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GUERRA TOTALE 4

21 agosto 2016 di Alessandra Bianchi

Martin YarbesQuella tiepida sera di giugno il Restaurant Russkie Sezony ospitava solo due commensali. Se a qualcuno fosse venuto in mente di gustare il buon cibo di quel locale, sarebbe stato gentilmente dissuaso dal farlo. Due macchine con otto uomini armati stazionavano fuori, altri quattro uomini del servizio segreto erano divisi in due coppie: la prima controllava l’ingresso, la seconda aveva scelto una posizione da cui poteva vedere sia l’interno della cucina, sia la sala da pranzo. Naturalmente avevano tutti la giacca sbottonata.
Putin mangiò poco, limitandosi a un po’ di caviale. La scorta aveva portato dal Cremlino piatti, posate e tovagliolo, come da consuetudine. Yarbes, invece, aveva appetito. Dopo la tartina, si dedicò all’insalata Olivier (quella che in Italia viene chiamata insalata russa) per poi proseguire gustando una squisita Borsht, una minestra a base di barbabietole, e infine dandoci dentro con un tipico piatto russo di pezzi di manzo saltati, serviti in una salsa con smetana. Chi aveva detto che negli States la cucina era di gran lunga migliore?
Il quadro geo-politico che Martin aveva ricavato dalle numerose letture era complesso come la realtà del medioriente. La religione (intesa anche come forma di potere) dominava su tutto e a questo riguardo gli americani avevano commesso un grave errore attaccando per la seconda volta l’Iraq, uno Stato fondamentalmente laico che fungeva da cuscinetto fra il Paese più popolato, l’Iran (che arabo non è), e le nazioni arabe. Era stato come scoperchiare il vaso di Pandora. Per quanto folle e crudele fosse, Saddam Hussein governava con pugno di ferro, eliminando ogni forma di dissidenza e impedendo ai fondamentalisti di attecchire sul territorio. La sua caduta era assimilabile alla morte di Tito, che aveva portato alla dissoluzione della Jugoslavia, con conseguenze ancora peggiori poiché non circoscritte ai Balcani (dove il petrolio non c’è e pertanto l’interesse della comunità internazionale è minimo).
Non a caso, Abu Bakr al-Baghdadi era iracheno. E lo stesso valeva per il nuovo Califfo, Abu Muhammad al-Adnani al-Shami. Il cuore dell’Islam è comunque l’Arabia Saudita, dove si trovano le città sante, La Mecca e Medina. E sebbene in date circostanze avesse appoggiato gli Usa (o chiesto l’appoggio come ai tempi dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq, a causa del pericolo concreto di perdere pozzi petroliferi) manteneva tuttavia un atteggiamento ambiguo.Vi era poi la disputa fra sunniti e sciiti. E infine l’odio generalizzato nei confronti di Israele.
Un bel ginepraio, rifletté Yarbes.
Putin interruppe il corso dei suoi pensieri. Benché di malavoglia, ammise: “Forse anche noi abbiamo sbagliato, anche se al momento ci ritenevamo soddisfatti. Eliminando Abu Bakr pensavamo di aver risolto il problema, ma chi lo ha sostituito si è dimostrato più intelligente e perfido. Se lei lo ammazzerà, avrà reso un gran servigio al mondo intero.”
Yarbes inghiottì l’ultimo pezzo di carne. “Prima devo trovarlo.”
“Non sarà semplice.”, disse Putin. “Noi ci stiamo provando da tempo. Però abbiamo qualche elemento, dati non sicuri, certo, più che altro spifferi che possono corrispondere al vero o risultare del tutto fasulli. A tale proposito, ho il piacere di presentarle una persona che da sei mesi sta lavorando a questo caso. Non sarà Matrioska o il suo vecchio “amico” Pomarev, ma è in gamba. Le interessa avvalersi di un aiuto?”
Fuori, sebbene il sole fosse già tramontato, il cielo era ancora rischiarato da un residuo di luce. Una luce di speranza, forse, pensò l’americano. A quel punto ci si aggrappava a tutto.
Yarbes esitò. In realtà, preferiva lavorare in proprio; peraltro sei mesi, specie se intensi, superavano i suoi pochi giorni. Annuì, quindi rivolse uno sguardo interrogativo allo “zar”. Putin fece un cenno del capo all’agente che stava vigilando accanto alla porta della cucina. Questi si affrettò a uscire. Un minuto più tardi rientrò nel ristorante, accompagnato da un uomo. Dimostrava circa quarantacinque anni, era alto e aveva lo sguardo freddo. Si avvicinò al tavolo e chinò la testa in segno di saluto. Putin lo invitò ad accomodarsi. “Il maggiore Ivan Drozdov.”, lo presentò. Poi si rivolse al nuovo venuto. “Questo signore è… ehm… il generale Martin Yarbes.”
“Credo che Yarbes sia sufficiente.”, replicò divertito Martin.
Drozdov annuì.
“Io ho il compito di uccidere il Califfo.”, disse Yarbes con calma. “Lei ha individuato il suo rifugio?”
Si era espresso in russo. La risposta venne data in un buon inglese, non perfetto come quello di Vladimir Putin, ma più che accettabile. “No. Ho dei contatti, tramite i quali ho potuto farmi delle idee. E sono in procinto di incontrare altri contatti. L’idea è quella di sganciare una bomba sul suo tetto… con al-Baghdadi ha funzionato.”
“Già.”, convenne Yarbes. “Il mio piano è leggermente diverso. Lei saprà certamente ciò che è successo da noi. Una strage. Una strage insensata e infame. Mia… la mia ex moglie è viva per miracolo, pertanto questa è anche una questione personale. Io voglio eliminare il Califfo con le mia mani, e penso di essere in grado di farlo. Lei cosa dice?”
Drozdov lo guardò negli occhi, valutandolo. Quello che vi lesse gli piacque. Scorse come immagini di un passato che lo aveva visto agire in modo implacabile, a volte al di fuori degli schemi, delle leggi vigenti, dell’umana comprensione. C’era in lui un fondo di glaciale durezza e, sebbene non fosse più giovane, c’era pure la capacità di tradurla in pratica. D’altro canto, Putin gli aveva parlato di quel cekista. CIA! I nemici per antonomasia del suo popolo. Però i tempi cambiano, così come le prospettive. E adesso il traguardo era uno soltanto. L’avversario, almeno l’avversario principale, non risiedeva più a Washington, ma in una sperduta località della Siria o dell’Iraq. Se l’uomo della Central Intelligence Agency poteva essere d’aiuto per togliere di mezzo il porco musulmano, allora era il benvenuto.
Ivan Drozdov, agente dell’SVR e prima ancora del KGB, per la prima volta sorrise.

Monica non si sentiva esattamente male, certo non bene. Di quanto era accaduto non ricordava niente, né le interessava assolutamente indagare. Sdraiata sul letto, stava pensando a Martin. Al modo in cui l’aveva guardata, alla tenerezza che aveva colto nella sua espressione. Lo aveva lasciato, incolpandolo per la morte di John. Era stata una decisione giusta? Non si trovava nelle condizioni migliori per esplorare a fondo la vastità dei sentimenti che provava. Erano così diversi l’uno dall’altro! Da un lato, la ragionevole sicurezza di avere agito secondo coscienza; da un altro lato, il dubbio, ora crescente, che esisteva una morale superiore ai risentimenti, per quanto motivati essi potessero essere.
La morale che nasceva dalla condivisione degli affetti. E forse Martin non aveva amato John quanto lei, sia pure in forma differente?
E se aveva sbagliato, non esisteva la parola “perdono”?
Dubbi che non l’avevano sfiorata prima dell’incidente, non avrebbe saputo descriverlo in altra maniera; nessuno le aveva fatto il conto dei morti, e lei era troppo debole per chiedere chiarimenti.
“Perdono”?
Non lo sapeva.
Non lo sapeva ancora.

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Pubblicato su guerra totale | Contrassegnato da tag Martin Yarbes | 24 commenti

24 Risposte

  1. su 21 agosto 2016 a 15:33 Laura

    Lo leggo stasera Alessandra, adesso vado via in moto, ti abbraccio cara, buona domenica, tanti bacini, ❤

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  2. su 21 agosto 2016 a 15:53 Alessandra Bianchi

    @ LAURA buona gita, stellina 🙂

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    • su 22 agosto 2016 a 17:14 Laura

      Troppo bello, baci tesoro, buona serata e buona settimana, ❤

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    • su 22 agosto 2016 a 19:53 Alessandra Bianchi

      @ LAURA grazie, tesora!

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  3. su 21 agosto 2016 a 22:08 newwhitebear

    Martin dopo un lauto pranzo stringe un accordo visivo con l’agente russo. Funzionerà? Lo vedremo nelle prossime puntate. Ma è Monica il grande ritorno. Non poteva mancare la tua eroina in guerra totale.
    un caro abbraccio

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    • su 22 agosto 2016 a 19:54 Alessandra Bianchi

      @ NEWWHITEBEAR è vero: lei è come il prezzemolo 🙂
      Un grande abbraccio.

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      • su 22 agosto 2016 a 20:26 newwhitebear

        è vero 😀
        Un grande abbraccio

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  4. su 22 agosto 2016 a 08:41 infuso di riso

    buon lunedi alessandra:)
    daniela

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    • su 22 agosto 2016 a 19:54 Alessandra Bianchi

      @ INFUSO DI RISO baci, Daniela ❤

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  5. su 22 agosto 2016 a 16:49 ivano f

    La bomba sembrerebbe più comoda… ma forse è meglio non contraddire il generale… 🙂
    Interessante la finestra su Monica: esplorerà a fondo il suo cuore?
    Vedremo. I capitoli sono troppo corti, avanti col prossimo! 😉
    Ogni bene!

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    • su 22 agosto 2016 a 19:56 Alessandra Bianchi

      @ IVANO F non sono corti, amico mio 😦 Uffi, più di mille parole 🙂
      Lo prendo, comunque, come un complimento 🙂
      Ogni bene a te!

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      • su 22 agosto 2016 a 23:07 ivano f

        Certo che è un complimento: sono curioso, e siamo ancora alle chiacchiere! 😀

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  6. su 23 agosto 2016 a 09:46 capehorn

    Semplicemente sontuoso Soprattutto la parte riguardante Monica, ma non poteva essere diversamente.
    Le corde sentimentali di una donna suonano in maniera diversa e occorre un orecchio ben fine per ascoltarne tutta la timbrica.
    Soprattutto tentare di capirla.

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    • su 23 agosto 2016 a 22:04 Alessandra Bianchi

      @ CAPEHORN detto da lei, Maestro!

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  7. su 23 agosto 2016 a 17:37 ili6

    Ricordavo la parte di Monica e quel punto interrogativo che ci hai lasciato. Ora avremo la risposta e sarà come piace a me 🙂

    O.T
    Ho finito di leggere Alex Alliston e mi è piaciuto!!! Ho lasciato un commento su Amazon (essepi), dove l’ho acquistato e ho tentato di replicarlo nel sito della tua casa editrice. Complimenti, Alessandra, un libro corposo e ben scritto, come sempre.
    Marirò

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  8. su 23 agosto 2016 a 22:05 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 grazieeee 🙂
    (Ho letto).

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  9. su 24 agosto 2016 a 21:57 willyco

    Buono e avvincente. Brava Alessandra attendo come al solito e sai che sono paziente 😊

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    • su 25 agosto 2016 a 21:07 Alessandra Bianchi

      @ WILLYCO la pazienza è la virtù dei forti 🙂
      Sono felice per il tuo giudizio!

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  10. su 26 agosto 2016 a 23:31 wolfghost

    La fredda determinazione può sembrare quasi disumana a volte, ma in certe situazioni il cuore non serve ed è proprio la determinazione a salvarti la vita o a portare a termine qualcosa di quasi impossibile.
    Un bel profilo psicologico quello di Yarbes e, ma questo non mi ha mai sorpreso 😉 ,ottima ricostruzione storica di… tanti errori occidentali. Una visione della storia con la quale, personalmente, concordo appieno.

    http://www.wolfghost.com

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    • su 28 agosto 2016 a 21:01 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST sono lietissima del tuo riscontro, sia per quanto riguarda la personalità di Yarbes, sia per i tanti errori occidentali.

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  11. su 28 agosto 2016 a 16:28 Lady Nadia

    Sei molto brava in questo genere, quando scrivi storie di “storia” e tutto con suspance e azione. Ti ammiro molto.

    Ciaooooo

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    • su 28 agosto 2016 a 21:02 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA grazie mille, amica mia!
      Un bacione grande 🙂

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  12. su 30 agosto 2016 a 17:56 univers81

    La puntata è valorosa di suo, ma l’exploit narrativo con Monica è un coup de theatre. Gradito. Un saluto, Univers.

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    • su 30 agosto 2016 a 18:31 Alessandra Bianchi

      @ UNIVERS81 sono grata per il tuo gradimento!

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

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