Rita era arguta, capace di pensieri profondi e sufficientemente colta (sapeva distinguere la differenza che intercorre fra uno scribacchino commerciale e un vero scrittore, laddove il primo spesso era stato semplicemente baciato dalla fortuna, nonché affiancato da un ottimo ufficio marketing). Suonava il piano (senso artistico uguale intelligenza), dispensava utili consigli alle amiche (empatia, intuito e capacità di guadagnare la loro fiducia), realizzava pregevoli creazioni a base di cravatte, foulard e fazzolettini vintage, che si procurava investendo i guadagni e contando sulla generosità di certe anziane signore (capacità manuale: un’altra forma di intelligenza).
Componeva canzoni e poesie, cercava risposte a dubbi esistenziali, affrontava ogni nuovo giorno con la consapevolezza di poter raggiungere un ulteriore traguardo, come un ciclista alle prese con il Tour de France. E a livello sportivo, sebbene non fosse alta, giocava a pallacanestro ed era un valido play. Insomma, era viva, sensibile alla bellezza e dotata di molte altre qualità.
In questo quadro c’era spazio per un marito, un gatto, un grosso cagnone affettuoso e per un buon lavoro: responsabile di un negozio di biancheria intima.
E proprio lì si trovava a mezzogiorno di un giovedì caldo e sereno di luglio. Le altre ragazze erano andate a pranzo, Rita sarebbe uscita alle tredici e trenta per mangiare un tramezzino nel bar che frequentava tutti i giorni, se non durante la pausa sicuramente al mattino: adorava il loro caffè. Stava facendo un po’ d’ordine, quando nella boutique entrò un uomo. Dimostrava circa quarant’anni, era alto, ben vestito, con i capelli biondi pettinati all’indietro. Portava un Rolex d’oro al polso, ciò nonostante prese tre paia di boxer scelti fra i più economici, pagò in contanti tramestando nel portafoglio, poi, invece di uscire, le rivolse un sorriso smagliante e disse: “Lei è davvero bella, sa?” Rita scosse la testa. Sapeva di essere attraente, forse graziosa, ma “bella” le sembrava un complimento esagerato. Be’ di certo brutta non sono, pensò fugacemente. Aveva un viso dai lineamenti regolari, occhi grigi molto espressivi e folti capelli neri che le scendevano fino alle spalle. Comunque fosse, lo ringraziò con un sorriso. “Sono qui di passaggio.”, dichiarò lui. “Non conosco questa città, saprebbe indicarmi un ristorantino dove non vieni avvelenato? A proposito, mi chiamo Carlo Lupo, bad wolf per gli amici, good wolf se riesco a farli ridere dopo la seconda birra”, e rise a sua volta. Una bella risata, calda, piacevole. Rita si sorprese a pensare che era un uomo decisamente affascinante. Lanciò una rapida occhiata ai vestiti che indossava; denotavano buon gusto. Probabilmente, si disse, era un manager – il Rolex suonava da conferma – o un affermato venditore. Non era per i soldi, ma apprezzava gli uomini di successo; amava il marito, però a volte riteneva che avesse un impiego troppo modesto – era un semplice impiegato – a causa della mancanza di ambizione, l’unico difetto che gli riconosceva. Nella vita, l’ambizione è importante: ti porta a scavalcare muri altissimi, ad affrontare le prove più dure, e se vinci avrai raggiunto il tuo traguardo, ti sarai elevato al di sopra della massa.
Si riscosse da quei pensieri e gli suggerì “Da Rino”, un locale che serviva un fantastico tris di primi e succulente bistecche, alte e cotte alla perfezione, in più i prezzi erano contenuti. “Bene.”, Carlo Lupo sorrise di nuovo. “E che ne direbbe di farmi compagnia? Posto che il negozio chiuda, si intende.” Rita aprì la bocca per declinare gentilmente l’invito, invece con suo grande stupore rispose: “Non chiudiamo fino a questa sera, però” – guardò l’ora – “fra quaranta minuti ho la pausa.”
“Ottimo!”, esclamò lui. “Sarà un pranzo delizioso!”
Benché fosse un po’ pentita, Rita non trovò il coraggio per comunicargli che aveva cambiato idea. Cose che capitano.
E fu veramente un pranzo delizioso, in parte grazie al cibo e allo squisito vino che Carlo aveva scelto, ma soprattutto per il feeling che si instaurò fra i due. Senza la minima traccia di alterigia, Lupo le parlò del suo lavoro, o meglio: delle sue innumerevoli attività. Si occupava di vari settori, non per il guadagno, precisò, ma perché amava ciò che faceva, viveva di soddisfazioni, la più importante delle quali era legata a una ditta in Africa. Costruiva scuole per i bambini poveri, naturalmente era pagato, e non poco, tuttavia i soldi che gli versava quello Stato – a Rita sfuggì il nome – erano ben poca cosa rispetto alla gioia che provava nel fare qualcosa di importante per il futuro di quei bimbi neri. Scrollò le spalle e aggiunse divertito che comunque tutto il denaro di cui disponeva era impegnato in mille diverse ramificazioni. “Spesso il mio alimentari mi deve fare credito!” A giorni, peraltro, due o tre al massimo, avrebbe ricevuto una grossa rimessa – freschi contanti! – e voleva festeggiare l’avvenimento. Rita sarebbe andata a Cannes con lui?
Lei scoppiò a ridere. “Naturalmente, no!”
L’hotel Carlton è situato sulla Croisette.
Insieme al Martinez e al Majestic è il più bello e lussuoso di Cannes. Quando al mattino si svegliava, Rita contemplava incantata la favolosa camera che divideva con Carlo, poi correva sul balcone per osservare l’incomparabile spettacolo del mare, mosso dal Mistral e illuminato dai raggi del sole. Facevano colazione a letto, riprendevano ciò che, vinti dal sonno, avevano interrotto la notte precedente (che, in ogni caso, si era dimostrato di piena soddisfazione per entrambi), quindi uscivano per godersi la vita. Passeggiavano mano nella mano, visitavano i negozi di Rue d’Antibes, salivano sulle giostre del luna park, ubicato dopo il Porto Vecchio (ai cui moli erano ormeggiate “barche” che erano autentiche regine), pranzavano da Felix, al Blue Bar o all’Auberge Provencale. Rita andava matta per la Salade nicoise e per le moules avec frites; Lupo le aveva sconsigliato le ostriche, dato che luglio è un mese senza la “r”, al contrario di gennaio (janvier), e in tali mesi risultano a rischio. Si concedevano un sonnellino e, dopo un buon caffè consumato al bar del Carlton, riprendevano quella sorta di viaggio nel mondo dei sogni. Era un mondo nuovo, diverso, che con il marito non avrebbe mai conosciuto. A lui non pensava quasi mai, qualche fugace rimorso che una gita a Saint-Tropez o un’escursione nell’entroterra provvedevano a disperdere, come polvere spazzata via dal vento.
Trascorsi sette giorni, la rimessa che Lupo aspettava non era ancora arrivata (“ma non tarderà, ormai è questione di ore”) e fino a quel momento Rita aveva pagato tutti i conti con la sua carta di credito (non osava controllare il saldo, ben sapendo che era molto vicino al cosiddetto lumicino). Non importava: i soldi erano in viaggio dall’Africa e quando fosse giunto l’accredito c’era un certo Trilogy della De Beers che la attendeva dietro la vetrina di un negozio da Mille e una Notte. Rita era tutto tranne che veniale, ma quel regalo rappresentava il simbolo del grande amore che Lupo nutriva per lei.
Dopo altri due giorni, si svegliò da sola nel letto. Carlo sarà andato a prendere Nice-Matin e altri giornali. Un’ora più tardi, vagamente perplessa, si vestì e scese nella hall. Il portiere le consegnò una busta.
Rita la aprì.
“Mi chiamo Carlo Lupo.”, dichiarò l’uomo elegante alla bella cassiera. “Bad wolf per gli amici, good wolf se riesco a farli ridere dopo la seconda birra.”, e rise a sua volta.
Carlo Lupin, per l’esattezza 😉
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@ RODIXIDOR ci può stare 🙂
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Ah caspita! Bell’affare. Davvero simpatico questo racconto, vero, ha ragione Rodixidor. Non conoscevo la storia delle ostriche ma, in compenso, quella del giornale sì.
😂😂😂 Insomma, fregata! Come si suol dire. Mi sarebbe piaciuto conoscere anche il contenuto della lettera. CURIOSA IO.
CIAOOOOOO PIACEVOLISSIMA LETTURA MADAME B.
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Quando hai finito qui… Ti vuole una certa Soledad71 sul mio blog. Sotto all’articolo della bilancia.😂😂😂 Chiede di te.
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@ LADY NADIA siamo sicure? Comunque, va bene, arrivo.
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Io sì, tu… non so.
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@ LADY NADIA riguardo alle ostriche, è una nozione importante da tenere a mente. Mia curiosa amica, immagino che nella lettera ci fosse scritto: grazie per i bei giorni che mi hai regalato! Non ti dimenticherò facilmente, tesoro. E ci mancherebbe, aggiungo io 😛
Ciao e grazie.
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Ehhhh poche righe.
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@ LADY NADIA il racconto supera le mille parole, sul resto non saprei.
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una storia di truffa e di inganni che Rita ha subito. bad Wolf molto abilmente l’ha raggirata. Rita starà leccandosi le ferite. Era meglio il marito anonimo e senza grilli al Carlo Lupo sedurttore e truffatore.
Un caro abbraccio.
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@ NEWWHITEBEAR è un po’ un racconto che vuole dimostrare una tesi. Può una persona intelligente essere nel contempo “tonta”?
Un grande abbraccio.
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no. infatti Rita è solo tonta.
Un grande abbraccio
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Mamma mia, ‘sti lupi si mimetizzano bene eh! 😀
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@ IVANO F sono veramente abili 😀
Ogni bene.
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Abile arruolata. ( due erre?)
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@ LADY NADIA 🙂
Yes, due erre, darling.
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Ma si può essere cosi fesse? Non discuto il lupo, c’ha provato, è il suo mestiere (quello di fregare la gente) ma lei…, che va a pranzare con uno sconosciuto e tutto il resto…anche il più classico colpo di fulmine merita un attimo di attenzione, caspiterina!
Classico esempio di un’intelligenza incanalata molto male.
che significa Dumb? in inglese “ammutolito”: Rita senza parole?
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@ ILI6 Dumb, oltre che “ammutolito”, significa anche “stupido, sciocco, idiota”; in altre parole “tonto”.
Come ho già in parte scritto, sono partita da una riflessione. Mi sono chiesta: si può essere intelligenti e nel contempo “tonti”? Benché apparentemente questa sembri una contraddizione in termini, la risposta è affermativa, e Rita ne rappresenta la prova vivente. Come lei, certe mie amiche e/o conoscenti. Intelligenti negli studi, al lavoro, nel dispensare validi consigli, e ciò nonostante poco avvedute per quanto riguarda la vita privata, diciamo così.
Serena notte, Marirò.
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Baci Ale, grazie dell’ottima lettura, buona settimana, ❤
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@ LAURA tanti baci a te con l’augurio di una splendida settimana 🙂
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❤
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Buonissima lettura, di un certo interesse. A presto. Univers
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@ UNIVERS81 come sempre, tengo molto al tuo parere.
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E il marito, quale scusa ha trovato la super credulona? Hai ragione tipe così ce ne sono e finiscono per seguire il fascino del presunto denaro e anche del convincimento adescatore.
Bel racconto che scorre in piacevolezza.
Un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 penso proprio che con il marito abbia chiuso.
Ti ringrazio e ti abbraccio.
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weee, dove sei finita?
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@ ILI6 sono quiiii! Grazie 🙂
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Bé, posso dire che la signora un po’ se l’è meritato? 🙂
Mandare all’aria un matrimonio perché ti si presenta un “uomo di successo” reca senz’ombra di dubbio un bel karma negativo 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST come non darti ragione, lupissimo?
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Davvero gustoso e ben scritto! Mentre leggevo, quel bellimbusto di Lupo me lo sono immagino con le fattezze di Matthew McConaughey, e dubito che qualunque donna saprebbe resistere a un tale affascinante mascalzone, anche se dovesse intuire fin da subito come andrà a finire 😉
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@ JULIAN VLAD analisi perfetta! Grazie 🙂
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Non c’è di che!
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