Il palazzo della Lubjanka, a Mosca, era la sede principale del KGB.
E’ un edificio maestoso, con facciate di mattoni gialli, e ha un aspetto assai meno tetro di quanto si potrebbe presumere. Dista poco più di tre chilometri dal Cremlino.
Il KGB (Comitato per la sicurezza dello Stato) era uno dei quattro maggiori servizi segreti del mondo, e forse il più grande di tutti, anche se ancora oggi questo è un argomento controverso. Gli altri tre erano la CIA, l’organismo di intelligence britannico e il Mossad israeliano (che in ebraico significa istituto), ben più piccolo degli altri, ma estremamente agguerrito. Rispetto alla CIA, il KGB aveva due vantaggi: controllava sia l’esterno che l’interno. In altre parole, non aveva l’FBI fra i piedi. Tuttavia esisteva un fastidioso contraltare, il GRU, cioè il servizio segreto militare.
Il secondo vantaggio consisteva nel fatto che non doveva preoccuparsi dell’opinione pubblica; ciò gli permetteva di allestire le operazioni più scabrose senza i sotterfugi cui era costretta a ricorrere la CIA.
La prima direzione centrale del KGB si occupava delle azioni all’estero, la seconda direzione centrale del controspionaggio e della sicurezza entro i confini dell’Unione Sovietica.
Un termine dispregiativo per indicarne i membri era “cekista”, da Ceka, la prima organizzazione di spionaggio creata da Lenin, in realtà dedita al terrore. E in tal modo è chiamato, oggi, Vladimir Putin, il nuovo zar di tutte le Russie.
Vladimir Aleksandrovic Kryuchkov era il presidente del KGB dal 1988. In linea teorica, da lui dipendeva soprattutto la seconda direzione centrale, divisa a sua volta in quindici dipartimenti; il Primo vicepresidente si occupava delle dieci sezioni che agivano all’estero:
1.Stati Uniti e Canada.
2.America latina.
3.Regno Unito ed Australia, Nuova Zelanda, Scandinavia.
4.Germania, Austria.
5.Italia, Francia, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Grecia, Iugoslavia, Romania, Albania.
6.Cina, Vietnam, Cambogia.
7.Africa.
8.Estremo Oriente.
9.Giappone.
10.Cina.
Kryuchkov controllava direttamente:
Secondo Direttorato Centrale – controspionaggio e sicurezza interna.
Terzo Direttorato – Analisi della fedeltà delle forze armate.
Quarto Direttorato – Trasporti.
Quinto Direttorato – Contrasto al dissenso politico interno.
Sesto Direttorato – Controspionaggio economico e sicurezza industriale.
Settimo Direttorato – Sorveglianza elettronica.
Ottavo Direttorato Centrale – Comunicazioni riservate e crittografia.
Nono Direttorato – Protezione dei leader sovietici.
Quindicesimo Direttorato – Sicurezza delle Strutture governative.
Sedicesimo Direttorato – Intercettazione delle comunicazioni.
Dipartimento logistica.
Dipartimento comunicazioni.
Dipartimento ricerche speciali.
Dipartimento reparto tecnico.
Guardie di frontiera.
Quel giorno Kryuchkov aveva trascorso tutto il pomeriggio a riflettere. Non nutriva dubbi sul successo dell’operazione che era stata preparata e programmata in gran segreto, né sulla liceità della stessa. Se esitava era a causa del suo carattere, talvolta refrattario all’azione. Quando prese in mano il telefono e compose personalmente il numero ormai imbruniva. Dall’altro capo della linea ultrasicura gli rispose il ministro della Difesa Dmitry Yazov.
Kryuchkov pronunciò poche parole.
Dopo un silenzio di alcuni secondi, ottenne la risposta voluta.
Grazie alla glasnost e alla perestroika, rispetto al passato per uno straniero era molto meno complicato entrare in Unione Sovietica, specie se lo straniero in questione risultava essere un facoltoso uomo d’affari canadese propenso a fare grossi investimenti che avrebbero aiutato l’asfittica economia russa. Gorbaciov aveva un disperato bisogno di aiuto e di fondi da parte delle nazioni occidentali per portare avanti le sue riforme; e i Paesi capitalisti non erano più visti come i nemici per antonomasia.
Ciononostante, un agente della CIA non sarebbe stato il benvenuto; ma Martin Yarbes disponeva di documenti perfetti, abilmente falsificati, e la sua identità risultava del tutto credibile.
Benché non fosse più giovanissimo, Yarbes era ancora un agente operativo, di grado elevato, e se probabilmente non poteva più camminare per quaranta chilometri in un deserto o attraverso un tratto montagnoso con quaranta chili sulle spalle, era ancora in buona forma fisica e soprattutto dotato di vasta esperienza. Inoltre, parlava un russo accettabile, e ciò gli sarebbe stato sicuramente utile.
Incontrò l’uomo che cercava in un piccolo locale posto alla periferia orientale di Mosca. Cenarono in silenzio. Yarbes coglieva la diffidenza dell’altro e sapeva che sarebbe stato inutile conversare parlando del tempo o di sport; per il suo interlocutore sarebbero state chiacchiere superflue. Sapeva anche che esisteva la possibilità che quello che avrebbe detto sarebbe stato accolto con scetticismo. Infine, poteva darsi che, pur credendogli, il russo si sarebbe rifiutato di collaborare. A Langley si erano fatti una certa idea a riguardo di quell’uomo ma, contrariamente a quanto credevano, non erano infallibili.
Malgrado l’aspetto dimesso del ristorante, il cibo era buono e l’americano consumò con piacere la cena. Altri, al posto suo, si sarebbero limitati a spiluccare le pietanze, a causa dell’ansia; ma Yarbes da anni conviveva con il pericolo.
Davanti a una vodka, affrontò direttamente l’argomento. Naturalmente non accennò alla talpa che con le sue informazioni aveva raggelato i vertici della CIA e si guardò bene dal fare riferimento ai mezzi sofisticati di cui si avvaleva l’Agenzia, mezzi che allo stato attuale erano sconosciuti al KGB.
Se il suo interlocutore rimase impressionato da ciò che svelò, non lo diede comunque a vedere. Lo fissava con uno sguardo freddo e impassibile.
Yarbes aspettò una risposta.
“Se queste informazioni sono attendibili, io non ho la facoltà di intervenire.
D’altro canto, non vedo come abbiate potuto procurarvele; e non ignoro certo che da sempre siete maestri della propaganda. Forse sono solo menzogne.”
Alla faccia dei maestri della propaganda!, pensò l’americano. Però sorrise e ribatté con tranquillità. “E’ tutto vero.”, dichiarò. “Ovviamente non sono autorizzato a rivelare le fonti…”
“Ovviamente.”, fu la replica asciutta.
“Ha acconsentito a incontrarmi. Eppure sapeva che appartengo alla CIA.”
Non era stato semplice persuadere il russo a parlare privatamente con un esponente del servizio segreto americano. Era occorsa tutta la pazienza e l’abilità di un funzionario dell’ambasciata britannica con il quale il sovietico era in buoni rapporti. Sebbene fosse all’oscuro della vera natura dell’incarico di Yarbes, l’inglese aveva recitato bene la sua parte accennando a “notizie esplosive”. Ciò aveva stimolato l’interesse dell’uomo che ora sedeva di fronte a Martin.
“Potrebbe essere semplice curiosità. Trovarmi faccia a faccia con un vero cekista.”, affermò il sovietico.
Yarbes non si scompose. Se quella missione fosse stata facile, non l’avrebbero affidata a lui. E, tutto sommato, era inevitabile che il russo si dimostrasse diffidente.
“Perché non arrestarmi, allora?”
Di nuovo, quello sguardo gelido. “La serata non è finita.”
Quando un agente agisce sotto copertura diplomatica, figurando come addetto culturale di un’ambasciata o di un consolato, nel caso in cui venga smascherato non corre particolari rischi. Viene espulso e rimandato in patria. Per Yarbes la situazione era diversa, dato che era arrivato a Mosca senza alcuna copertura; la sua missione era top secret persino per le alte sfere americane: ne erano a conoscenza soltanto il presidente degli Stati Uniti, che l’aveva autorizzata, il Segretario di Stato, il direttore della CIA e altri tre o quattro dirigenti al massimo livello di Langley. Perciò, quella minaccia pronunciata in termini allusivi andava presa molto sul serio.
Yarbes trasse un sospiro. “Rifletta: perché dovrei mentire? Quale giovamento ne trarrebbero gli Stati Uniti? Nessuno. Un cambio al vertice non ci riguarderebbe minimamente. Anzi, per certi versi, potrebbe addirittura danneggiarci, qualora venisse scelto un elemento dotato di maggiore intelligenza e personalità… come lei, ad esempio. Se non è in grado di intervenire, può però riferire il tutto a chi di dovere. Sappiamo che lui non ama particolarmente la persona coinvolta e che medita da tempo di sbarazzarsene. Bene, adesso è giunto il momento di farlo. Io per ovvi motivi sono escluso, non sarei mai ricevuto.”
“Perché non avete seguito le vie ufficiali? Una comunicazione diretta da parte del vostro governo?”
Yarbes scrollò le spalle. “Sa meglio di me che non sarebbe possibile. E’ una questione troppo delicata.”
L’altro annuì. Era ovvio, e poi per poter sostenere certe cose è necessario disporre di prove certe, inconfutabili: documenti, foto, registrazioni telefoniche. L’agente della CIA non aveva nulla di tutto questo. Inoltre, esistevano delle sottili implicazioni politiche che non avrebbero permesso all’amministrazione americana di muovere un simile passo. Aveva posto quella domanda solo per osservare la reazione dell’altro.
Seguì un lungo silenzio.
Il russo prese una moneta e la immerse in un bicchiere d’acqua.
La scrutò pensieroso.
“Se deciderò di crederle, ci rivedremo fra due giorni. Qui.”
Si alzò dal tavolo e, senza un saluto, guadagnò l’uscita del ristorante.
Cos’è l’inizio di un nuovo racconto o il proseguimento del vecchio? Comunque mi pare un buon incipit che stimola la curiosità del lettore a comprendere quale notizia Yarbes sia in possesso.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR malgrado la presenza di Yarbes e di un altro personaggio, questo è un racconto assolutamente nuovo che si svolge circa dieci anni dopo “Matrioska”.
Forse ci sarà anche Monica, però al momento non ne sono sicura.
Spero che venga fuori qualcosa di buono: l’argomento è molto complesso.
Grazie e un caro abbraccio.
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Bene, bene.. Aspetto il resto.
Qualcosa di buono? Certamente più che buono
Un abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR incrocio le dita, caro amico.
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Siamo in due ..
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Siamo in due ..
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Ecco! Ecco!! Ecco!!!
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@ KRIS ciao, carissima!
Come facevo in precedenza con “Matrioska”, editerò “Il crepuscolo della Lubjanka” alla domenica e un racconto al mercoledì.
Il tuo entusiasmo mi dà una grande forza ^^
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Apparentemente, contrastanti, sono del tutto obiettive, come del resto tu…dici, che ti attieni alla realtà dei fatti. Un saluto dal vecchio…Sar…
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@ SALVATORE RIZZI anche se questa è un’opera di fantasia, è ciò che cerco di fare sempre.
Un salutone, “vecchio” Sar.
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Per me un mondo sconosciuto!
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@ ELENA potremmo conoscerlo insieme, cara amica.
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ooh! Che bello ritrovare il buon Yarbes! 😀 Astuto, se l’è gestita bene finora. D’altronde… se hanno chiamato lui… 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST ebbene, sì: il “buon” Yarbes è tornato 😛
E hanno chiamato proprio lui ^^
Un caro saluto, lupo * _______________________ *
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p.s.: complimenti davvero per la grande conoscenza che ti sei fatta nel settore dello spionaggio! 😮
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@ WOLFGHOST grazie mille 🙂
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Ammetto che inizialmente sono rimasta un pochino frastornata e mi sono chiesta…. ma che fa Alessandra, ci scrive una lezione di storia??? Naaa non è possibile e quindi ho continuato fiduciosa… e beh… devo dire che si preannuncia alquanto interessante ed intrigante, anche se tratta di un argomento molto complesso. Però sono sicura che ne verrà fuori un’altro bellissimo lavoro e di volta in volta ci stupirai nuovamente 🙂
Dolce notte, Pat
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Buongiorno, cara Ale, non hai resistito; tu sei fatta per i romanzi: cominciare e portare avanti una storia, sviluppandola di volta in volta in diretta non sapendo come, è per te molto stimolante. La storia è già, inutile che te lo dica, interessante e ben condotta, come tu sai fare; mi pare che riguardi lo spionaggio, hai una particolare predilezione per la Russia e l’ambiente sovietico, forse la letteratura russa ti ha fatto innamorare di quei luoghi?
Bene alla prossima, un abbraccio mattutino.
annamaria
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@ PATRIZIA M. sono partita lentamente perché desideravo offrire ai lettori un quadro complessivo del KGB, in modo da facilitare in seguito la lettura di questa storia. “Il crepuscolo della Lubjanca” si basa su fatti storici realmente avvenuti, ma naturalmente è un’opera di fantasia… dove mi prenderò alcune libertà.
Grazie, Pat, e felice giornata!
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@ ANNAMARIA49 come mi conosci bene, cara amica!
E’ vero: non ho resistito 😛
Ed è altrettanto vero che amo moltissimo la letteratura russa.
Comunque al mercoledì posterò sempre un racconto, come mi suggerì tempo fa Wolfghost. In questo modo, chi non ama i romanzi postati in rete avrà comunque da leggere.
Un abbraccio a te e un sentito grazie.
(“sviluppandola di volta in volta in diretta non sapendo come, è per te molto stimolante”: è questo è proprio super, super, vero ^^).
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Che sorpresa, incrociamo ancora Yarbes
Sei proprio come un T90… sei una Forza
Baci baci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE già, Yarbes. E non solo lui: avevamo incrociato anche il suo – per adesso – misterioso commensale.
Ti ringrazio, Mistral.
Bacioni*
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Come inizio promette bene.
Mi piace già.
Un ciao e buon inizio di settimana!
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Ricambio simpaticamente…Salvatore….
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D’accordo con annamaria49. Ora il grande interrogativo è: ci sarà o non ci sarà Monica? Beh, io spero. In ogni caso qualche femmina intrigante salterà fuori. E magari chissà, anche un’altra virago russa particolarmente str…. Si vedrà.
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@ CLE REVERIES mi fa molto piacere!
Buon proseguimento di giornata, darling*
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@ SALVATORE RIZZI ciao ^^
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@ KRIS cara amica, finora ho scritto il primo capitolo e una parte del secondo. Mentre procedevo, mi sono resa conto – non che prima non lo immaginassi – che sarà una storia lunga e complessa. Rispetto a “Matrioska” ci sarà meno azione. Ma penso proprio che uno spazio per Monica finirò per trovarlo. Magari per affidarla alle “amorevoli” cure di un’altra virago russa particolarmente str… ehm, bella 😛
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Non ho capito il perchè della moneta nell’acqua…
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@ BRUM la moneta nell’acqua c’era anche in “Matrioska”…
(Speravo che da questo particolare qualcuno capisse già chi è il misterioso russo).
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L’incipit è intrigante e mi è piaciuto l’inquadramento storico.
Un saluto
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@ URIEL ne sono lietissima!
Forse alcuni hanno hanno trovato un po’ noioso l’inquadramento storico, ma secondo me è assai importante ai fini del racconto.
Un sorriso per una bella serata*
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Ecco!Ecco!! Ecco!!! Vabbè dai, scusa l’intrusione. Segui la tua ispirazione. Sai cosa mi piace ma mica voglio condizionarti… Se poi piace anche a te…meglio!
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@ KRIS per me il blog è anche una fonte di ispirazione. Chiaramente seguo le mie idee, però spesso ho tratto spunti interessanti dai commenti degli amici lettori, e nel novero ci sei anche tu 🙂
(Ho deciso: Monica Squire tornerà).
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Kisses & Rekisses!
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Si, chi fosse l’avevo sospettato (ma non capito con certezza). Non ricordavo il particolare, però…
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Un sequel dopo anni della storia ormai ‘gloriosa’ di Matrioska? Siamo tutti all’appello. Incipit discreto, ma stai carburando, lo so. Un abbraccio.
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@ KRIS bisous!
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@ BRUM ah ecco, bene ^^
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@ UNIVERS un sequel nel quale nutro molte speranze, anche se sarà l’impresa più difficile della mia vita.
Ti ringrazio per la fiducia!
Un bacione.
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…che fantasia e creatività! t’invidio la capacità di raccontare particolari così meticolosi da sembrare assolutamente reali (lo sono?) addirittura come sono strutturati certe organizzazioni…hai davvero un’inventiva inesauribile. Bravissima!
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@ NUNZIADAQUALE lo sono, cara.
Ti ringrazio infinitamente!
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Mi é sembrato per un momento di sentire scricchiolare gli stivali di quell’anima nera di Beria e il fiato gelido di Drezinsky, che fece della Lubjanka, casa sua. Non per nulla la piazza su cui si affaccia il tetro palazzo porta il suo nome.
Così il vecchio Martin ritorna in pista ed é subito con lo … zarevic.
Allora … piatto ricco mi ci ficco e sono convinto della ricchezza di questo piatto.
La tensione é subito molto alta e il mistero é fitto e come il solito sarà una sfida: la nostra curiosità per seguire le mollichine che la tua narrazione lascerà quà e là e i tuoi eleganti depistaggi tra: i ma … i forse … i non é detto che …
Che bel modo di passare l’inverno.
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@ CAPEHORN credo proprio che questa sarà la mia ultima storia. Perciò dedicherò a essa tutto il mio impegno.
Grazie per la fiducia accordatami in anticipo.
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Non c’é mai un’ultima storia.
Ci sono storie che si vogliono, si debbono raccontare.
Le storie attendono, solo chi ha la pazienza di starle ad ascoltare e la semplicità di raccontarle, per lo stupore di chi le leggerà con la gioia di farlo.
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@ CAPEHORN che magnifiche parole!
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Grazie … ma così mi confondi.
🙂
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@ CAPEHORN ciò che è giusto è giusto.
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🙂
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@ CAPEHORN un caro saluto alla Leonessa!
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Bene bene … ricominciamo …
ma lui, matrioska è morto perdavvero o gli era rimasta qualche vita?
🙂
Sempre imperdonabilmente in ritardo ma è un periodo così, di poche pretese …
ciao ciao
PP
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@ POCHEPRETESE però, mi segui 😛
Grazie!
(Matrioska è morto per davvero).
Ciao.
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Мертвые, мертвые.
Это легко сказать, мертва!
Богоматерь!
Но думать о “Морт ..” ваш
Матрешка
(Ad uso di chi, come Licia Troisi, ha appena iniziato a leggere e scrivere:
Morto, morto.
Si fa presto a dire morto!
La Madonna!
Ma pensate ai “mort..” vostri
Matrioska)
Ба! (Bah!)
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@ MATRIOKA mi eri sfuggito!
Certo che sei vivo: nel mio cuore, almeno.
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