Dopo la fine della seconda guerra mondiale, il problema maggiore per gli Stati Uniti fu rappresentato dall’atteggiamento aggressivo dell’Unione Sovietica. Stalin aveva messo le mani su tutta l’Europa orientale e, a detta degli strateghi del Pentagono, prima o poi l’Armata Rossa si sarebbe riversata in Germania, e, qualora Tito lo avesse permesso, avrebbe attraversato la Iugoslavia per impadronirsi dell’Italia.
Le truppe della Nato erano forti e ben organizzate, tuttavia almeno inizialmente non sarebbero riuscite a fermare l’esercito russo. Se Bonn o addirittura Parigi fossero cadute, gli USA avrebbero dovuto impiegare tutte le loro risorse; ne sarebbe conseguito un terribile conflitto, più aspro e sanguinoso di quello che aveva visto la caduta di Hitler. Con il tempo, gli americani avrebbero prevalso, inviando divisioni su divisioni, aerei provvisti di missili dotati di intelligenza propria, nuovi ordigni micidiali, carri armati invulnerabili, tutto quello che la loro potente industria era in grado di produrre. Ma soltanto un pazzo avrebbe scelto una strada simile. E, benché a Washington non lo sapessero, ciò valeva anche per Josif Stalin e per chi lo aveva seguito alla guida dell’impero sovietico.
Senza contare lo spettro della bomba atomica, che probabilmente aveva rappresentato il deterrente più efficace.
La conseguenza diretta di quell’intreccio fra ostilità e prudenza era stata la guerra fredda, basata sullo spionaggio, su azioni militari segrete che si svolgevano nel resto del mondo, su sottili giochi diplomatici volti ad assicurarsi alleanze e a incrinare il fronte nemico.
Poi era arrivato Gorbaciov.
A differenza dei suoi predecessori, era un uomo giovane, mentalmente aperto e convinto che l’Urss dovesse mutare registro. La guerra fredda era persa, il popolo viveva in condizioni disagiate, l’economia languiva: non aveva senso continuare la lotta contro i Paesi capitalisti. Era necessario, invece, imboccare una via diversa e concentrare gli sforzi sulla necessità di elevare il tenore di vita e il morale dei cittadini russi. Per conseguire questo obiettivo, bisognava eliminare corruzione e nepotismo, garantire libertà di parola e di pensiero, migliorare l’efficienza delle fabbriche, rilanciare la produzione e ridurre le spese militari.
Questo aveva portato alla glanost e alla perestroika. Trasparenza e ricostruzione. Nel vasto quadro dei suoi progetti, non rientrava – se non marginalmente – l’antagonismo con gli Stati Uniti.
In America, Gorbaciov era molto popolare.
Se fosse caduto, tutto sarebbe tornato come prima.
Bush era preoccupato.
Dato che per ovvi motivi non poteva intervenire in modo diretto, si era affidato alla CIA. Purtroppo le notizie non erano buone. Sembrava che fosse impossibile avvertire il segretario generale.
Eppure gli avevano garantito che Martin Yarbes era un fuoriclasse, il migliore.
Con un sospiro, il presidente uscì dallo Studio Ovale per andare a cena.
Lisa non correva rischi, poiché era cugina di primo grado di Kryuchkov. Per quello, oltre che per il suo alto grado, Lebedev era stato “convocato” e non arrestato immediatamente. Ma se ci fossero stati dei morti le cose potevano cambiare. Pertanto il piano di Yarbes escludeva una rapida azione violenta e si basava, invece, sul modesto salario che percepivano gli agenti della seconda direzione centrale del KGB. I colleghi della prima direzione guadagnavano molto di più anche per il fatto che era difficile controllare quanto realmente spendevano all’estero e quanto finiva nelle loro tasche. Molti, comunque, preferivano lavorare in patria, dove non esistevano pericoli. Inoltre, erano liberi di spadroneggiare, mentre gli agenti che operavano fuori dai confini dovevano guardarsi costantemente alle spalle; se poi non avevano una copertura diplomatica potevano finire in carcere oppure essere uccisi, a seconda dello Stato in cui si trovavano. L’ipotesi peggiore era la tortura. In ogni caso, non stava a loro decidere.
Martin raggiunse la Chaika. Tre dei suoi occupanti dormicchiavano. L’uomo al volante era sveglio e aveva notato lo strano individuo vestito in maniera dimessa che era entrato nell’edificio. Si era ripromesso di fermarlo, e di interrogarlo, quando ne fosse uscito. La presenza di un operaio non aveva senso in quel quartiere di lusso.
Scese dalla macchina ed estrasse una pistola.
Yarbes gli sorrise.
Alzò le mani. “Nella tasca sinistra del mio giubbotto.”, disse in tono cordiale.
L’uomo lo scrutò, perplesso. Evidentemente non si trovava davanti a un operaio: sebbene parlasse un buon russo, lo sconosciuto si esprimeva con un forte accento straniero.
Perquisì la tasca e tirò fuori una grossa busta. All’interno c’era l’equivalente di due anni di stipendio. Mentre fissava avidamente quella somma enorme di denaro, Yarbes gli strappò la pistola dalla mano. “Puoi scegliere.”, disse con calma. “Ti tieni i soldi e torni in macchina oppure ti sparo. Nel caso non volessi gettare al vento una fortuna, poi mi basterà che tu finga di non vedere.”
Se il russo avesse tergiversato o cercato di aggredirlo, Yarbes non avrebbe esitato a far fuoco. Dopodiché avrebbe eliminato gli altri tre. Fu raggiunto da uno strano pensiero: come si sarebbe comportato Aleksandr Sergeivic Stavrogin in una simile circostanza? Prima avrebbe sparato, poi avrebbe studiato nuove alternative. Scacciò l’immagine di Matrioska e cercò di decifrare l’espressione del russo. Non era semplice al buio. Sebbene fosse una notte serena rischiarata dalle stelle, il viso dell’uomo rimaneva in ombra. Sperava di averlo convinto, ma se così non fosse stato, ne avrebbe preso atto, agendo di conseguenza.
Come in tutti i piani provvisti di buon senso, anche nel suo esisteva un’alternativa: svegliare Lisa e portarla con loro.
L’agente del KGB lo guardò. La scelta sembrava molto facile, ma c’era un problema: cos’avrebbe raccontato ai suoi superiori?
Yarbes parve leggergli nel pensiero. “Puoi sempre inventarti qualcosa. Hai almeno cinque ore a disposizione per pensare. Magari potresti dividere il denaro con il tuo capo…”
Dopo un attimo di esitazione, l’altro annuì e risalì sulla Chaika. I suoi compagni non si erano accorti di nulla. Yarbes fece un cenno a Lebedev che lo aspettava fuori dal portone e i due si allontanarono a piedi. L’agente del KGB distinse chiaramente la massiccia figura del colonnello e sospirò, chiedendosi se sarebbe riuscito a vivere abbastanza a lungo per godersi quei soldi. Decise di essere ottimista.
Il piano di Martin prevedeva un nuovo intervento di Putin.
Quaranta minuti più tardi, Yarbes e Lebedev raggiunsero l’abitazione di Sasha. Il giovane stava dormendo e li accolse con fastidio. “Cosa c’è ancora, Amerikanskiy?”, domandò senza nascondere l’irritazione.
“Io e il colonnello dobbiamo andare in Crimea. Puoi accompagnarci?”
Sasha alzò gli occhi al cielo. “Certo che no!”
Martin annuì. “D’accordo.”, replicò gentilmente. Indicò un divano. “Con il tuo permesso ci sistemeremo lì per il resto della notte. Tu torna pure a letto. Domattina chiamerai Putin. E’ probabile che lui ti chieda di aiutarci. In caso contrario, toglieremo il disturbo.”
Sasha bestemmiò e imprecò, ma non mosse obiezioni.
L’indomani, a un’ora decente per la Germania, telefonò a Putin.
Vladimir lo ascoltò in silenzio. Prima di rispondergli prese in considerazione due fattori. In vista dei suoi progetti futuri, era importante rendersi amico degli americani: per questo aveva aiutato Yarbes e per questo avrebbe ordinato a Sasha di condurli in Crimea. D’altro canto, preferiva che il segretario del PCUS non venisse informato. Gorbaciov era giovane e, se i congiurati avessero fallito, sarebbe rimasto al potere almeno per vent’anni. A tempo debito, sarebbe stato molto più semplice sbarazzarsi di Kryuchkov e degli altri. Esisteva un modo per ottenere entrambi i risultati, soddisfare la richiesta di Yarbes ma impedirgli di incontrare Gorbaciov?
Perfino Miloslav Pomarev si rendeva conto che non sarebbe stato saggio uccidere un giornalista inglese. Tuttavia era impensabile lasciarlo libero di tornare in Gran Bretagna. Wyman avrebbe scritto, scritto, scritto…
Sarebbe stato espulso solo dopo il colpo di Stato. Nel frattempo, lo aveva sistemato in una camera confortevole e si era assicurato che gli venissero serviti pasti sostanziosi e che fosse trattato con rispetto. Questo, forse, lo avrebbe ammorbidito. Per la stessa ragione, resistette alla tentazione di riferirgli quello che era accaduto a Susan Cooper. Gli inglesi erano strani, molto più degli americani: avevano una sensibilità particolare, amavano gli animali e seguivano regole e rituali obsoleti. Ma erano perfidi e astuti, quanto gli americani erano ingenui. Il loro servizio segreto era più efficiente della CIA proprio perché rappresentava un popolo imprevedibile. Wyman avrebbe potuto reagire indignandosi oppure fingere di non essere particolarmente colpito. Però, una volta in patria, probabilmente si sarebbe scatenato. Tenerlo all’oscuro della morte della donna gli avrebbe impedito di redigere articoli fondati unicamente su vaghe supposizioni.
Pomarev aveva molti motivi per ritenersi soddisfatto.
Ma il suo compito non era finito.
Mentre Putin riceveva la telefonata di Sasha, il maggiore del Gruppo Alpha uscì di casa e si recò nuovamente alla Lubjanka. Era accompagnato da due uomini. Il cielo azzurro non così frequente a Mosca rispecchiava lo stato d’animo di Pomarev.
Quel giorno non ci sarebbero stati problemi.
Se avessero contattato il presidente del KGB, questi, sia pur contrariato, avrebbe dato il suo avallo a ciò che il maggiore intendeva fare. Pomarev lo dava per scontato: la loro ultima conversazione era stata risolutiva.
Aspettò pazientemente che chiamassero Kryuchkov e, quando il funzionario di turno riagganciò la cornetta, apprese che, come aveva previsto, era autorizzato a prelevare la cekista americana Monica Squire allo scopo di interrogarla.
In realtà, l’avrebbe uccisa.
Il merito storico non fa una grinza, l’evolversi delle situazioni, di merito pure. Gli elementi aggiunti servono a dare spessore al discorso intrinseco. Poi, gli elementi storico-politici ed ideali, si sono dimostrati fallaci, per ora, ridando fiato al capitalismo…etc…etc. Sempre brava. Ciao da Salvatore.
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Bello l’escursus storico e il tuo commento lo rende più efficace, meno arido e facile da seguire. E’ lo sfondo ideale per la nostra avvincente storia.
Strategie e analisi psicologiche si incastonano nello svolgimento dei fatti rendendoli molto attraenti.
Questa volta la domanda è: “cosa ne sarà di Monica?”
Ce lo farà sapere la bravissima scrittrice col prossimo capitolo!
Un abbraccio e un sorrisone
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Splendido inizio è come ripassare la storia di un periodo
che quasi Tutti Noi abbiamo vissuto; l’ hai narrato con
la leggerezza d’una piuma nell’efficaccia scorrevolezza del
sapiente uso d’immaginiparole…
Quanti intrighi ancora prima di sciogliere quella matassa
e mi chiedo cosa ne sarà della bella Monica..
Un abbraccio cara e dolcissima domenica!
Michelle
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Concordo con quanto detto prima. l’excursus iniziale é storicamente ineccepiblile e rivelatore degli umori contrastanti dell’epoca. Da una parte Gorby era l’innovatore illuminato, forse il salvatore della pace, ma dall’altra era il boia di una potenza a tutto tondo. Quindi contro la sua persona erano rivolti due opposti e divergenti pareri. Quadro introduttivo a quella che parrebbe essere l’ultima sostanziosa parte di quest’avventura.
Scenari aperti su diverse situazioni, che hanno punti in contatto per i giocatori che si muovono sulla scacchiera. Ciascuno impegnato a giocare la propria personale partita e credo che nessuno ne uscirà vincitore, ma neppure vinto.
Soltanto con molta esperienza in più, per chi riuscirà ad arrivare alla fine.
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L’excursus iniziale riflette con chiarezza il perché della guerra fredda e le motivazioni di Gorbaciov per avviare il disgelo in Russia. Però le due anime russe erano ancora in lotta tra loro e questo spiega la storia che stai raccontando.
Dunque Susan è morta, Yarbes cerca di trasmettere il suo messaggio a Gorby, Putin tenta di destreggiarsi tra gli opposti schieramenti per trarne i vantaggi senza rischi.
Pomarev si dimostra il classico serpente, pronto a uccidere pur di raggiungere l’obiettivo.
Gli interrogativi ci sono tutti. Pomarev raggiungerà lo scopo oppure sarà fermato? Putin sarà in grado di fermare la congiura senza sporcarsi le mani?
Aspettiamo le prossime puntate.
Un caro abbraccio
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Perfetta! semplicemente perfetta! Morirà anche Monica? per ora solo la MIA strega lo sa! Ciao, un abbraccio stretto
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@ SALVATORE RIZZI tu sei molto ferrato in questo campo, perciò il tuo commento mi fa veramente piacere! Oggi in Russia le cose sono cambiate e al potere, guarda caso, c’è proprio Putin. Non è detto, però, che non avvenga un nuovo cambiamento. Il vero problema dell’Unione Sovietica risiedeva nel fatto che gli ideali iniziali erano stati traditi.
Ciao e grazie, Sar!
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@ CLE REVERIES sebbene questa sia un’opera di fantasia, si basa comunque su avvenimenti realmente accaduti. Secondo me, era quindi necessario offrire ai lettori un breve quadro storico, sullo sfondo del quale si muovono i protagonisti della vicenda.
Sono lieta che tu abbia apprezzato la mia scelta.
Monica è in pericolo. Ovviamente, altro non posso dire 😛
Lots of love, darling * _________ *
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@ VENTIDIPRIMAVERA un periodo che poteva cambiare il mondo! Per fortuna, andò come tutti sappiamo. Ti ringrazio di cuore per le tue parole e, in quanto alla bella Monica, a domenica prossima…
Bisous, chèrie ^^
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@ CAPEHORN è vero ciò che scrivi. Paradossalmente, Gorbaciov era osteggiato sia dai “conservatori” (quelli che diedero vita al colpo di Stato), sia dai “riformisti”, Eltsin in particolare. E la ruota della storia ha voluto che alla fine fosse proprio Boris a succedergli.
In seguito, arrivò l’enigmatico Putin.
Grazie, Carlo!
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@ NEWWHITEBEAR ho notato che l’excursus iniziale è stato gradito e questo mi rende contenta. A volte, infatti, temo di annoiare; ma se si vuole scrivere un racconto “serio” è necessario procedere con una certa logica.
Le due anime russe erano ancora in lotta: è giustissimo.
Venendo ai tuoi interrogativi, avranno tutti una risposta.
Un caro abbraccio e un sentito grazie ^^
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@ MARI e la TUA strega non farà anticipazioni, come è giusto che sia 🙂
Ti ringrazio, cara Marina!
Un bacione grande*
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Giusto più che giusto! …ma te l’ho già detto che ti voglio bene? e che Alex é una bella persona?….
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@ MARI smack!
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Ma si aspettiamo domenica prossima
con la speranza che per Monica anche questa volta
succeda qualcosa e siano evitate da un segno
del destino le perfidie di Pomarev…
Dolcissima notte e buon inizio di settimana
gros bisous*
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Come saprai, spesso concordo col tuo dire e grazie per l’encomio, mi deriva dall’impegno nell’ex PCI. Cari saluti.
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Per conseguire questo obiettivo, bisognava eliminare corruzione e nepotismo, garantire libertà di parola e di pensiero…
Certo visto la Russia di adesso mi viene spontaneo pensare al solito Gattopardo.
Titolo di oggi sulla prima di Repubblica: “Benvenuta Miss 007 è l’ora delle donne spia”.
Capirai che scoperta! Come se Mata Hari e ;Monica Squire non fossero mai esistite…
Il bacio stavolta dove dico io. Sennò mi prevarichi troppo.
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@ VENTIDIPRIMAVERA cara Michelle, bisogna fare molta attenzione a Pomarev…
Poi naturalmente mi auguro che Monica si salvi.
Bisous, chou*
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@ SALVATORE RIZZI lo so, amico Sar.
Cari saluti a te!
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@ KRIS sei troppo simpatica e arguta!!!
Certo che Mata Hari e Monica Squire sono esistite 😛
Allora… accolgo il bacio a occhi chiusi * __________ *
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Ricambio, Sar………..
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Bella puntata, mi è piaciuta, forse anche un gradino più delle ultime 3-4 di questa storia. I soliti riverberi storici la fanno da padrone e sono pronto a scommetterci sulle perfidie di Pomarev… a presto.
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@ SALVATORE RIZZI buona serata*
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@ UNIVERS sono lietissima del tuo giudizio! Quando si edita un post, non si sa mai che accoglienza riceverà…
Hai vinto la scommessa su Pomarev ^^
Ciao e grazie.
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Accidenti, ti sei data da fare la scorsa settimana! 😀
Davvero inappuntabile, almeno per quelle che sono le mie conoscenze al riguardo, il contesto storico 😉 Se smettessi di scrivere romanzi… bé, la storica ti calzerebbe a pennello! 😀
Accidenti, certo che Monica non corre mai il rischio di annoiarsi, eh? 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST forse in Monica vedo me stessa e per questo motivo la tartasso e la punisco, qui come in “Matrioska” 😛
La storia, in effetti, mi è sempre piaciuta molto; però, caro lupo, sai quante ricerche ho dovuto fare – e farò – per “Il crepuscolo della Lubjanka”! 😦 🙂
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Be’, lo storico studia per definizione, non e’ che nasce imparato 😀
eheheh accidenti, spero che la tua vita sia almeno un pochino piu’ tranquilla rispetto a quella di Monica! 😛
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@ WOLFGHOST un filino sì 🙂
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@ NAURU thank you!
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Concordo con la tua analisi. Alcuni pensano che sia stata la perestroika a determinare il declino della Russia come potenza militare. In realtà, la Russia era economicamente agli sgoccioli da tempo… per quello -furbamente- accettò la riduzione degli armamenti.
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@ BRUMBRU e se ci pensi bene, ciò sembra inverosimile, considerate le immense risorse naturali della Siberia.
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Sai raccontare una storia avvincente senza tralasciare nessun particolare di storia vera, accaduta ed il tutto diventa ancora più coinvolgente.
Sempre piacevolissimo leggerti cara Alessandra, anche se ultimamente devo rincorrerti per mancanza di tempo ed altri motivi che mi tengono lontana dal pc, ma non ho intenzione di perdermi niente di quanto scrivi 🙂
Serena notte carissima
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. vedo che mi segui e questo mi fa davvero piacere!
Vorrà dire che rallenterò il ritmo 😛
Grazie per le tue parole, Pat*
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