Il professor Brendeen Reed scrutava il cielo ancora chiaro. A est le prime ombre calavano sui monti che facevano da cornice a Lecco, ma a nord, in direzione di Erba, i colori erano ancora quelli di un tardo pomeriggio estivo. Accese una delle rare sigarette che si concedeva e mandò giù un sorso di birra; come sempre, a quell’ora aveva già cenato. Per qualche istante si soffermò a pensare alla sua patria: c’erano delle cose di cui andava fiero, ad esempio il fatto che la Guardia Nazionale avesse scortato a scuola i bambini neri, in caso contrario non sarebbe stato permesso loro di entrare. Altri fatti lo entusiasmavano decisamente meno, il Vietnam e le bugie che avevano accompagnato tale insulsa guerra. E poi… e poi in Italia i negri non avevano mai avuto bisogno delle forze dell’ordine per varcare la soglia di una classe elementare, e quindi?
Trasferì i suoi pensieri al presente. Berisha con il suo orologio da ragazzino, la chitarra e le visioni, era un uomo – un giovane uomo – che gli piaceva, Paola era fantastica, forse avrebbe dovuto trasferirsi in una città, le sembrava un po’ sprecata, e Vale per la sua età era molto sveglio. Tre amici di cui era soddisfatto. Dopo l’ultima riunione, quando aveva suggerito a Nazif di incanalare i flash che emergevano dal passato in modo da ribattere alla presenza oscura – proposta accolta con un certo grado di scetticismo – da quella serata erano trascorsi dieci giorni senza che nulla succedesse. Sembrava che si fossero immaginato tutto, il che non era vero, ma ciò che veramente contava era che i sogni erano finiti come se l’Essere che pareva minacciarli avesse esaurito i propri poteri oppure che avesse perso interesse, e non credeva nemmeno a queste due possibilità. Paola era sembrata ottimista, tuttavia secondo Brendeen il suo era un ottimismo di facciata, una specie di difesa mentale tipica dei giovani. In quanto a Berisha, non era tipo da molte parole.
Reed aveva un’opinione e, sebbene non si basasse su niente di preciso, era propenso a ritenerla fondata. Ricordava i cieli perfettamente azzurri, simili a un quadro di incredibile bellezza, che erano tipici di alcune zone degli States; cieli che trasmettevano un senso di pace… solo che, solo che là in fondo, proprio in fondo, si scorgeva una piccola nube, non esattamente scura, una via di mezzo che però, man mano, mentre si ingrandiva, diventava sempre più nera. Poi il vento urlante la trascinava, passava sopra campi e case, scoperchiava tetti e distruggeva i raccolti. Il resto sarebbe stato raccontato dai notiziari. Rammentava i visi angosciati dei commentatori, le dichiarazioni del tutto superflue dei politici, la cupa realtà di quanto ancora una volta era accaduto. Qui è lo stesso, si disse spegnendo la sigaretta. Tornò in casa per prendere un’altra birra, rimuginando su quella convinzione. La quiete che precede la tempesta, come diceva Tolkien? Il profondo respiro prima del balzo. Brendeen Reed credeva nel Bene, non le opere buone peraltro bene accette, bensì la luminosità, la bontà d’animo elevata a concetto di divino, perciò necessariamente credeva anche nel Male. Tesi e antitesi.
Perché sempre Neil Young, poi? Berisha non aveva saputo spiegarlo. Era così e basta. Ma cosa diavolo c’entrava il cantautore canadese con Travnik? Doveva esserci un significato, non poteva essere solo una stravaganza. Oppure… sì? Si accomodò di nuovo all’aperto, accogliendo con piacere il soffio d’aria fresca che arrivava dalle montagne. Stava aspettando dei libri che aveva ordinato via internet. Forse erano tempo sprecato, ma forse…
Corrugò la fronte.
Era apparsa la vecchia.
Non la vedeva da molto. Concordava con il giudizio di Berisha: era una donna laida, sgradevole; non pensava però che avesse poteri, né che rappresentasse una minaccia. Il mondo era pieno di vecchiacce simili! Contavano quanto può contare un gattaccio randagio. Il professore abbassò lo sguardo sulla lattina, deciso a ignorarne la presenza, e in quel momento fu come se una lama velenosa fosse penetrata nel suo cervello. Aghi di gelido terrore, quindi un dolore insostenibile. Inaudito.
Brendeen Reed si portò le mani alla testa.
COME RANDALL FLAGG 14
5 giugno 2017 di Alessandra Bianchi
24 Risposte
puntata di transizione che termina lasciando in sospeso cosa ha colpito Reed. Aspettiamo e vediamo.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR qualcosa di… non buono.
Un grande abbraccio.
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Ti adoro quando ci infili la musica, è come la ciliegina sciroppata sul gelato alla panna. Mmmmm. Troppa attesa. Adesso non postare a ferragosto!😉
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@ LADY NADIA a Natale? O – O
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Vorrei saperlo subito anch’io. Una ciliegina sciroppata?
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@ LADY NADIA darling, penso che il buon professore abbia tirato le cuoia 😦
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Grazie cara, aspetto il seguito, sei bravissima e ti voglio tanto bene, ❤
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@ LAURA anche io a te, chou!
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❤
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@ LAURA * __________*
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Bella questa descrizione dell’arrivo della tempesta.L’addensasi delle nuvole, immagine naturale di potenza distruttiva, si fa metafora e ci preannuncia l’arrivo di nuovi fatti tumultuosi.
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@ RODIXIDOR mi lusinghi davvero, amico mio!
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Meriti 🙂
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@ RODIXIDOR 🙂 🙂 🙂
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Puntata che arde, indubbiamente. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 grazie, caro.
Un salutone.
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Mai sottovalutare le vecchiacce! 🙂
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@ IVANO F preciso!
Ogni bene 🙂
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Adoro le tue descrizioni, la tua narrativa che cattura. La storia scorre nel mistero fantastico. Alla prossima puntata.
Un abbraccio
Annamaria
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@ ANNAMARIA49 mi auguro sempre di scrivere qualcosa di buono: a volte succede, a volte no.
Ti ringrazio, Isabel, e anch’io ti abbraccio.
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Questo abile intreccio narrativo- descrittivo che connota alla perfezione personaggi e situazioni mi piace tantissimo.Una lode alla scrittrice.
Ma il professore? Corro a leggere cosa gli è accaduto: temo il peggio…
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@ ILI6 ringrazio di cuore per la lode.
Il professore? Mmmm… brutte nuove.
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Forse avrebbe dovuto non sottovalutarla la vecchia! 😐
Tante domande alle quali prima o poi troveremo risposta… noi 🙂 Ma lui, ci arriverà? 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST lui? Forse, forse, lupissimo 🙂
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