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COME RANDALL FLAGG 14

5 giugno 2017 di Alessandra Bianchi

Il professor Brendeen Reed scrutava il cielo ancora chiaro. A est le prime ombre calavano sui monti che facevano da cornice a Lecco, ma a nord, in direzione di Erba, i colori erano ancora quelli di un tardo pomeriggio estivo. Accese una delle rare sigarette che si concedeva e mandò giù un sorso di birra; come sempre, a quell’ora aveva già cenato. Per qualche istante si soffermò a pensare alla sua patria: c’erano delle cose di cui andava fiero, ad esempio il fatto che la Guardia Nazionale avesse scortato a scuola i bambini neri, in caso contrario non sarebbe stato permesso loro di entrare. Altri fatti lo entusiasmavano decisamente meno, il Vietnam e le bugie che avevano accompagnato tale insulsa guerra. E poi… e poi in Italia i negri non avevano mai avuto bisogno delle forze dell’ordine per varcare la soglia di una classe elementare, e quindi?
Trasferì i suoi pensieri al presente. Berisha con il suo orologio da ragazzino, la chitarra e le visioni, era un uomo – un giovane uomo – che gli piaceva, Paola era fantastica, forse avrebbe dovuto trasferirsi in una città, le sembrava un po’ sprecata, e Vale per la sua età era molto sveglio. Tre amici di cui era soddisfatto. Dopo l’ultima riunione, quando aveva suggerito a Nazif di incanalare i flash che emergevano dal passato in modo da ribattere alla presenza oscura – proposta accolta con un certo grado di scetticismo – da quella serata erano trascorsi dieci giorni senza che nulla succedesse. Sembrava che si fossero immaginato tutto, il che non era vero, ma ciò che veramente contava era che i sogni erano finiti come se l’Essere che pareva minacciarli avesse esaurito i propri poteri oppure che avesse perso interesse, e non credeva nemmeno a queste due possibilità. Paola era sembrata ottimista, tuttavia secondo Brendeen il suo era un ottimismo di facciata, una specie di difesa mentale tipica dei giovani. In quanto a Berisha, non era tipo da molte parole.
Reed aveva un’opinione e, sebbene non si basasse su niente di preciso, era propenso a ritenerla fondata. Ricordava i cieli perfettamente azzurri, simili a un quadro di incredibile bellezza, che erano tipici di alcune zone degli States; cieli che trasmettevano un senso di pace… solo che, solo che là in fondo, proprio in fondo, si scorgeva una piccola nube, non esattamente scura, una via di mezzo che però, man mano, mentre si ingrandiva, diventava sempre più nera. Poi il vento urlante la trascinava, passava sopra campi e case, scoperchiava tetti e distruggeva i raccolti. Il resto sarebbe stato raccontato dai notiziari. Rammentava i visi angosciati dei commentatori, le dichiarazioni del tutto superflue dei politici, la cupa realtà di quanto ancora una volta era accaduto. Qui è lo stesso, si disse spegnendo la sigaretta. Tornò in casa per prendere un’altra birra, rimuginando su quella convinzione. La quiete che precede la tempesta, come diceva Tolkien? Il profondo respiro prima del balzo. Brendeen Reed credeva nel Bene, non le opere buone peraltro bene accette, bensì la luminosità, la bontà d’animo elevata a concetto di divino, perciò necessariamente credeva anche nel Male. Tesi e antitesi.
Perché sempre Neil Young, poi? Berisha non aveva saputo spiegarlo. Era così e basta. Ma cosa diavolo c’entrava il cantautore canadese con Travnik? Doveva esserci un significato, non poteva essere solo una stravaganza. Oppure… sì? Si accomodò di nuovo all’aperto, accogliendo con piacere il soffio d’aria fresca che arrivava dalle montagne. Stava aspettando dei libri che aveva ordinato via internet. Forse erano tempo sprecato, ma forse…
Corrugò la fronte.
Era apparsa la vecchia.
Non la vedeva da molto. Concordava con il giudizio di Berisha: era una donna laida, sgradevole; non pensava però che avesse poteri, né che rappresentasse una minaccia. Il mondo era pieno di vecchiacce simili! Contavano quanto può contare un gattaccio randagio. Il professore abbassò lo sguardo sulla lattina, deciso a ignorarne la presenza, e in quel momento fu come se una lama velenosa fosse penetrata nel suo cervello. Aghi di gelido terrore, quindi un dolore insostenibile. Inaudito.
Brendeen Reed si portò le mani alla testa.

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Pubblicato su Come Randall Flagg | Contrassegnato da tag L'Uomo Nero | 24 commenti

24 Risposte

  1. su 5 giugno 2017 a 21:17 newwhitebear

    puntata di transizione che termina lasciando in sospeso cosa ha colpito Reed. Aspettiamo e vediamo.
    Un caro abbraccio

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  2. su 5 giugno 2017 a 21:22 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR qualcosa di… non buono.
    Un grande abbraccio.

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  3. su 5 giugno 2017 a 22:23 Lady Nadia

    Ti adoro quando ci infili la musica, è come la ciliegina sciroppata sul gelato alla panna. Mmmmm. Troppa attesa. Adesso non postare a ferragosto!😉

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    • su 7 giugno 2017 a 19:35 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA a Natale? O – O

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  4. su 5 giugno 2017 a 22:24 Lady Nadia

    Vorrei saperlo subito anch’io. Una ciliegina sciroppata?

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    • su 7 giugno 2017 a 19:37 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA darling, penso che il buon professore abbia tirato le cuoia 😦

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  5. su 5 giugno 2017 a 22:36 Laura

    Grazie cara, aspetto il seguito, sei bravissima e ti voglio tanto bene, ❤

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    • su 7 giugno 2017 a 19:38 Alessandra Bianchi

      @ LAURA anche io a te, chou!

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      • su 8 giugno 2017 a 23:56 Laura

        ❤

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      • su 9 giugno 2017 a 21:59 Alessandra Bianchi

        @ LAURA * __________*

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  6. su 6 giugno 2017 a 09:39 rodixidor

    Bella questa descrizione dell’arrivo della tempesta.L’addensasi delle nuvole, immagine naturale di potenza distruttiva, si fa metafora e ci preannuncia l’arrivo di nuovi fatti tumultuosi.

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    • su 7 giugno 2017 a 19:39 Alessandra Bianchi

      @ RODIXIDOR mi lusinghi davvero, amico mio!

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      • su 7 giugno 2017 a 20:27 rodixidor

        Meriti 🙂

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      • su 7 giugno 2017 a 21:01 Alessandra Bianchi

        @ RODIXIDOR 🙂 🙂 🙂

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  7. su 6 giugno 2017 a 17:45 univers81

    Puntata che arde, indubbiamente. Un caro saluto. Univers

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    • su 7 giugno 2017 a 19:40 Alessandra Bianchi

      @ UNIVERS81 grazie, caro.
      Un salutone.

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  8. su 7 giugno 2017 a 01:06 ivano f

    Mai sottovalutare le vecchiacce! 🙂

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    • su 7 giugno 2017 a 19:42 Alessandra Bianchi

      @ IVANO F preciso!
      Ogni bene 🙂

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  9. su 9 giugno 2017 a 17:52 annamaria49

    Adoro le tue descrizioni, la tua narrativa che cattura. La storia scorre nel mistero fantastico. Alla prossima puntata.
    Un abbraccio
    Annamaria

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    • su 9 giugno 2017 a 22:01 Alessandra Bianchi

      @ ANNAMARIA49 mi auguro sempre di scrivere qualcosa di buono: a volte succede, a volte no.
      Ti ringrazio, Isabel, e anch’io ti abbraccio.

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  10. su 11 giugno 2017 a 22:51 ili6

    Questo abile intreccio narrativo- descrittivo che connota alla perfezione personaggi e situazioni mi piace tantissimo.Una lode alla scrittrice.
    Ma il professore? Corro a leggere cosa gli è accaduto: temo il peggio…

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  11. su 12 giugno 2017 a 19:50 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 ringrazio di cuore per la lode.
    Il professore? Mmmm… brutte nuove.

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  12. su 14 giugno 2017 a 23:09 wolfghost

    Forse avrebbe dovuto non sottovalutarla la vecchia! 😐
    Tante domande alle quali prima o poi troveremo risposta… noi 🙂 Ma lui, ci arriverà? 😉
    http://www.wolfghost.com

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    • su 21 giugno 2017 a 21:44 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST lui? Forse, forse, lupissimo 🙂

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
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    la falsità, la cattiveria, il razzismo
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