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7 gennaio 2017 di Alessandra Bianchi

randall-flaggErano le diciotto e quaranta del pomeriggio seguente – la data esatta, quella stabilita dal calendario, corrispondeva al venti di giugno e per un vezzo era stata evidenziata con un lapis rosso sulla pagina del mese, come le precedenti e in attesa delle successive. Brenden Reed fece scaldare una minestra in scatola e la mangiò con calma, mentre in un altro pentolino bolliva un uovo. Finito di cenare e lavati i due piatti e l’unico cucchiaio, Reed preparò il caffè, lo versò in una grande tazza e andò a berlo fuori, seduto nella veranda che dava sui campi. La casa era ubicata quasi a ridosso della collina, le cui prime pendici confinavano con un piccolo orto, sul retro; l’ingresso principale era rivolto verso il centro del paese, la chiesa, il municipio, l’osteria e tre o quattro negozi; la veranda, che era stata un’aggiunta successiva voluta da Reed guardava a occidente in modo da assicurare luce fino a tardi, almeno nei mesi estivi. Posata la tazza fumante su un tavolino, stava accendendosi una Camel, una delle cinque al giorno che fumava, quando il suo volto abbronzato e segnato dalle rughe del tempo, si illuminò in un ampio sorriso, che si estese fino alle ragnatele che correvano sotto agli occhi di un celeste un po’ sbiadito.
“Professore, le ho portato le camicie lavate e stirate.”
Erano camicie da lavoro, le stesse che Reed indossava tutto l’anno.
“Grazie, Paola!” L’uomo indicò la tazza. “Un caffè?”
“Si, la ringrazio, professore, però ci penso io.” La ragazza scivolò in cucina, lanciò uno sguardo d’approvazione alle stoviglie, perfettamente pulite e riposte in maniera ordinata sugli appositi ripiani (ma non sistemate nei cassetti) per poi mettersi all’opera. Di norma, cenava più tardi, peraltro le piaceva il caffè.
Tornata fuori, si sedette con le gambe incrociate. Girò il viso in direzione della collina e trasse un breve sospiro. “Ho fatto uno strano sogno, professore. Direi, un brutto sogno.”
Brenden Reed era americano, si era sposato con un’italiana e aveva insegnato all’università di Bologna; morta la moglie, era andato in pensione e si era comprato quella casa. Era distante anni luce dalla precedente abitazione, situata in pieno centro, a Bologna, l’aveva scoperta per caso durante un viaggio “all’americana” come diceva lui, cioè privo di una meta precisa, e poiché gli era il piaciuto il paese, la tranquillità, il clima, il panorama, si era stabilito lì. Questo cinque anni prima. Paola sbrigava commissioni, gli faceva il bucato e, una volta alla settimana, puliva da cima a fondo la casa. Brenden non si limitava a pagarla: le dava anche lezioni gratuite di letteratura americana, lei era dotata e, secondo il suo parere, avrebbe dovuto riprendere gli studi. Fra i due era nata una piacevole confidenza, prossima all’amicizia.
“I sogni sono spesso strani.”, commentò l’uomo nel suo italiano pressoché privo di inflessioni.
Paola annuì. “E’ vero, ma, come dire?, quello di questa notte o di questa mattina, credo, era talmente vivido… è difficile da spiegare, era come presente, reale, un’anticipazione del futuro, forse, e non di un futuro lontano, non qualcosa di remoto e nebuloso, piuttosto una cosa che potrebbe accadere adesso, oggi o magari domani.”
Brenden si alzò, si recò a sua volta in cucina, aprì il frigo, prese due lattine di birra, strappò le linguette e tornò fuori, porgendone una alla ragazza. Mandò giù una lunga sorsata, si asciugò la bocca dalla schiuma con il dorso di una mano e la fissò con i suoi occhi chiari. “Tu pensi che i sogni, belli o brutti che siano, possano davvero trasformarsi in realtà?”
“Non lo so.”, mormorò Paola. “Quello che so è che è stato un incubo proprio cupo; non mi era mai successo, prima.”
Brenden annuì, lo sguardo come momentaneamento perso. Bevve un altro sorso di birra. “Quando è morta Gabriella, io lo avevo sognato, anche se poi avevo fatto finta di dimenticarmene; sciocchezze, avevo pensato, sebbene una parte di me reclamasse e pretendesse attenzione. D’altra parte, quale attenzione potrebbe essere utile, posto che si tratti veramente di una premonizione? Sogni che i giapponesi attaccheranno di sorpresa a Pearl Harbour e dopo quelli arrivano veramente e bombardano, e tutto il resto, ma anche se tu ci avessi creduto a chi diavolo potevi dirlo? E soprattutto chi ti avrebbe prestato fede? Nessuno. Da ragazzo si andava a caccia, io, mio fratello e mio padre. Bada bene: caccia, quella vera, seria, pulita, odiavamo i bracconieri. Talvolta mi immaginavo durante il sonno che avrei fatto centro, tuttavia era una semplice rielaborazione mentale di un fatto già avvenuto dodici mesi prima o magari la trasformazione onirica di un puro desiderio. Con questo, non è nella mia natura escludere a priori una possibilità. E’ un insegnamento che ho ricevuto dalla vita, nel caso di mia moglie, capisci?” Finì in un unico prolungato sorso la birra. “Parlami del sogno.”, poi disse, schermandosi gli occhi per proteggerli dal forte bagliore del sole basso sull’orizzonte.

A pochi chilometri di distanza, sul versante opposto del paese, Luca Barbenni si era nascosto in un campo: dalla sua postazione assolutamente sicura poteva masturbarsi tranquillamente, scrutando con avidità le gambe di una certa Serena.
Non era la prima volta che lo faceva. Settimanalmente compilava una classifica. La scriveva a mano, in seguito andava a battere faticosamente i tasti della vecchia macchina per scrivere di sua sorella, stando bene attento a non lasciarsi scoprire dalla madre o dalla sorella medesima. Il padre rincasava tardi, perciò non costituiva un pericolo. Le masturbazioni seguivano l’ordine d’arrivo degli ultimi sette giorni, e in tale classifica composta da dieci posizioni Serena oscillava generalmente fra il primo e il terzo posto. Le rivali più accreditate risultavano Simona-lunghe-trecce e Paola, l’amica del professore americano. Luca era molto fiero di quella hit-parade, e non era di manica larga: per entrare a farne parte occorreva possedere diverse e importanti doti. Sintetizzando: sedere, tette, cosce, e in ultimo ma proprio in ultimo una faccia che fosse gradevole. L’intelligenza non veniva contemplata. Quando infine venne, ricacciandosi il membro nelle mutande, si ricordò all’improvviso – tipo una luce inattesa che balena nella notte – del sogno. Il sogno che lo aveva entusiasmato.
Si fermò, e anziché prendere la via di casa, come sarebbe stato prudente e saggio fare, restò immobile a contemplare non più la procace Serena, bensì la linea dei campi, e, oltre il campanile, la collina che da sempre era un punto di riferimento del villaggio, anche se lui ignorava quale, né era interessato ad approfondire la questione. L’errore più grave fu comunque quello di non sistemarsi la patta dei pantaloni, di tirare su la zip insomma. Non che da sola tale dimenticanza rappresentasse una prova. Il fatto era che la postazione che aveva scelto non era assolutamente sicura, come invece aveva ingenuamente creduto.
Ed era stato visto.
Arrivarono a passi lenti, con tutta la calma di questo mondo. Uno prese il giro largo per prenderlo alle spalle, due vennero avanti puntando ai fianchi come in una manovra militare. Pink, il fratello maggiore di Serena lo raggiunse frontalmente, e intanto Luca era ancora perso nella rievocazione mistica del sogno.
“Brutta palla di lardo merdosa!”, lo apostrofò Pink, quando fu a pochi metri di distanza. “Cosa stavi facendo, maiale?”, lo incalzò da dietro Piso, così noto per le dimensioni dell’uccello.
Luca Barbenni scosse la testa, spaventato e incredulo.
“Ti stavi menando il cazzo davanti alla mia sorellina, eh?!”
“Io… no! Vi, vi sbagliate!”
“Come no!” Pink lanciò un’occhiata a Piso: nelle mani di quest’ultimo che sembravano due tenaglie comparve una pompa del tipo di quelle che si usano per gonfiare le gomme delle biciclette. Tranne che lì di bici non ce n’erano.
“Fammi vedere il culetto.”, rise Pink.
Poi gli balzarono addosso.
“Porco schifoso! Ti curavamo, sai? Invertebrato brufoloso.”
Luca finì a terra. Lo immobilizzarono e gli tolsero calzoni e mutande sporche di merda e di sperma. Piso gli infilò lo strumento proprio in mezzo alle chiappe.
Luca urlò.
Fu allora che tutti udirono la risata. Era divertita, piena di allegria, ma per loro risuonò minacciosa, agghiacciante. Pink fu scosso da un brivido e si voltò a guardare.
Ciò che vide non gli piacque.
Un uomo alto, jeans, giubbotto e stivali scalcagnati. Attorno a lui pareva esserci un’ombra che non permetteva di distinguerne i lineamenti; dentro all’ombra come due luci rosse, simili ai tizzoni di un fuoco di campo quando il vento cala ululando dalle montagne. E in quelle luci… Emanava calore, quantomeno questa era la sensazione iniziale: un istante dopo, l’impressione era che trasmettesse freddo, non un freddo normale, qualcosa di molto più intenso, gelo, il gelo totale… e, insieme, il caldo bruciante di un deserto. Un cerchio infuocato, ecco da cosa era avvolto, pensò Pink con terrore. Non avrebbe potuto giurare che anche gli altri tre fossero in grado di vedere lo sconosciuto, a parte sentirlo. Dalla bocca di Piso proveniva comunque una specie di ringhio modulato su toni bassi e gutturali, il verso che emette un animale che si sente minacciato da una bestia più grossa e pericolosa ma che intende reagire perché ravvisa la salvezza nella lotta. Dal nulla scaturì una folata di tramontana. Mulinelli di sabbia si innalzarono dal terreno, un pulviscolo dorato che scintillava al sole.
Poi Piso fu trascinato in alto da una mano invisibile, una mano che non poteva esistere. No, davvero.
E volò via, strillando disperato. Andò a sbattere contro un vecchio muro dimenticato da anni, dove finì la sua corsa sfracellandosi la testa.
Pink sbarrò gli occhi incapace di accettare quella folle realtà.
L’Uomo Nero rise ancora.

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Pubblicato su Come Randall Flagg | Contrassegnato da tag L'Uomo Nero | 46 commenti

46 Risposte

  1. su 7 gennaio 2017 a 15:18 Laura

    Bravissima Ale, leggerti e’ sempre un piacere, volevo dirti che il tuo romanzo, Alex Alliston e’ bellissimo, complimenti, l’abbiamo letto tutti in famiglia, a mio marito e’ piaciuto tantissimo, baci cara, grazie e Buon Anno, ❤

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    • su 7 gennaio 2017 a 15:49 Alessandra Bianchi

      @ LAURA tesora, magari hai aspettato un po’ troppo però così è arrivato per Natale. Un bacione a te e un caro saluto a tuo marito 🙂

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      • su 7 gennaio 2017 a 15:51 Laura

        Grazie tesoro bello, ti abbraccio tanto, ❤

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      • su 7 gennaio 2017 a 15:56 Alessandra Bianchi

        @ LAURA ❤

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  2. su 7 gennaio 2017 a 22:03 Lady Nadia

    Un capitolo MAESTOSO, per usare una parola GIUSTA.
    Mi hai fatto visualizzare i protagonisti come non mai, la mia attenzione è stata catturata e mi hai donato emozioni contrastanti ( anche ribrezzo).
    Come si può fare meglio? La storia rimane sospesa, avrei voluto SUBITO sapere di più.
    Bellissima la descrizione dei personaggi.
    Hai il grande pregio di far visualizzare le tue storie, completamente. Secondo me possiedi un potere prezioso. Continua Ale, saresti altrimenti sprecata. Non so come si possa sentire un cieco che per la prima volta scopre il braille ma credo che l’effetto che mi susciti quando ti impegni è più o meno la stessa cosa. Un abbraccio.

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    • su 8 gennaio 2017 a 06:25 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA ti ringrazio moltissimo: il tuo commento è splendido e mi riempie di gioia!
      Sai cosa cerco in questa storia? La libertà. Naturalmente sono più che contenta per aver scritto dei romanzi di spionaggio, e lo rifarei ancora con lo stesso entusiasmo, però lì… non avevo libertà, o comunque ne avevo poca. Ogni dato, ogni sigla di agenzia governativa, ogni struttura andava sottoposta a continua verifica. Di conseguenza il mio lavoro era doppio: scrittura e ricerca.
      Qui, fra horror e fantasy, invece posso prendermi tutte le licenze che voglio, sperando di non eccedere.
      Ancora un grande grazie, mia preziosa amica, e un bacino sul tuo bel nasino 🙂

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  3. su 7 gennaio 2017 a 23:34 ivano f

    Davvero magnifico, non riesco a trovarci un difetto…

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    • su 8 gennaio 2017 a 06:28 Alessandra Bianchi

      @ IVANO F sono davvero lusingata. Di più, anzi!
      Ogni bene, amico.
      Fuori vedo le stelle.

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      • su 9 gennaio 2017 a 00:10 ivano f

        Sei uscita a vedere le stelle? Significa che sei tornata a pieno regime? Lo spero 😉
        ‘notte e ogni bene!

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      • su 9 gennaio 2017 a 22:22 Alessandra Bianchi

        @ IVANO F ohi, ohi! Sento le bacchettate sulle dita 😀
        Fanno maleeee!

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      • su 10 gennaio 2017 a 19:00 ivano f

        Ahahah non simulare! 😀

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  4. su 8 gennaio 2017 a 12:41 rodixidor

    Adoro le narrazioni in cui il lettore è tenuto ad un filo tanto saldo quanto sottile su c

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  5. su 8 gennaio 2017 a 12:42 rodixidor

    … su cui c’è scritto: “Dove vorrà andare a parare?”. Ed alla fine della lettura ci si accorge che si è stati legati da una piacevole seduzione. 🙂

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    • su 8 gennaio 2017 a 13:47 Alessandra Bianchi

      @ RODIXIDOR il tuo è un grande complimento, del quale ti sono estremamente grata.
      Buona domenica 🙂

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      • su 8 gennaio 2017 a 14:01 rodixidor

        Anche a te 🙂

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  6. su 8 gennaio 2017 a 22:03 newwhitebear

    buono, molto buono questa seconda parte. Terrore puro la seconda parte.
    Chissà quale sogno ha fatto Paola.
    Un caro abbraccio

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    • su 9 gennaio 2017 a 22:23 Alessandra Bianchi

      @ NEWWHITEBEAR del sogno si accennava nel primo capitolo.
      Un grande abbraccio.

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      • su 9 gennaio 2017 a 22:26 newwhitebear

        certamente. adesso che me lo ricordi.
        Un grande abbraccio

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  7. su 9 gennaio 2017 a 09:39 annamaria49

    Sensazioni incalzanti che tengono con il fiato sospeso, una narrazione che non trascura nulla e affonda la penna come una lama, che brividi!. Bravissima!
    Un affettuoso abbraccio
    annamaria

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    • su 9 gennaio 2017 a 22:25 Alessandra Bianchi

      @ ANNAMARIA49 grazie mille, cara Isabel!
      Quando ti vedo qui sono sempre felice.
      Lots of love 🙂

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  8. su 9 gennaio 2017 a 11:17 Julian Vlad

    Il crescendo finale suggerisce un prosieguo maestoso… sono impaziente di leggerlo!

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    • su 9 gennaio 2017 a 22:28 Alessandra Bianchi

      @ JULIAN VLAD e io sono un po’ spaventata da tutti questi elogi! Ho paura di deludere.
      Comunque, il terzo capitolo arriverà.
      Un sorriso per te.

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      • su 10 gennaio 2017 a 18:15 Julian Vlad

        Chi tifa Roma non delude mai 😉

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      • su 11 gennaio 2017 a 19:42 Alessandra Bianchi

        @ JULIAN VLAD con Pjanic sarei una romanista più felice 😀

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  9. su 10 gennaio 2017 a 22:45 wolfghost

    Accidenti, davvero inquietante, come deve essere. La prima parte è da scrittore di qualità, con la capacità di descrivere alla perfezione l’ambiente dove si svolge la scena e lo stato d’animo del o dei protagonisti. Come ti ho scritto tante volte: sembra di esserci (bé, almeno fino a prima che inizia la parte “scabrosa” 😀 ). Il finale è inaspettato, nonostante il primo capitolo. La visione “demoniaca” non poteva essere prevedibile 🙂
    Davvero un gran capitolo, ma lo sapevo: questo sarà un grande romanzo, credi a me 😉
    http://www.wolfghost.com

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    • su 10 gennaio 2017 a 22:47 wolfghost

      … “almeno fino a prima dell’inizio della parte “scabrosa”” suona meglio, non è vero?? 😀

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    • su 11 gennaio 2017 a 19:45 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST mi dai una grande carica di adrenalina, lupissimo!
      Però sento molto forte anche la responsabilità 😀
      Be’, di sicuro, ce la metterò tutta 🙂

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      • su 11 gennaio 2017 a 19:50 Alessandra Bianchi

        @ WOLFGHOST sììììììììììì molto meglio 🙂

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    • su 11 gennaio 2017 a 19:48 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST sìììì molto meglio 🙂

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  10. su 11 gennaio 2017 a 18:37 univers81

    Inquietante e trascinante come capitolo. Spero che prosegua al meglio. Un caro saluto. Univers

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    • su 11 gennaio 2017 a 19:51 Alessandra Bianchi

      @ UNIVERS81 lo spero anch’io!
      Un caro saluto a te ^^

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  11. su 14 gennaio 2017 a 07:27 Aliosa

    Buongiorno Alessandra !

    Buon weekend ! 🙂
    Con simpatia,
    Aliosa 🙂

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    • su 14 gennaio 2017 a 18:47 Alessandra Bianchi

      @ ALIOSA good saturday!

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  12. su 14 gennaio 2017 a 15:56 Lady Nadia

    ??? Il 3???

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    • su 14 gennaio 2017 a 18:54 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA buona sera, cherié, darling.
      Postare di sabato non è una buona idea: è come invitare a cena qualcuno di lunedì. Perciò, a domani.
      A parte questo, va detto che se un amico “salta” una primissima puntata di una storia prevista in quattro, cinque anni, poi non lo vedì più. Già al presente giro ho perso diversi lettori. Aspettavo almeno Marirò, Ily6. Fra tre anni io non la commenterei più, non per rivalsa ma perché mi dimenticherei di lei.
      Però, non la vedo…
      Nadia hello 🙂
      Marirò goodbye 😦
      And bisous.

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      • su 14 gennaio 2017 a 19:50 Lady Nadia

        Marirò potrebbe avere molto lavoro. E’ un’insegnante! Non è che (tatuagrammi a parte) si stia svenando per scrivere sul suo blog. E poi, se io lettrice dovessi sentirmi IN OBBLIGO di passare a cicli regolari (come le mestruazioni) da questo o da quello… PENA NON ESSERE COMMENTATA ENTRO L’ANNO SOLARE (=MENOPAUSA) … Beh, smetterei immediatamente di leggere ma anche di scrivere. Io scrivo per me, per te, per chi so che c’è. Fossero 3, 100, 1000. Non lascerei più nulla appoggiato al fondo di un cassetto. Può darsi che mi possa sbagliare ma se anche una sola persona, una sola, provasse piacere a leggermi, anche solo perché capitato per caso sul mio blog e porti a termine la lettura di un mio racconto, anche solo per la concessa speranza di incappare in un editore o in qualcuno che provi curiosità e stima nei miei confronti, anche solo per instaurare qualche interessante scambio di opinioni, anche esclusivamente per migliorarmi secondo qualche critica e confrontarmi con gli altri…
        Credo che le motivazioni siano molte e mi sentirei incentivata a proseguire, a pubblicare, smettendo io per prima di fare confronti e inutili appelli perché è grazie all’oppressione che essi creano, che poi la gente scappa.
        Io la penso così. Tira dritto e porta pazienza, coltiva la tua enorme passione con tanta cura e un giorno ne raccoglierai i frutti che in passato, peraltro, tu hai già abbondantemente raccolto. E non mi dire dunque che non saresti disposta a rifare tutto da capo. E allora???😊😊😊😉😉😉

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      • su 14 gennaio 2017 a 21:17 Alessandra Bianchi

        @ LADY NADIA come sempre, è bellissimo e fortemente ironico ciò che scrivi! Rimane il fatto che non conosco nessun blogger disposto a leggere e commentare due post consecutivi (sai che fatica!), con l’eccezione di Univers81 e di Wolfghost. La mia proiezione sulla presente storia vede un calo geometricamente costante di commenti. Ma se avessi inteso fare altro, altro avrei fatto; invece me ne impippo e questo scrivo. Di Marirò mi piaceva l’acutezza degli interventi, comunque pazienza. D’altro canto, potrei finire sotto una macchina, potrei essere uccisa dall’Isis, potrei annegare nel verde Mediterraneo, e via dicendo.
        Adesso, ad esempio, sto male dibbestia, influenza e tosse in gran spolvero. Ora vado a nanna e prometto che domani lavorerò.
        Anche per teeeee 🙂
        Lots of love.

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  13. su 14 gennaio 2017 a 22:41 Lady Nadia

    brava!

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    • su 15 gennaio 2017 a 22:25 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA baci, bacini e bacioni 🙂
      Posterò in settimana.
      Se starò meglio di salute.
      Ciaoooooo!

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      • su 15 gennaio 2017 a 22:26 Lady Nadia

        Ti auguro una veloce ripresa.

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  14. su 20 gennaio 2017 a 19:25 ili6

    Ciaooooo! Credevi fossi sparita dal tuo blog??? Sono sparita anche dal mio per parecchi giorni limitandomi solo ad approvare commenti. Periodo di impegni lavorativi estenuanti e ispezioni scolastiche in corso mi costringono ad altro. ma ora sono qui e riprendo da dove ho interrotto.

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    • su 20 gennaio 2017 a 20:46 Alessandra Bianchi

      @ ILI6 eheheh… e scrissi anche questo:
      @ LADY NADIA buona sera, cherié, darling.
      Postare di sabato non è una buona idea: è come invitare a cena qualcuno di lunedì. Perciò, a domani.
      A parte questo, va detto che se un amico “salta” una primissima puntata di una storia prevista in quattro, cinque anni, poi non lo vedì più. Già al presente giro ho perso diversi lettori. Aspettavo almeno Marirò, Ili6. Fra tre anni io non la commenterei più, non per rivalsa ma perché mi dimenticherei di lei 🙂
      E questo:
      Di Marirò mi piaceva l’acutezza degli interventi, comunque pazienza. D’altro canto, potrei finire sotto una macchina, potrei essere uccisa dall’Isis, potrei annegare nel verde Mediterraneo, e via dicendo 😀
      Ben ritrovata, Marirò!

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      • su 20 gennaio 2017 a 21:22 ili6

        sì, sì, ho letto…compresi i verbi all’imperfetto…

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      • su 21 gennaio 2017 a 20:36 Alessandra Bianchi

        @ ILI6 i verbi? Be’ quelli dipendono da un modo discorsivo di parlare.

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  15. su 20 gennaio 2017 a 19:42 ili6

    Brrr…Ale, che forti sensazioni ci doni! Inquietudine, meraviglia, tensione…
    Una scrittura eccellente per un racconto che si apre lentamente al lettore: complimenti.
    Grazie al mio ritardo stavolta non dovrò aspettare tanto per il seguito. A dopo cena,
    ciao

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    • su 20 gennaio 2017 a 20:48 Alessandra Bianchi

      @ ILI6 thank you!!!!
      E buon appetito ^^

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
    La mia musica
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