Un vecchio transitò davanti al bar. Era noto in paese perché defecava sui sacchi della spazzatura come forma di protesta nei confronti dell’amministrazione comunale e degli operatori ecologici che si ostinavano a raccogliere l’immondizia ben dopo la mezzanotte, disturbando così il suo sonno. Non esistevano prove certe al riguardo, ma tutti lo sapevano.
All’interno del bar, Aidan disse: “All’epoca Flagg aveva un altro nome, che qui non voglio ricordare. Non so se a quel tempo era già cattivo come oggi, probabilmente sì poiché spesso la malvagità è congenita, e comunque i fatti lo dimostrano; può anche essere che fu un rifiuto che non accettava a portare a galla una perfidia latente. Quello che è sicuro è che gli piaceva una ragazza. Però, non aveva speranze. La ragazza, Giulia, amava un altro. Flagg non si rassegnò. Se non poteva averla, allora l’avrebbe punita. La banalità del male! Un giorno la seguì e, prendendola di sorpresa, la tramortì. Io fui avvisato, non importa da chi. Quando la trovai, ai margini di un bosco dove le piaceva passeggiare, era nuda, legata per terra a quattro paletti fissati al suolo in mezzo a ciuffi d’erba rinsecchiti, con le gambe divaricate. Aveva lo sguardo rivolto al cielo, però dubito che riuscisse a vedere. Era piena estate ed era rimasta esposta al sole per diverse ore; portava i segni di brutte scottature. Era disidratata. Poi mi accorsi del cane. Si era momentaneamente allontanato per masticare in disparte. Quando si avvide della mia presenza cominciò a ringhiare. Non so se aveva la rabbia (alla luce del comportamento successivo, lo escluderei), certo aveva l’aria feroce, ma non fu questo a spaventarmi. Stava mangiando un pezzo di carne; per iniziare il banchetto aveva scelto il più grosso, ma altri brandelli erano stati disposti sul ventre di Giulia e un filamento sporgeva da più sotto. E c’era dell’altro: formiche! Formiche in quantità.”
“Nella vagina!”, esclamò Berisha.
Aidan annuì. “La carne sì, le formiche per fortuna non ancora. Notai tracce di sangue sulle cosce: significava che, mentre arraffava il cibo, il cane l’aveva morsa. Prima di soccorrerla, dovevo levarlo di torno. Aveva il pelo ritto, ringhiava. Però rinunciò a combattere, si dileguò, e io potei tornare da Giulia. La sensazione era che stesse per morire.”
Man mano che Aidan procedeva ogni scintilla di vita sembrò scomparire dai suoi occhi. La bocca non aveva preso la piega amara che forse era lecito attendersi, dato il tenore del racconto, e il viso non rifletteva né turbamento, né dolore, né rimpianto. La voce risuonava fredda, impersonale. Ma le parole erano tremende. Paola avrebbe ascoltato il resto con un senso crescente di sgomento. Per lei sarebbe stato come precipitare in un incubo, dentro a un inferno senza ritorno.
“Fu allora che vidi Flagg. Osservava la scena con un ghigno soddisfatto. Il cane non l’aveva mandato lui; sono cose che può fare adesso, dominare lupi, corvi, topi, o forse addirittura prenderne le sembianze; a quell’epoca, invece, era solo uno stolto. In lui ogni residuo di umanità è definitivamente scomparso, e con esso i limiti dovuti al fatto che era stato uno studente meno che mediocre, nonché l’interesse per le donne: ma in quel caldo pomeriggio era lontano da tutto questo. Dal suo sorriso compiaciuto compresi che era lui il responsabile. Quando si accorse che lo avevo notato, e che avevo capito, scappò. Avrei voluto denunciarlo alla polizia,” – Aidan ordinò un caffè – “consideravo doveroso farlo. Mi fu ordinato di soprassedere. Benché fossi perplesso, e non ne afferrassi il motivo, obbedii, seppure a malincuore, perché questo è il mio dovere. “Loro” non si pongono questioni morali – la morale è un concetto molto relativo, e può essere intesa in un modo o nell’altro, a seconda di chi prende in esame un dato fatto -; loro guardano a un concetto di etica che sfugge a ciò che si potrebbe chiamare realtà quotidiana. Consideravano inutile e riduttiva una semplice denuncia. La lotta tra Bene e Male non si gioca nei tribunali, perciò aspettavano e vigilavano, in attesa di vedere se Flagg era destinato a crescere. In tal senso, esisteva un forte sospetto, tuttavia non la certezza. In seguito, fui incaricato di seguire le sue mosse; ma mi è sempre sfuggito… fino a oggi.”
Nel frattempo il vecchio pensò che urinare davanti al bar fosse una buona idea; detto e fatto. Solo che il getto di urina finì sulle scarpe da ginnastica nuove di Luca Barbenni, uscito in quel momento dal locale. Barbenni non gradì. Seguì uno scambio di insulti che presto degenerò in una rissa bella e buona. Il vecchio era vecchio, e Barbenni giovane, ma le vie del Signore (forse di Satana, nel presente caso) sono notoriamente infinite e le cose andarono in modo diverso da quanto si sarebbe potuto prevedere. Colpito al mento da un pugno abbastanza forte, Luca vacillò per poi prendere la strada di casa, in preda allo schock.
A metà percorso udì il verso di un corvo.
Non ci badò.
Vale non seppe trattenere la curiosità. “I suoi poteri?”, chiese. “Intendo i poteri dell’Uomo Nero. Come è successo? In tutti i libri dell’orrore e nei giornalini che ho letto i cattivi li hanno da sempre.” Ricordava bene quelle storie, alle volte un po’ superficiali, in altri casi molto avvincenti, ed era sicuro di avere ragione. Quindi?
“Non stiamo parlando di fumetti e neppure di romanzi gotici.”, rispose Aidan con calma. “E comunque anche in quel campo ci sono delle eccezioni. Ad esempio, Dracula. Vlad era stato un valoroso comandante, passò alle forze delle tenebre a causa della morte di Elisabeta, la sua sposa; prima non si era dimostrato provvisto di poteri magici. Come e perché Flagg acquisì quei poteri, quella magia della quale dispone oggi, è una cosa di cui in pochissimi sono a conoscenza, e io non rientro fra costoro. D’altra parte, questo è irrilevante. Quello che posso dire è che quel giorno non si erano ancora manifestati.”
“E lei come li ha ottenuti?”, lo interruppe Berisha. “E’ ovvio che li possiede: ha individuato un servitore del Nemico, almeno così sembra, e sa di Neil Young.” In lui ammirazione e irritazione si mescolavano come due ingredienti diversi e dal sapore opposto, alla base di un cocktail dal gusto strano. “E chi sarebbero questi loro?”
“E’ una lunga storia.”, disse Aidan, scostando la tazzina del caffè.
A Paola interessava la sfera personale. “E Giulia?”, domandò.
“Non si è più riavuta. Attualmente è ricoverata in una struttura che si occupa di casi come il suo. Non parla più e non è in grado di mangiare da sola. L’ultima volta che l’ho vista non mi ha riconosciuto (non che fosse una novità), era lontana, assente.”
“Era lei l’uomo che amava?”, volle sapere Paola. Aveva le lacrime agli occhi.
Aidan non rispose subito. Sembrava perso in un mondo remoto. Infine, chinò il capo in un cenno affermativo.
Paola rimase sconcertata per via del suo sguardo privo di espressione.
Sebbene fosse entusiasta del suo nuovo mezzo di trasporto, Luca Barbenni aveva lasciato la moto, affidandosi alle gambe. C’era una ragione: quella sera avrebbe “corteggiato” Paola, offrendosi di riaccompagnarla a casa, per poi trascinarla dentro il portone di una villetta abbandonata, situata in una zona vietata al traffico motorizzato. Rappresentava una buona scelta; i vicini erano partiti per le vacanze e le altre abitazioni erano a distanza di sicurezza. Dunque, il posto era sufficientemente isolato.
Queste erano le istruzioni dell’Uomo Nero (e il suo sogno proibito). Il diavolo, però, fa le pentole ma non i coperchi. La zuffa con il vecchio pazzo lo aveva sconvolto e si era dimenticato tutto. Mentre camminava strascicando i piedi ansimava, traendo rauchi respiri affannati. Era anche umiliato: prenderle da un vecchio! D’accordo che non aveva mai riportato la meglio nelle baruffe con i coetanei (e aveva rischiato grosso quando Pink e i suoi compari lo avevano scoperto intento a masturbarsi), ma dopo quello che era accaduto fuori dal bar aveva sentito il suo ego precipitare da un grattacielo di venti piani, ne era uscito a pezzi come un vaso di porcellana scaraventato sul pavimento.
Barbenni non aveva tenuto conto di due cose, entrambe importanti. La prima, che Randall Flagg non amava vedere disattese le sue direttive. La seconda, che dal rifugio di Consonno poteva vedere ciò che lui stava facendo, cioè nulla tranne rincasare muovendosi in maniera goffa. C’era anche dell’altro: Flagg non era incline alla pazienza. Questo portava a una conseguenza. Meno intelligente di Stradilasi, Luca Barbenni non aveva preso in considerazione questa eventualità. Superficiale e mentalmente limitato, non si era neppure chiesto in che modo Flagg aveva scoperto dove si sarebbe recata Paola quella sera. E la prospettiva di una punizione non l’aveva sfiorato. Un grave errore.
Si soffermò davanti al viale che conduceva alla chiesa e osservò gli alberi disposti ordinatamente ai lati. Il luogo di culto si stagliava contro il cielo scuro come una presenza ammonitrice. Una specie di presagio – un presagio di sventura – emerse da qualche buio anfratto del suo cervello. Fu questione di un attimo e si dissolse, come nebbia al sorgere del sole. Dopotutto l’Uomo Nero era a Consonno, posto che il presagio riguardasse lui (ma perché, poi?), al di là delle montagne: venti minuti buoni in macchina, quindici su una moto. Riprese il cammino, tornando con il pensiero all’assurda rissa e al vecchio squilibrato. Che pisciasse sui rifiuti, pensò stizzito. Sbuffando, affrontò un tratto in salita.
Il corvo calò all’improvviso su di lui, implacabile e micidiale come un caccia che si avventa su una nave. Puntò agli occhi. Barbenni se ne accorse soltanto quando il dolore esplose, un male di così terribile intensità quale non aveva mai provato in vita sua. Agitò invano le braccia. A nulla servì scuotere disperatamente la testa. Il corvo passò dall’occhio sinistro a quello destro. Barbenni urlò; in realtà, tentò di farlo, ma dalla bocca spalancata non uscì alcun suono. Un secondo urlo venne soffocato dal rumore di un’automobile che arrancava faticosamente, con guai alla marmitta. Il conducente non notò il giovane ridotto a una marionetta, i cui fili sembravano mossi da un marionettista ubriaco.
Il corvo continuò a banchettare.
In quel momento Aidan si interruppe a metà di una frase. Distolse lo sguardo dal tavolo, fissandolo su una delle pareti del locale. “Quell’uomo. Quel ragazzo.”, poi disse. “Il servo di Flagg… non è più fra noi.”
Bene che banchetti! Quando vuoi raccapricciare i lettori… riesci alla perfezione. Ricordo ancora un altro tuo racconto con un topo che si deliziava dentro una poveretta.
Il mondo non sentirà la mancanza di Barbenni, soprattutto non la sentirà Paola. Ma temo che i sostituti non mancheranno.
Brava Alessandra, un noir mistery horror impegnativo, che si fa seguire.
Mariro’
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@ ILI6 che buona memoria!
Hai ragione: ho un debole per certe situazioni 😀
Davvero, il mondo non credo proprio che ne sentirà la mancanza.
Grazie, cara amica!
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Accidenti al t9!
correggi tu gli errori o butto il tablet tra le onde!
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@ ILI6 fatto! Però, lasciami sghignazzare 🙂
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sempre più intrigante. L’orrore di quello che è successo a Giulia è grande. Come finisca Luca Berbenni è ancora peggio.
Sempre più in ansia di sapere come finirà.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR l’orrore è ciò che cercavo e sono contenta di aver raggiunto il mio obiettivo.
Meno male che Luca Barbenni/Berbenni non c’è più; ho notato che anch’io mi confondevo, in alcuni precedenti capitoli 😀
Grazie e un grande abbraccio.
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e fuori quello che ti confondeva.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR appunto: perfetto 🙂
Un sorriso per una bella serata.
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Ho letto gli ultimi quattro capitoli uno dopo l’altro perché mi ero perso la continuità del racconto ed il nome dei personaggi. Devo dire che così la narrazione ha un bel ritmo, corre fluente, penso che la suddivisione in post che non sono episodi a sé stante non giova al piacere della lettura. Sei brava Biondina 🙂
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@ RODIXIDOR innanzi tutto, ti ringrazio di cuore!
Poi, venendo alla tua considerazione, mi trovi perfettamente d’accordo. Questa storia – e altre di analoga lunghezza – necessiterebbero di uno spazio maggiore e – in particolare – non dovrebbero “uscire” una volta alla settimana. Persino io mi dimentico i nomi dei personaggi 🙂
D’altro canto, al momento non vedo altre soluzioni.
Mi consolo pensando che a fine Ottocento, primi del Novecento, funzionava così anche per scrittori famosi (su giornali e/o riviste).
Felice notte.
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🙂
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Mamma mia che capitolo! 😮 Ti coinvolge in pieno, lo leggi avidamente all’inizio e… acceleri ancora di più alla fine! 😉 Dal momento in cui è comparso il corvo ho capito che Luca aveva le ore contate, ma… non ci mancherà più di tanto, non è vero? 🙂
Che poteri Aidan! Come posso averli anche io? 😀 Bé, se è necessario passare per l’inferno, come ha fatto lui, ci rinuncio subito! 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST no, non credo che Luca ci mancherà 🙂
E’ molto interessante la parte finale del tuo commento, e molto lusinghiera la prima!
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Grazie cara, sei bravissima, bacioni e buonanotte, ❤
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@ LAURA ❤
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❤
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Flagg fa tanto lo splendido ma i tirapiedi che si sceglie non sembrano così validi… 🙂 Bene bene, un po’ di raccapriccio 😉 Forse Aidan ha dovuto diventare “di ghiaccio” per poter andare avanti nella vita (e nella missione), ha dovuto rinchiudere il suo cuore perché non si spezzasse. Però quando riaprirà quella porticina (ammesso che succeda) potrebbe darsi che il cuore sarà ormai troppo rattrappito per tornare a funzionare come prima……
Brava brava brava, mi piace assai!
Ogni bene!
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@ IVANO F sì, sembrano un po’ scemi… in particolare, il “povero” Luca; Stradilasi già meno.
Contributo importante il tuo! Per quello che scrivi a proposito di Aidan.
Grazie!
Ogni bene a te.
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Puntata cruda e truce per il racconto su Giulia e per l’aggressione a Barbenni. Molto efficace. Un caro saluto.
Univers
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@ UNIVERS81 sono veramente felice per quanto dici.
Un abbraccio.
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Mi scuso per il ritardo, meglio tardi che mai. Anche io la trovo una puntata ben costruita, forse stai preparando un ennesimo colpo di scena…
Ah, l’amour… e le formiche … proprio là… mi ricordano un altro racconto un po’ splatter che hai scritto in passato. Qui, corvi compresi, mia cara, riconosco delle atmosfere alla King. E non sbaglio. Salto alla prossima.
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@ LADY NADIA non preoccuparti, chou 🙂
Splatter… già, ogni tanto viene fuori 😀
Buon salto, stellina!
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