Questi sono miei spunti di riflessione, che ho voluto condividere con voi. Non intendo assolutamente fare la maestrina!
I DIALOGHI
Nel mio primo romanzo pubblicato, “Lesbo è un’isola del Mar Egeo”, i dialoghi erano praticamente assenti, perché non sapevo scriverli e di conseguenza li vedevo come il fumo negli occhi. Poi, qualcosa si impara o si può imparare o si tenta di imparare, non sta a me dirlo. A meno che non stiate lavorando a un pezzo di teatro, essi non vanno intesi come un continuo scambio di battute: occorre intercalare con pensieri oppure gesti dei protagonisti o altro ancora (descrizioni della natura, eventuali reazioni di terze persone, ricordi del passato, etc.); in questo “fondamentale” ritengo che Stephen King sia un Maestro, e leggendolo con attenzione (i primi libri, direi) è possibile imparare molto.
Solamente a livello di impostazione del dialogo, però: cioè per la giusta scansione e alternanza tra frasi e necessario contorno, ma non per i pistolotti che il Re mette in bocca ai suoi personaggi. Infatti, benché usino un linguaggio aderente al racconto, alla mano e scorrevole, parlano tuttavia come un libro stampato, utilizzando un gergo fantasioso che non trova riscontri nella realtà. Non conosco nessuno al mondo che si esprima in quel modo, e di gente ne conosco tanta.
Tornando ai dialoghi in genere – un punto importante -, qui di seguito ne propongo due.
Il primo:
“Come stai?”, chiese Dario.
“Bene. Grazie.”, rispose Lucia.
“Ok! Oggi andiamo al mare.”, disse Dario.
“Il mare… sì, certo.”, fu la replica della donna.
A me sembra che non funzioni.
Vediamo il secondo:
“Come stai?”, chiese Dario, accendendosi una sigaretta.
“Bene. Grazie.” Lucia distolse lo sguardo per osservare un punto imprecisato della parete. C’era un quadro su quella parete, che le ricordava momenti più felici.
“Ok! Oggi andiamo al mare.”, disse Dario, sorridendo.
“Il mare… sì, certo.”, fu la replica della donna. Proprio lì, in riva al mare, aveva amato ed era stata amata, in un tempo così lontano da sembrare un sogno, di quelli che all’alba svaniscono, cancellati dal nuovo giorno.
Credo che vada meglio questo; naturalmente è soltanto un esempio.
Un dialogo efficace concorre a una buona caratterizzazione dei personaggi. Qui sopra abbiamo scoperto che Lucia non è felice e rimpiange un amore perduto (Dario? Un altro uomo?).
Proseguendo, sarebbero venute a galla altre cose.
Attenzione, poi, ai lunghi monologhi, se non si è Dostoevskij.
E’ importante, infine, rispettare una semplice regola: parla come mangi. Un agricoltore del Maine NON si esprimerà mai come un laureato di Harvard.
PAURA DELLA PAGINA BIANCA
Chi più, chi meno, penso che sia successo a tutti, tranne qualche esemplare robotico. Come combattere questo timore? Non serve (e, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe risultare addirittura controproducente) sforzarsi, costringersi a scrivere. Un rimedio efficace è quello di deporre penna, matita, macchina per scrivere (o spegnere il pc) e fare una bella passeggiata, oppure un giro in macchina, o dedicarsi alla lettura, agli svaghi preferiti, alla musica, senza tornare con il pensiero a ciò che nel frattempo si è provvisoriamente lasciato.
Un mio personale metodo consiste nello scrivere la prima frase del capitolo o del racconto in questione, lasciandola poi in sospeso. Da lì parto il giorno successivo, e non è detto che alla fine tale incipit non sparisca, oppure venga sostanzialmente modificato; d’altro canto, ha già svolto la sua funzione. Sempre riguardo al “blocco dello scrittore” (anche se nel mio specifico caso preferisco il termine “autrice”), vanno bene, a seconda del momento, sia il silenzio, sia Bruce Springsteen.
Anche il luogo scelto per scrivere appartiene alla sfera soggettiva. Esistono mille opzioni. In casa, davanti al computer o chini su un quaderno, seduti al tavolino di un bar, in macchina, nel verde di un parco (il mio preferito. Mi piace pure la spiaggia, benché abbia ancora vivido il ricordo di quando – l’estate scorsa – le mie natiche divennero il bersaglio di una carabina ad aria compressa, di quelle che sparano pallini, forse non pericolosi ma certamente dolorosi).
Ho letto opinioni in merito che non condivido affatto, tipo: appartatevi, chiudete le finestre, lasciando il mondo fuori, concentratevi, senza lasciarvi distrarre da alcunché. Quanta presunzione in queste parole! Ogni persona è diversa dalle altre, e naturalmente ciò vale anche per gli stimoli. Io mi distraggo in continuazione e, per citare degli esempi più illustri, J.R.R. Tolkien disegnava rune, invece di scrivere; Georges Simenon scriveva – benissimo – nei caffè, in mezzo alla gente; qualcuno – adesso non rammento chi – produceva il meglio sulla metropolitana di Londra. Gli autori che lavorano da ubriachi meriterebbero un capitolo a parte. Non è davvero questo il punto.
Concludendo il discorso, i risultati ottenuti indicheranno la soluzione migliore.
ALTERNARE PERIODI BREVI E LUNGHI E IL PRIMO COMANDAMENTO
Secondo me, il miglior modo di procedere è questo.
Troppe frasi brevi, una dopo l’altra, danno a ciò a cui si sta lavorando un sapore, come dire, telegrafico, inutilmente ansiogeno. L’estremo opposto – periodi lunghi in successione – appesantisce la struttura del testo, e non invoglia alla lettura. Lo schema che mi sento di suggerire ricorda i giardini inglesi a coltivazione alternata: uno spettacolo superbo.
Leggere è il Primo Comandamento. Leggendo si acquisisce quella padronanza del linguaggio (e del ritmo) atta ad applicare ai propri testi i concetti sopra esposti.
La stessa formula, anche se in realtà la definizione suona impropria, può essere adoperata per confezionare la trama di un racconto, soprattutto in merito alla ricerca della suspense. Il cosiddetto climax generalmente viene raggiunto non prima di un periodo di attesa, propedeutico a quanto accadrà successivamente. Il colpo di scena, se e quando arriva, deve essere quasi inaspettato, come un lampo in una notte estiva. Sono, però, necessari i “segni premonitori”. Queste non sono regole matematiche, piuttosto una base di partenza: la sensibilità, un istinto “musicale” rappresentano i venti favorevoli che condurranno la nave in porto. Leggere molto rafforza tali venti. In certi casi, li fa nascere.
E’ un comandamento scolpito nella roccia.
SECONDA STESURA
Durante la seconda stesura, o correzione che dir si voglia, è bene interpretare all’incontrario il famoso detto latino “melius est abundare quam deficere”. “Tagliare” risulta doloroso (si rinuncia consapevolmente a una parte di se stessi), ne sono pienamente consapevole, mentre “aggiungere” è un esercizio gratificante; ma sono i necessari “tagli”, il lavoro di forbici, a migliorare la qualità di quanto si è scritto.
Un’analisi oggettiva, che esuli da considerazioni narcisistiche, dimostrerà infatti che molti aggettivi, per non parlare di interi brani, risultavano inutili, a volte persino dannosi. In questi casi, la ragione deve prevalere sull’istinto. E’ consigliabile, a tale fine, prendere in mano i libri di Hemingway e di Bukowski. Non quelli di Stephen King: ridotti di una buona metà, i suoi romanzi acquisterebbero moltissimo. (Con lui da sempre ho un rapporto di amore e odio; cerco peraltro di essere onesta).
Viceversa, “Arrivarono al fiume; il fiume era lì” di Ernest Hemingway è un illuminante esempio di scrittura scorrevole (nonché evocativa).
ATTENDIBILITA’ E DUE PAROLE SUL GENERE HORROR
E’ importante (fondamentale) conoscere la “materia del contendere”. E, anche se si è ferrati su un dato argomento, non vanno comunque tralasciate le opportune ricerche, selezionando bene le fonti. Così si eviterà di incorrere nelle sviste di Ken Follett (sotto altri aspetti, lungi da me l’idea di criticarlo). In uno dei suoi romanzi ambientati nel Medioevo, egli descrive un campo di fagioli… prima della scoperta dell’America.
Quando, invece, mi capita di leggere un libro di Forsyth, di Tom Clancy, di Wilbur Smith, vado sul sicuro; tutto ciò di cui parlano è vero, a parte la storia, ovvio.
Personalmente, ho scritto vari romanzi di spionaggio e posso assicurarvi che ho dedicato alle ricerche un tempo assai maggiore di quello riservato alla scrittura. Non mi sognerei mai, però, di dar vita a un legal-thriller: se sei a zero, non sai nemmeno dove incominciare a svolgere ricerche, per quanto impegno tu ci metta.
Il “fantasy-horror” è un altro campo da gioco; lì non occorrono conoscenze specifiche, e questo è il motivo per cui sto postando “Come Randall Flagg”… stress da ricerca… eh eh eh 🙂
Riguardo all’horror: qualora non si riesca a spaventare il lettore (fidatevi, è facile accorgersene), alimentando le sue paure inconsce, l’alternativa consiste nel suscitare repulsione, o almeno un senso di disagio. A tale scopo è consentito il gioco duro; i falli sono ammessi: l’arbitro interromperà la partita soltanto nel caso di un deliberato tentativo di ingannare il lettore (e questo vale per ogni genere letterario). Lasciamo gli inganni alla NASA. L’unico libro di Dan Brown che mi è piaciuto, “La verità del ghiaccio”, affronta proprio questo tema, della serie: “Inventiamo qualcosa, poi si vedrà.”
CONCLUSIONE
Ci sarebbe molto altro da dire, ma non voglio annoiarvi, posto che non ci sia già riuscita.
Potrei suggerire di non eccedere in subordinate, avverbi e quelle brutte cose lì. Potrei anche sottolineare il fatto che in una buona narrazione è superfluo specificare uno stato d’animo, quando esso risulta già chiaro. Se Joe scaglia il telefono contro una parete significa che è furibondo. Perché, dunque, aggiungere il termine “irato”? Scagliò irato il telefono: via irato!
Una rapida annotazione relativa ai cambi di tempo (dall’imperfetto al passato remoto). Vanno utilizzati con doverosa cautela. E’ un mare insidioso a causa degli scogli che affiorano dall’acqua; per superarne le insidie, rafforzate dalla foschia che impedisce una chiara visuale, è necessaria una certa dose di esperienza. Centomila parole già scritte e corrette dovrebbero bastare. Al di sotto di questa soglia, si rischia il naufragio. Io, comunque, li adoro.
Mi fermo, quindi, qui.
The game is over.
Esprimerò solo un ultimo pensiero, forse banale, ma non per questo meno vero: per chi ama farlo, scrivere è vivere. Ed è una gran bella vita, ci potete contare.
Sono tutti saggi e condivisibili i tuoi preziosi consigli…ma se non hai talento (e molti latitano su questo) meglio lasciar perdere e produrre artigianato in altri campi… A proposito: tu il talento ce l’hai eccome! 😉 ciao Ale
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@ FRANZ oh, ti ringrazio moltissimo, caro e talentuoso poeta!
Ciao 🙂
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:* ❤
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@ FRANZ * __________ *
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interessanti considerazioni di scrittura. Leggere fa bene oltre alle idee anche come scrivere le storie.
Partiamo dai dialoghi. All’inizio non sapevo come scriverli ed erano rari poi ho preso confidenza. Certo i dialoghi servono a far conoscere i personaggi ma anche a far avanzare la storia. Il primo esempio proposto non funziona. Il secondo va meglio ma per valutarlo si deve conoscere quello che sta prima e dopo.
Lunghezza delle frasi. Il mio pensiero è che frasi brevi e agili danno ritmo alla storia. Frasi lunghe lo spezzano. Nel caso di horror o thriller devono essere secche senza dilungarsi troppo nello scrivere frasi lunghe. Toglie la curiosità di proseguire. Ovviamente opinione personale.
Per ambientazioni o altro le ricerche devono essere fondamentali. Scrivere che negli anni ottanta ci sono gli smartphone è una bestialità ma mi è capitato.
In conclusione ottimo spunto di riflessione e di discussione.
Un caro abbraccio.
PS ho copiato alcuni spunti che trovo interessanti.
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@ NEWWHITEBEAR se questa piattaforma non fosse così… piatta e desolata, in pratica se fossimo su Splinder penso proprio che si sarebbe sviluppato un bel dibattito. Qui, naturalmente, questo non avverrà.
Mi piace come hai espresso le tue idee, simili o contrarie alle mie, e mi piace anche molto il fatto che tu abbia copiato alcuni spunti.
Per tutto questo ti ringrazio!
Un caro abbraccio.
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per splinder, sempre tanto rimpianto, hai ragione. Ci sarebbe stato una bella discussione.
Credo che parlando e discutendo possa fare bene a tutti.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR sì, sarebbe utile, nonché stimolante. Ricordo alcuni blogger di Splinder (non tutti) e penso che sarebbero intervenuti per dire la loro e avrebbero anche dialogato con altri utenti.
D’altra parte, non si può vivere di rimpianti.
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Bravissima Alessandra, ti abbraccio tanto, buonanotte e buona settimana 🙂
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@ LAURA felici sogni, tesoro bello 🙂
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Baci cara, ❤
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Solo una cosa sui dialoghi: hai mai letto “La strada” di McCarthy? Lì i dialoghi sono proprio solo uno scambio di battute- e io li adoro. Certo, non tutti sono in grado di usare i dialoghi così…
‘notte e ogni bene
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@ IVANO F esistono Scrittori che possono tranquillamente infischiarsene di regole e abitudini consolidate, l’immenso Dostoevsky primo fra tutti. Egli non si curava molto delle ripetizioni, forse anche a causa del poco tempo che aveva a disposizione per scrivere; ma quanta musicalità possedeva!
‘Giorno e ogni bene a te.
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Infatti, c’è chi può. Per fortuna. 🙂
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@ IVANO F c’è chi può e chi non può… io, ad esempio, non può 😀
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Post molto interessante.
sicuramente importante saper usare e dosare i dialoghi. Anche la punteggiatura, che nei dialoghi si sbaglia facilmente. Nelle descrizioni concordo nel non abbondare e mi piace molto il tuo stile di intercalare le descrizioni anche nei dialoghi.
Il blocco dello scrittore….boh, diciamo che non so che sia perché non sono una scrittrice.
Periodi: vanno di moda i periodi brevi, secchi, alla Baricco per intenderci, ma noi amiamo anche i classici della letteratura, giusto? 🙂
Verbi: una scelta iniziale da non abbandonare più e da seguire con estrema attenzione.
Generi: direi ciò che più piace.
Documentazione e revisione: sempre.
Lettura: fa sempre bene ma ritengo che da sola non basta per quel quid naturale di scrittura che devi comunque possedere di tuo e che nessuna scuola di scrittura creativa o lettura enciclopedica ti insegnerà.
Tua chiusura del post : stupenda!
Dimentico qualcosa? Sì, due
1 niente uso di parentesi nei racconti
2 andare a leggere la nuova puntata di Randall Flagg
🙂
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@ ILI6 niente uso di parentesi nei racconti 😀
Non posso giurare che seguirò la tua opinione 😛
Randall Flagg? Ti aspetta 🙂
Non amo Baricco, perciò me ne impippo.
Sono d’accordo con te sul tema lettura: certamente essa da sola non basta, ci vuole anche altro; peraltro è comunque indispensabile.
Grazie di cuore per ciò che pensi della chiusura del post!
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Questo post dimostra come il tuo non sia solo talento ma anche frutto di ricerca, logica e duro lavoro. E quindi ancora di più meriti il successo che hai, anzi ne meriteristi molto di più.
Il link a questo post me lo salvo “in locale” perché un domani… non si sa mai 🙂 Anche se sono sempre stato troppo pigro per mettermi a scrivere un romanzo 😉
Nel mio piccolo aggiungerei che i neofiti (io posso solo “suggerire” a loro, perché oltre non sono mai andato nemmeno io 😀 ) farebbero bene di munirsi di un piccolo blocchetto per appunti e una penna (o un equivalente informatico, va da sé) e… ad usarli. Ciò che mi ha sempre fregato è l’idea che le buone intuizioni sarebbero rimaste nella mia mente, e invece, al momento – magari dopo ore – di trasformarle in carta scritta (o di nuovo in equivalente informatico 😀 )… puff! O non ve n’era più traccia o si erano trasformate in una brodaglia confusa 😉
E un altro errore che sapevo esser mio era la punteggiatura davvero eccessiva. Basta leggere questo breve commento per rendersene conto! 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST parliamo delle idee, ma prima di questo ti ringrazio molto!
Io difficilmente le annoto. Quello che penso è che se un’idea è valida rimane impressa nella mente, se ciò non accade, vuol dire che non era poi così brillante.
Tu scrivi molto bene.
Sono undici anni (o dieci?) che ti leggo e lo so 🙂
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A me non funzionava così 🙂 Avevo tante idee e mi dicevo sempre che le avrei sfruttate, ma poi, forse proprio perché erano tante, si perdevano… come lacrime nella pioggia 😀
Io non scrivo bene, ricordo che mi feci controllare da una utente che insegnava italiano (la conoscevi anche tu 😉 )… e mi trovò un sacco di errori! 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST gli errori si possono sempre correggere, ma tu possiedi quel “quid” che non tutti hanno.
Credo di sapere chi era l’insegnante 🙂
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Buongiorno Alessandra! E’ bello tornare da un lungo viaggio (non programmato né voluto) e ritrovare il piacere di leggere parole scritte con piacere 🙂
Apprezzo molto questo tuo insieme di consigli e riflessioni letterarie, su cui mi verrebbe spontanea almeno una decina di puntuali commenti. Ma il tempo tiranno in quest’ultimo periodo mi sta insegnando a essere un po’ meno Steve e un po’ più Ernest – li adoro entrambi da età e per motivi diversi – e dunque mi limito a un paio di essi.
First of all, mi sento chiamato in causa, poiché non ricordo se per caso già te l’avessi rivelato, ma il mio vero nome è appunto Dario 😉
(Non una gran rivelazione, peraltro, lo dichiaro apertamente sul mio blog…)
In seconda e per quest’oggi ultima analisi, il suggerimento di leggere per poter scrivere è puro vangelo. C’è dentro tutto. Il linguaggio, il ritmo, lo stile, l’esperienza, l’emozione. Il vento, come da mirabile tua sintesi. La vita, insomma.
Un caro saluto, e a presto!
P.S. Ho un sacco di arretrati da recuperare, ma garantisco che provvederò!
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@ JULIAN VLAD ben tornato, Dario!
Essere Ernest sarebbe il mio sogno 🙂
Leggere è sicuramente importantissimo, apre le porte alla scrittura, anche se naturalmente occorre anche un minimo di talento.
Sono davvero contenta che tu abbia apprezzato questo post e ti auguro un bellissimo proseguimento di giornata.
P.S. allora ti aspetto 🙂
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Sei FANTASTICA.
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Peccato che, ultimamente, sei poco presente. Ti meriteresti 2000 commenti. Lo dico e non lo nego, da te ho imparato tantissimo e continuo a farlo. Il sentimento che sai elargire nei tuoi brani è eccezionale. Con affetto e stima, la tua scout.😊😉
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@ LADY NADIA sei un vero tesoro ❤
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Quando si parla di writing si cade spesso nel seguente tranello: considerarlo come frutto del “bello stile” e figlia di non meglio precisate “doti innate” da cui esso scaturirebbe in automatico, come fa l’acqua da una fonte di montagna. Invece il writing si può coltivare con esercizi costanti, e tutti possono sperimentarlo. Però, come se non bastasse, questo tranello ne nasconde un altro. Ovvero pensare che esistano persone dotate, colte e, pertanto, depositarie della capacità di scrivere in modo creativo e altre, negate, che invece devono accontentarsi delle parole altrui.
Diciamocelo: il writing non è altro che la capacità di far accadere qualcosa, naturalmente, e fissarla sulla carta con parole che fino a un attimo prima non esistevano,
Niente guizzi della mente, quindi, niente barocchismi.
Il writing e sua forma popolare è essere presenti a se stessi e, quindi, conoscere la gioia di questa presenza.
Al punto da decidere di metterla in comune con gli altri.
Un po’ come abbattere l’l’orgoglio per distruggere qualsiasi pregiudizio
Ecco.
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@ DOSTOESKIJ concordo, Maestro!
Però, per voi è facile parlare, visto l’immenso talento.
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Mi può stare anche bene, ma ritornando più su, al brano che, la panettiera ci porta ad esempio, mi chiedo:
ma Dario non ha altro da fare che non salutare quell’orrida Lucia?
Non se ne esce più.
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@ JOHN LE CARRE’ la panettiera si dichiara d’accordo, ca va sans dire.
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Fëdor Michajlovič Dostoevskij
Eccolo che ricomincia.
Dagli una penna e s’improvvisa scrittore.
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mica vero …
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Eh no. T’ho visto sai?
Non è così che si scrive.
Ah, dimenticavo:
Lucia è stata uccisa da Dario, con tanta gioia e somma soddisfazione di tutti..
Quarto grado si sta occupando del caso
😀
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@ DOSTOEVSKIJ povera Lucia 😦
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Sangre y muerte
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Así que cerró una de las páginas más bellas, no los blogs, que había conocido.
un poco como la historia de todos.
Nostalgia?
Y qué daño hay que sueño …
Splinder
Esplendor
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Argomenti cruciali e nodali della scrittura, qui trattati con sapienza e passione. Del resto la tua scrittura è una diretta esemplificazione di queste riflessioni.
Condivido ogni tua parola, Alessandra. Come sempre.
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@ BRICIOLANELLATTE da quanto ci conosciamo? Undici anni! E ricordo ancora bene il forte impatto che la tua scrittura ebbe su di me.
Sono felicissima di vederti qui e apprezzo davvero tanto il tuo commento.
Grazie.
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Certi spunti di riflessione possono essere migliori e maggiormente proficui di qualsiasi lezione ultra-titolata.
Un caro saluto. Chissà se un giorno arriverò a consigliare qualcuno anch’io…
Univers
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@ UNIVERS condivido il tuo pensiero e ritengo che tu abbia tutte le carte in regola per dare qualsivoglia consiglio.
Ciao.
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Considerazioni e consigli molto utili, perché maturati sul campo e con la riflessione che ti accompagna. Hai una scrittura scorrevole ed equilibrata, racconti molto bene, segno che dietro c’è un talento non solo tecnica . Grazie davvero.
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@ WILLYCO grazie a te per le belle parole!
In questo post ho cercato di dare un certo ordine a mie riflessioni che appunto riguardavano la scrittura; se sono risultate utili, ciò mi rende felice.
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