Forse erano già venuti, pensò Kurt Malgraeve quando si fu ripreso dallo sconcerto.
Forse erano già venuti, nella notte dei tempi, e qualcosa non aveva funzionato.
Poi nacquero miti e leggende.
“Ci hanno regalato la pace e il benessere.”, disse Jane immergendo il cucchiaio nella scodella fumante. “Adoro i Cap’n Crunch!”, aggiunse sovrappensiero.
“Preferisco uova e bacon.”, grugnì Kurt. Jane prediligeva i ristoranti vegetariani, Kurt i posti dove servivano grosse bistecche e grandi quantità di patatine fritte. Per il resto il loro matrimonio funzionava bene.
“Comunque ci hanno insegnato a vivere,”continuò la donna,”a fare a meno del petrolio, a sconfiggere i mercanti di morte. E tutto questo è buono! Non riesco proprio a capire la tua ossessione. Vederli in faccia… cosa cambierebbe? Niente.”
“Già, è vero.”, commentò Kurt, pensando l’esatto contrario. Non era interessato a discutere con la moglie, la sua mente essendo concentrata su ciò che avrebbe fatto quel giorno. Sarebbe riuscito a infrangere quell’assurdo divieto, avrebbe finalmente scoperto il loro segreto e, se a seguito di questo si fosse trovato in una situazione pericolosa, era pronto ad accettarne le conseguenze. D’altro canto, si ripeté per l’ennesima volta, dato che erano così buoni, non l’avrebbero certo mangiato.
Finita la colazione, si vestì, salutò con un bacio Jane e uscì di casa.
Il sole splendeva già alto in un cielo terso, solcato da pochissime nubi. L’aria era fresca e frizzante. Guardò in alto: l’astronave era sempre lì, ferma, immobile. Chissà cosa stavano facendo, gli alieni? Si nutrono come noi? Si dividono in esemplari maschili e femminili oppure sono ermafroditi?
Fra poco lo avrebbe saputo.
Malgraeve apparteneva alla CIA e, nel corso di una ormai lunga carriera, aveva elargito diversi favori. In particolare aveva salvato la vita al figlio di Paul Deveraux.
Deveraux era lo scienziato che curava i collegamenti con gli Amici. Tali collegamenti non avvenivano a livello fisico, ma una volta al mese c’era un contatto: in quell’occasione gli alieni consegnavano oggetti quasi sempre di grande utilità e in qualche caso divertenti. Il rifornimento del mese precedente consisteva in una certa quantità di particolari telecomandi, la cui funzione, senza alcuna complicazione di ordine medico, era il rafforzamento del desiderio sessuale. Fate l’amore e non la guerra, bofonchiò fra sé Malgraeve. Un’esibizione di umorismo britannico, ed egli non amava i sudditi di sua maestà.
A ricevere i doni veniva mandato un agente.
E oggi sarebbe toccato a lui.
Deveraux aveva manifestato più di una perplessità, ma non poteva scordare che, senza l’intervento di Kurt, il suo figliolo sarebbe stato sgozzato da un commando dell’Isis.
Era chiaro che gli doveva un favore.
Malgraeve indossò l’apposita tuta, si infilò il casco e salì a bordo della navicella spaziale. Non aveva armi con sé, immaginava che le avrebbero individuate; d’altronde il suo scopo non era quello di uccidere. Pochi minuti più tardi fu accolto dall’astronave mediante un’apertura nella parte inferiore. Subito dopo, il varco si richiuse.
Malgraeve uscì dalla navicella e, seguendo le istruzioni dello scienziato, si tolse il casco. Poi si guardò attorno. Era in una vasta sala, del tutto asettica, priva di mobili, di congegni elettronici, di computer e di qualsiasi altra cosa. C’erano solo le nude pareti.
Una porta che non aveva notato si aprì e comparve un alieno. Era interamente vestito di nero, compresa la maschera che gli copriva il volto e gli alti stivali.
Dart Fener, si disse Kurt.
Sapeva già che gli Amici parlavano correntemente l’inglese. L’alieno cingeva fra le mani un pacco. “Questo è un regalo importante.”, dichiarò avvicinandosi all’agente della CIA. “Contiene una sostanza che rende assai gradevoli i sogni. Sono soltanto dei campioni, da sperimentare ma, qualora funzionassero, e non abbiamo dubbi in proposito, presto ve ne forniremo in quantità maggiore.” La voce suonava fredda, impersonale, probabilmente filtrata da qualche marchingegno.
Malgraeve lo fissò senza parlare.
“Fra l’altro”, proseguì l’emissario degli Amici, “se assunta in maniera corretta, consente un risveglio felice. Ciò perché agisce sui centri del benessere. A proposito, siete soddisfatti dell’ultima consegna?”
Malgraeve annuì. “A me non serviva, però so che molte persone l’hanno gradita.”
“Bene.”
L’alieno ora era davanti a lui.
Gli porse il pacco.
Kurt Malgraeve esitò per un istante. Era proprio sicuro? Si.
Di colpo scattò. Malgrado non fosse più giovanissimo, possedeva muscoli sodi e riflessi pronti.
Era lievemente più alto. Afferrò la maschera nera e la strappò dalla testa dell’alieno. Questi sembrò colto completamente alla sprovvista. Il pacco finì a terra.
E Malgraeve vide…
Sbiancò in faccia, mentre un terrore primordiale si impossessava di lui.
Ma si fece forza e cercò di ragionare, sebbene fosse estremamente difficile.
Forse erano già venuti, pensò quando si fu ripreso dallo sconcerto.
Forse erano già venuti, nella notte dei tempi, e qualcosa non aveva funzionato.
Poi nacquero miti e leggende.
“Sapevo che l’avresti fatto.”, disse l’alieno. “Era previsto. La curiosità… l’istinto di sapere… vi hanno resi padroni della Terra, eppure causarono anche la perdita del paradiso terrestre.”
“Quella è una favola.”, biascicò Kurt.
“Non ne sarei così certo”. Un sorriso triste si disegnò sull’orribile viso dell’alieno.
“Adesso tu tornerai alla base, parlerai, alimentando nuova curiosità. Qualcuno non ti crederà, ma molti sì. La curiosità sarà simile a un piccolo fuoco, inizialmente trascurabile che però presto diventa un incendio, bruciando foreste e praterie. Da qui nascerà una mala pianta: l’odio.”
Malgraeve non riusciva a distogliere lo sguardo dalle corna.
Respirava affannosamente.
Abbassò gli occhi sugli stivali neri.
L’alieno assentì. “Già.”, disse. “Se li togliessi, vedresti quello che già immagini.”
Scosse il capo deforme. “Esistono milioni di pianeti, cui rivolgere la nostra attenzione. E’ giunto il momento di salutarci. Mi auguro che facciate buon uso di quanto avete appreso.”
Si voltò e, prima di scomparire, aggiunse: “Porta alla Terra il saluto del diavolo.”
Bravissima, mi hai lasciata appesa sino all’ultimo per poi svelare quel finale alquanto preoccupante. Ma dall’invasore cosa potevamo aspettarci di diverso?
La curiosità , quella morbosa e fine a se stessa, è diavoleria. Altra cosa è la curiosità che porta alla consapevolezza e alla crescita. Approvo il comportamento di Kurt.
Buona serata, cara Ale.
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@ ILI6 buona serata a te, cara Marirò 🙂
Sono felice che questo racconto ti sia piaciuto!
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La curiosità, già, ci appartiene e -malgrado tutto- dobbiamo sapere eccheccavolo 🙂 Davvero interessante (e un po’ inquietante, no? 🙂 )
Ciao ciao 🙂
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@ IVANO F mi piace essere inquietante, amico mio 🙂
Ogni bene.
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Sì, fai bene a esserlo! 😉
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@ IVANO F spero di sì 🙂
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Bravissima Alessandra, molto bello, ti abbraccio cara e ti auguro una bellissima domenica, tanti bacioni, ❤
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@ LAURA lots of love * ___________ *
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Grazie tesoro bello, buona settimana, ❤
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@ LAURA ❤
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e così, Kurt scoprì che il diavolo era un buon diavolo e lui quello cattivo.
Condotto benissimo fino al colpo di scena finale.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR grazie mille!
Un grande abbraccio.
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un bel racconto.
Un grande abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR 🙂 🙂
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La tensione nel racconto è la tua arma formidabile, come sempre.
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@ RODIXIDOR e come sempre io ti ringrazio moltissimo 🙂
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La curiosità…
Il primo peccato della razza umana con Eva e Adamo.
In questo tuo racconto torna, sarà davvero un peccato, dunque, l’essere curiosi?
Chissà cos’altro questi “alieni” ( diavoli) hanno portato sulla terra… oltre al benessere, ai telecomandi vari per la soddisfazione dei desideri, immagino tutto ciò che c’è dietro.
Quando un desiderio è raggiungibile così facilmente, probabilmente diventa un vizio e si trasforma così in lussuria, un altro peccato.
Molto profondo…
Quando la razza umana ( e quindi anche noi, ora) si “abitua” al lusso è inevitabile il sopraggiungere di altri obiettivi o entra in gioco l’insoddisfazione.
Peccato questo racconto sia breve, peccato dover riflettere sull’imput che l’ha originato… si potrebbe approfondire e allora si che sarebbe ancora più visibile l’opera del diavolo.
O forse basterebbe guardare il nostro mondo, proprio qui, adesso, per capire cosa di “veramente buono” ci abbia portato il progresso.
Dunque dalla tua penna la pillola di saggezza: il diavolo ci tiene d’occhio, ci sorveglia!
Svegliamoci!
Ale, questo genere distopico è il mio preferito.
Belloooooooo fa pensare, e molto!😊😉
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@ LADY NADIA che commento spettacoloso, tesoro!
Fornisce lo spunto per una quantità di riflessioni. E questo mi rende davvero lieta.
Non conosco “distopico”, ma immagino sia qualcosa di bello 🙂
Un mare di ringraziamenti ^^
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Non l’avrei immaginato, era ovvio che ci sarebbe stato il colpo di scena finale, ma il “diavolo” proprio no 😀 Che dire? Questo essere conosceva bene gli umani, non c’è che dire, è davvero… diabolico? 😀
Sai come me lo immaginavo io il finale? Che dietro la maschera il “nostro” avrebbe trovato… un viso umano, capendo che gli alieni erano solo visitatori terreni dal futuro aventi lo scopo di far progredire più velocemente la civiltà.
Francamente? Mi piace più il tuo di finale! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST uh… uh… sai che io preferisco il tuo di finale! E’ bello e profondo.
Ciao, lupissimo 🙂
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Bellissimo, sono rimasta incollata sino all’ultima riga, il paradiso rifiutato, l’odio, il male, già, siamo in questa orgia di corruzione e devastazione proprio per aver scelto il male. Bravissima!
Buon inizio di settimana, cara Alessandra.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 ti ringrazio tantissimo, cara Isabel!
Un forte abbraccio a te.
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Da rimanere senza parole per un commento, per lo meno leggibile.
Solo un grazie per aver descritto con ironia una vecchia abitudine umana: la curiosità.
Senza la quale, per altro, non saremmo arrivati dove siamo ora..
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@ CAPEHORN è vero, Maestro. Ma, forse, un po’ di moderazione…
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E che poi ci si fa prendere la mano e allora …Si rischia di perdere il gusto al mistero. E una punta di mistero fa … Sempre.
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@ CAPEHORN così credo che sia, Maestro.
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Molto leggibile, intrigante, scorrevole e sicuramente con un finale al fulmicotone. I miei complimenti. Univers
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@ UNIVERS81 “finale al fulmicotone” mi entusiasma!
Grazie.
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