Pink aveva partecipato a una gran quantità di risse, uscendone sempre vincitore, poiché conosceva a fondo i meccanismi fondamentali che stanno alla base del successo. Quattro, secondo lui, era il numero giusto da cui doveva essere composta una banda, perché perdere un elemento significava perdere solo il venticinque per cento degli effettivi e, dato che almeno fino a quel giorno non aveva mai dovuto combattere contro più di due o tre persone, il vantaggio era garantito, o almeno la parità (che, vista l’esperienza accumulata in tante battaglie di strada, assicurava in ogni caso la vittoria).
Inoltre, nella maggior parte dei casi, la sua fama, e quella di Piso e degli altri due, lo precedeva. Il risultato era un pestaggio a senso unico ai danni di giovani troppo spaventati per reagire con fermezza; nessuna lotta sportiva, quindi, o soltanto molto di rado. In questo c’era tutto il bello: far cacare addosso i nemici, circondarli (la tattica era sempre la stessa: uno davanti, uno alle spalle, due ai lati) e poi massacrarli.
Ma era accaduto qualcosa di strano, di insensato, di inspiegabile. Un tizio sbucato chissà da dove si era preso la briga di difendere Luca Barbenni, detto il segaiolo. Un tizio che sembrava avvolto in una manto di fuoco e di ghiaccio, che rideva tutto allegro e che aveva letteralmente fatto volare il povero Piso. Un orribile tipo che adesso stringeva i testicoli di numero tre e di numero quattro, costringendoli a ululare in ginocchio, come vecchi lupi resi malconci dalla fame e dai troppi inverni patiti.
Pink meditò di eclissarsi.
Una buona idea.
Però ciò non fu possibile.
Nulla fu più possibile, per lui.
In quanto a cultura, Nazif Berisha non si sentiva inferiore ai suoi coetanei italiani; non che ci volesse molto, pensava a volte risentito. Forse nelle grandi città era diverso, non possedeva adeguati metri di paragone; ma, se avesse dovuto scommettere, basandosi su quanto vedeva alla televisione, avrebbe puntato sulla propria persona. Qual era il percorso tipico di un italiano? Nel piccolo paese, dove ormai viveva da anni, esisteva il lavoro – e questo era positivo – tuttavia al di fuori del job non si andava oltre alle birre, le macchinine perdi-soldi e restaci lì, il tifo spesso sconsiderato rivolto a squadre che in linea di massima giocavano male, in modo attendistico e codardo. Si era scelto un club, la Roma, per differenziarsi dalla maggioranza, rossoneri, nerazzurri, bianconeri; non che la lupa lo facesse impazzire, a parte Totti e Pjanic. Gli piaceva anche Higuain. Il massimo, per lui, era comunque Ibra. Sempre primo. Ovunque.
Nelle metropoli, Berisha ravvisava il peggio. Smartphone. Smartphone. Smartphone. Una vita inutile, per come la pensava. E poi… il razzismo. Oh quello c’era, immancabile come la neve a gennaio. Diffuso in tutti gli strati sociali, dalla vecchia beghina al commerciante, al legale inamidato, alla consorte del proprietario della fabbrica dove lavorava lui, una donna anche bella, sebbene fosse arida e vuota, bridge e tennis giù al circolo delle matrone.
Gli piaceva Paola, perché era simpatica, intelligente e più aperta delle amiche; gli piaceva il professor Brenden Reed, che gli lasciava curare orto e giardino, in cambio di mancette e di conversazioni sostanziose… era americano, certo. Da quanto sapeva, Stati quali il Texas e comunque tutto il profondo sud vantavano il record mondiale di razzismo. Se si fosse stabilito negli States, avrebbe sicuramente optato per la California. Suo padre, a suo tempo un musicista di strada, adesso un discreto meccanico, conosceva musiche prodigiose, e tutte provenivano da San Francisco e dintorni, complessi quali i Grateful Dead, i Jefferson Airplane, i Quicksilver Messenger Service. Dark Star! Berisha sapeva suonarla e risuonarla, l’aveva fatto un infinità di volte, fino a imparare a memoria ogni nota, ogni singola nota, benché poi Jerry Garcia non l’avesse mai eseguita nello stesso modo. Be’, bisogna accettare i propri limiti, no?
Li vide conversare in veranda e alzò un braccio in segno di saluto.
Brenden gli fece cenno di raggiungerli. Berisha non si lasciò pregare. Una bella compagnia era quello che ci voleva. Quando prese posto, Paola andò a prendere una Coca. Niente birra per Nazif.
Mandò giù con piacere una sorsata e all’improvviso assunse un’espressione perplessa, quasi vacua. Era come se da un momento all’altro, per la precisione da un istante prima a ora, si fosse accesa una luce, una lucina piccola, simile a quando da una fessura nel buio traspare un raggio, una scintilla, un barbaglio, meglio non avrebbe saputo descrivere quello strano fenomeno… sapeva solamente che voleva parlarne… no, non di quel cristallo luminoso, ma di ciò che esso evocava… il sogno.
E, praticamente a sua insaputa, chinò la testa e incominciò a parlare.
“Ho fatto uno strano sogno.”, annunciò con voce piatta.
Se suo padre fosse stato presente, lo avrebbe immediatamente fermato. Nazif e i sogni: un connubio che spaventava il vecchio e non a causa di Dark Star, di Haight Ashbury, di Jerry Garcia che provava scale su scale incurante del fatto che fosse il 31 dicembre. Nazif non era nato all’epoca, sicuro, ma per il padre esisteva di peggio. Anche a Travnik il ragazzo non aveva mai messo piede, eppure aveva sognato tutto. E questa, comunque la si volesse mettere, non era una cosa semplice da digerire.
La morte, i massacri, gli sforzi inutili di chi provava ad aiutare. Di chi cercava una soluzione, non rendendosi conto che una soluzione non c’era. O forse, sì, c’era, ma non la si voleva trovare. Mancava il petrolio, pertanto l’interesse delle grandi potenze era minimo.
Regnavano terrore e barbarie.
E, suo padre lo sapeva, era come se Nazif fosse stato lì.
Per una famiglia che non annoverava fra i suoi antenati streghe, maghi o sciamani, risultava difficile accettare la presenza di un ragazzo dotato di tali misteriose facoltà.
Grazie della lettura, sei bravissima Ale, buonanotte e buona giornata per domani, ❤
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@ LAURA grazie a te per l’attenzione, mia carissima amica!
Baci tanti 🙂
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E’ un piacere leggerti, sempre, baci cara, ❤
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@ LAURA notte di sogni stellati, amica mia * ________ *
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dunque è arrivato l’angelo vendicatore colui che avrebbe messo in riga i quattro dell’Ave Maria, capaci solo di prendersela col più debole.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR a giudicare da quello che si era letto prima, e da quanto si leggerà in seguito, mi sentirei di escludere che Randall Flagg possa essere definito, in qualsiasi modo, un angelo.
Un grande abbraccio.
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niente angelo? Però vendicatore sì?
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR ecco. Ma a suo uso e consumo.
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L’uomo nero sembra una specie di giustiziere ma non credo siano così semplici le cose… E Nazif dalla Bosnia? (o dal Kosovo?) E’ un sensitivo dunque? Lo scopriremo…
Sempre brava!
Ogni bene!
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@ IVANO F infatti, le cose non sono così semplici. Nazif è un nuovo personaggio, che va ad aggiungersi nella lista dei buoni a Paola e a Reed. Piano piano, qualcuno arriverà ancora… in un campo e nell’altro.
Grazie mille e ogni bene a te!
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Una “puntata” introspettiva e che tocca tantissimi argomenti. Tra le righe denunci un sacco di cose: quello che conta per un italiano… (forse il cibo avrebbe meritato il suo bell’angolino).
Mi è piaciuto il confronto con San Francisco. Ciò che dici è vero. Là convivono tutte le etnie e la musica ne è il sottofondo. La mia amica abita proprio in quella città e mi racconta spesso di ciò che, invece, è importante per la sua gente.
Hai voluto far notare le differenze.
Non è accaduto nulla, è stata una parte di congiunzione ma molto profonda e interessante.
Aspetto il seguito.
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@ LADY NADIA bel musino, i tuoi commenti diventano sempre più belli e significativi, talvolta ironici talvolta colti e profondi, come nel presente caso.
Quello che conta per un italiano… o per un francese, ca va sans dire… vero! Non credo di essere l’unica a mettere in bocca o nella mente di un personaggio idee e considerazioni in gran parte personali.
San Francisco è la città magica per eccellenza, e mi fa molto piacere il riscontro della tua amica.
Ti abbraccio e ti ringrazio, stellina * ____________ *
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Ah il supereroe! 😉
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@ LADY NADIA se ti riferisci a Randall Flagg, l’Uomo Nero, direi: niet.
Tutto, ma non supereroe. Egli rappresenta il Male.
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Un post di raccordo, per presentare nuovi personaggi, per metter altra legna al fuoco, che farà una gran brace, ne sono sicuro 🙂
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@ RODIXIDOR lo scopo di questo, e di altri, futuri, capitoli, è proprio quello da te indicato.
Una gran brace?
Andrò a cercare tanta legna 🙂
Grazie, amico!
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Sei brava a metter legna aalla brace 🙂
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@ RODIXIDOR da panettiera a boscaiola 🙂 🙂 🙂 🙂
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Scritto molto bene e presagisce colpi di scena interessanti e sviluppi di personaggi. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 mi auguro che ciò avvenga, caro!
Non vorrei deluderti dopo dieci anni.
Un caro saluto e un sentito grazie.
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Bonsoir mademoiselle!
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@ LADY NADIA bonsoir madame!
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Una band che si arrabatta come può, con le sue regole e imposizioni crudeli, e un salvatore che irrompe nella scena. Uno spaccato di società descritto e analizzato con grande abilità scrittoria. Attendo il proseguo con interesse.
Buona giornata, ti lascio un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 quando praticamente tutti i lettori non capiscono un passaggio, la “colpa” non è mai loro, ma sempre di scrive. Lo sostengo da tempo. Il “salvatore” è un demone. Cercherò di chiarirlo meglio nel prossimo capitolo.
Un bacione, Isabel!
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MI spiace di aver mal interpretato, forse la colpa è anche mia che non ho approfondito, è strano è la prima volta che mi capita.
A presto, un bacione.
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@ ANNAMARIA49 sì ma guarda che non sei l’unica 😀
Buon pomeriggio, Isabel.
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La storia si arricchisce di nuovi attori, e la curiosità aumenta 🙂
Noto con piacere che non sono l’unico a ideare personaggi che se amano il calcio tifano la Maggica, quale che ne sia la ragione. Un connubio imprescindibile, mi verrebbe da dire.
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@ JULIAN VLAD bene, ne sono felice!
Eh, sì: ho anche datato il post all’estate scorsa, in modo che nella Maggica ci fosse ancora Pjanic…
Un sorriso giallorosso per te ^^
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Sì, ho notato l’accenno al buon Miralem, ma considerato che è bosniaco come (parrebbe essere anche) il tuo personaggio, non si ravviserebbero comunque incongruenze… temporali, se così si può dire. Un apprezzamento alle doti tecniche, a dispetto della maglia, non si discute 🙂
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@ JULIAN VLAD chapeau, amico mio 🙂
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Dicevo nella puntata precedente che la storia si apre lentamente al lettore. Non mi è ancora chiara la personalità del professore e il secondo personaggio che ha fatto il sogno premonitore, se Paola o Nazif. Questi è tutto da scoprire, si presenta così così con quei pensieri sugli italiani e su uno Stato che comunque gli sta dando lavoro e prospettive sicuramente migliori della sua nazione di provenienza. Mi ha fatta pensare alla badante rumena di mia madre che ha delle scarsissime opinioni degli italiani ma da 15 anni qui ha trovato lavoro e rispetto e si è persino potuta comprare una casa in Romania coi soldi che manda dall’Italia da anni. Tanto lei le tasse italiane manco le paga,(io sì, pago le mie e le sue perchè l’ho messa in regola) ha tessera sanità, vitto e alloggio gratuito.E dice che ha nostalgia di Ceausescu, proprio di colui che le ha tolto casa e costretto a emigrare e a stare lontana dai figli e dai nipoti per lavare il sedere dei vecchi (e sciocchi, dice lei) italiani. Valli a capire ‘sti migranti!
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@ ILI6 nello specifico caso, devi sgridare me, carissima, e non Nazif, dato che i pensieri che gli attribuisco, riguardo all’Italia – e alla Francia, beninteso – sono quasi totalmente farina del mio sacco, ed esprimono ciò che non amo della nostra cosiddetta civiltà.
Nulla però ho da dire su quanto racconti della tua esperienza personale.
Kisses.
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Ma che brava! Sempre più coinvolgente e inquietante! Penso che a questo punto abbiamo già incontrato i due personaggi principali del romanzo, non è vero? 🙂 D’altronde molto spesso nei tuoi romanzi ci sono due personaggi antagonisti che si danno lotta senza tregua, anche se, certo, a volte ce ne sono altri che hanno quasi la stessa importanza. Quasi 😉
Vedo che hai ridotto le pubblicazioni, spero che non ti fermi perché secondo me questo sarà un grande romanzo! 🙂 Ne ha tutti i crismi: intrigante, ben scritto, scorrevole, originale 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST grazie, lupissimo!
Ormai mi conosci molto bene, dopo tutti questi anni 🙂
(Nel nuovo mini- post spiego i motivi di questo ritardo).
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