Era un quaderno elegante. Sulla copertina spiccava la silhouette di una ballerina. La carta era pregiata, i fogli conservavano un vago profumo di fiori. Non mi stupii più di tanto, ripensando alla passione di Silvia per tutto quello che era fine.
Ignorando gli avvertimenti dell’istinto, andai subito alla prima pagina. Riconobbi immediatamente la sua grafia personale e al contempo precisa: le lettere si allineavano simmetricamente, gli spazi erano stati calcolati per rendere agevole la lettura, e poco importava che l’unica fruitrice di quello che con ogni evidenza era un diario fosse la mia consorte. In ogni cosa che faceva, Silvia riservava la massima cura, indipendentemente dall’importanza del compito che si era prefissa: stirarmi una camicia oppure compilare la relazione annuale della Skyprogettazioni, la società presso la quale lavorava da quando si era laureata con il massimo dei voti alla Bocconi. Inspirai una boccata d’aria, la trattenni nei polmoni mentre mi chiedevo se era giusto ficcare il naso nei suoi ricordi. Espirai, rispondendomi che il mio era un atto d’amore, non riconducibile alla mera curiosità. Sapevo di non essere completamente sincero, però mi assolsi a titolo pieno. Dopo quello che avevo passato, ritenevo che rivivere una parte di lei, attraverso le sue parole, fosse una minima compensazione per la mia sofferenza. E in ogni caso ero (stato) suo marito. Lessi le prime righe, senza rendermi conto che stavo mordendomi le unghie a sangue. Non avvertii dolore fisico, perché nel frattempo mi ero scordato persino di respirare. Smisi di leggere e rivolsi lo sguardo al letto matrimoniale, la nostra alcova dei sogni. Per un attimo mi parve sconcio, un luogo di ributtante sconcezza dove due animali si erano dati reciprocamente piacere, recitandosi a vicenda frasi d’amore.
(Silvia era)
Con uno sforzo di volontà quasi inaudito ripresi a leggere. Probabilmente ero bianco come uno straccio; ciò che è sicuro è che sentivo un buco allo stomaco e che, se avessi potuto, mi sarei infilato volentieri in quel buco per scomparire, assorbito dal mio stesso corpo. Fisica capovolta, esattamente come si capovolse la mia vita quel giorno. Avvertivo il pulsare delle tempie e uno sgradevole sapore, come di bile, nella bocca. Interruppi la lettura per una seconda volta, ma poi, quando mi reimmersi in quel mondo da incubo, non smisi più di leggere finché le parole non si interruppero su un ti amo, che non era rivolto a me.
(una troia).
(Stai zitto!)
La prima reazione fu: rintraccio quel bastardo e gli spezzo le gambe.
Seguì un lungo periodo di obnubilamento, nel quale mi persi quasi con gioia, salvo poi riemergere in preda a un’angoscia che mi spinse a tornare in soggiorno, afferrare l’ultima bottiglia di Chivas rimasta e bere a canna una sorsata che mi procurò una fiammata di ira e di vergogna. Il dato di fatto era che non c’era un unico bastardo: i bastardi erano due, e la mia adorata mogliettina non si era limitata a una doppia vita. No, pensai con ferocia, sarebbe stato troppo facile. In tutti quegli anni si era divisa fra tre uomini, sicché avrei dovuto spezzare le gambe anche al terzo. Ma loro sapevano di me? Nel diario non si accennava a questo. Silvia si era limitata alla lista della spesa, tot scopate, tot dichiarazioni d’amore eterno, senza mai accennare alla circostanza che si concedeva a tre uomini, prendendoli tutti per il culo.
Mi lasciai scivolare per terra, la bottiglia in una mano e la disperazione nell’altra.
Mi rifiutavo di pensare.
Non so dopo quanto tempo riemersi da quello stato di torpore. Probabilmente erano trascorsi solo pochi minuti, ma non ero in grado di valutarlo con precisione. Mi alzai e tornai in camera. Girai intorno al letto matrimoniale e fissai il suo comodino. Mi chiedevo se quello che avevo in mente di fare avesse un senso. La risposta era alquanto semplice: nel regno dell’insensatezza è inutile porsi domande; è invece preferibile darsi una mossa, in modo da tenere occupato il cervello. Ciononostante continuai a guardare il comodino, senza decidermi ad aprirlo. Mi ero comportato male con Lucia, e il doppio tradimento di Silvia rappresentava la giusta nemesi. Latrai una risata assolutamente priva di allegria: queste erano solo cazzate, la vita non funziona così, e visto che non credevo nell’aldilà, ritenevo piuttosto che se io non ero esente da colpe, esse erano tuttavia marginali, insignificanti. Quindi non meritavo punizioni, né in questo mondo, né in quell’altro, che era inesistente.
La colpa di Silvia invece era grave.
Finalmente mi decisi. Era possibile che il cellulare non funzionasse, ma quando lo accesi mi segnalò soltanto che era scarico. Lo misi in ricarica e incominciai a scorrere la rubrica. Molti nomi mi erano noti, altri non mi interessavano.
Perlopiù si trattava di nominativi legati al lavoro. C’erano tre diverse parrucchiere, però non le aveva memorizzate tutte assieme, perciò trovai Barbara parr, Cinzia parr e Franci parr. Arrivai alla elle e vidi il Lodovico del diario. Controllai le ultime chiamate, ma le aveva azzerate. Tornai alla elle. Lodovico. Cercai di immaginarmelo. Quasi certamente era uno stronzo fatto e finito. Con gli occhi della mente vidi una specie di energumeno, con la camicia slacciata e un catenone d’oro che faceva pessima mostra di sé. Portava un orribile anello e aveva i capelli lunghi, pieni di gel. Sicuramente non era intelligente. La sua forza risiedeva nell’uccello, ma oltre non si andava. Passai al nome successivo. Lucia. (Lucia?!) Avevo priorità più urgenti e mi rifiutai di avanzare congetture sulla presenza della mia bionda ex nella rubrica di quella che un giorno era stata mia moglie. Andai oltre, quasi certo che avrei trovato anche altro. Una gamba alla volta, disse il coccodrillo. La lettera che cercavo arrivava prima della esse, e infatti, giunto che fui alla erre, venni accolto da un ghignante Roberto. A differenza di Lodovico, me lo figurai come un intellettuale smilzo e pallido, occhiali dalle lenti spesse, barba e camicia a quadri, sotto a una giacca di tweed. Con Lodovico il coatto ci andava per il sesso, con Roberto l’intellettuale per discorrere di filosofia.
Ciò che mi sorprendeva maggiormente era la sua totale assenza di gusto. Contrastava con tutto quello che sapevo di lei. Ma, in realtà, cosa sapevo di lei? Quasi nulla. Eravamo stati sposati per cinque anni e Silvia mi aveva sempre mostrato una maschera, dietro alla quale se ne celavano altre due. O magari anche tre. Chi poteva dirlo? Nel diario non c’era traccia di relazioni omosessuali, tuttavia era un’eventualità da non escludere a priori. A Lucia non piacevano le donne, ma una vocina mi sussurrava all’orecchio che nel caso sarebbe stata la preda più ambita, e avrei potuto scommettere tutto il mio stipendio di un mese che, qualora Silvia lo avesse voluto, sarebbe riuscita a sedurla in tempi anche brevi. Magari le piaceva leccare la fica e, chi può dirlo?, forse a Lucia sarebbe piaciuto farsela leccare.
Accantonai l’argomento per affrontarne un altro. Lodovico oppure Roberto? Decisi per il primo. Con un tipo simile avrei fatto a botte e nella situazione di merda in cui mi trovavo una bella scazzottata rappresentava un’autentica panacea.
Fu così che lo chiamai.
Lodovico era un ragazzino magro e insicuro. Per incontrarlo avevo dovuto giurare in tutte le lingue esistenti che ci saremmo limitati a parlare. Non ce l’avevo con lui, se mai con la mia defunta consorte, anche se questo non lo riguardava. Ci incontrammo in un bar del centro; malgrado le mie rassicurazioni, evidentemente si sentiva più sicuro in un locale pieno di gente. Quando lo vidi, ricordai che lo avevo notato di sfuggita al funerale. Mi ero chiesto chi fosse, ma allora la questione non mi era sembrata interessante. Però, io non mi scordo mai un viso. Mentre bevevo un caffè (Lodovico non aveva voluto nulla), mi domandai per quale stravagante motivo Silvia avesse deciso di perdersi con un tipo simile: lei avrebbe potuto avere chiunque, e quella scelta aveva quasi il sapore di un’offesa. Forse avrei preferito il Lodovico coatto della mia immaginazione, perché, sebbene fosse volgare, era almeno un uomo, e non un tremebondo studente universitario. Mi aveva raccontato infatti che si erano conosciuti quando lui frequentava ancora il liceo e che era stata proprio Silvia a suggerirgli un futuro da medico. Poi si era chiuso in un ostinato mutismo.
In ogni caso, quel ragazzo non aveva nessuna colpa e sarebbe stato sciocco non ammetterlo. Ero pronto a scommettere che si era masturbato più di una volta sognando il corpo favoloso di una donna di trentadue anni. Per lui quella storia era stata un magnifico sogno, e sarebbe rimasta impressa per sempre nella sua memoria, anche se avesse campato fino a cent’anni. Lui era privo di colpe, ma non Silvia.
Fu per questa ragione che decisi di non parlargli di Roberto: sarebbe stato crudele avvilirlo, mettendolo di fronte a una realtà sgradevole. Per quanto mi riguardava, poteva conservare il suo sogno, e vivere nell’illusione di essere stato amato da un angelo sceso appositamente dal paradiso con l’unico nobile scopo di renderlo felice. Rinunciai anche a interrogarlo e uscii dal bar, liberandolo della mia terrorizzante presenza.
Mi accolse il cielo grigio di Milano. Camminai senza meta cercando invano una spiegazione, una qualsiasi spiegazione, che mi aiutasse a capire la personalità enigmatica e perversa di Silvia. Avevo vissuto per cinque anni in un mondo di finzione, credendo di conoscere la persona che mi stava a fianco, quando invece non sapevo proprio nulla delle sue pulsioni, dei suoi tradimenti, delle tre vite parallele che con prudenza e astuzia era riuscita a portare avanti, in un’interpretazione da premio Oscar.
Peccato solo che fosse un Oscar alla menzogna.
Incominciò a piovere, e io chiesi perdono a un Dio in cui non credevo per i peccati che lei aveva commesso.
Poi tirai fuori dalla tasca il cellulare e dopo un attimo di esitazione digitai il numero di Roberto.
Avevo almeno il diritto di conoscere tutti quelli che si erano scopati mia moglie.
E questo diritto non me lo avrebbe levato nessuno.
Mi rispose la fastidiosa voce metallica di una segreteria telefonica. Tolsi la comunicazione, ripromettendomi di riprovare più tardi, e mi avviai in direzione della stazione della metropolitana, ma all’improvviso mi fermai. Cercai il rifugio di un portone (ora pioveva molto forte ed ero già bagnato a sufficienza) e tolsi nuovamente dalla tasca il cellulare. Mi aspettavo un’accoglienza gelida, e riuscivo perfino a visualizzare l’azzurro di quegli occhi farsi di ghiaccio, perciò fui colto completamente alla sprovvista dal tono nervoso (spaventato?) di Lucia. L’avevo chiamata per uno strano impulso, convinto che con lei non avrei cavato un ragno dal buco, e l’ansia quasi palpabile che trasmetteva la sua voce mi fece immediatamente ricredere.
Anche lei!
Silvia si era chiavata anche lei!
Quando si dice : Non ho capito un ca**o del corpo di mia moglie e dei suoi desideri…sono un coglione giustamente escluso dal suo mondo…un narciso panfallico che scopre la ricchezza nel corpo altrui troppo tardi…mi è piaciuto molto il tuo racconto.
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@ FRANZ c’è stato un personaggio, nella “storia” del mio blog, che incontrava sempre il pollice verso di chi leggeva, sebbene a volte mi sforzassi di renderlo più gradevole: si chiamava Phil Weir, e il protagonista di questo racconto in tre puntate ne sta seguendo le orme, almeno credo.
Grazie di cuore, poeta!
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😀 ciao scrittrice!
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@ FRANZ 🙂
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…sempre più illuminante, sia come stile che come narrazione e soggetto. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 ne sono davvero felice, mio “vecchio” amico.
Un sorriso per una serata serena.
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Superba. A mio modesto parere sei in piena evoluzione stilistica: più diretta nel linguaggio che nasconde in realtà una grande cura lessicale, profonda introspezione nei risvolti psicologici, in primis nelle emozioni del protagonista che suo malgrado è costretto ad un processo maieutico (tanto per parlar difficile) di grande sofferenza descritto con cura ed ironia. Poi c’è il personaggio assente che è Silvia, che rappresenta il grande espediente letterario, perché il protagonista del racconto in realtà è lei: quella che non c’è. No, non hai indossato i pantaloni in realtà sei ancora in gonnella con grande leggerezza e virtuosismo. Il finale me lo aspetto da pioggia luminosa come nei fuochi d’artificio. 🙂
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@ RODIXIDOR uh uh… adesso divento rossa!
Che dire? Commento splendido, e giudizi che potrebbero farmi montare la testa 🙂
Mi è piaciuto molto il riferimento a Silvia, quale reale protagonista, perché in effetti, almeno per il momento, è proprio così.
Un caro abbraccio dalla tua amica in gonnella… che incrocia le dita al pensiero del finale 😀
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Vai alla grande 🙂
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@ RODIXIDOR grazieeee 🙂
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E per la miseria! Non si può certo dire che questa donna affascinante si annoiasse a morte…
Che battuta!
Comunque ci hai regalato un bellissimo quadro della sua eclettica personalità.
Adesso mi chiedo: come procederà l’ex marito? Solo curiosità? Resti di un amore da gettare al macero?
Io credo che lui ( per ciò che leggo qui) sia stato talmente tanto preso sessualmente dalla sua donna dai mille volti e dalle incalcolabili risorse, tanto da non accorgersi che l’unico innamorato era lui.
Mah. Davvero si può non accorgersi nè avere un sospetto in una relazione simile?
Terribile però.
Complimenti. Mi piace molto come hai descritto lui, specialmente all’inizio. Quando distoglie lo sguardo, quando tracanna il liquore. Molto realistico. BRAVISSIMA.
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@ LADY NADIA la battuta mi è garbata assai 🙂
Come procederà l’ex marito… dico solo che è atteso da un compito mooolto impegnativo, e qui mi fermo per non fare indebito spoiler.
Ritengo che talvolta il troppo amore, oppure la passione, possano chiudere gli occhi anche a un saggio, e saggio il nostro tipo non sembra.
Sono felice per il tuo riscontro.
Grazie mille, tesoro bello ❤
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veramente magnifico questa seconda parte. Hai creato un’atmosfera incredibile intorno alla personalità di Silvia. Forse il maritino è stato sfortunato nel leggere quel quaderno.
Quali sorprese ci riserverai con l’ultima puntata?
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR effettivamente la fortuna non lo ha aiutato.
Sorprese? Lo spero!
Ti ringrazio moltissimo e ti abbraccio.
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allora aspetto le sorprese.
Un caro abbraccio
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Bellissimo, è come essere dentro alla sua testa (testa di uno che non ha capito un bel niente di sua moglie – poraccio è stordito e un po’ bisogna capire la sua curiosità…)
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@ IVANO F wow: questo è un complimentone!
Te ne sono grata, di cuore.
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Beh ma è meritatissimo: non c’è una virgola fuori posto, tutti i suoi procedimenti mentali sono realistici. Peccato solo che manchi la terza parte, l’avrei divorata subito!
Ogni bene! 😉
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@ IVANO F amico mio, sei veramente buono!
Ogni bene a te 🙂
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Niet! 😛
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@ IVANO F 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂
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Marito sfortunato o sfigato che sia, ce lo farai capire, Silvia era zoccola nel dna. Quando si è così c’è poco da incazzarsi con lei, bisogna solo darsi del coglione e sperare che da tre, non diventino 4, 8, 12 🙂
Bel brano, complimenti.
Mi presento: mi chiamo Stefania Diedolo, molto piacere.
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@ SIGNORASINASCE benvenuta, carissima Stefania: il piacere è tutto mio.
Concordo su Silvia, di lui si vedrà.
Ti ringrazio tantissimo e ti auguro una serata felice 🙂
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Grazie di ❤️
Buona serata anche a te.
(In attesa di sapere…)
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Il quadro d’insieme comincia a chiarirsi. Evidentemente il marito di Silvia era un pochino distratto nei confronti della moglie. Distratto e anche troppo sicuro di sé e della fedeltà della moglie. Questo, in parte, giustifica i tradimenti di lei. Per un giudizio complessivo sul racconto aspetto la fine della storia.
Nicola
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@ NICOLA LOSITO fine della storia che arriverà nei primi giorni di settimana prossima. Marito distratto? Questo è certo.
Aspetterò il tuo giudizio con giusta trepidazione!
Lascia qui un po’ della felicità che porti con te.
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le vite nascoste.
in realtà siamo degli iceberg, la nostra parte visibile è poca cosa rispetto a quella sommersa, questo in tutti quanti, nelle azioni o anche solo nei pensieri, nei desideri, nei rimpianti.
crediamo di sapere tutto di chi ci sta accanto ma in realtà ne possiamo sapere poco e dovremmo avere il coraggio di accettare questo limite, non avere la superbia di scoperchiare pentole, sfogliare diari, penetrare file segreti.
non per assolvere Silvia (in realtà la assolvo) ma confesso che ho provato simpatia per lei, per la sua fame di vita, e distanza da lui che, ci giurerei, ha aperto quel diario con consapevole masochismo, sì credo presagisse qualcosa (difficile che in un diario gelosamente nascosto potesse trovare scritto maritino mio ti amo tanto). Perfetta da parte tua (e da parte di Silvia) la scelta spiazzante di uno come Lodovico per amante, non un “cazzone” con cui sollazzarsi ma un germoglio da crescere con cura. Ora sta al protagonista decidere cosa fare di tutta questa vita in più di Silvia (da morta sprigiona più vita di lui!), se archiviarla come troia o tentare di capire a posteriori le scelte di sua moglie.
ml
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@ MASSIMOLEGNANI le tue considerazioni iniziali mi trovano del tutto concorde.
Il resto del commento è profondo e sensazionale! Prima di stare troppo dalla parte di Silvia, però, aspetterei la terza e ultima puntata…
Un caro saluto.
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Bravissima, hai scritto un pezzo superbo! Nonostante l’ora tarda tiene inchiodato il lettore, davvero brava.
Una bella botta per il marito dopo la perdita della moglie. sarebbe stato meglio non aprire il diario e viver e nel ricordo falso della consorte? Dubbio amletico.
Attendo il gran finale. Buona notte e sogni sereni.
Marirò
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@ ILI6 grazie millissimo!
Forse sarebbe stato meglio, credo: la curiosità uccise il gatto.
Buona serata e buon appetito, cara 🙂
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Narrazione sempre più accattivante su elucubrazioni di un marito sospettoso, un uomo che cerca la verità per restituire dignità a se stesso.
Bellissimo racconto.
Un abbraccio
Annamaria
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@ ANNAMARIA49 e forse ci riuscirà, Isabel.
Ti ringrazio e ti abbraccio.
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Sempre più intrigante… 🙂
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@ JULIAN VLAD ne sono felice, amico mio!
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Al di là che il capitolo è davvero molto ben scritto, scorrevole e ricco di spunti, ritengo che… questo tizio non sia solo volgare, ma anche pazzo 🙂 Una mente vacillante è in grado di costruire montagne da sassolini, di vedere complotti da comportamenti dove altri non scorgerebbero alcuna malizia. E questa non sembra fare eccezione. Credo comunque che ci porterà delle sorprese 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST lupo, proprio pazzo direi di no, come gli eventi dimostreranno. Grazie per gli elogi 🙂
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Buon San Nicola Alessandra ! 🙂
Aliosa 🙂
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@ ALIOSA che meraviglia 🙂
Felice serata!
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Buongiorno Alesandra !
Grazie ! 🙂
Felice giornata ! 🙂
Con amicizia,
Aliosa 🙂
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@ ALIOSA * ______________ *
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Buon NATALE ! 🙂
Aliosa 🙂
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@ ALIOSA a te, caro!
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