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LA RAGAZZA CHE AMAVA I DELFINI »

COME RANDALL FLAGG 11

27 aprile 2017 di Alessandra Bianchi

Mentre Vale si recava dal professore americano, Stradilasi arrivò a Consonno a bordo di una vecchia automobile scassata. Aveva guidato con prudenza per evitare di essere fermato dalla polizia. Durante il tragitto si era soffermato a ricordare le circostanze che gli avevano fatto conoscere Flagg: a lui sapeva di dovere tutto, ed era pronto a obbedirgli, qualsiasi fosse l’ordine che avrebbe ricevuto.
Stradilasi era (era stato) un insegnante elementare. Aveva amato molto il suo lavoro, soprattutto perché gli offriva l’opportunità di stare a contatto con i bambini. Quando notava che un allievo aveva delle difficoltà a seguirlo si offriva di aiutarlo. Era un aiuto gratuito, precisava, e le famiglie gli erano riconoscenti per questo. Il bambino si presentava a casa sua e incominciavano a fare i compiti insieme. Al primo errore, Stradilasi faceva sedere l’allievo sulle sue ginocchia, infilava una mano nei calzoncini e iniziava a frugare nelle mutande. Spiegava al bambino dove aveva sbagliato e poi gli accarezzava il pisello; quando il bimbo faceva qualcosa di giusto, la carezza diventava molto dolce, se invece sbagliava gli strizzava leggermente l’uccello.
Stradilasi era uno psicologo infallibile e sapeva in anticipo con quali bambini non avrebbe corso rischi e quali invece era preferibile scartare. Quelli che sceglieva non avrebbero mai avuto il coraggio di raccontare ai genitori quello che succedeva nella casa del maestro. La maggior parte di loro provava un forte disagio, ma ad alcuni il trattamento finiva per piacere. Qualche bambino, già grandicello, era anche venuto.
Era una vita stupenda. In macchina, Stradilasi aveva sospirato, pieno di nostalgia.
C’era un bambino che gli piaceva particolarmente: era un biondino esile con gli occhi azzurri e i lineamenti del viso semplicemente perfetti. Però, non rientrava nel gruppo di quelli che poteva scegliere; avrebbe parlato, ne era certo. Essendo un uomo prudente, decise di accantonare l’idea: per quanto vaga, era comunque pericolosa e doveva evitare di tradurla in pratica. Ciò nonostante, alla sera, quando andava a coricarsi e la sua mano si stringeva attorno al pene, inevitabilmente pensava a lui. Immaginava la sensazione che avrebbe provato accarezzando il suo minuscolo coso, si figurava l’espressione di quegli occhi azzurri, dapprima sconcertata, quindi impaurita, infine ansiosa ed eccitata. Con l’altra mano gli avrebbe accarezzato il petto, si sarebbe soffermato a lungo sui piccoli capezzoli, lo avrebbe fatto impazzire, il bambino avrebbe goduto… in quel momento inevitabilmente veniva, si bagnava di sperma, il torace massiccio si alzava e si abbassava in modo quasi frenetico, la fronte si imperlava di sudore. Benché irrealizzabili, erano fantasie sconvolgenti. Era bellissimo, ma purtroppo non era la realtà. Si trattava solo di un sogno a occhi aperti (e talvolta chiusi). Lui avrebbe voluto la realtà, tuttavia sapeva che era impossibile; il sogno era destinato a rimanere tale per sempre. Sarebbe stato troppo pericoloso.
I mesi passarono e arrivò la primavera, fra poco la scuola sarebbe finita e Paolo, il bambino, sarebbe partito per le vacanze. Per lungo tempo non lo avrebbe più rivisto. Era una prospettiva che lo angosciava.
Una notte, dopo aver eiaculato, prese la decisione: avrebbe rischiato. Si rendeva lucidamente conto che era un azzardo molto grande, e che le probabilità di farla franca erano minime, ma a dispetto del buon senso avrebbe sfidato il destino. Non riusciva più a resistere al desiderio. Incominciò ad accanirsi sul bambino, riservandogli le domande più difficili e mettendolo a disagio in classe. Sebbene Paolo fosse intelligente e si applicasse con impegno, riuscì a dargli un’insufficienza. Dopodiché mandò a chiamare la madre. Era una signora giovane e affascinante, assomigliava al figlio, anche lei bionda, minuta e con gli occhi chiari.
Stradilasi le disse che il rendimento scolastico del piccolo Paolo era peggiorato, ma che non doveva preoccuparsi perché accadeva spesso ai bambini durante la crescita; era soltanto un periodo particolare che sarebbe passato. Nel frattempo lo avrebbe aiutato, seguendolo personalmente. No, non voleva essere pagato, la sua professione rivestiva i caratteri sacri di una missione. La mamma di Paolo era contenta, lo ringraziò e promise che il giorno dopo lo avrebbe accompagnato a casa sua. Aggiunse che era raro avere a che fare con una persona tanto coscienziosa e buona come lui. Stradilasi si strinse modestamente nelle spalle.
Era al settimo cielo.

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Pubblicato su Come Randall Flagg | Contrassegnato da tag L'Uomo Nero | 24 commenti

24 Risposte

  1. su 27 aprile 2017 a 22:21 Laura

    Bentornata cara, grazie della lettura, tanti bacioni, buona serata, ❤

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    • su 27 aprile 2017 a 22:27 Alessandra Bianchi

      @ LAURA eccomi qui, tesoro 🙂
      Un grande bacione a te!

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      • su 27 aprile 2017 a 23:06 Laura

        ❤

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  2. su 28 aprile 2017 a 00:07 ivano f

    Ok, il disgusto è arrivato… Non credo sia stata una bella esperienza immedesimarsi in quello là… (Ce l’ha fatta, vero? Randall l’ha aiutato in quello, e così si è guadagnato la riconoscenza…)

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    • su 28 aprile 2017 a 19:32 Alessandra Bianchi

      @ IVANO F in effetti, questo e il prossimo sono stati capitoli particolarmente difficili da scrivere (per adesso, solo ideare, per quanto riguarda il prossimo). Randall senz’altro l’ha aiutato in qualcosa.
      Ogni bene.

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      • su 29 aprile 2017 a 00:34 ivano f

        Complimenti per come ci hai fatto entrare (persino) nella testa di quello là – perché non te li avevo fatti? Mannaggiammè 🙂
        Ogni bene 😉

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      • su 29 aprile 2017 a 13:43 Alessandra Bianchi

        @ IVANO F grazie!

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  3. su 28 aprile 2017 a 19:11 rodixidor

    Riesci ad affrontare un tema tanto scabroso senza tentennamenti, precisa ed implacabile come un bisturi la tua scrittura. Non finirai mai di stupirmi, biondina 🙂

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    • su 28 aprile 2017 a 19:30 Alessandra Bianchi

      @ RODIXIDOR quando ci vuole ci vuole 🙂
      Un caro saluto!

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  4. su 28 aprile 2017 a 21:07 newwhitebear

    anche il maestro pedofilo si inserisce nel racconto. Un post breve ma che mostra un altro lato della storia.
    Come andrà a finire?
    Un caro abbraccio

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    • su 29 aprile 2017 a 13:44 Alessandra Bianchi

      @ NEWWHITEBEAR lo sapremo presto.
      Poi i vari lati finiranno per unirsi.
      Un grande abbraccio.

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      • su 29 aprile 2017 a 16:42 newwhitebear

        aspetto con curiosità.
        Un grande abbraccio

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  5. su 30 aprile 2017 a 08:24 annamaria49

    Ah la pedofilia, che insana malattia! E proprio coloro che hanno a che fare con i bambini e dovrebbero proteggerli, ne diventano aguzzini.
    Bellissima pagina molto coinvolgente, complimenti carissima! Sei stata a lungo lontana dal blog, spero tu stia bene e che non sia accaduto nulla di serio.
    un abbraccio, buona domenica
    annamaria

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    • su 30 aprile 2017 a 21:44 Alessandra Bianchi

      @ ANNAMARIA49 cara Isabel, una “malattia” proprio insana per non dire peggio. Grazie per i complimenti! Sto bene… un po’ di vacanza.
      Bacioni.

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  6. su 30 aprile 2017 a 10:39 Lady Nadia

    Orrore. Che schifo. Una puntata forte e scritta magistralmente.
    Ho visto quel bambino. Mi ha impressionato. Se esistono due cose che odio più delle altre sono la violenza ( specialmente sui bambini) e la pedofilia.
    Sei stata capace di farmi rabbrividire. Bravissimaaaa.

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    • su 30 aprile 2017 a 21:47 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA stellina, ti ringrazio di cuore!
      Venendo al contesto, talvolta è necessario affrontare anche pagine scabrose (il prossimo capitolo non sarà dissimile in questo senso), se chi scrive le reputa funzionali alla storia. Poi, chiaro, dipende da come verrà la ciambella.
      Lots of love, lady.

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      • su 30 aprile 2017 a 21:49 Lady Nadia

        Ciambella senza zucchero mi sa. Col buco sì, certo. Ciaooo.

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      • su 30 aprile 2017 a 21:56 Alessandra Bianchi

        @ LADY NADIA 🙂 🙂 🙂

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  7. su 30 aprile 2017 a 14:00 wolfghost

    Non mi sorprende che un elemento del genere sia legato a Flagg. Spero faccia la stessa fine che, immagino, magari sbagliando, farà Flagg.
    http://www.wolfghost.com

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    • su 30 aprile 2017 a 21:50 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST già. Flagg ama circondarsi di personaggi decisamente repellenti (vedi anche il suo primo accolito). La fine? Be’, per adesso è lontana 😀

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  8. su 30 aprile 2017 a 16:58 ili6

    Bentornata, Alessandra.
    Scrittura pulita e efficace anche se quel tizio non la merita:non basterebbe radiarlo dalla scuola, occorrerebbe semplicemente e frettolosamente impiccarlo!

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    • su 30 aprile 2017 a 21:52 Alessandra Bianchi

      @ ILI6 concordo, amica mia! Elementi simili mi disgustano profondamente! Un sincero grazie e un sorriso per una notte serena.

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  9. su 9 Maggio 2017 a 17:49 univers81

    Un risvolto proprio inquietante delle vicende. Credo sarà funzionale.
    Un saluto. Univers

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    • su 10 Maggio 2017 a 21:08 Alessandra Bianchi

      @ UNIVERS81 mi auguro proprio che sia come dici tu.
      Ciao.

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
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