Se non fosse stato per quell’uomo, pensò Stradilasi spostando lo sguardo sul ragazzo dall’aria ebete che sedeva di fronte a lui, adesso con ogni probabilità lui si sarebbe trovato in galera. Gli altri detenuti avrebbero cercato di fargli la pelle, dal momento che nelle carceri vigeva una sorta di codice d’onore: guai ai seviziatori di bambini, e questo valeva per tutti, ladri e assassini, trafficanti di droga e terroristi fuori di testa. Si sarebbe difeso, ma anche se fosse riuscito a salvare la pelle non avrebbe certo passato momenti felici. Sarebbe rimasto dentro a lungo, una prospettiva alquanto angosciosa. Non sapeva perché Flagg lo avesse tirato fuori dai guai; ignorava che si era trattato solo di una prova, un incontro del tutto casuale, in attesa che l’Uomo Nero fosse davvero pronto, una specie di tiro di riscaldamento, e anche se lo avesse saputo non gli sarebbe importato più di tanto. Quello che contava era il risultato. E ora? Aveva ricevuto l’ordine di venire a Consonno, un paese stravagante quanto morto, e naturalmente aveva obbedito. Guardò il tugurio fatiscente nel quale si trovava, poi ricordò a se stesso che Flagg era pericoloso e che era bene continuare a fare ciò che voleva, qualsiasi cosa fosse.
Fu in quel momento che Flagg parlò.
Aveva un’espressione soddisfatta. “Dall’altra parte delle montagne.”, disse. “Un ragazzino, una giovane donna piuttosto attraente, e questi due sono per voi; in più, un professore americano di cui si occuperà una certa megera, e infine uno slavo, e sarà mia cura sistemarlo.” Sembrò perdere per un attimo il buon umore: Berisha era strano, per taluni versi indecifrabile, riusciva e entrare nei suoi sogni… ma c’era dell’altro… visioni che sembravano come protette da un muro, qualunque fosse il loro significato. Bene, avrebbe abbattuto quel muro. Un passo alla volta.
“Forse vi starete domandando”, continuò prendendo una cartina dalla tasca del giubbotto, “perché ho scelto proprio voi. Non vi deve interessare saperlo.” Preparò la sigaretta, l’accese e aspirò una boccata di fumo. “La ricompensa è già contenuta nella missione che svolgerete. Bambino, ragazza, a vostra disposizione. In ogni senso.”
Sorrise, e Stradilasi rabbrividì davanti a quel sorriso.
Per scacciare l’apprensione, si ripeté che adesso lui faceva parte della sua squadra. Avrebbe potuto disporre come meglio credeva di un ragazzino, era libero e non stava scontando una lunga pena detentiva; se Flagg possedeva un sorriso raggelante, era semplicemente un fatto da accettare. Non essendo uno stupido, si era reso conto del modo in cui l’Uomo Nero li osservava, sia il tipo dall’aria ebete, sia lui stesso: da quegli occhi trapelava una forma di disprezzo, sebbene si comportasse in maniera gentile, o quasi. Be’, un po’ di disprezzo era meritato, considerò ripensando al suo folle tentativo di sedurre Paolo; e in quanto all’altro, dava per scontato che l’aria ebete corrispondeva a un quoziente intellettivo molto basso. Almeno io sono intelligente… quando riesco a controllare i miei impulsi.
E nel futuro prossimo non sarebbe stata necessaria alcuna forma di controllo.
Un’idea assai appagante.
Flash. Un lampo. Come se la natura volesse partecipare, una luce apparve, a est, in direzione di Lecco. Effetto del calore, ritenne Berisha. Là era già notte, e presto sarebbe arrivata anche qui. Si estraniò dai discorsi, alcuni di dubbia utlità, altri più interessanti, per accogliere, volente o nolente, l’immagine di Neil Young. Stava camminando, con studiata lentezza gli sembrò, in mano una chitarra acustica che finì di accordare. Ma non era un concerto, mancava il pubblico e comunque si trovava in uno spazio aperto, illuminato dal sole. Iniziò a suonare, e a cantare. My my, hey hey (Out of the blue), il brano di apertura di un grande album, però durò poco: la sua voce si incupì, al pari dell’espressione del volto. My, my, hey hey (Into the black). Travnik!, mormorò Berisha. Ed ecco il letamaio, la morte, la distruzione e l’odio della guerra. Visioni che conosceva fin troppo bene: non per questo, cessavano di colpirlo, di ferirlo, di fargli desiderare che tutto ciò finisse, che non fosse reale, eppure sapeva bene che era vero, era accaduto; e per qualche oscura ragione lui era costretto ad assistere a quello scempio.
Fu un sollievo quando le immagini scomparvero, lasciandolo come sempre scosso e amareggiato. Al suo fianco, Vale ascoltava il professore americano, sorseggiando una bibita. Paola beveva una birra, lo sguardo assorto, le spalle rivolte agli ultimi raggi del sole. Brenden Reed chiuse il taccuino rilegato in pelle rossa su cui aveva fissato i suoi appunti, comprese le osservazioni riguardo al racconto del ragazzino.
Molte chiacchiere inutili, pensò anche lui, ciò nonostante si era fatto un passo avanti: era ragionevole prendere in considerazione quanto era avvenuto (e stava avvenendo) attribuendogli un significato che, se non proprio preciso, esulava comunque da sogni bizzarri e fini a se stessi. No. L’Essere si era palesato con chiarezza. Corrugò la fronte. Questo significava che era sul punto di agire. Come? E perché? La seconda domanda poteva essere rimandata, ma la prima era importante. Tuttavia non conosceva la risposta… era impossibile, tranne che… tranne che forse Berisha… Già. Se Berisha fosse riuscito a incanalare, secondo la propria volontà, le sue visioni, indirizzandole sul momento attuale, e sul pericolo attuale, ebbene, in tale caso, avrebbero avuto un’arma, uno scudo, qualcosa da opporre al Nemico. Difficile? Sicuramente! D’altro canto, quella era l’unica strada. Non ne esistevano altre.
ciaoo. Puntata di “confessioni” e di transizione.
E cosa dire se non che aspetto già la prossima??? Allora sarai regolare ora? Sei tornata a tempo pieno?
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@ LADY NADIA se sarò regolare? Non dipende da me, ma dal dannato pc che ogni tanto (spesso) non funziona! In più, come sempre, WP fa schifo. Per postare in modo decente devo utilizzare due “canali” diversi, quello in inglese per giustificare e poi quello italiano per inserire la foto. Va be’…
Ho visto che c’è un tuo nuovo post e naturalmente verrò a leggerlo 🙂
Grazie, chou.
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OOOH! SEI MULTIETNICA, IN EUROVISIONE PRATICAMENTE. E TI LAMENTI?
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@ LADY NADIA 🙂 🙂 🙂
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torna Flagg e la sua storia cupa.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR infatti, eccolo qui 🙂
Un grande abbraccio.
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mi stavo domandando dove eri finita. 😀
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR problemi con il pc 😦
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Flagg non ha eguali.
Brava Ale.
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@ MISTERGRIFO a me in effetti piace. I “buoni” finiscono sempre per stancarmi.
Grazie, carissimo!
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Grazie tesoro bello, ti abbraccio tanto, bacioni, ❤
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@ LAURA bacissimi ❤
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Puntata aspra, dal tono cupo e anche riflessivo per alcuni frangenti. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 l’hai descritta molto bene, amico mio.
Un caro saluto a te.
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Molto bello! Una sfida esoterica alle porte. Mi piace molto come sai delineare l’aspetto psicologico dei vari personaggi, li caratterizzi alla perfezione!
Mi raccomando… non smettere, sta venendo davvero bene! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST non smetto, lupissimo 🙂
Grazieee!
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Capitolo meditativo fatto di attese, forse di progetti. Descrizione stupenda e introspettiva.
Attendo il seguito!
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 ed ecco il seguito, amica cara.
Ti ringrazio molto.
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Ohhh… inzomma..
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@ LADY NADIA voilà 🙂
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Riprendo da qui, da dove avevo interrotto, così come si fa con un libro che hai dovuto lasciare per un po’, ma mai abbandonare.
🙂
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@ ILI6 che bello rivederti!
Ciò che mi scrivi mi fa un immenso piacere 🙂
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