Batti e ribatti.
Non amava la gente.
Il fatto di bere un bourbon dopo pranzo (il suo bourbon per il resto del mondo equivaleva a tre whisky) e poi di incamminarsi verso il bar più vicino per assumere due caffè. Mentre procedeva, scuro in volto, stilava la lista delle persone che avrebbe voluto eliminare. Una macchina che arrivava a velocità folle con i fari accesi in pieno giorno per un momento lo distraeva. Faceva il gesto dell’ombrello e, a seguire, il finale della haka, cioè il taglio della gola.
Quindi, tornava alla lista. Per prima, quella cicciona immonda con i denti sporgenti e il sorrise ebete. Se la immaginava a sgrufolare nel letame, come il maiale che era. Un po’ di dignità! Che si mettesse a dieta, palla di lardo, obbrobriosa grassona. Che schifo!
In seconda battuta, il postino, ma lui lo avrebbe ucciso veramente, un giorno o l’altro. Quando suonava alla porta, non apriva mai, però lo sguardo vigile, attento, feroce, correva al grosso coltello da cucina.
Batti e ribatti.
Nel bar, i pochi avventori si scansavano, lasciandogli tutto lo spazio che voleva. Sapevano che altrimenti lui si sarebbe infuriato: avrebbe gridato, e offeso, e minacciato. Avrebbe insultato l’esegeta di turno perso nella lettura della Gazzetta dello Sport elevata a rango di Bibbia, da leggere riga per riga, capoverso per capoverso, pagina per pagina.
Bevute le brodaglie infami, che spacciavano per caffè, tornava a casa, riaggiornando mentalmente la lista.
Oh, se era lunga tale lista! La lurida grassona sgrufolante con quei denti ridicoli assurdi immondi inaccettabili che al solo vederli provocavano immediata repulsa; il postino, che di lì a breve avrebbe cessato di esistere; i bifolchi che votavano per il partito dell’ignoranza (non che lui votasse, però non poteva accettare che quattro imbecilli cerebrolesi, incapaci di azzeccare un congiuntivo, avessero la pretesa, la folle pretesa, di recarsi in una “gabina elettorale” a tracciare una croce, cosa che probabilmente sapevano fare molto bene… era la loro firma, no?) E tanti altri; a metterli in fila, tutti belli ordinati, gli veniva il mal di testa, se non di peggio.
Batti e ribatti: dove trovare la pazienza per sopportare la moltitudine di idioti che lo circondavano? Le schifose grassone, che di notte furtive si alzavano dal letto per sgattaiolare in cucina, aprire il frigo, ingozzarsi di porcherie. Forse con una bomba sarebbe riuscito a terminare un buon numero di soggetti. Peccato che al supermercato non le vendevano e che lui non sapeva costruirne una. Bene, allora un passo alla volta. Per la dentona due mani cinte intorno alla gola, e poi stringere stringere stringere. Sentirla annaspare, farfugliare, ansimare, sgrufolare. Che splendido sogno! Lo avrebbe tramutato in realtà, senonché doveva partire, andare… sapeva lui dove.
Prese il treno, trascorse il viaggio scrutando con odio i passeggeri seduti nel suo scompartimento, provò autentico disgusto, di più, di più, alla vista di due orrendi bambini, chiassosi, maleducati, noiosi, sicuramente stupidi come la loro madre intenta a leggere (o a guardare le figure? Nulla escludeva che fosse analfabeta) una banalissima rivista che parlava di banalissime persone.
Spostò gli occhi sul finestrino, indignato e nauseato.
Giunto che fu nel luogo prescelto, saltò giù dal treno e si avviò a passo spedito verso il mare.
E fu lì, nell’incanto della natura, che si sentì finalmente felice.
Realizzato, appagato, sereno, soddisfatto.
Quando fosse tornato nella città dove abitava, avrebbe incominciato a spuntare i nomi dalla lista con una bella croce; ma adesso, adesso, il mare era lì, tutto per lui.
Gli sovvenne un ricordo di quando era bambino. Aveva costruito uno stupendo castello di sabbia e lo mirava ammirato della propria bravura quando si erano presentati due ragazzi dall’aria ottusa, entrambi più grandi lui. Avevano calpestato il suo castello, sghignazzando in maniera infame.
Se succedesse oggi, pensò, li ammazzerei. Quel giorno, invece, si era limitato a piangere.
Batti e ribatti. Batti e ribatti. Batti e ribatti.
La testa che pulsa, martella. Un’improvvisa emicrania. Luci abbacinanti che solo lui vede. Un senso di straniamento.
E poi…
Il suono della sveglia.
Il professor Simone Lattuga si stropicciò gli occhi, sbadigliò, si alzò dal letto, andò in bagno, si rasò e si lavò accuratamente, dopodiché scelse il suo abito più bello. Quella mattina c’era ricevimento.
La terza madre fu la dentona grassona.
“Suo figlio…” Lattuga scosse la testa con espressione falsamente dispiaciuta.
“L’ho mandato a ripetizione!”
“Mmmm.”
“Studia tutti i pomeriggi e anche alla sera!”, mentì la dentona.
“Mmmm.”
“Non si potrebbe fare qualcosa?”
“Certo!”
Lei si rasserenò.
“Bocciarlo.”, disse Lattuga.
NONSENSE
3 giugno 2016 di Alessandra Bianchi
34 Risposte
Oh, povero questo Lattuga. Che immagine distorta ha della vita. Che brutti fastidi.
Il pezzo è bellissimo come sempre, il finale semplice e inaspettato.
Un brano che rappresenta l’infelicità.
Un brano realistico senza dubbio.
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@ LADY NADIA realistico, sì: mi sono ispirata a un tale che conosco.
Grazie di cuore, tesoro bello 🙂
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batti e ribatti qualcosa alla dentona grassa Lattuga pensa di farlo. Bocciarle il figlio!
Batti e ribatti. I prof sono terribili.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR batti e ribatti ed è riuscito a “sistemarla”.
Un grande abbraccio.
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Fanno così i prof con le persone antipatiche.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEAR credo sì, avvocato 🙂
Lunedì sii sobrio 😀
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solo acqua di fonte. Niente vino, niente alcol. Lucido come un mobile di mogano tirato a cera 😀
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@ NEWWHITEBEAR bravo! Dovrai controinterrogare 😀
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sarò terribilmente sobrio e spietato 😀 Dobbiamo vincere la causa.
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Lo vedrei bene dentro a questa raccolta: “Diario segreto di un sociopatico”…
Disgusto e odio, si può vivere così? 😮
Mi hai fregato col finale, non me l’aspettavo! Non ci si può fidare di nessuno…
Ogni bene
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@ IVANO F direi che ho una vasta esperienza riguardo ai sociopatici 🙂
Preciso: mai fidarsi 🙂
Buona serata… e lunedì sarai in aula.
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Eh lo vedi che serve anche quella? 🙂
Uh d’accordo, vedrò di arrivare in orario!
Buon weekend
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@ IVANO F sereno weekend a te!
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Finale sorprendente, scritto non banale.. Bello leggerlo!
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@ SCRITTORE 5-5 grazieee!
Un sorriso per un buon fine settimana 🙂
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Strani effetti ha il bourbon…ma non può mancare nello scenario che costruisci…very good!
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@ FRANZ thank you!
Verissimo, il bourbon ha strani effetti, qualora si ecceda.
Buona serata.
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Se ti diverte tra i miei “giochi di genere” c’è l’incipit di un “giallo” il cui titolo è NERO…Il bourbon ha il suo ruolo rilevante… 🙂
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@ FRANZ verrò a vedere di sicuro!
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ok e mi farai sapere; non è che un incipit lasciato a marcire da tanto tempo, un gioco, ma ogni tanto me lo coccolo… 😀
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@ FRANZ come è giusto che sia 🙂
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giusto come i nessi e i voli di una narrazione che sappia d’odore umano
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Il bourbon avrà i suoi effetti, ma il Prof. Lattuga è frustrato e arrabbiato col mondo e anche con certi genitori che mentono e mandano i figli a ripetizione gli ultimi quindici giorni di scuola per tentare di salvare l’insalvabile. Non vorrei essere sua collega! 😉
Sempre brava, tu. Buona serata, a presto 🙂
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@ ILI6 un punto di vista molto interessante, il tuo, cara Marirò. E non dubito sul fatto che non vorresti essere sua collega 😀
Grazie e buona domenica per domani. Ci rivediamo in aula 🙂
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Il delirio nell’intimo dei cosiddetti “normali”, un pezzo nelle tue corde. Che te lo dico a fa’ … 🙂
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@ RODIXIDOR “il delirio nell’intimo dei cosiddetti normali”: mi piaceee.
Be’, se me lo dici, mi fa piacere 🙂
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Povero professore che neppure i sogni gli danno una vita migliore. Mi piace questa interpretazione a spirale del racconto; assai brava Alessandra 🙂
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@ WILLYCO grazie mille! E l’augurio di una stupenda serata 🙂
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Cara Alessandra, mi spiace non poterti leggere come vorrei
Per adesso è così, purtroppo
Il like è per la stima
Baci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE tanti baci, cara Mistral.
Mi auguro che presto tu stia meglio!
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ahahah lei non lo sa… ma la bocciatura è decisamente un “happy problem”!! 😀
Ogni tanto anche a me capita di pensare cose “violente” che non farei mai, credo capiti quando si ha tanta energia repressa. Però così è patologico, eh! Prima o poi… 😉 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST come è vero, lupissimo!
Siamo in due allora, ma non patologici 🙂
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Racconto assai gradito carissima. Univers
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@ UNIVERS81 ne sono contentissima, mio “vecchio” amico.
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