“Alla domenica andavo a comprare la Repubblica. Durante la settimana, a causa del lavoro, non avevo mai il tempo per leggerla; inoltre, l’edizione domenicale contiene l’editoriale di Eugenio Scalfari ed è mediamente più ricca di pagine, sull’esempio dei giornali inglesi. Ricordo molto bene certe mattine estive, profumate di vento e della pioggia della notte prima, con il cielo limpido e il verde brillante dei prati che costeggiavano la strada. Quando rincasavo, mi accoglieva l’odore del caffè che Maddalena aveva appena preparato. Lo bevevamo assieme, mentre io sfogliavo il quotidiano e commentavo ad alta voce le notizie. Io sono di sinistra e intransigente nei confronti di Berlusconi; mia moglie ha vaghe idee politiche e non vota mai.”
Alessandra alzò lo sguardo dal libro e osservò quel perfetto sconosciuto che era venuto a sedersi accanto a lei, sulla sua panchina preferita, all’estremità settentrionale del parco. Le era già successo di essere abbordata, in un altro parco e su un’altra panchina, e in quel caso si era trovata di fronte a un autentico pazzo che credeva di essere un marziano. Tutte a me capitano!, pensò risentita. Stava leggendo Mondo senza fine di Ken Follett, e non amava essere interrotta quando leggeva, soprattutto in un momento di suspense. E poi, in quel punto del romanzo, era di scena Caris Wooler, la sua eroina preferita.
“Mi chiamo Massimo Tani.”, disse l’uomo. “Mi dispiace di averla disturbata.”, aggiunse subito dopo, quasi le avesse letto nel pensiero. “Ma vede, io la conosco. O, per essere più precisi, conosco il suo libro. Credo che lei sia una persona sensibile, e forse sarà disposta ad ascoltarmi. Io… non ho nessuno con cui poter parlare.” Le tese la mano. “Posso chiamarla Ale, o preferisce Sandra?”
“Ma come…” Poi Alessandra ricordò di aver portato con sé Lesbo è un’isola del Mar Egeo. Non lo aveva fatto per una ragione precisa: in ogni caso, era appoggiato sulla panchina, accanto alla borsetta.
“Drole de combination! Anche mia moglie, la mia ex moglie, si chiama Maddalena. Abbiamo qualcosa in comune: un amore finito male.”
Alessandra gli rivolse uno sguardo più approfondito. Era un uomo alto, stempiato, con sorprendenti occhi blu e un viso, se non bello, sicuramente gradevole. Dimostrava circa quarant’anni. Di modi cortesi, era tuttavia vestito in modo trasandato e aveva la barba lunga di almeno tre giorni. “Lei ha letto il mio libro?”, disse finalmente. “Certo.”, rispose lui. “Me lo consigliò un mio amico. Mi è piaciuto molto. Complimenti. Sa, all’inizio pensavo che fosse la solita storia di lesbiche.”
“Grazie.”, replicò meccanicamente Alessandra. Poi decise di mostrarsi cortese. “Mi stava dicendo?”
“Che oggi è domenica, e dopo molto tempo ho comprato nuovamente Repubblica.” Gliela mostrò, come se fosse una prova della sua sincerità.
“E?”
Massimo si schiarì la voce. “E mi è venuto il magone, ecco quanto!” Piegò il giornale e lo infilò in una tasca della giacca. “Vede, c’è stato un periodo in cui sono stato immensamente felice. Era bella la vita con Maddy!” Scosse la testa e proseguì: “Tutto per quei maledetti camion! Io avevo una piccola ditta di trasporti; non ero esattamente ricco, però guadagnavo bene, anche se le spese erano molte. Un giorno mi è venuta la pessima idea di prendere in leasing due camion nuovi. Volevo ingrandirmi e pensavo che fosse il momento giusto per farlo. Maddalena me lo sconsigliò. Ma io mi dimostrai cocciuto come un mulo, e feci di testa di mia. Ero convinto che le cose sarebbero andate bene: avrei aumentato il mio giro, acquisito nuovi clienti, avrei reso più solida la posizione della ditta, e un domani magari mi sarei potuto comprare una casa al mare. Una casetta sulla spiaggia con un terrazzo. Alla sera avremmo mangiato una buona grigliata di pesce, inaffiata da una bottiglia di vino renano. Avremmo fatto l’amore sulla spiaggia, sotto le stelle. Maddy le assomiglia un po’, sa? Anche se forse è più bella di lei.” All’improvviso diventò tutto rosso. “Non si sarà offesa? Forse mi sono espresso male: intendevo dire che Maddalena ha un corpo… insomma, è più voluttuosa.” Se possibile, adesso era ancora più rosso.
Alessandra rise “Figuriamoci! Ma continui, la prego.” Quella storia la interessava relativamente, però le piaceva ascoltare i discorsi della gente. Spesso è più facile aprirsi con uno sconosciuto, si hanno meno remore; per questo motivo non escludeva di trovare lo spunto per un nuovo racconto da pubblicare sul suo blog. Alessandra aveva un blog su WordPress.
“All’inizio tutto sembrò andar bene.”, riprese Massimo. “Presi una Bmw, sempre in leasing: una 320 turbo-diesel color argento. Era una meraviglia! Poi l’Unicredit comprò la Banca di Roma. Fu allora che cominciarono i guai. Avevo un bel fido e me lo revocarono. Nel frattempo, il lavoro stava iniziando a calare. Se avessi potuto disporre ancora del fido me la sarei cavata, invece mi trovai con l’acqua alla gola. Per farla breve, mi portarono via i camion e poi anche la macchina, perché non stavo più pagando le rate. La mia ditta fallì. E Maddalena mi lasciò. Ormai eravamo ridotti in miseria. Nessuno volle aiutarmi: questo mi ha insegnato molto dell’animo umano.”
Alessandra lo fissò in silenzio. Si sentiva in colpa. Quel pover uomo la stava rendendo partecipe della tragedia della sua vita, e lei si gingillava con l’idea di trasferirla sul pc. E’ questo lo scopo di uno scrittore?, si chiese. Beninteso, non si era mai considerata una scrittrice, ma più correttamente una persona che ama scrivere: ma in quel frangente non sottilizzò più di tanto. Era dunque questo lo scopo? Impossessarsi dell’esistenza degli altri, sfruttare il loro dolore, la loro angoscia, per creare una storia? Si sentiva simile a un vampiro, ugualmente attratta dal sangue degli sconfitti, di coloro che hanno smarrito la strada della felicità per imboccare la via della sofferenza e del degrado. Dove era l’etica in questo meschino procedimento mentale? Chi scrive non dovrebbe cercare sempre una morale, quantomeno una parvenza di morale che nobiliti quello che altrimenti sarebbe solo un banale flusso di parole ? Oppure è così che funziona? Ognuno per la sua strada, indifferente della sorte di chi soffre?
Guardò ancora Massimo Tani. Aveva lo sguardo assente, come perso nel vuoto. Si era sfogato e ora sembrava aver esaurito ciò che restava delle sue energie. “Le manca molto sua moglie, vero?” Era una domanda stupida, se ne rese conto subito, ma altro non le era venuto da dire. E poi pensava che se lui avesse pianto avrebbe in qualche modo esorcizzato il dolore. Forse per poco tempo, ma se fosse stato meglio anche per un solo minuto ne avrebbe tratto comunque un giovamento, sebbene minimo. D’impulso lo abbracciò e, come aveva previsto, lui scoppiò in lacrime.
Tuttavia si riscosse immediatamente. Si staccò da lei, tirò fuori il fazzoletto da una tasca dei pantaloni e si soffiò il naso. Adesso era pallido, con una strana luce negli occhi. “Mi scusi.”, disse a bassa voce. “Ho perso il controllo.” Si alzò dalla panchina. “Lei è stata molto gentile”, proferì con calma. “In questo momento non ho un lavoro, né soldi, né casa. Ma tutto ciò mi è indifferente. E’ a Maddalena che penso, perché quando hai conosciuto l’amore, non puoi scordartelo. Lo vivi sempre dentro di te, sapendo che non ti appartiene più. Affronti le giornate come un soldato che sa che la guerra è persa, ma che non può tornare a casa fino a quando l’esercito nemico non arriverà con i suoi micidiali carri armati e gli aerei e i missili, e allora sì, allora ogni cosa verrà distrutta; e lui, il soldato, combatterà in nome di una causa inutile, però lo farà fino all’ultimo respiro, non già per scelta ma perché non esiste un’altra possibilità. Anche la sua casa è stata bombardata, è ridotta a un cumulo di macerie: perciò non avrebbe senso intraprendere il cammino del ritorno. Poi infine giunge la sera, e io ho ancora Maddalena nella mente, nel cuore, nell’anima, e so che non la rivedrò mai più. Mai più, capisce?”
Lanciò un’occhiata distratta al cielo. “A volte sogno topi morti.”
Le rivolse un sorriso triste e si allontanò lentamente.
Fu allora che Alessandra capì.
Ma prima che potesse fare qualcosa, il rumore dello sparo la trascinò all’inferno.
ALLA DOMENICA COMPRAVO “REPUBBLICA”
20 ottobre 2016 di Alessandra Bianchi
26 Risposte
questo sì, che è un finale triste, perché Alessandra non ha capito subito cosa volesse fare. Eppure era sotto il suo naso.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR eh sì: cronaca di un fallimento!
Un grande abbraccio.
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purtroppo sì.
un grande abbraccio
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A volte la gente non si immagina la sofferenza che è dentro alle persone solo perchè non la esprimono con chiarezza. E’ difficile ma dovremmo esser scaltri e accorgerci dei disagi anche quando questi non vengono enunciati.
Quell’uomo era un fallito e solo al mondo.
Ammesso però che l’avesse fermato… le cose per lui sarebbero andate bene?
Nessuno può dirlo ma almeno avrebbe avuto l’opportunità di vivere ancora. Chissà.
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la solitudine è difficile da compensare, se non si avverte calore. La tua riflessione è giustissima.
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@ LADY NADIA un commento degno di… Nadia!
Rappresenta anche un magnifico spunto di riflessione (e su Splinder, ma non qui, avrebbe dato il via a un ampio dibattito).
Grazieee!
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Leggevo, intuivo, vedevo arrivare la tragedia ma non la potevo fermare.
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@ MAGICAMENTE73 che bel commento! Grazie 🙂
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Compro la Repubblica la domenica. E sono un libero professionista…
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@ MAGICAMENTE73 però più fortunato di Tani 🙂 🙂 🙂 🙂
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Poveretto . Senza parole. È’ meraviglioso. Nuovo?
Io se non stessi scrivendo ma parlando balbetterei.
Fin quasi la fine… mi ha ricordato la storia di una persona a me vicina.
Già, troppo. E mi sono commossa. Descrivi così bene le persone nei gesti che le vedo.
Bellissimo pezzo “da top ten”!
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@ LADY NADIA io sono veramente commossa, tesoro ❤
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Se “lavori” con le storie c’è poco da fare, ogni fatto, ogni particolare, ogni racconto di vita vissuta… tutto finisce fra gli ingredienti per le tue “ricette”. Forse non è un atteggiamento così sano, però aiuta a immedesimarti nelle vite altrui (e ciò è bene – certo, sarebbe meglio non credersi troppo bravi in questo, un margine d’errore c’è sempre…)
Una storia davvero triste – e ancor più triste il fatto che probabilmente esiste davvero là fuori, e non solo una…
Ogni bene
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@ IVANO F analisi bella e complessa, che forse ho capito (non sono particolarmente sveglia).
Se esiste? Certo, amico mio.
Ogni bene a te.
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Non sei particolarmente sveglia? Occhio che ti si allunga il naso… 🙂
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@ IVANO F preferirei di no 🙂
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Ben scritto, bene ambientato, ottimi i dialoghi e la tensione provocata. Sarebbe stato efficace ed ugualmente tragico senza l’ultimo periodo, l’ultima riga.
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@ RODIXIDOR lo so, è un po’ una mia mania 😀
Morteeeee! (Come i cavalieri di Rohan).
Grazie 🙂
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Intanto salta all’occhio la tua bravura, se ce ne fosse bisogno sottolinearlo, noi che ti seguiamo, sappiamo. Scrivere scorrevolmente, con chiarezza in terza-prima persona con due punti di vista differenti e intrecciati non è per nulla facile. Poi la storia e le riflessioni, non ultima quella dello scrittore vampiro. Dopo Massimo, vittima dei nostri tempi scellerati e infine quel “la trascinò all’inferno” che apre al senso di colpa sociale che inquieta non poco.
Dieci e lode a te!
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@ ILI6 effettivamente non è facile, tesoro bello, ma capita che magari per caso la panettiera riesca a sfornare una baguette accettabile.
Ecco, le riflessioni e la colpa sociale sono temi che sento profondamente. Diversi scrittori e moltissimi giornalisti non possiedono il minimo senso dell’etica.
Prendo il tuo graditissimo “dieci e lode”, lo incarto e me lo tengo stretto stretto ❤
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Beh, in definitiva lo scrittore trasferisce su carta le parole ascoltate che divengono storia e di quella storia si colgono gli insegnamenti impliciti, pur nel dolore di un finale così devastante; storie di vita comune che appartengono a questa società sempre più in declino.
Bravissima come sempre, complimenti per la scrittura accattivante.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 che bel commento, cara!
Un abbraccio a te unito a un sentito grazie.
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La storia esprime tristezza e una certa commiserazione e malinconia, la tua bravura sta nel veicolarla in modo sapiente. Un saluto. Univers
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@ UNIVERS mi lusinghi mio “vecchio” amico.
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E’ molto toccante, molto attuale. E’ terribile pensare che ciò che qui è un racconto, fuori è realtà. E cose così accadono veramente.
Hai dipinto benissimo questa struggente realtà.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST e le cose non sembrano destinate a cambiare.
Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto!
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