Dorme.
Dormire.
Quando una persona dorme non esercita alcun tipo di potere… questo almeno in teoria, perché le cose non stanno esattamente così. Non era un concetto semplice, e non lo erano neppure le implicazioni che esso comportava, ma, benché fosse ancora un bambino, Pippo Bartolomei era molto sveglio, e sicuramente più maturo degli altri ragazzini della sua classe.
Spostò lo sguardo dalla culla alla finestra che dava sul giardino e, oltre la recinzione, sugli alberi che, simili a mendicanti infreddoliti, tendevano al cielo i loro rami ancora parzialmente spogli. Splendeva il sole, però era il classico sole di marzo, bello a vedersi e tuttavia freddo. Il vento da nord contribuiva a rinfrescare l’aria.
Pippo tornò a contemplare il neonato. Marco riposava sereno, protetto dal mondo, amato dai genitori, apparentemente inerme quando invece era proprio lui a determinare i destini della famiglia. E questo ancor prima di nascere. Pippo non aveva dimenticato che dopo l’annuncio, proclamato con espressione radiosa e voce squillante dalla mamma – il padre se ne stava in disparte, appoggiato alla parete, una lattina di birra in mano, il sorriso che affiorava dalle labbra – erano andati persi due appuntamenti, due consuetudini, per lui assai importanti. Il primo riguardava la corsa. Partivano entrambi dal retro, uscendo dalla cucina, attraversavano il prato, varcavano il cancello che delimitava la proprietà e prendevano per il bosco. Seguivano un sentiero a tratti abbastanza agevole, in alcuni punti più impervio, che alla fine conduceva a uno spiazzo circolare dove si fermavano a riprendere fiato. Vinceva sempre lui e non gli dispiaceva, sebbene sapesse benissimo che era la madre a lasciarlo vincere, fingendo una stanchezza inesistente negli ultimi decisivi metri. Poi, seduti su due massi, chiacchieravano di tutto e di niente: Pippo parlava della scuola, di un nuovo film che avrebbe desiderato vedere, di quanto era buffo il vicino di banco, sempre pronto ad arrossire e a vergognarsi di quel rossore e a balbettare per la vergogna. Pippo lo aiutava con i compiti, la madre annuiva come a significare che era cosa ben fatta, dopodiché gli raccontava qualche episodio divertente – la parrucchiera che aveva sbagliato colore e la signora Mizzi che era andata in escandescenze, partendo per la tangente: lacrime, strilli, la latente minaccia di uno svenimento; era comunque un’attrice nata, degna di miglior causa.
Oppure tirava fuori dalla sacca un libro di miti e leggende e, con la bella voce che le apparteneva, leggeva un brano, talvolta un intero capitolo. Fra i tanti, il preferito di Pippo era il racconto di Alessandro Magno e del nodo di Gordio (in ultimo, spazientito, il grande re lo tagliò con la spada).
Ma, in seguito all’annuncio (Habemus Papam, non erano queste le parole del cardinale?), la corsa in mezzo agli alberi era stata soppressa perché avrebbe potuto nuocere a Marco.
E anche un secondo appuntamento era finito nel dimenticatoio. Qui si entrava in un terreno minato, Pippo ne era consapevole nel modo vago in cui molti fatti vengono assimilati e digeriti; è meglio non fare esatta chiarezza, è preferibile vivere il momento senza interrogarsi troppo… vivere e poi scordare, fatta eccezione per il senso di compiuta soddisfazione, di estrema letizia, che si accompagnava a tale rendez-vouz, del quale anche papà era all’oscuro. Accadeva di notte, quando babbo era di turno giù alla fabbrica, non proprio tutte le notti: una su due rappresentava la giusta proporzione, senza peraltro una regolarità di intervalli (due sì, due no, ad esempio) e ciò accresceva il piacere quasi mistico che quella visita nel suo lettino, quella mano leggera ma incalzante, quelle frasi sussurrate dolcemente all’orecchio, gli arrecavano, un dono soltanto a lui riservato, di cui era a conoscenza forse qualche gatto e nessun altro.
A causa di un bimbo non ancora nato, stop alle corse e stop ai palpiti notturni!
Il quadro poi era andato peggiorando. Bastava un pianto per richiamare ambedue i genitori, l’interesse nei confronti di Pippo era via via scemato, i suoi resoconti delle prodezze scolastiche venivano accolti con un interesse che gli sembrava tiepido (o freddo?), e lo stesso valeva per ogni altra attività che lo aveva visto protagonista.
Dormire.
E disporre dei destini di un’intera famiglia.
Così va il mondo, cercò di consolarsi Pippo.
Solo che… solo che sarebbe andato avanti così per sempre, non c’erano prove al riguardo, ma a questo portava una semplice riflessione. Con il passare del tempo il piccolo mostriciattolo (mostrino, lo chiamava dentro di sé) avrebbe preteso maggiori attenzioni e, dato che la sua strada sarebbe stata la medesima del fratello maggiore, le avrebbe di certo ottenute. Comprese la corsa e gli appuntamenti notturni? Sì. Sicuro.
Si traferì in cucina per prepararsi una merenda a base di pane, burro, marmellata, nutella e zucchero. Sorseggiò un bicchiere di latte, osservando oziosamente le piastrelle, i piatti lavati e riposti negli appositi contenitori, gli strofinacci dai colori vivaci.
“Accettare la realtà è sinonimo di intelligenza.”, aveva sproloquiato un giorno la bibliotecaria, mentre prendeva nota del libro che si era scelto. Per poi aggiungere: “L’importante è adeguarsi, e combattere per viverla nel migliore dei modi, non per contrastarla, il che sarebbe comunque inutile.”
Già. Chissà cosa diceva la Bibbia in proposito? Rammentava alcuni brani dell’edizione per bambini che aveva letto, nessuno di essi però affrontava simili problemi. Finì di mangiare, lavò il bicchiere e gettò un occhio all’orologio a parete. Fra dieci minuti la mamma sarebbe tornata, lo sapeva perché a quell’ora alla tv davano il suo sceneggiato preferito e difficilmente avrebbe mancato quell’appuntamento.
E i miei appuntamenti? Dove sono finiti?
Mentre un’idea prendeva vagamente forma in lui – oh, ma solo vagamente! E’ un gioco, no? -, tornò nella camera del fratellino.
Mobili pastello, stickers raffiguranti animaletti e personaggi dei cartoni alle pareti dipinte di un tenue azzurro, la finestra affacciata sul giardino, dove a breve sarebbero comparsi i fiori. La mia stanza era più o meno simile, ricordò. Tranne che io non rubavo niente a nessuno!
L’idea era buona, fu il pensiero successivo; se non si trattasse di un’assurdità (una contraddizione in termini scusabile, considerato il contesto), potrei addirittura metterla in pratica.
Alessandro il Grande stette forse lì a rimuginarci?
Colpito da quella considerazione, Pippo si fermò in mezzo alla stanza, boccheggiando.
Cinque minuti!, lo avvertì una vocina.
E allora?, sbraitò mentalmente.
E allora, e allora… vuoi che tutto torni come prima?
Pippo soppesò la proposta.
Un cuscino, si disse.
IL NODO DI GORDIO
22 marzo 2017 di Alessandra Bianchi
35 Risposte
una storia vera della gelosia di un fratello verso il nuovo arrivato che gli toglie spazio.
Bella, veramente bella.
Un caro abbraccio
O.T.
Leggo nel finale
Colpito da quella considerazione, Marco si fermò in mezzo alla stanza, boccheggiando.
Cinque minuti!, lo avvertì una vocina.
E allora?, sbraitò mentalmente.
E allora, e allora… vuoi che tutto torni come prima?
Marco soppesò la proposta.
Un cuscino, si disse.
Ma Marco non era il fratellino? Il neonato?
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@ NEWWHITEBEAR e io sono Ale la scema!
Grazie per l’attenzione, ho corretto.
E grazie per il tuo giudizio.
Un grande abbraccio.
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ma no! 😀 Capita! Arrivato sul fondo ho notato il nome e non mi tornava 😀
Un grande abbraccio
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E’ molto bello Alessandra, baci cara, ti abbraccio tanto, ❤
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@ LAURA ti ringrazio, mia bella amica!
Bacioni 🙂
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Bella e brava sei tu, ❤
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La gelosia di un primogenito ben raccontata, nei particolari e con tutti i risvolti visti dalla prospettiva di un bambino. Poi inevitabile, ti prende la mano il racconto (ti conosciamo biondina) e prendendo la rincorsa da una fetta di pane e nutella lo trasformi in un’agghiacciante noir. Sempre un’emozione leggerti. Ma che te lo dico a fa’ ? 🙂
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@ RODIXIDOR mi conosci bene, eh? Le cose sono andate proprio come dici tu: inizialmente pensavo solo a una storia di gelosia… poi, però 🙂
Fra l’altro, non ho calcato la mano riguardo a un altro passaggio, lasciando così al lettore la facoltà di interpretarlo come meglio crede. Diciamo, un velo pudico, per rendere l’idea.
Chapeau al recensore!
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Ma no brava tu, oramai conosco la tua calligrafia 🙂
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@ RODIXIDOR meglio di me, credo!
Ti ringrazio.
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Accidenti! Sono rimasta col cellulare sospeso a mezz’aria. Agghiacciante. Pauroso. Terribile.
Divinente scritto. Ah terrificante.
Un pezzo forte eh!🌹🌹🌹 Mannaggiaaaaa.
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@ LADY NADIA da un racconto basato su un sentimento – la gelosia – piuttosto comune sono passata, scrivendo, a una storia decisamente più cupa. Quando ho riletto mi sono detta: ok, in fondo è quello che volevo (e a livello inconscio forse fin dall’inizio). Quindi, accolgo con grande piacere il tuo commento.
Terrificante? Bene!
Felice serata e grazie 🙂
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Mmmm in questi giorni sei preziosella ma resti una grande scrittrice, cara. Amica.🌹
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@ LADY NADIA preziosella? Ihihih 😀
Thank you, my friend.
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🌹🌹🌹
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Con fiore e spine però.
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Sappilo
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@ LADY NADIA spero più fiori che spine 🙂
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è molto interessante oltre ad essere scorrevole l’argomento è delicato la gelosia nasce dal trasferimento delle attenzioni che i genitori avevano per lui al fratello non tutti i bambini soffrono allo stesso modo ma i genitori dovrebbero essere molto attenti perchè è una gelosia che il bambino può portarsi avanti negli anni e gli può modificare il suo percorso di vita potrebbe uscirne un bellissimo libro sull’argomento complimenti e buon lavoro ciao
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@ GABRIARTE benvenuta nel mio blog.
E grazie per il bellissimo commento 🙂
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Bé, avendo avuto due fratelli maggiori… ho corso grossi rischi direi!! 😀
Conoscevo la tua capacità di “empatia” verso i personaggi dei tuoi scritti, cosa che ti ha sempre permesso di “farci vedere come se fossimo lì”… ma anche nei panni del bimbo!! Bravissima! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST dear wolf, sono più che lusingata.
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Sei bravissima a farci entrare nella mente dei tuoi personaggi, a farci toccare con mano la loro personale logica… e tutto diventa perfettamente plausibile. Qua un brivido nasce eh, e chissà se Pippo ha poi agito o no…
Ogni bene
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@ IVANO F che bello vederti 🙂 🙂 🙂
Chissà se Pippo ha agito o no… questo può deciderlo ogni lettore.
Ogni bene a te!
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Per me no, non ha agito… ma non sono ottimista eh, lo immagino a rimpiangere la propria inerzia e cercare di “riscattarsi” compiendo qualche altra terribile azione…
Ciao ciao 🙂
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@ IVANO F mi piace il tuo finale!
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😉
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E anche questo è un racconto magistrale, che indaga con perfezione chirurgica la bestia che è la gelosia. Chapeau.
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@ IANNOZZI GIUSEPPE esistono vari tipi di gelosia: in questo racconto ho scelto di indagare in quella fra fratelli.
Caro Beppe, grazie!
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Buon Weekend Alessandra ! 🙂
Aliosa 🙂
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@ ALIOSA buona giornata!
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Emozionante. Coinvolgente. Un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 ti ringrazio di cuore.
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Meravigliosa e devastante gelosia. Letto tutto in un solo fiato!!!
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@ ERO SVEGLIA grazie mille!
E un caldo benvenuto nel mio blog 🙂
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