Mentre il capitano Danil Volkov usciva dal bar, dopo aver “convinto” Sean a darsi da fare in certi ambienti che lui bazzicava da sempre, Pierce O’Connor ritelefonò, questa volta da una località distante circa sessanta chilometri da Washington. Un’attenta perlustrazione della zona lo aveva indotto a scegliere quel luogo perché era piuttosto distante dall’ufficio dello sceriffo; inoltre non aveva visto pattuglie in movimento.
Questo gli dava un margine un po’ più consistente di tempo. Calcolò di avere a disposizione dai due ai tre minuti; non di più, però.
Per sua sfortuna, c’era una cosa che O’Connor, come gli altri tre, ignorava; se l’avesse saputa o anche solo lontanamente immaginata, tutto sarebbe andato in modo molto diverso.
Quando Ibrahim al-Ja’bari aveva organizzato il suo piano, aveva messo in conto un fatto per lui incontrovertibile. L’ex uomo di Hamas era certo che, mediante il National Crime Information System o fonti diverse o a causa della semplice fortuna, l’FBI oppure la CIA presto o tardi (più presto che tardi) avrebbero scovato gli irlandesi. Possedevano i mezzi per farli parlare oltre alla mancanza di scrupoli necessaria per applicarli, sottoponendoli a ogni genere di tortura o di procedimento chimico. Non si preoccupava minimamente della propria incoluminità personale, distante com’era migliaia di chilometri, attraverso un immenso oceano e un vasto mare, e nascosto in un rifugio inaccessibile, ma della sua rete di contatti, in particolare di chi aveva trattato con O’Connor. Conosceva il cuore degli uomini e la debolezza insita negli animi più pavidi.
Perciò aveva disposto la loro eliminazione. Sarebbe avvenuta non appena fosse stato effettuato lo scambio… o nell’altra ipotesi. Poiché aveva studiato a fondo la mentalità americana, e la maniera di procedere delle forze dell’ordine e dello spionaggio, aveva indicato un termine massimo di quattro gorni, trascorso il quale sarebbe risultato chiaro che dall’altra parte tergiversavano in attesa di catturare gli irlandesi; in questo caso, avrebbero ricevuto una risposta durissima. Entrambe le soluzioni non rappresentavano che un inizio, ed entrambe – per ragioni diverse – erano soddisfacenti.
Al telefono O’Connor fu esplicito. Tre giorni. Dopo quella scadenza, il ragazzo sarebbe morto.
Margaret Collins protestò inutilmente. I suoi inviti a pazientare e ad avere fiducia caddero nel vuoto. La voce aspra di O’Connor la ammonì: non ci sarebbero state proroghe. “Ci sentiamo.”, concluse.
Quando riagganciò, Margaret convocò una riunione per quella stessa sera.
Esistono romanzieri dotati di fervida fantasia che scrivono storie molto spesso inattendibili; altri, invece, sanno descrivere l’animo umano, i suoi tormenti, patimenti, l’angoscia più profonda: ma per penetrare a fondo ciò che provava Monica Squire occorrerebbe la penna di Dostoevskij, la quale purtroppo non è più reperibile.
Da un lato sentiva forte il senso di appartenenza alla nazione che aveva l’onore e l’orgoglio di rappresentare; dall’altra parte, era comunque una madre che adorava il figlio. Avrebbe sacrificato la vita, senza esitare, per salvare John. Margaret la informò per prima, in privato, con tutto il tatto possibile, anche se si rendeva conto che questo serviva a ben poco.
La riunione si svolse due ore più tardi. Margaret riferì ai partecipanti – erano tutti presenti – l’intransigenza dimostrata dal sequestratore e il suo fallito tentativo di farlo ragionare.
Milton Brubeck guardava il soffitto con aria cupa, immerso in pensieri assai poco gradevoli. Il Segretario di Stato scuoteva la testa, incredulo. Patrick Fowley rimpiangeva di non poter fumare: una sigaretta lo avrebbe aiutato a concentrarsi; era abituato a riflettere e in seguito ad agire in tempi rapidi, l’inazione gli pesava. Gli altri tenevano lo sguardo fisso sul tavolo.
Dopo un lungo silenzio, furono pronunciate molte parole inutili. Come spesso succede in casi simili, iniziarono le recriminazioni e diverse paia di occhi si spostarono su Brubeck con scarsa benevolenza. Era stata sua l’idea dei dieci giorni… e le indagini erano ancora a un punto morto.
Poi intervenne Yarbes. Sebbene fosse dilaniato dalla sofferenza, al pari della moglie sapeva mascherare bene i propri sentimenti interiori; il suo viso appariva impassibile. Con calma, disse: “Qualcuno mi ha rintracciato. Come ci sia riuscito è un fattore irrilevante, lo stesso vale per la sua identità; quello che conta è ciò che mi ha comunicato, mezz’ora fa, in un posto che non indicherò, perché così ho promesso. In sostanza, sarebbe accaduto qualcosa di estremamente grave. Mancano le prove, ma, qualora l’informazione fosse vera, non sarà difficile raccoglierle; inoltre, se la mia esperienza conta, poco o tanto che sia (non era il caso di ricordare che era stato un fuoriclasse dell’Agenzia, dato che lo sapevano tutti), io credo in quanto mi è stato detto.” Spostò lo sguardo sul direttore della CIA, Brian Stevens. “Ho usato il condizionale per un eccesso di prudenza”, aggiunse, “ma avrei potuto benissimo adoperare il presente.”
Il ministro del Tesoro si agitò sulla sedia. “Non ci tenga sulle spine.”
Yarbes annuì. “In via non ufficiale, un rapporto è pervenuto a Langley… ehm… dalla Russia. Contiene notizie importanti. Il signor Bruce Underwood, al quale era indirizzato, ha deciso di insabbiarlo.”
Stevens non si trattenne: balzò in piedi, furibondo. “Quell’uomo è impazzito?”
Margaret lanciò una breve occhiata a Monica e capì che stava cominciando a perdere i primi pezzi.
A quell’ora, il capitano Danil Borisovic Volkov aveva finito di consumare una cena eccellente: una prelibata costata alla brace, patatine fritte croccanti, torta di mele e Diet Coke. A differenza di moltissimi russi, era astemio.
La giornata lavorativa, però, non era ancora terminata.
Pagò il conto, uscì dal ristorante e trovò un taxi che lo condusse all’estremità opposta della capitale, dove aveva un appuntamento che era stato fissato nel pomeriggio.
Per il pasto serale aveva scelto un buon ristorante, ma non era abituato a sperperare i soldi del SVR, anche se ce n’erano in abbondanza; giunto quasi a destinazione, saldò il costo della corsa, senza lasciare alcuna mancia.
Quindi si avviò a piedi. Svoltato l’angolo della strada, proseguì per circa cento metri, attraversò e scrutò l’edificio che si trovava di fronte. La visibilità non era granché, tuttavia, grazie ai lampioni, sufficiente per consentirgli di scorgere un eventuale passante. Non c’era nessuno. Dieci minuti dopo, riattraversò e suonò un citofono. “Peter.”, mormorò. Quando il portone si aprì, salì al sesto piano, evitando l’ascensore.
L’uomo che lo invitò a entrare nell’appartamento era italiano; si vociferava che appartenesse a Cosa Nostra, peraltro non esistevano prove sicure al riguardo.
Quello che era certo era l’incontestabile fatto che fosse un Maestro.
Le armi che preparava e smerciava potevano essere paragonate a un vestito di Giorgio Armani oppure a una Ferrari uscita da Maranello.
Volkov lo seguì, lungo un corridoio, fino a una piccola stanza, rischiarata da una lampada posata sopra a un tavolo, accanto all’unica finestra, le cui persiane erano accuratamente chiuse. Il tavolo, rivestito da un panno scuro, sembrava sgombro, ma uno sguardo attento avrebbe sicuramente notato un involucro dalla forma strana. All’interno di esso vi era una pistola.
Letto con attenzione. Le analisi sono accurate, la psicologia dei personaggi è esplorata in modo eccellente. L’azione ha accelerazioni e pause dettate dal momento.
Mentre tutti sono immersi nelle loro parole, Yarbes agisce o quanto meno agirà.
Cosa succederà nel prossimo capitolo?
Un caro abbraccio
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Ogni volta mi stupisci da tanto tessi bene la trama del racconto, dando le giuste pause e tinteggiando i personaggi poco alla volta per non scoprire troppo in fretta le loro azioni. Riesci sempre a tenere viva l’attenzione e a creare un’atmosfera che spinge ad attendere con curiosità il seguito della storia. Bravissima Alessandra, complimenti.
Un caro abbraccio e serena notte. Pat
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@ NEWWHITEBEAR l’attenzione si nota e l’approvazione mi rende contenta. A differenza di altri capitoli, questo l’ho scritto oggi… e non avevo voglia di aspettare fino a domenica. Yarbes rimane sempre un grande!
Un grande abbraccio.
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@ PATRIZIA M. sei molto cara, Pat ^^
Secondo me, i personaggi devono trovare il loro spazio gradatamente.
Ti ringrazio e ti auguro sogni d’oro.
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mi stupisci sempre ma ormai lo avevo detto tantissime volte..sei bravissima
complimenti cara mia
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@ MAIRITOMBAKO grazie di cuore, mia cara amica!
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Sempre una scrittura che cattura.
Buona giornata
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Piacevolissimo inoltrarsi nelle trame del racconto che si fanno sempre più intricate.
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Concordo con New, perchè spesso, come ora condivido. Saluti da Salvatore.
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@ TONYM ti ringrazio!
Felice serata.
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@ RODIXIDOR sono contenta di rivederti e lusingata per il tuo apprezzamento.
Un sorriso per una sera illuminata da stelle*
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@ SALVATORE RIZZI salutoni, “vecchio” Sar, e grazie!
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Cotto e servito.
Benfatto e … Divorato con un’avidità senza pari, ma riconosco di non essere ancora sazio.
Ritmo e tensione narrativa come sempre alle stelle e nuove inquietanti ombre appaiono sullo scenario già fosco. In questo momento il tradimento é moneta corrente, tanto da chiedersi quanti siano i Giuda … Passati,presenti,futuri!
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@ CAPEHORN il tuo appetito mi lusinga!
Elogi a parte (di cui ti ringrazio molto), è proprio vero quello che scrivi.
Un caro saluto.
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Siamo già al decimo, non hai smesso durante le vacanze, anche se col maltempo hai fatto bene. Dovrò mettermi in linea con gli altri capitoli, per ora ho letto questo e l’ho trovato superbo, come del resto lo sono tutti, sei bravissima e hai la capacità di caratterizzare con accuratezza i personaggi.
Sai, cara, non me ne volere, ricordo che l’anno scorso pubblicasti in questo periodo un riassunto, ne sarei felice, anche brevissimo.
Un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 Monica Squire viene nominata direttore della CIA e poco più tardi si presenta alle elezioni presidenziali come candidata del partito democratico. Dopo un acceso confronto televisivo con il senatore repubblicano, suo antagonista, viene eletta, sia pur d’un soffio.
Nel mese di febbraio dell’anno successivo, suo figlio, il quattordicenne John, viene rapito, e la scorta che lo proteggeva sterminata. Ciò che i sequestratori chiedono è la liberazione di sei terroristi condannati a morte. Monica, sebbene disperata, rifiuta. Milton Brubeck, il direttore dell’FBI, promette che riuscirà a scovarli e a liberare il ragazzo.
Dietro a tutto questo c’è un uomo, un fanatico che aveva abbandonato Hamas in quanto troppo tollerante nei confronti di Israele e che adesso agisce in proprio, Ibrahim al-Ja’bari.
Per volere di Putin, il servizio segreto russo interviene… ma un dirigente della CIA, a causa di risentimenti personali, insabbia il documento che gli è stato trasmesso da Mosca.
Allora, l’SVR (ex KGB) invia negli Stati Uniti Volkov, il migliore agente.
Baci, Isabel.
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Tessitrice e strega….scrivi quel che sembra tu già sappia, come strega già conosci e come Tessitrice segui il disegno che hai in mente….
Baci. Anche al riassunto non manca qualità. ..grazie!
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Ti ringrazio, carissima, ora è tutto chiaro.
Un bacio e buon weekend.
annamaria
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@ MARI tessitrice e strega… per me è un complimento immenso.
Abbraccio, MIA guerriera, e grazie a te!
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@ ANNAMARIA49 ho fatto quello che potevo. E’ un riassunto sintetico, ma credo che renda l’idea.
Lo inserirò anche nel capitolo di domani, domenica.
Tempo pessimo a parte, giustamente molti amici erano via.
Bacio più che ricambiato, Isabel ^^
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Bé, non siamo solo spaghetti e mandolino allora 😀
Visti i tempi, il romanzo è davvero attuale. Credo che non avrai difficoltà a pubblicarlo e che avrà grande successo.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST ti ringrazio immensamente per l’augurio!
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I complimenti meritati e sinceri sono già molti ed io non avendo argomentazioni da aggiungere, ti rinnovo il mio piacere di leggerti e di seguirti
Bravissima
Bacetti
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE e io ti rispondo con un caro abbraccio, amica Mistral!
Bacini ^^
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E ancora brava….lo scrutinio minuzioso dei fatti e dei personaggi danno alla storia una stimolante emozione e una lecita curiosità di leggere il prossimo capitolo. Ho volutamente tardato nel commentare per essere più vicina al prossimo capitolo, che come da te preannunciato arriverà stasera….quindi a prestissimo!!!! Loredana
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@ LOREDANA ti sono estremamente grata per le tue parole.
Sì, il nuovo capitolo è pronto, e mi auguro che ti piaccia.
Poi tornerò alla consuetudine di postare questa storia alla domenica, magari a volte riservando al mercoledì un racconto.
Un saluto affettuoso 🙂
E felice proseguimento di giornata!
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In effetti era ora che il grande Yarbes intervenisse. E penso lo farà anche bene. Vado a leggere …
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@ ILI6 ❤
Da parte di Yarbes.
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Puntata dalle descrizioni semplicemente puntuali e sempre all’altezza delle aspettative. Ci sono collegamenti e intersezioni tra i personaggi che ammiro molto. Vedremo come si svilupperà, siamo in attesa. Un caro saluto, a presto. Univers
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@ UNIVERS81 sono lusingata, caro.
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Modesta: la puntuale, realistica descrizione dei dettagli e degli animi è il punto di forza della tua scrittura, in cui nulla è lasciato al caso.
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@ BRUM grande abbraccio!
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….
Piaciuto in ogni punto…
E Ti seguo sempre in attesa dei prossimi sviluppi…
Bisous ma chère et bon samedi soir!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA kisses, my darling ^^
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