Out of the Blue
Into the Black 3
Dopo una cena a base di minestra fredda e pizza riscaldata (tre euro e venti, al di sotto del suo budget quotidiano), Berisha aveva preso la chitarra ed era andato a sedersi sui gradini che dalla porta d’ingresso conducevano sulla strada.
Ma suonò per poco tempo.
Neil Young aveva inciso due album eccezionali, After the Gold Rush e Harvest (il terzo e il quarto in odine cronologico), dischi nei quali si respirava un’aria spesso serena; poi, però, erano morti Danny Whitten e Bruce Berry, l’uno, chitarrista dei Crazy Horse, l’altro, roadie: ciò, unitamente a problemi di salute e alla malattia del figlio, lo aveva sprofondato in una profonda crisi, di cui i lavori successivi, benché splendidi, ne erano lo specchio.
E ora Nazif vedeva tutto questo, non nel senso di vivere l’angoscia del canadese, quanto nell’osservare, passo dopo passo, i suoi gesti, gli scatti d’ira, le lacrime. Si trattava dello stesso fenomeno che lo aveva portato a Travnik. I cadaveri che giacevano nel fango, la cattiveria umana, gli angeli che piangevano al cospetto di quell’atroce barbarie.
Le immagini scorrevano davanti a lui, simili a un film: la ripresa, nuovi tormenti, il periodo dei dischi “folli”, altri capolavori, il grunge.
Sarebbe tornato di sopra per riascoltare Rust Never Spleeps, quando una figura nota imboccò la discesa che correva parallela alla ferrovia. Berisha abitava dopo la pasticceria; a sinistra, guardando verso nord, c’era il viale della chiesa.
Vale era simpatico a Nazif.
Non aveva i difetti della maggior parte degli italiani: niente smartphone, l’aggeggio più stupido che fosse mai stato inventato; non era razzista, e, bontà del cielo, leggeva. Il fatto che fosse preso in giro dai compagni di scuola rappresentava un ulteriore elemento positivo. Berisha andò a prendere due lattine di Coca e ne offrì una al ragazzino. Vale accettò con piacere. Era una bella serata, ancora calda; il cielo privo di nubi, una lieve brezza che calava dalle montagne, su a settentrione.
I convenevoli furono ridotti al minimo. Dopodiché Vale raccontò la sua esperienza della sera precedente. Non temeva ironie, non da parte di Berisha, e infatti venne ascoltato in silenzio, senza sorrisi di scherno o sguardi sarcastici. Alla fine, Berisha annuì. “Non stento a crederti.”, disse. “Stanno accadendo cose decisamente strane. Più tardi mi aspettano il professore americano e Paola. Sei della partita?”
“Certo.”, rispose Vale, scrollando le spalle. “Troverò un modo… per quel che importa ai miei genitori…”
Berisha consultò l’orologio, un fantastico orologio di Paperino del quale andava estremamente fiero. “Ma adesso…”
Non terminò la frase. Una laida vecchia stava percorrendo gli ultimi metri che la separavano dalla casa; li ignorò e proseguì la passeggiata, posto che di passeggiata si potesse parlare: secondo Nazif, era un essere maligno, intento a oscuri traffici, in lei ravvisava un’aura di malvagità. Non sapeva come si chiamasse, e forse non lo sapeva nessuno. Si diceva che era arrivata dalla Svizzera, non lavorava e trascorreva gran parte del tempo a girare per le strade, a volte borbottando fra sé. Altrimenti, stava chiusa nel fatiscente tugurio che aveva preso in affitto, al confine con Arosio, da dove – Berisha ne era sicuro – sbirciava i passanti, nascosta dietro le luride tende. Probabilmente faceva la spesa al supermercato, poiché non c’era un solo negoziante che l’avesse mai vista entrare nel suo negozio. Anche nel paese di Nazif esistevano simili megere. Magari erano streghe. Magari soltanto donne cattive, invidiose e dal cuore arido. Di certo vi era solamente il fatto che non erano buone, e non per l’aspetto fisico (pensarlo sarebbe stata una sciocchezza o una forma di razzismo), ma a causa delle vibrazioni negative che emanavano. La vecchia scomparve alla prima curva ed entrambi – il giovane e il ragazzino – tirarono involontariamente un sospiro di sollievo.
“Adesso devo fare una commissione.”, riprese Berisha. “Fra un’ora dal professore, d’accordo?”
Vale gli diede un “cinque”.
Nazif risalì le scale, sistemò la chitarra e indossò un giubbotto in previsione dell’aria fredda che, a quanto annunciavano le previsioni meteorologiche, sarebbe arrivata di lì a un paio d’ore. Nel frattempo, rifletteva. Il racconto di Vale sembrava appartenere allo stesso delirio dell’Uomo Nero e dei sogni che lo riguardavano. E l’Uomo Nero, prima o poi, si sarebbe fatto vedere. Non a fin di bene, questo è sicuro, pensò. Se la megera era una donna sgradevole, l’essere che di notte entrava nel loro inconscio era molto pericoloso. Esisteva un modo per impedirgli di mettere in pratica i suoi piani, quali che fossero? Inoltre, perché era interessato a un paese così piccolo?
Uscì di casa, accompagnato da una quantità di interrogativi.
3 Neil Young
L’ uomo nero è vicino a casa mia? Il noir si fa strano… molto strano….
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@ LADY NADIA le zone sono quelle: Inverigo, Arosio, Erba, Consonno.
Molto strano, confermo 🙂
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Mmmmmm…. pauraaaaaaa
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@ LADY NADIA bene 🙂 🙂 🙂
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Ale bravissima, grazie della lettura, baci tesoro bello, buonanotte, ❤
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@ LAURA bacionissimi!
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:**** tanti a te, ❤
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Riprende la storia di Vale e Berisha e si preparano nuovi intrecci. La curiosità cresce.
Un caro abbraccio
O.T
‘trascorreva gran parte del tempo a girare per le strade, a volte borbottanto fra sé’ –> borbottanto dovrebbe essere borbottando oppure borbottante
‘quanto annunciavano le previsioni metereologiche’ –> meteorologiche
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@ NEWWHITEBEAR più passa il tempo, più divento scema, disse Ale borbottando fra sé 🙂
Grazie, ho corretto.
Un grande abbraccio.
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ma no. capita spesso anche a me.
Un grande abbraccio
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No, no, è vero delle birre!
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che c’è di male. Due birre fanno bene alla pelle. 😀
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Anche a quella caduca?
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parli di quella cascante? Un po’ vizza?
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Ecco, credo di sì. Quella che sballonzola.
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ma è così vecchia?
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Può darsi che la biondina sia un po’ “caduca”.
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allora le birrette fanno al caso suo
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😊😊😊
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😀
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@ LADY NADIA e NEWWHITEBEAR ohibò 🙂
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E io? Le ho detto che c’erano i refusi… sai cosa mi ha risposto? “Dove?”, mi ha risposto “dove!” e pure incavolata. Mah. Sai perchè, quella sera si è fatta due birrette la biondina. Io lo so, lo so bene!
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la biondina fa bene. Due birrette non fanno male 😀
Ha ragione a incavolarsi… 😀 Non gli hai detto dove 😀
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Ah ah ah!
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😀
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Comunque… sssccchhhttt, parliamo a bassa voce, nell’orecchio, se no ARRIVA!
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ok! abbasso di due ottave la voce
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Noooo, di volume.
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e vada per il volume
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Ti dirò un segreto: ieri l’ho fatta arrabbiare e ora sto cercando di farmi perdonare. Qualcosa però mi dice che ho sbagliato modo.😉😂😂😂
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e va bene. domani è domenica. tutto passa
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@ LADY NADIA perdonata 😀
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Un po’ alla volta va componendosi la squadra dei buoni… Basterà a fermare l’Uomo Nero? Mmm, vedremo 😉
Ogni bene
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@ IVANO F precisamente. E vedremo se ciò sarà possibile.
Ogni bene a te, amico mio.
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Scriviamo o battiamo la fiacca? Sei in sindrome? E… scriviiiiiiiii⌛⏳⌛⏳⌛⌛⌛⌛⌛⌛
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Ciaoooo vado!
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Cara Ale, ti superi ogni volta! la figura della laida vecchia è perfetta nel contesto della storia, curata nei particolari e…tanto vera! Megere del genere, cariche di vibrazioni negative, ci sono un po’ ovunque ed è bello non incrociarle. ci lasci con tanti interrogativi: speriamo di risolverli presto e in bene.
Sorriso per te, buona notte 🙂
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@ ILI6 le ho conosciute anch’io, cara!
Sorriso per una buona domenica e grazie 🙂
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Intrecci che fanno emergere molta qualità narrativa. Alla prossima puntata. Un saluto, a presto. Univers
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@ UNIVERS81 ti ringrazio, caro.
Un sorriso per una dolce serata.
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Questo me l’ero perso! La trama si fa sempre più coinvolgente, con figure “umane” e altre che sembrano uscite da “Walking in my shoes” dei Depeche. Spero che tu riesca a portarlo avanti, “rischia” di essere uno dei tuoi capolavori 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST caro lupo, mi hai veramente commossa! Ma sul serio.
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Fuori dal blu, e dentro al nero… sbaglio o è una citazione da IT (oltre che di Neil Young?) 🙂
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@ JULIAN VLAD secondo me, no, però potrei sbagliarmi io.
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Ho verificato, in effetti la frase compare in una serie di incisi all’inizio del libro, subito dopo le dediche, ed è correttamente attribuita a Neil Young, cosa di cui non avevo alcun ricordo. Mi è rimasta impressa perché King la usa almeno un paio di volte, nel corso del romanzo, a mo’ dei suoi celebri tormentoni; ma si tratta di una reminiscenza da nerd (dovuta senza dubbio al fatto che IT fu il mio primo incontro con il buon vecchio zio Steve, ormai taaanti anni fa), perché dubito che sia la prima associazione che verrebbe in mente a un fan di Neil Young, a cui quel verso sia noto nella sua collocazione originale 🙂
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@ JULIAN VLAD complimenti per la memoria!
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