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AQUALUNG

19 settembre 2017 di Alessandra Bianchi

Per questo post vale lo stesso discorso già fatto per Il Pupazzo di Neve, con un’unica differenza: che Aqualung è stato da me riproposto varie volte, dato che lo considero uno dei miei migliori racconti – o uno dei meno peggiori, se preferite. Con molta franchezza aggiungerò solo che, soprattutto sulla piattaforma Splinder, venne anche aspramente criticato, a causa del tema e del contenuto assai scabrosi.
Dunque, eccolo qui di nuovo, esattamente come era stato scritto in origine. Era un pomeriggio soleggiato e ventoso; ma questa è un’altra storia…

Seduto su una panchina del parco osservavo delle ragazzine con cattive intenzioni.
Il campo di pallavolo era distante pochi metri, non a caso avevo scelto proprio quella panchina. Aguzzavo lo sguardo per visionare le cosce, i glutei, i polpacci. Mentalmente, stilavo delle classifiche. Le mie preferite erano due e stranamente non si assomigliavano: ciò che le accomunava, e le distingueva dalle altre, era l’indubbia avvenenza, ma per il resto erano molto dissimili. Alessia era bionda, alta, slanciata; i capelli raccolti a coda di cavallo erano il tratto che più mi affascinava, assieme agli occhi di un azzurro profondo. Laura aveva un fisico più muscoloso, i capelli neri trattenuti da una fascetta e lo sguardo di una gatta malvagia. Dopo aver riflettuto per qualche minuto, stabilii che, se avessi potuto, avrei fatto con lei le mie porcherie. Giocavano nelle squadre opposte ed erano anche le più brave; le compagne le incitavano a gran voce, e non era stato difficile memorizzare i loro nomi. La mia mano si infilò sotto il vecchio cappotto, le dita slacciarono i pantaloni.
Aqualung amico mio
Non allontanarti a disagio
Ma non ci pensavo proprio. Quelle erano solo le parole di una vecchia canzone, una delle più belle della mia vita.

FLASHBACK 1
Ricordo bene quando comprai quell’album. Ero un grande appassionato di musica rock e, nei limiti del possibile, non mi perdevo un concerto. Avevo visto i Jethro Tull al palasport di Varese, credo che fosse il 1972. Allora mi ero appena sposato con Elena, avevo trent’anni, un buon lavoro, e un intero futuro da conquistare. Ricordo che al venerdì sera uscivamo con gli amici; io ero assolutamente orgoglioso di lei, perché era bella e intelligente. Speciale. Il primo “ti amo” me lo aveva detto in riva al mare, l’estate precedente. Eravamo in spiaggia con due lattine di birra e guardavamo le stelle. “Quella è la tua!”, dissi io individuandola fra mille altre. Elena aveva sorriso. “Ora ne scegliamo una per te.” Quando la trovò, me la indicò. “Ti accompagnerà per tutta la vita. Ti porterà tanta fortuna, amore mio.”
Poi la notte si rivestì d’incanto; non andammo a dormire: sarebbe stato stupido farlo. Volevamo assaporare ogni singolo momento di quella magia. Non fu sesso. Non potrei mai chiamarlo sesso. Era semplicemente il trionfo della vita, e se questa frase vi sembra banale sono fatti vostri.
Elena è morta nel 1980 per un male incurabile che degli stupidi dottori non hanno saputo diagnosticare in tempo.
La mano trovò quello che cercava. A dispetto dell’età, era duro come una roccia. Incominciai a masturbarmi, guardando le gambe di Laura. Ogni tanto osservavo anche la coda di cavallo di Alessia, ma era l’altra che mi attizzava. Gatta malvagia. Gatta randagia. Quanti ragazzi ti sei già scopata? E quanti hai fatto piangere? Ti porterei in mezzo alle siepi, piccola sgualdrinella. Sei sudata, non avverti il freddo e io invece a causa tua sto gelando. Se non fosse per te (e in parte per coda di cavallo) me ne tornerei alla vecchia baracca dove abitualmente trascorro le notti. Non c’è il riscaldamento, non c’è la luce, non c’è niente, però è comunque casa mia. E sulla branda, con quattro coperte addosso, si sta quasi bene, malgrado gli spifferi e l’acqua che scende dal tetto quando piove.
Aqualung amico mio ti ricordi ancora
Il gelo nebbioso di dicembre
Quando il ghiaccio che
Pende dalla tua barba
E’ agonia urlante?
Certo che me lo ricordo. Penso che sia proprio difficile dimenticarlo, così come tutto il resto.

FLASHBACK 2
Quando morì Elena, cessai di vivere. (Dov’era Dio quando ne avevo bisogno?) Forse fu una reazione esagerata. Forse se avessi incontrato un’altra donna in grado di capirmi, la mia vita sarebbe stata diversa. Ma le cose sono andate come dovevano andare. Ho fatto alcune scoperte, la più interessante delle quali era che preferivo passare le giornate a bere piuttosto che recarmi al lavoro. Quando mi licenziarono, non mi presi nemmeno la briga di comprare uno straccio di giornale per vedere se cercavano un buon esperto di informatica. Era meglio bere. Poi finirono i soldi. Il problema principale che mi trovai ad affrontare non fu quello di rimediare un posto dove andare a dormire, visto che mi avevano portato via la casa. In qualche modo mi arrangiavo. Per il cibo, dai frati c’era sempre una scodella di minestra calda; perciò, sotto quel profilo, tutto era a posto. Però, non avevo il denaro per comprare il bourbon. E questo era molto grave. Lo risolsi, mettendomi a mendicare. Il più delle volte, entro sera, ero riuscito a raggranellare una somma sufficiente per una bottiglia della peggior marca. Andava bene così.
Ti accompagnerà per tutta la vita. Ti porterà tanta fortuna, amore mio.
E finché c’è stata lei era vero. Come tutte le coppie di questo mondo anche noi litigavamo; a volte Elena si chiudeva in bagno rifiutandosi di parlare. Ma i momenti belli sono stati così tanti che è impossibile sceglierne uno per collocarlo in uno scrigno immaginario. Al mattino ero felice per il solo fatto di vederla, di chiacchierare con lei. Alla sera era sufficiente aprire la porta del nostro appartamento. Mi bastava il suo sguardo. E quando sorrideva, quel sorriso mi riempiva l’anima. Se non avete provato queste emozioni, non potrete mai comprendere.
La schiacciata di Laura è vincente. Gridolini di giubilo. Natiche nude al vento. Ultimi colpi furiosi, e finalmente vengo nei pantaloni. Gatta malvagia. Gatta randagia. Ti porterei in qualche posto oscuro. Vorrei accarezzare quelle tue tette sode, infilarti l’uccello dentro come non lo ha mai fatto nessuno prima di me. Godresti. Riusciresti a ignorare la puzza che emano, la barba incolta, il viso quasi ripugnante. Vivresti una vera esperienza da gatta, che poi ovviamente non racconteresti certo in giro, ma dentro di te, in quella specie di valvola difettosa che è il tuo cuore, ne saresti segretamente compiaciuta.
Ve ne andate? Pazienza. Tornerete domani, e se non sarà domani, sarà domani l’altro o un altro giorno ancora.
In ogni caso, io ci sarò.
Seduto su una panchina del parco a osservare delle ragazzine con cattive intenzioni.

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Pubblicato su i mie ipost preferiti, raccolti dal sentiero, racconti | Contrassegnato da tag storie di vita | 27 commenti

27 Risposte

  1. su 19 settembre 2017 a 18:39 SVM VII

    AQUALUNG

    Ecco quello che il tuo volto dice di te!
    La cattiveria è qualcosa che tutti conoscono, ma sulla quale forse non si riflette abbastanza.
    La cattiveria è arroganza, presunzione, è frustrazione, insoddisfazione, ma più di ogni altra cosa è infelicità, la cattiveria ha delle cause scatenanti che possono essere: gelosia, invidia, arroganza,
    Nasce da sentimenti negativi come la solitudine, la tristezza e la rabbia.
    Una caratteristica che purtroppo è diffusa e dove tante persone sono presuntuose e maleducate.
    Viene da un vuoto dentro, un insoddisfazione insanabile.
    Quell’arroganza che è il senso di superiorità nei confronti del prossimo e che si manifesta con un costante disdegno, sovvertendo l’ordine naturale del dare e del ricevere.

    Questo brano, crudo se vogliamo, rispecchia quel malessere, quel disagio – a prescindere dalla storia in se stessa – che è alla base di questa società infetta e decolorata nei suoi fondamentali valori.
    Soltanto la tua penna poteva descriverne, in una sinestesia elegante, l’odore stantio di un mondo che sa declinare, ormai, soltanto la paura e la tristezza.
    Nessuna iniziativa singola, al momento, riesce ad arginarne gli effetti.
    Abbiamo, figlio di tutto questo, quell’egoismo strisciante che porta ad operare scelte opprimenti e disconoscere ciò che potrebbe essere migliore per la vita sociale.
    Ecco, dunque, gli asociali.

    Ma Aqualung insegna.
    L’illusione, la disillusione, portano a delle scelte.
    Elena, Anna, Linda o magari anche Ale … il risultato sarebbe sempre quello.
    Medesimo, spento.senza spin.
    Senza uno sguardo che possa levarsi all’orizzonte e … cercare.
    Un brano bellissimo, questo.
    Una profonda riflessione in un racconto, apparentemente e usualmente introspettico.
    C’é tanto di più.
    Un riproporre lontani, splinderiani, silenzi e un accarezzare sogni luminosi, silenziati da molte ombre.

    Silenzio.
    Il mondo tace.
    Quel mondo sconfitto che, depauperandosi, porterà nuovi ricordi e nuovi perché.

    “ … Alla sera era sufficiente aprire la porta del nostro appartamento.
    Mi bastava il suo sguardo…
    .

    Poi venne il buio …
    Riproponilo più spesso questo brano chissà che, con l’uso e l’esempio, le cose migliorino …

    Grazie davvero

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  2. su 19 settembre 2017 a 18:53 Alessandra Bianchi

    @ SVM VII e grazie davvero a te per la bellissima recensione – ridurre ciò che hai scritto chiamandolo “commento” o “contributo” sarebbe un errore proprio imperdonabile – anche se, va detto, pure commenti e/o contributi posseggono indubbiamente una loro precisa dignità. Qui si va oltre, inquadrando ciò che scrissi all’epoca in un contesto più ampio, ricco di riferimenti, riflessioni e suggestioni.
    Felice pomeriggio!

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    • su 20 settembre 2017 a 19:20 SVM VII

      …Seduto su una panchina del parco a osservare delle ragazzine con cattive intenzioni…

      E così ricomincia quel ciclo perverso che, la vita, pone davanti all’occhio, indugiando sulle persone.
      La tua è un’analisi psicologica che ha riscontri.
      Certo romanzato è romanzato, ma il racconto offre la risultante di quelle alternative che potrebbero essere vere e reali in un rapporto di coppia?
      Io credo di si…
      E allora …
      Un po’ come trovarsi a quel bivio esistenziale prospettatoci da Baricco né La leggenda del pianista sull’oceano:
      “… e se Novecento non fosse stato moralmente o caratterialmente com’era, l’esistenza e la sua percezione, sarebbero rimaste uguali?
      Sarebbe diventato un ‘Aqualung’ anche lui?
      …

      Ti ringrazio per le espressioni generose.
      Felice pomeriggio

      Sum VII

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      • su 20 settembre 2017 a 20:55 Alessandra Bianchi

        @ SVM VII e alla fine giunse un viandante, un saggio viandante, che aveva attraversato il deserto di WP per far sentire la sua voce. Per raccontare di prodigi e visioni.
        Ti ringrazio ancora, assai assai, per quanto scrivi. Una nuova analisi, nuovi originali spunti che arricchiscono il mio racconto.
        E ti auguro una notte colma di gioia e di serenità.

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  3. su 19 settembre 2017 a 19:11 rodixidor

    L’avevo già letto e lo rileggo con piacere.
    E’ uno scritto molto singolare perchè sei riuscita ad amalgamarci dentro sentimenti ed atteggiamenti contrastanti fra loro ed il tuo personaggio riesce a suscitare nel lettore repulsione ed empatia contemporaneamente. Un bel pezzo dove viene esaltato come in un distillato il tuo tema di fondo che è il miscelarsi nell’animo umano del bene e del male.

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    • su 19 settembre 2017 a 20:19 Alessandra Bianchi

      @ RODIXIDOR grazie, amico 🙂
      Ricordo ancora perfettamente lo sdegno con cui una mia amica di penna accolse questo scritto. Eravamo ancora su Splinder. Ciò che la faceva infuriare erano le parole dedicate alla “gatta randagia”. Il mio intento, comunque, era esattamente quello di presentare un personaggio che, come osservi tu, racchiudesse in sé una gamma di sentimenti anche opposti, partendo dai “bei tempi” per arrivare alla sua condizione ultima. Inoltre, hai centrato un altro punto, secondo me, veramente importante: lo scontro tra bene e male presente in ogni essere umano.
      Un sorriso per te.

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  4. su 19 settembre 2017 a 20:43 newwhitebear

    i pezzi buoni si leggono sempre volentieri. E io lo faccio, anche se l’ho lertto tutte le volte che l’hai proposto. Una storia triste ma tanto attuale.
    Un grande abbraccio

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    • su 19 settembre 2017 a 20:57 Alessandra Bianchi

      @ NEWWHITEBEAR grazie per il complimento!
      Non faccio fatica a crederti, sapendo che è da molto tempo che ci conosciamo. La storia è indubbiamente triste, e forse è questo uno dei motivi per cui a me piace. All’epoca fui contenta di averla scritta, e oggi non la rinnego di certo.
      Un abbraccio autunnale (ormai ci siamo).

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      • su 19 settembre 2017 a 21:16 newwhitebear

        storie tristi o allegre non fanno la differenza. basta sentirle come tue e il gioco è fatto.
        manca solo l’ufficialità del tempo ma l’autunno è arrivato come l’abbraccio

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      • su 19 settembre 2017 a 21:42 Alessandra Bianchi

        @ NEWWHITEBEAR sono d’accordo con te.

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  5. su 21 settembre 2017 a 21:40 Lady Nadia

    E lo è. Mi sconvolge ogni volta e sempre di più. Buona notte.

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    • su 21 settembre 2017 a 21:50 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA lo scrissi di getto, e all’inizio non pensavo di sconvolgere. Poi, man mano, mi resi conto che era una storia un tantino più che dura. Dopo una breve riflessione, decisi che andava bene così. Senza sconti.
      Buona notte a te, e grazie 🙂

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      • su 21 settembre 2017 a 21:58 Lady Nadia

        Ciao.

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      • su 21 settembre 2017 a 22:02 Alessandra Bianchi

        @ LADY NADIA sogni d’oro ^^

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  6. su 24 settembre 2017 a 11:22 wolfghost

    Davvero venne criticato? 😮
    In fondo non mi sorprende: la gente non vuol vedere, preferisce cullarsi in una irreale e falsa realtà che da soli si sono creati. Guai a disturbarne il sonno!
    Invece sarebbe dovuto risuonare come un monito, perché nessuno è davvero umano dallo scivolare nella “follia”. La vita è molto brava a nascondere trappole.
    http://www.wolfghost.com

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    • su 24 settembre 2017 a 11:25 wolfghost

      “davvero umano” non so da dove mi sia uscito… %-) “davvero immune” doveva essere! 😀

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      • su 24 settembre 2017 a 17:32 Alessandra Bianchi

        @ WOLFGHOST succede in tutte le famiglie 🙂

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    • su 24 settembre 2017 a 17:30 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST ed ecco un altro tuo intervento magistrale!
      E’ inutile aggiungere che sposo in pieno ciò che affermi.

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  7. su 25 settembre 2017 a 17:19 Julian Vlad

    A differenza di quanto commentato da altri lettori, io non riesco a provare nessuna empatia per il protagonista del racconto. La sua vita è stata prima prodiga e poi crudele, d’accordo, ma lui cosa è stato capace di fare se non lasciarsi andare a fondo completamente, quando avrebbe potuto ancora risollevarsi e vivere? Invece, eccolo qui, vecchio rottame cencioso e maleodorante, ad avercela con il mondo per ciò che non gli appartiene più.
    La sola consolazione (se così si può chiamare) a poter leggere nella sua mente ottenebrata dal dolore e dall’alcool, sembrerebbe il fatto che si limiti a guardare e fantasticare, e dunque si risolva a essere un innocuo voyeur.
    Can che abbia non morde, si dice. Solo un vecchio sgradevole randagio spelacchiato. Si dirà che è impazzito dal dolore, e meriterebbe un po’ di compassione. Ma una pazzia d’amor perduto che duri per tutto il resto della propria esistenza è una comoda scorciatoia per un inferno in cui alla fine si preferisce restare. Almeno, è così che la vedo.

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    • su 25 settembre 2017 a 19:01 Alessandra Bianchi

      @ JULIAN VLAD un’analisi, la tua, assai profonda e sicuramente di grande interesse.
      Quindi, in pratica, abbiamo due lati del protagonista di questo racconto; uno rivolto all’esterno, cioè alle ragazze, che si riduce a un vago sogno; l’altro, rivolto a lui come persona, che risulta fuori da ogni dubbio negativo.
      Ebbene: credo che sia una perfetta “fotografia” di Aqualung!
      Grazie.

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  8. su 26 settembre 2017 a 14:34 univers81

    Questo tuo pezzo ricorrente ha lasciato un ricordo incisivo e quindi, per me, senza tanti giri di parole o recensioni, vale molto. Univers

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    • su 26 settembre 2017 a 18:16 Alessandra Bianchi

      @ UNIVERS81 e per me vale molto il tuo giudizio.

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  9. su 29 settembre 2017 a 23:25 sherazade

    A volte si dice che sia possibile riconoscere la scrittura femminile io non ci ho mai creduto e tu con questo tuo tocco secco lapidario me lo riconfermi.
    Riesco a vedere tutta la desolazione e sentire la rabbia di questo relitto umano.
    Bravissima Ale.
    Sherabbraccicari

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    • su 30 settembre 2017 a 15:11 Alessandra Bianchi

      @ SHERAZADE forse dipende anche dalle letture. Mi piace davvero molto “tono secco lapidario”!
      E mi piace ancora di più il fatto che tu riesca a vedere e a sentire ciò che il protagonista prova.
      Grazie e abbracci tanti!

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      • su 30 settembre 2017 a 22:25 sherazade

        Buona domenica di Ottobre 🍁🍂🍃🍂🍁

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      • su 1 ottobre 2017 a 18:53 Alessandra Bianchi

        @ SHERAZADE anche a te, cara 🙂

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  10. su 22 novembre 2017 a 00:15 Lady Nadia

    L’ho letta, riletta, sempre bella. Mi son quasi rotta di commentarla perché non so più che complimenti fare, ve li ho già fatti tutti.

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
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    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

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