Paola trovava sgradevole la presenza di un mentecatto al funerale del professor Brenden Reed. Luca Barbenni era un noto masturbatore (molte ragazze lo sapevano, sebbene facessero finta di nulla) e, a voler essere generosi, possedeva il quoziente intellettivo di un’anguria. Era un pensiero negativo, del quale quasi si vergognava, ma valido lo stesso. Dopo la funzione in chiesa, in pochi avevano raggiunto il camposanto (perlopiù gente che chiacchierava dei fatti propri), quindi perché Barbenni si trovava lì? Distolse l’attenzione da Luca per soffermarsi su quanto era accaduto. Si augurava che il professore fosse spirato serenamente. Accanto a lui erano stati rinvenuti un pacchetto tutto sgualcito di Camel e una lattina di birra; non c’era traccia di un testamento, almeno in casa, però Reed aveva riempito la pagina di un taccuino con una serie di piccoli “lasciti”, probabilmente a suo uso e consumo, per non scordarsene o magari per passare il tempo. I libri erano per Paola. I dischi, “The Dark Side Of The Moon”, vari album dei Jefferson Airplane e dei Grateful Dead, oltre al catalogo pressoché completo di Bob Dylan, a Berisha. Un processore dual six core con 32 giga di RAM, sistema operativo Red Hat Enterprise Linux 6 – alla faccia dei gioielli! – a Vale. Comunque, a parte l’abitazione, Brendeen non sembrava molto ricco. Viveva della pensione e di qualche risparmio. Forse, rifletté la ragazza, aveva parenti in America. Berisha le si avvicinò, cupo in volto. “Il dottore sbaglia!”, dichiarò. Paola gli rivolse uno sguardo interrogativo. “Non è morto per cause naturali. Lui stava bene di salute.” Questo poteva essere vero, considerò lei, però non rappresentava un dato di fatto, una prova medica. A quanti era successo di lasciare questo mondo in (apparenti) buone condizioni di salute? Ciò era valso anche per Brendeen Reed. Berisha parve leggerle nella mente. “Vedrai che lo scopriremo.”, disse. Poi si allontanò.
Non molto distante da loro, Luca Barbenni soppesava la preda. Non soffiava un alito di vento, il caldo era soffocante, e l’ultima doccia che aveva fatto risaliva a tre o quattro giorni prima: non emanava esattamente il profumo di un fiore. Gli era indifferente. Benché nutrisse un sacro terrore per Flagg, si fidava ciecamente di lui. Paola sarebbe stata sua! Avrebbe potuto dimenticare le fantasiose classifiche e immergersi nella realtà. L’Uomo Nero manteneva le promesse. L’uomo chiuso nella bara ne era una prova. Provava avversione per Stradilasi, ma era solo un fattore trascurabile; adesso girava con una bella moto, accuratamente nascosta in un cascinale quando non la usava, che gli consentiva di andare e tornare da Consonno: un regalo di Flagg. Una nuova vita lo aspettava. A causa dei misteriosi piani di Randall, si sarebbe aperta come una finestra; da tale finestra, avrebbe assistito a scenari per altri inimmaginabili, e naturalmente sarebbe diventato parte attiva. Era tutto già scritto, a chiare lettere. Il capitolo che lo riguardava si sarebbe intitolato “Paola”. Fantastico!
E’ stato ucciso, rimuginava tetro Berisha, lasciando il camposanto. Ignoro come, però io lo so chi è stato. La ragione potrebbe essere questa o quella. Forse, ipotizzò, aveva a che vedere con certe ordinazioni via internet, o forse era stato individuato come il principale antagonista. Data l’età e la cultura, ciò era possibile. Ma la cosa non sarebbe finita così. Ora, a chi sarebbe toccato? A Paola? Oppure a lui stesso? Se non lo avessero fermato, il mostro avrebbe proseguito; d’altro canto, la domanda che si poneva sembrava senza una risposta possibile: come fermarlo? Esisteva un modo? Doveva esserci! Si incamminò in direzione sud, verso Arosio, incurante dell’afa, procedendo parallelo alle rotaie del treno. Muoversi gli giovava, era meglio che macerarsi inutilmente. Mentre procedeva, provava a liberare il cervello da ogni pensiero superfluo, separando il grano dal loglio. Nitido, affiorò un ricordo: il professore lo aveva invitato a creare un collegamento fra le immagini di Neil Young e gli incubi che turbavano i loro sogni. O qualcosa di simile. Facile a dirsi. Eppure, da qualche parte, celata in un buio anfratto, una soluzione attendeva soltanto di essere portata alla luce. Posto che esistesse veramente… Indugiò davanti al carretto abusivo che vendeva gelati, ogni giorno in un posto diverso per non attirare indebite attenzioni, e acquistò un cono al limone e alla vaniglia. Non notò la vecchia megera, seduta su una panchina; la laida donna lo fissò senza interesse: aveva già compiuto il suo dovere. Berisha attraversò la strada. Uno strano impulso lo indusse a guardare a est, dove, oltre le montagne, era ubicato il paese fantasma chiamato Consonno.
ecco il primo morto. Ma quando toccherà agli altri come andrà a finire? Intrigante lo scenario.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR gli altri? E’ presto per dirlo…
Lieta di intrigare!
Un grande abbraccio.
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siamo alle battute iniziali.
un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR spero che vada avanti in modo decente.
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continua la tua fantasmagoria di un quotidiano ai bordi del fantastico…bello nell’oscillazione molto ben equilibrata tra i generi…
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@ FRANZ quella che hai sottolineato è proprio la parte più difficile, e di ciò ti ringrazio molto.
Buona serata, poeta.
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Bravissima cara, che bello, ti abbraccio tanto, buona domenica, ❤
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@ LAURA thank you, darling!
Lots of love.
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Grazie cara, tanto amore a te, ❤
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Uh, via sùbito il professore, la guida – non me l’aspettavo.
Scrivi capitoli decisamente troppo corti, finiscono troppo in fretta cavolo
(nota di servizio, cancellala pure: il grano credo sia meglio separarlo dal loglio… )
Ogni bene!
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@ IVANO F grazie per la nota di servizio.
Capitoli brevi perché il mio pc (o WordPress?) mi crea un sacco di difficoltà tecniche. Un esempio fra mille: se metto il corsivo a una parola, tutto diventa corsivo 😛
Ogni bene a te!
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Maledette difficoltà tecniche, fanno passare la voglia – ancora un po’ e prenderò a martellate il mio pc, per dire 🙂
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@ IVANO F siamo in due!
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Manca un po’ di azione. Mi dispiace dirlo perché l’azione è sempre stato uno dei tuoi punti di forza.
Con affetto 🙂
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@ RODIXIDOR anche se ciò in parte è voluto, prendo debito atto di quanto scrivi (sperando che il prossimo post presenti un minor numero di difficoltà tecniche; ieri stavo per chiudere il blog).
Con pari affetto!
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Uh, si direbbe che tu possa intenderti di informatica! Di gelati al limone lo so… non nutro dubbi. Beh, a chi tocca? Lo sapremo. Vicino vicino ad Arosio c’è un’ ottima gelateria. Magari potrei incontrarci qualcuno… e allora non riuscirei a stare zitta. Ciaooooo ! Ben fatto!😉
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@ LADY NADIA a presto, dunque, con un buon gelato al limone? A parte Inverigo, Arosio, etc., conosco due ottimi posti: a Olmeda e a Cesana Brianza (posto che esista ancora).
L’informatica? Come no 😛
Io sono una hacker, ah ah ah 😀
Baci.
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Mmmm … allora devo stare attenta e rivedere i miei sospetti infondati?
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@ LADY NADIA tu cosa dici, stellina?
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Parlo solo da dietro un gelato.
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@ LADY NADIA ok, baby! Allora due ottimi gelati per noi 🙂
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Yessssss
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Povero professore! Quella laida vecchiaccia è molto pericolosa! Temo anche per Paola ma ho fiducia in Berisha.
E’ stato un piacere riprendere la lettura di questo strano, misterioso e avvincente racconto. Attendo il resto.
Buona notte 🙂
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@ ILI6 strano e misterioso: me gusta!
Sì, è giusto credere in Berisha.
Un sorriso per una bella serata ^^
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Intrighi e ottime fedeli descrizioni. Gli accenni ai tuoi dischi musicali preferiti sono la ciliegina di questa puntata. Un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 bello l’accenno alla ciliegina!
Ciao!
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Accidenti, è morto davvero! 😮 Berisha ha intuito, ma è chiaro che adesso sono in pericolo anche lui e Paola…
Molto coinvolgente! Bravissima come sempre 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST in pericolo, sì, più che mai!
Grazie 🙂
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