La madre di Paola non era molto colta, anzi, a dirla tutta, non lo era affatto. Ciò nonostante, possedeva un notevole acume.
Quando Paola tornò dalla sua “missione” – recuperare il vestito a fiori dalla lavanderia della simpatica Sabrina – e, scherzando, o fingendo di farlo, la ragguagliò sugli strampalati discorsi di Guido, la donna non fece commenti, limitandosi a rivolgerle uno sguardo diffidente. Affrontò l’argomento più tardi. L’oggetto di tale conversazione era Attilio. Lo vedeva bene nei panni di fidanzato della figlia, e di futuro marito ma a tempo debito, e anche se nutriva qualche dubbio sul tenore dei loro rendez-vous non aveva mai manifestato quei timori per ragioni che le sfuggivano. Forse, tutto sommato, si fidava di Paola, o forse non del tutto; in ogni caso, aveva sempre preferito non indagare.
Adesso avvertiva qualcosa di strano. Non che ne fosse sicura al cento per cento, ma l’intuizione c’era, simile a una luce lontana eppure visibile.
A differenza della famiglia di Vale, quella casa era esente da troppi litigi; talvolta un po’ di freddezza, però nulla di più. Mamma portava avanti le cose con robusto buon senso. Se fosse nata in America, avrebbe votato per i democratici… a patto di vivere nel Sud, in caso contrario si sarebbe indirizzata verso i repubblicani. In Italia, da anni, rinnovava la propria fiducia a Silvio Berlusconi. Difficilmente cambiava idea, in questa e in altre questioni. Esordì in modo cauto, guardingo. “Attilio è proprio un bravo ragazzo.” Un’affermazione che in teoria non prevedeva risposta. Paola annuì, chiedendosi dove sarebbe andata a parare. Come osservazione le sembrava superflua, inutile, a meno che si trattasse della punta di un iceberg. Sua madre non si esprimeva mai per perifrasi, peraltro conosceva le circonvoluzioni e quella semplice, innocua (e inutile) affermazione aveva tutta l’aria di essere un preambolo, un primo passo cui ne sarebbero seguiti altri.
Dalla cucina proveniva il suono della radio. Loretta Goggi cantava un vecchio successo: “Che fretta c’era, maledetta primavera.” Mamma andò alla finestra, anche se ormai il buio ricopriva l’intero paese, fatta eccezione per qualche lampione e per i fari di poche macchine. Quando si girò, arrivò la domanda che Paola in fondo si aspettava. “Tutto bene tra voi?”
Non credo, mammina. Sai, un certo Uomo Nero entra nei miei sogni. E’ una specie di mago, provvisto di poteri magici. Così ho conosciuto Aidan, il cavaliere errante. Oh. Oh.
C’erano almeno tre buone strutture in zona, tutte nel raggio di venti, venticinque chilometri, e tutte pronte ad accoglierla. “Abbastanza.”, rispose, fissando lo sguardo sulla riproduzione di un Van Gogh, all’epoca costata 200.000 lire.
“Abbastanza non significa niente.”, ribatté sua madre. “O forse troppo.”, aggiunse scaltramente.
Ora i Camaleonti eseguivano Applausi.
Paola meditò una risposta appropriata. “Gli voglio bene.”, disse a voce bassa.
“Ma?”
Paola sospirò. “E’ buono d’animo, un gran lavoratore, non si ubriaca e non si sognerebbe mai di tradirmi.”
“Ma?” Era come un martello pneumatico con i suoi “ma”.
“Ma non lo amo.”
Punto e a capo. Era inutile tergiversare, fornendo risposte evasive; si poteva andare al dunque senza tirare in ballo Flagg e il cavaliere errante. Dopotutto era libera di gestirsi la vita come meglio credeva.
Seguì un silenzio. La madre valutava ciò che aveva appena udito. Non si sarebbe strappata i capelli per la fine annunciata di un rapporto nel quale aveva creduto. Attilio – detto Attila dagli amici più sciocchi – si sarebbe rassegnato; era il tipo di ragazzo capace di farlo. Quello che in realtà la turbava era l’idea che Paola rimanesse sola. Il paese non pullulava di giovani in gamba. C’era quel Berisha ma, non per essere razzista, era slavo, perdipiù non apparteneva a una famiglia agiata – per carità, era brava gente -, né, per quanto ne sapeva, guadagnava a sufficienza. Si trasferì in cucina, scontenta, benché non fosse nel suo carattere lasciarsi abbattere. Nella vita esisteva di peggio. Con un minimo di impegno avrebbe potuto stilare una lista infinita di cose brutte, brutte davvero. Che Paola non amasse Attilio era un fatto assolutamente marginale, paragonato alle sciagure quotidiane che si apprendevano dalla televisione o che si leggevano sui giornali.
Spense la radio per dedicarsi alla cena. Aveva cominciato a piovere e si era levato il vento. Mentre l’acqua bolliva, fu colta da un’ispirazione, quei pensieri non richiesti che a volte emergono come folletti dispettosi. Si fermò, il barattolo dei pelati in mano, e questa nuova intuizione che assumeva forma e spessore. Posto che ci fosse del vero, naturalmente. Forse Paola non era sola. In tal caso, chi era il fortunato?
Gettò il barattolo nella pattumiera, selezionò la quantità giusta di pasta, mise mezzo cucchiaio di zucchero nella salsa e si ripromise di svolgere una piccola indagine. Con questo, non si considerava un’impicciona. Giusto un doveroso controllo. Solo quello e nient’altro. Compito dei genitori è vegliare sulla felicità dei figli.
Le piaceva sentire la pioggia tamburellare contro i vetri; era un suono rassicurante che la riportava al tempo in cui era bambina, una bambina sveglia e curiosa, sebbene poco interessata agli studi. In compenso conosceva bene le piante: il cembro grigio-argento, il salice bianco, il frassino.
Aggiunse un altro po’ di sale e scolò la pasta. Poi rincasò il marito e padre, al solito puntuale come un orologio, e lei portò in tavola gli spaghetti fumanti, il formaggio grattugiato e un’insalata di pollo. Il meteo della tv locale prevedeva bel tempo per l’indomani. Paola bevve un sorso di Sprite fantasticando. Immaginava una spiaggia assolata, il mare verde e limpido, un bungalow circondato da palme e Aidan che la stringeva fra le braccia. In sottofondo, niente Goggi o Camaleonti. Born to run e il Boss.
Quando l’immaginazione diventa sfrenata è capace di superare ogni ostacolo. Se il mare, le palme e tutto il resto erano chimere, per un uomo solo – e il cavaliere errante era un uomo solo – una ragazza di media intelligenza e bellezza può rappresentare un approdo sicuro. Questo senza dare troppo gas all’autostima. Ma una parte di lei pigiava con decisione sull’acceleratore. Magari non era proprio irresistibile, però intelligenza e bellezza meritavano qualche punto in più.
“Ti vedo bene.”, disse suo padre, portandosi alla bocca una forchettata di spaghetti. Sebbene non fosse esattamente una persona espansiva, aveva sempre badato con i fatti alla famiglia, delegando alla moglie le incombenze domestiche, fra le quali rientrava l’educazione della figlia. Passare troppo tempo a raccontare fiabe esulava dalla sua indole, dato che era cresciuto lavorando sodo a scapito di giochi e divertimenti.
Paola si strinse nelle spalle, sorridendogli. Voleva bene a entrambi, ignorando l’ipotetica bilancia di pregi e difetti. D’altro canto, non aveva dimenticato che quando a sei anni aveva vomitato in macchina era stato suo padre a consolarla, benché la nausea fosse dovuta a precedenti capricci.
Adesso io ti vedo fin troppo bene, pensò mamma, notandone l’espressione sognante. Qui gatta ci cova. Sì. Sì.
IL GUARDIANO DEL CIELO 2
Ai primi di giugno 3C tornò. Questa volta scese all’hotel Miramonti. A seguito dell’atteggiamento di Flavio Toffol – lo aveva praticamente mandato al diavolo, seppure in maniera educata – per lui la faccenda era chiusa; ma i Superiori lo avevano invitato a insistere. Sapeva che Flavio era in procinto di partire: due settimane in Spagna insieme a un amico. Perciò il tempo stringeva. Ora o mai più, si disse.
La sua personale valutazione nei riguardi del ragazzo era senza dubbio positiva, non così positiva però da giustificare un interesse esagerato. Era dotato, forse molto dotato, tuttavia non sarebbe stato disposto a scommettere sulla sua capacità di estraniarsi dalle futilità comuni alla maggior parte degli esseri umani. Nel suo rapporto, evidentemente accolto male, aveva evidenziato il pericolo maggiore: che in un futuro più o meno prossimo si innamorasse. A questo punto, buona notte suonatori. Non che innamorarsi fosse un fatto grave in sé, lo erano le possibili conseguenze. Perdita di concentrazione, perdita di poteri. Eccesso di emotività.
Al diavolo! Se volevano Flavio Toffol, avrebbe fatto del suo meglio per darglielo. In genere risultava convincente, ma con Flavio aveva già fallito una volta.
Il ragazzo lo accolse con freddezza. Riluttante al massimo grado, accettò comunque l’offerta di una cioccolata al bar del Posta. 3C prese un caffè. Poi, senza dire una parola, tirò fuori da una borsa da avvocato una cartella tenuta chiusa da un semplice elastico. Ne estrasse una ventina di fotografie, formato dieci per quindici, e le posò sul tavolo, davanti a Flavio. Toffol gli rivolse uno sguardo interrogativo. “Guardale.”, lo invitò 3C.
Flavio le guardò.
Una. Due. Tre. Sbiancò leggermente in viso, mentre 3C lo osservava con attenzione.
Deglutì e passò alla quarta. La quinta. Quando arrivò alla sesta, si soffermò a fissarla a lungo. Dopo la settima restituì le foto.
“Cosa significano?”, chiese, ignorando la cioccolata.
“Le hai viste.”
Sì, le aveva viste. Erano immagini raccapriccianti. La prima ritraeva il volto scarnificato di una giovane nera. Gli occhi spalancati sul nulla, la bocca contratta in una specie di sogghigno che naturalmente tale non era. Nella seconda, una donna di mezza età stringeva tra le labbra il proprio naso. La sesta era terribile, posto che le altre non lo fossero. Una bimba il cui corpo era stato fatto a pezzi: assomigliava a una bambola seviziata per il divertimento di qualche ragazzina viziata. Solo che non era una bambola. Era carne e sangue e la speranza di una vita felice. Era stata tutto ciò.
“Non capisco.”, mormorò Flavio.
3C annuì tristemente. “Neppure io. Questa rappresenta soltanto una piccola selezione, potrei mostrartene molte altre, ma la sostanza non cambierebbe. Ecco il Male, figliolo! Noi vogliamo fermarlo. Io… noi cerchiamo un guardiano del cielo. Qualcuno che si opponga alla malvagità, qualcuno che sorvegli le porte da cui provengono i demoni, i nemici del Bene, porte che stanno lassù.” E con un dito indicò il soffitto, significando il cielo, che quella mattina era azzurro e luminoso. “Qualcuno che aiuti chi vive nella paura.”
“Ma io…”
“Sicuro: tu ti senti inadeguato. Mi sembra ovvio. Se accetti, verrai addestrato. Affronterai prove, camminerai lungo sentieri pericolosi. La ricompensa sarà grande. Non in termini di denaro o gloria, ma dentro di te.” Scosse la testa e aggiunse: “Non sono i governi che possono intervenire, in quanto alla stampa da sempre è asservita. Ricordi come misero in ridicolo il movimento peace and love negli anni Sessanta? La risposta, l’unica concreta risposta, risiede nella magia.”
“E se rifiutassi?”
“Te lo porteresti addosso per tutta la vita.”
Flavio rifletté, 3C attese senza mettergli fretta. Aveva giocato le sue carte, scegliendo le foto anziché i discorsi: ora toccava al ragazzo decidere.
“Voglio essere sincero.”, disse Flavio. “Credevo che lei fosse pazzo con quelle storie sul Signore degli Anelli e via dicendo. Adesso non lo credo più. Ciò nonostante, la mia risposta è no. Desidero studiare, laurearmi, trovare un buon lavoro, sposarmi quando giungerà il momento.”
“D’accordo.”, fece 3C, secco. Raccolse le foto, si alzò, depositò alcune monete vicino alla tazzina del caffè e si diresse verso l’uscita.
Poi, come per un ripensamento, tornò indietro. Porse al giovane una busta del tipo commerciale, dichiarando: “Questo è un pensierino per te.”
Quindi, lasciò il locale.
Vale si svegliò di soprassalto.
Era notte fonda.
Prima di addormentarsi, riponendo sul comodino il romanzo che stava leggendo, aveva pensato che in un libro l’intero è sempre maggiore della somma delle sue parti. E quello era un buon libro. L’intero sopperiva a certe manchevolezze. Soprattutto non apparteneva al genere horror. Eppure il sogno (l’incubo) sembrava partorito dalla mente di Wes Craven. Per quello si era svegliato.
Era iniziato in modo innocuo. La pioggia scrosciava, simile a una cascata, e lui sognava scogliere a picco sul mare; poi il quadro era cambiato: ed era apparso Flagg. Lo aveva guardato fissamente. Vale aveva visto un orribile uomo che abusava di lui, e dopo un primissimo piano del membro, e dopo… si era svegliato, forse urlando. Un nanosecondo prima di riemergere allo stato di veglia ebbe la fugace visione di una schiera di corvi appollaiati sopra un cavo della corrente, sullo sfondo di un cielo rosso cupo.
Accese la luce e prese il bicchiere dell’acqua. Quando era andato a coricarsi i suoi stavano litigando aspramente. L’incubo non dipendeva certo da questo, neppure da ciò che aveva mangiato – un’insipida minestrina, pomodori e mozzarella, dieta per reclusi. Alla tele trasmettevano una farsa travestita da dibattito e su un altro canale un film strappalacrime. Niente di sconvolgente. E il libro non era un horror. No. Il sogno era stato evocato. Volendo cavillare poteva trattarsi della replica di qualcosa sognato in precedenza e poi saggiamente scordato, due regalini al prezzo di uno. Venite, signori, c’è anche in omaggio un biglietto della lotteria. Ma Vale ne dubitava.
Bevve un po’ d’acqua, cercando di analizzare l’incubo. A differenza di quanto era accaduto varie volte in passato, la sensazione predominante non era stata di terrore, bensì di disgusto. Uno strano intuito gli suggeriva che Flagg aveva inteso mostrargli uno spicchio di futuro. Un futuro davvero repellente.
Con un sospiro spense la luce e si infilò di nuovo sotto le lenzuola. L’Uomo Nero aveva eliminato il buon professore, poco ma sicuro: c’era modo di fermarlo? In caso affermativo, chi poteva riuscirci? Passò in rassegna le fisionomie degli amici. Berisha. Paola. Aidan.
Aidan!
Su quel pensiero si riaddormentò.
con mano lieve, dal sapore di un quotidiaano ai bordi, sfiori sapiente la linea di confine tra i mondi…percepire l’onirico è la via d’esistenza dei tuoi personaggi…hai stile davendere, amica cara…
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@ FRANZ ti ringrazio moltissimo, caro poeta!
Cerco di fare del mio meglio, laddove sia possibile.
Felice notte 🙂
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ci riesci eccome! Ale cara,ci riesci…
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@ FRANZ detto da te, merita il massimo rispetto… nonché la mia gioia 🙂
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Bene… insomma… quando quello che leggi scorre nella direzione giusta e tu senti che ne sei partecipe come si fa ad aggiungere ‘è bello mi piace’ ?
sherabuonagiornata
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@ SHERAZADE che grande complimento mi hai fatto!
Buona domenica, amica mia.
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prosegue la storia che diventa sempre più intrigante.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR e proseguirà ancora, credo a lungo.
Un grande abbraccio.
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e io ti leggerò a lungo
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR thank you 🙂
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Storie che si intrecciano, il filo comune: il male, che si insinua, in alcune storie solo accennato in altre ostentato. Efficace.
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@ RODIXIDOR sono lieta che tu abbia colto – e soprattutto apprezzato – questo procedimento narrativo. Sempre ai fini della struttura della storia, ho inteso in questo capitolo dare ampio spazio a Paola, anche se poi, almeno in apparenza, a lei non succede niente di veramente significativo. Ma la ragazza rischiava di passare troppo in sottordine; ciò naturalmente vale anche per il ragazzino. In realtà, penso che ampliare la parte a loro dedicata arricchisca il romanzo. Senza contare che quello che sogna Vale potrebbe pure avverarsi – speriamo di no, però…
Riguardo alla tua bella osservazione sul male, credo – e mi auguro di non sbagliare – che così funzioni meglio, senza una presenza invadente che rischierebbe di creare una sovraesposizione a scapito dell’atmosfera.
Ti ringrazio davvero tanto!
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Procedi così Biondina 🙂
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@ RODIXIDOR 🙂
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La trama acquista via via complessità e al tempo stesso si chiarifica, come un buon vino durante la fermentazione. Una lettura particolarmente adeguata, direi, per un lunedì mattina con sentori di autunno imminente 🙂
Buona settimana!
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@ JULIAN VLAD che belle parole!
A te va il mio più sentito ringraziamento.
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You’re welcome!
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Ho letto il passaggio n.23 (con l’intima speranza che fosse l’ultimo. Ma a quanto pare …) e ne sono rimasto colpito.
Posso sottolineare, in ogni caso, la tua risposta a “RODIXIDOR” (3 settembre 2017 – ore 18.07) che faccio assolutamentemia.
Nota:
Da quand’è che sei diventata imbattibile nelle descrizioni?
Non ci posso credere, eppure è così!
Ciao
(Con l’intima speranza che, il n.24, possa essere l’ultimo)
😀
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@ SVM VII no, non sarà assolutamente l’ultima. Io tengo molto a questa storia – decisamente più che ad altre – e anche se a molti non gliene frega un cazzo di leggerla o, a dispetto della fantomatica crisi italiana, si trovano ancora al mare oppure sui monti, andrò avanti per me. E, naturalmente, per quei pochi che la apprezzano.
Ciao e, comunque, grazie.
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O_O
???
Il mio (ma credo che ormai sia palese a tutti) voleva essere un complimento. Vedo, però, che l’hai presa male.
Come non detto.
Buon lavoro
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@ SVM VII insomma… “Con l’intima speranza che, il n.24, possa essere l’ultimo”.
In ogni caso, non mi riferivo a te.
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Puntata molto godibile e carica di significati. Un saluto, continua così. Univers
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@ UNIVERS81 ecco il mio caro “vecchio” amico!
Spero proprio di continuare bene.
Un saluto a te 🙂
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Devo dire che sei in un momento di grande creatività: in ogni tuo post c’è materiale buono almeno per tre, dove tre non ha nulla a che fare con il numero di scene in cui di solito vive il post 😀
Qui mi è piaciuta, più del resto (che non vuol dire che non mi sia piaciuto, anzi!), la figura della madre di Paola. Una figura curatissima nonostante, suppongo, abbia una parte limitata nel romanzo. Il primo terzo di post si potrebbe intitolare “Le mamme lo sanno!” 😀 Almeno quelle sveglie (e simpatiche) come questa 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST in genere il commento di un lupo vale per dieci, e questo non fa eccezione.
Se il mio “momento” ti sembra buono, ciò dipende, credo, dalla determinazione con cui sto scrivendo “Come Randall Flagg”. Ricordo che da ragazza scrivevo ponderosi romanzi horror, talmente noiosi che nemmeno io riuscivo a rileggerli 😀
Spero fortemente di essere migliorata.
Anche a me è piaciuto “parlare” della madre di Paola, sebbene, come hai intuito, non sia destinata a molto altro. Il mio intento è cercare spessore. Dei personaggi principali, certo, ma pure di figure magari secondarie però in qualche modo importanti.
Grazie 🙂
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Nel tuo passato di scrittrice potrai aver avuto tanti difetti, ma essere noiosa non penso proprio 😉 Uno può migliorare le sua abilità, per esempio divenire più grammaticalmente corretto, o più scorrevole. Ma la creatività c’è o non c’è, non si può imparare ad essere creativi 😉
Ho visto gli ultimi due tuoi post ma verrò a leggerli e commentarli domani o martedì, ora sono troppo stanco e non voglio leggerli superficialmente 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST be’ la tua fiducia mi fa molto piacere!
La Ale-ragazzina ti ringrazia 🙂
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Lo leggo domani sul tablet, baci cara, ❤
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@ LAURA ❤
(Più indietro c'è anche un riassunto).
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A si, vado a vedere, mi sono persa delle puntate Ale, grazie, ❤
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@ LAURA mi auguro che ti sia stato utile.
Lots of love.
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Lo sai… io preferisco i racconti. Tuttavia la tua scrittura mi permette di seguire ogni storia che scaturisce dalla tua penna magica. Mi ha stupito sin dall’inizio che questa fosse la tua scelta per un romanzo. Fino a ora hai sempre scritto azione, spionaggio, avventura. Il fatto che ti sia buttata nell’onirico potrebbe indicarne un tuo personale bisogno.
Questo racconto, in generale, è originale al 100% e strano. Parecchio strano. La puntata ha un ritmo eccezionale. La storia diventerà un film. Lo stile? King. L’ eterna lotta tra bene e male. Andiamo avantiiiiiiii!🎈
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@ LADY NADIA è strano? Io lo prendo come un complimento. Per me rappresenta una grande sfida e cercherò in tutti i modi di vincerla. Ti ringrazio moltissimo per le tue parole, vista la tua premessa. So bene che preferisci i racconti e, nei limiti del possibile, a metà settimana vedrò di postarne altri. La domenica sarà però sempre riservata a questo romanzo.
Stammi bene, chou ❤
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Olà!
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Buongiorno, cara Alessandra, ho letto e la tua scrittura scorrevole mi ha subito coinvolta, però non riuscivo a collegarmi con le precedenti puntate, come ti feci richiesta l’anno scorso, potresti sintetizzare questa bellissima storia diversa dalle altre e che trovo affascinante.
Ti auguro una lieta giornata.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 carissima Isabel, il riassunto c’è. Due post prima di questo. Nella puntata successiva non accade nulla di particolarmente importante. In breve, un emissario delle forze del Bene cerca di “arruolare” un ragazzo di nome Flavio (lo ritroviamo anche qui), ma con esito negativo.
Bacioni!
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Letto. Letto e piaciuto.
Qualcosa mi dice che Flavio ci ripenserà.
vado a leggere il seguito.
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@ ILI6 qualcosa mi dice che possiedi un grande intuito.
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