio poche ore fa. Spero di farti e di fare a tutti cosa gradita.
    Grazie.
    _____________

    E VENNE L’ORA
    (PASSIO)

    E venne l’ora,
    l’ora del pianto,
    del grande dolore.

    Solo Tu fosti
    con tutti a Te contro,
    piangesti da uomo
    e avesti paura.

    Pregasti Tuo Padre
    sentendoti perso,
    e Lui invocasti
    nell’ora finale.

    Perdono chiedesti
    per chi scellerato
    in croce ti mise,
    ignaro del danno.

    Le piaghe sul corpo,
    il sangue copioso
    che rosso versasti,
    per nostra salvezza.

    Pesante fu il prezzo,
    che l’uomo più vile
    ti fece pagare
    fra immensi supplizi.

    Ma Tu perdonasti,
    rendendoci esempio
    che nulla può
    negare indulgenza.

    Cesare Borroni
    (28-03-2013)

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  2. su 29 marzo 2013 a 02:09 Ninni Raimondi

    Un racconto breve che colpisce per l’intensità e l’umanità, abbastanza scevra da “sofismi“.
    Amo questi temi e in particolare quelli a sfondo religioso in quanto, dopo, mi diverto a sorriderne.
    Non è questo il Vostro caso. No, decisamente.

    ____________________________________________________

    Qui insiste l’umanità propria, in quanto “Uomo” che, finalmente, si dedica un po’ al giardinaggio con la semina di un seme.
    Bando agli scherzi: un racconto fluido e scorrevole che apre lo sguardo, come una finestra aperta, dentro un mondo del possibile.
    Attende al nostro cuore, formazione e decantazione, per afferrarne i significati etici e profondi entro la narrazione stessa. Sulle prime colpisce la presenza delle affinità che condussero alla creazione di una religione “malgrado Yehosua“.
    Ma ecco che, in un equilibrato contraltare, si presenta la nostr … Ehm, la figura di Samhazai.
    Con Samhazai il “consueto e desueto” torna a vivere. Già. L’espressione triste per la fine di una illusione, di un mondo, di un pensiero che fosse meno legato al senso di male. Egli mi aveva trattato male, ma, in fin dei conti, ho pianto anche per lui.
    Ma veramente il mondo aveva creduto al “male assoluto”? Quel male da odiare alla continua ricerca del bene vindice e vittorioso?
    Quanto dolore nel mio cuore quando, per atto di obbedienza e sottomissione a Lui, accettai il mio ruolo senza nulla eccepire. E oggi? l’oggi, già.

    Qui nel profondo immerso in un oceano di gelido silenzio attendo, immobile, spezzato ma non sconfitto…Mai vinto, mai piegato, precipitato in un volo senza fine e senza tempo, angelo ribelle rubato al cielo, scacciato dalla luce in questa tenebra dove i millenni sussurrano antiche storie di gloria perduta.
    Io il più grande tra gli angeli, io che parlavo a tu per tu con le stelle e con l’universo ora rimugino con incessante rimpianto per la luce proibita e rievoco la mia eterna rovina…
    Mai sconfitto, mai! Per orgoglio, orgoglio della mia lealtà, per fedeltà alla parola data ho subito questa condanna, non per sconfitta, mai…
    E questo furore e questo grido che erompe come cupa disperazione, questo furore che risuona per le pareti, che rimbalza per gli anfratti, questo grido che a stento trattengo non è disperazione, perchè nella mia condanna è la mia eterna grandezza, sì… angelo ribelle, ribelle per non rinnegare un giuramento di fedeltà al mio creatore, ho odiato con tutte le mie forze quell’umanità che è la causa della mia caduta, quell’umanità inerme ed indifesa, in balia degli eventi e di un cupo universo che la rifiuta, ma poi l’ho amata, protetta, ho donato ad essa quella luce di conoscenza da cui era forse per scherno tenuta lontana…
    Esacrato, condannato, negletto, dileggiato in mille modi, maestro di ogni menzogna e di ogni inganno, io… il ribelle…

    Yehosua sapeva, alla fine. Lui conobbe le mie lacrime. Le lacrime del più fedele custode della parola di Dio. Suo guardiano e … suo esecutore.
    Lui conosceva la verità e mi chiese l’eterno sacrificio per un bene maggiore.

    Scacciato… io… fedele e leale fino all’olocausto della mia stessa potenza, più grande della intera corte di serafini, più potente della corona di arcangeli, io… il primo… io che sono stato l’orgoglio del mio creatore ora sono abominio ed il mio nome maledetto echeggia come monito per tutte le creature…
    È questo il premio?
    È questa la giustizia?
    Cosa importa…. ho accettato tutto questo per amore, per quella fedeltà che mai avrei rinnegato…

    Mai sconfitto mai… maestro degli inganni… oh no… questo no, non ho ingannato, non ho mentito, non io…

    Un’eternità di dolore, un’eternità senza redenzione, per me non vi sarà redenzione… perchè non vi fu colpa!
    Scacciato dalla luce e quella luce io la porto in me!

    Io porto la luce! La luce nelle tenebre dell’ignoranza…

    Ma questa luce non mi rischiara, imprigionato nel buio io la dono a quell’umanità che ora amo…
    Sì… amo chi fu causa della mia rovina e maledizione… perchè quell’umanità è a sua immagine ed attraverso essa rivedo Lui…
    Ribelle sì… sconfitto mai!
    E non è mai sconfitto chi per amore non rinnega un giuramento di fedeltà…

    Per questo guardo verso l’alto il buio immenso che mi sovrasta con orgoglio, scintillano i miei occhi di diamante, orfano della visione del mio creatore, cerco nella tenebra un raggio di luce… che mai verrà…

    Mai sconfitto, mai… scacciato ma non piegato, perchè io Lucifero, il più grande degli angeli, ho compreso che anche questa condanna ha un significato… redenzione.. per un’umanità troppo fragile ed indifesa…
    Io Lucifero, Samhazai, Helel ribelle per amore, attendo quella redenzione che mai verrà….

    Una serena pasqua di soddisfazione

    Samhazai

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  3. su 29 marzo 2013 a 12:26 Harielle

    Credo che nel tuo racconto vi sia molto del vero e autentico spirito della Pasqua. Un grande sorriso, tanti auguri, sono contenta di averti incrociato di nuovo, dai tempi di splinder
    Harielle

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  4. su 29 marzo 2013 a 15:52 fausta68

    Veramente bello questo tuo racconto Anna, brava! Offre tnti spunti di meditazione….Ti auguro una Pasqua serena

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  5. su 29 marzo 2013 a 16:41 suzieq11

    Bellissimo, brava, non ne sbagli una.
    Meno male che abbiamo questo Papa nuovo, mi fa ben sperare. Che il fulmine caduto quel giorno sia stato il suo biglietto da visita? Quasi a voler dire: “Attenti, questo è speciale!”
    Buona Pasqua, ti abbraccio forte.

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  6. su 29 marzo 2013 a 21:08 ventidiprimavera

    Come mi piace quella magia nascosta che scatta
    e conduce i pensieri unendo le persone…

    E’ uno splendido e commovente racconto, il Tuo stile
    cara è sempre impeccabile, come il rendere intenso
    e corposo Tutto ciò che scrivi…

    Ci risentiamo prima di Pasqua, adesso ti lascio sorriso
    e un abbraccio!
    Michelle

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  7. su 29 marzo 2013 a 21:30 Mari

    Il seme che questo Papa ha raccolto e che dispensa e dispenserà ad ogni uomo su questa Terra….il tuo racconto è speciale, non manca di nulla….
    Ti abbraccio e ti mando un bacione….
    Quest’anno la mia Pasqua assomiglia a Natale…ci siamo trasferiti in montagna….

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  8. su 29 marzo 2013 a 22:03 newwhitebear

    Un bel racconto del sacrificio di Gesù sulla croce per ricordare che dopodomani sarà una Pasqua di ressurrezione.
    Un post scritto a modo tuo sempre accattivante e interessante.
    Buona Pasqua, Ale
    Un grande abbraccio

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  9. su 29 marzo 2013 a 22:35 Alessandra Bianchi

    @ CESARE la tua poesia è molto bella e ti ringrazio per lo squisito dono.
    Ho visto anche il filmato. Ricordo un film che mi sconvolse, “La passione di Cristo” di Mel Gibson. Per alcuni critici, un esempio di splatter; ma secondo me quella violenza terrificante, voluta e sofferta da Gibson, rappresentava un chiaro messaggio.
    Buona serata, amico mio ^^

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  10. su 29 marzo 2013 a 22:43 Alessandra Bianchi

    @ NINNI RAIMONDI miltoniano!
    Non un commento, il tuo, bensì uno straordinario post, molto vicino alla mia eresia.
    Samhazai non cadde a causa della sua arroganza, bensì perché disapprovava la creazione dell’uomo.
    Egli era il più grande degli angeli, il più forte e il più bello, secondo solo a Dio.
    Mai sconfitto. Vide lontano…
    E pianse per Gesù.
    Radiosità.

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  11. su 29 marzo 2013 a 22:47 Alessandra Bianchi

    @ HARIELLE ti ringrazio, cara.
    Un sorriso e un grande bacio… da Splinder a WordPress * ____ *

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  12. su 29 marzo 2013 a 22:50 Alessandra Bianchi

    @ FAUSTA68 grazie, amica mia.
    In tempi come questi riflettere non è certo un male.
    Un abbraccio.

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  13. su 29 marzo 2013 a 22:53 Alessandra Bianchi

    @ SUZIEQ11 vista la nostra penosa situazione politica, quel fulmine, a mio giudizio, portò bene.
    E i primi passi del pontefice lo confermano.
    Ti ringrazio e ti stringo forte!

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  14. su 29 marzo 2013 a 22:56 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA sei molto cara, Michelle!
    Ti auguro una notte dolce e serena ^^

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  15. su 29 marzo 2013 a 22:59 Alessandra Bianchi

    @ MARI si, credo proprio che tu abbia ragione: “Il seme che questo Papa ha raccolto e che dispensa e dispenserà ad ogni uomo su questa Terra”.
    Buona neve, Marina.
    Tvb*

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  16. su 29 marzo 2013 a 23:02 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR forse qualcuno considererà questo post eretico e miscredente, ma io l’ho scritto con grande amore.
    Grazie e un caro abbraccio!

    "Mi piace""Mi piace"


  17. su 29 marzo 2013 a 23:04 Mari

    Grazie Ale! Anch’io ti voglio bene….

    "Mi piace""Mi piace"


  18. su 29 marzo 2013 a 23:07 Alessandra Bianchi

    @ MARI tanti baci.

    "Mi piace""Mi piace"


  19. su 29 marzo 2013 a 23:20 Patrizia M.

    Una passatina in velocità per augurarti una Serena Pasqua. Non ho perso nulla di quanto hai scritto, ma per vari motivi non trovo il tempo per scrivere quello che penso come facevo prima, ma appena possibile tornerò.
    Un bacione, Pat

    "Mi piace""Mi piace"


  20. su 29 marzo 2013 a 23:31 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA M. wow, che bello rivederti!
    Un bacionissimo a te ^^

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  21. su 30 marzo 2013 a 00:05 Cle Reveries

    Ciao Eretica, 😉
    Grazie, anche questo è un bellissimo racconto, fa pensare e riflettere sulle cose fondamentali della vita.
    Un abbraccio con tanti auguri per una felice e serena Pasqua ! 🙂

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  22. su 30 marzo 2013 a 10:52 salvatore rizzi

    Stò, con Cristo uomo, e dio di Spinoza, sul fare cristiano del vaticano, nutro forti dubbi in proposito. Un saluto di festa da Salvatore.

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  23. su 30 marzo 2013 a 16:04 raggioluminoso

    Un testo impegnativo per il significato dall’alto valore trasmesso, ma scorrevole e talmente ben scritto che scivola sulla mente lasciando comunque il segno. Bravissima. Approfitto per farti anche i miei migliori auguri e un forte abbraccio per te Alessandra!!!

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  24. su 30 marzo 2013 a 16:21 Carmela

    ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸ ¸.
    Nessuna distanza e niente nel
    creato potrà separarci dall’amore di Dio.
    Perché tu possa sentire la Sua
    onnipotente presenza in ogni momento della
    tua vita Buona Pasqua con forte abbraccio 😉

    ❀ Da Carmela ❀

    ,•’“’•,•’“’•,……………..…,•’“’•,•’“’•,
    ’•,`’•,*,•’`,•’…………….. ’•,`’•,*,•’`,•’
    …`’•,,•’` …….KISS………`’•,,•’`
    ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸. • ♥ •. ¸ ¸. • ♥ •. ¸ ¸.

    "Mi piace""Mi piace"


  25. su 30 marzo 2013 a 17:05 Alessandra Bianchi

    @ CLE REVERIES ti ringrazio,darling.
    Baci e sorrisi dall’eretica 😛

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  26. su 30 marzo 2013 a 17:08 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI non so, da laica sono rimasta fortemente colpita dall’umiltà del nuovo pontefice. Niente ermellini, parole semplici.
    Un caro saluto, Sar.

    "Mi piace""Mi piace"


  27. su 30 marzo 2013 a 17:11 Alessandra Bianchi

    @ RAGGIOLUMINOSO sono lusingata, cara!
    Un forte abbraccio per te*

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  28. su 30 marzo 2013 a 17:16 Alessandra Bianchi

    @ CARMELA grazie di cuore.
    Un bacione ^^

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  29. su 30 marzo 2013 a 17:44 melodiestonate

    buona pasqua Alessandra…….Sara

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  30. su 30 marzo 2013 a 18:12 ili6

    Scusa Alessandra, corro come il vento e non mi va di far finta di…lo leggerò con la calma che merita. Passo al momento solo per porgerti gli auguri di Buona e gioiosa Pasqua
    Marirò

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  31. su 30 marzo 2013 a 19:21 Alessandra Bianchi

    @ MELODIESTONATE un abbraccio, cara!

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  32. su 30 marzo 2013 a 19:23 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 gradisco moltissimo la tua sincerità, Marirò.
    Che domani sia per te un giorno felice*

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  33. su 30 marzo 2013 a 20:18 annamaria49

    Un racconto bellissimo che ho letto tutto d’un fiato senza interruzioni: hai saputo con classe rievocare la passione e morte di Cristo, e hai saputo comunicare un messaggio profondo, sinché uno solo degli uomini saprà amare il sacrificio in Croce non è stato vano.
    Cara Alessandra so quanto tu creda nell’esistenza di Gesù, nella sua vita, nella sua missione e per questo motivo io penso che tu non sia eretica: hai più fede di tanti altri che dichiarano di averla.
    Hai ragione Papa Francesco rispecchia il messaggio di Gesù, amare anche gli ultimi, essere al servizio dei bisognosi e dei sofferenti, non aver timore a mostrare tenerezza. Un messaggio così è capace di un forte richiamo.
    Ti auguro una Pasqua serena e gioiosa.
    un abbraccio affettuoso
    annamaria

    "Mi piace""Mi piace"


  34. su 30 marzo 2013 a 20:46 Alessandra Bianchi

    @ ANNAMARIA49 mi è successo un fatto strano, cara Isabel. Ne parlo con pudore e anche con un po’ di timore.
    Quando ho visto, e sentito, Papa Francesco, ho avvertito come una luce, molto forte, che entrava in me.
    Non mi era mai successo prima, con nessun pontefice.
    Per questo gli ho dedicato questo racconto.
    Grazie e un grande bacio!

    "Mi piace""Mi piace"


  35. su 30 marzo 2013 a 21:11 ventidiprimavera

    Carissima ti lascio un pensiero:
    i più belli, i più cari, i più dolci
    Auguri per una Pasqua colma di Pace
    e Serenità!

    Un abbraccio
    Michelle

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  36. su 30 marzo 2013 a 21:36 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA un pensiero magnifico, grazie Michelle!
    (Sei bravissima in ogni campo).
    Ti auguro tanta felicità * ___________ *
    Bisous, chou ^^

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  37. su 30 marzo 2013 a 21:49 salvatore rizzi

    Per essere in CRISTO,,occorrerebbe smontare lo I.O.R., a favore degli ultimi, vivere francescanamente ed andare a lavorare….etc. Un caro saluto. La mia opinione….ovviamente!

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  38. su 30 marzo 2013 a 21:56 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI è vero.
    E la tua opinione è molto importante!
    Però, io credo a questo pontefice.
    Serena festività, mio caro amico.

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  39. su 30 marzo 2013 a 21:59 Mari

    Mi manca Alex, mi manca un buon libro dei tuoi…..
    BACI

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  40. su 30 marzo 2013 a 22:05 Alessandra Bianchi

    @ MARI ma… è impossibile!
    Trasmissione del pensiero?
    Certo che sì!
    Beh, se mi pubblicassero “Matrioska”…
    BACIONI

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  41. su 30 marzo 2013 a 22:10 Mari

    Infatti….non è impossibile!
    Dovrebbero pubbicare ogni cosa che scrivi!
    BACIONISSIMI

    "Mi piace""Mi piace"


  42. su 30 marzo 2013 a 22:19 Alessandra Bianchi

    @ MARI grazie, però mi riferivo alla “contemporaneità” delle nostre visite.
    Per il resto, chiedono solo soldi.
    BACIONISSIMI a te ^^

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  43. su 30 marzo 2013 a 22:24 Mari

    Confermo, era trasmissione del pensiero,,,.
    per noi niente è impossibile….
    Fai sogni belli

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  44. su 31 marzo 2013 a 13:39 wolfghost

    Un bellissimo scritto, cara Alessandra! 🙂 Credo che per apprezzarlo non sia necesssario essere cattolici praticanti 😉
    Un carissimo saluto e augurio di serena Pasqua!

    http://www.wolfghost.com

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  45. su 31 marzo 2013 a 16:22 salvatore rizzi

    Ognuno è libero di fare e pensare, come il sottoscritto. Perchè, penso, che tutto sia preordinato dall’alto del capiale bancario. Saluti da Sar.

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  46. su 31 marzo 2013 a 20:01 Alessandra Bianchi

    @ MARI li ho fatti molto belli ^^

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  47. su 31 marzo 2013 a 20:03 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST grazie, carissimo lupo!

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  48. su 31 marzo 2013 a 20:05 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI con Monti di sicuro!
    Ciao, Sar.

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  49. su 31 marzo 2013 a 21:21 Mari

    Rileggendo….questo seme sta a noi raccoglierlo, sta a noi spargerlo ogni giorno della nostra vita….
    BACI

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  50. su 31 marzo 2013 a 21:59 Alessandra Bianchi

    @ MARI come è vero, e bello, quello che scrivi!
    4 BACI ^^

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  51. su 1 aprile 2013 a 09:27 salvatore rizzi

    Credo, pure con altri, Ale….! Saluti di festa.

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  52. su 1 aprile 2013 a 09:44 ombreflessuose

    “Un paradiso inesistente”… che ha lasciato sbocciare il seme della fede e della
    speranza
    Un racconto a tema
    Ancora Buona Pasqua e dolce Pasquetta
    Baci
    Mistral

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  53. su 1 aprile 2013 a 20:57 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI sicuramente.
    Salutoni a te!

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  54. su 1 aprile 2013 a 20:59 Alessandra Bianchi

    @ OMBREFLESSUOSE un racconto probabilmente eretico, però sincero.
    Baci e bacini, Mistral ^^

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  55. su 1 aprile 2013 a 21:10 Mari

    Buonanotte MIA strega, che i sogni possano rendere la notte di pura magia per acchiappare una stella e farci compagnia

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  56. su 1 aprile 2013 a 21:27 Alessandra Bianchi

    @ MARI e che ciò avvenga anche a te, cara Marina*

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  57. su 2 aprile 2013 a 00:48 vpindarico

    Il Gesù indiano di Paramhansa Yogananda e degli Ahmadiyya non è una novità, ma il Gesù ateo sì… ed è molto plausibile.

    Su Papa Francesco non la vedo come te, non ancora almeno. Quando comincerà a vendere i beni della Chiesa per darli ai poveri, allora potrò cambiare idea.

    Che scrivi bene non te lo dico più… è una banalità.

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  58. su 2 aprile 2013 a 15:59 Alessandra Bianchi

    @ VPINDARICO plausibile… ai limiti dell’eresia, e forse oltre 😛
    Vedremo allora cosa farà Papa Francesco: io – da laica – nutro fiducia.
    Grazie mille!

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  59. su 2 aprile 2013 a 17:18 Univers

    Pezzo molto interessante, scritto con perizia e molta bravura, in linea con il nobile e supremo messaggio che la Pasqua sa e deve veicolare… un saluto.

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  60. su 2 aprile 2013 a 17:22 Univers

    Ovviamente il messaggio deve darlo anche il Pontefice, speriamo che tanta fiducia cristiana sia ripagata. E… auguri ancora di buona Pasqua, seppure in ritardo, non mi sono collegato nei giorni scorsi.

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  61. su 2 aprile 2013 a 18:48 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS speriamolo davvero!
    A te auguro una felice primavera.

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  62. su 3 aprile 2013 a 09:30 brum

    Molto… molto bello. Sono certo che se si raccontasse così, il Vangelo… specie i ragazzi sarebbero molto più interessati.
    Non sono certo che la Chiesa approverebbe la tua versione un pò riveduta e corretta, però. 😉

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  63. su 3 aprile 2013 a 16:23 Alessandra Bianchi

    @ BRUM veramente un gran bel complimento!
    Eh eh eh, anch’io temo che non apprezzerebbe molto 😛

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  64. su 4 aprile 2013 a 08:43 brum

    Il modo in cui si dicono le cose a volte è determinante. E forse è giusto così. E’ quello che fa Benigni, tutto sommato, con la Divina Commedia. E mi pare che riesca nell’intento di divulgarla…

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  65. su 4 aprile 2013 a 16:02 Alessandra Bianchi

    @ BRUM è un paragone che mi onora!

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
    I miei libri
    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

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