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DUE DOMANDINE DA LADY NADIA »

CARRICK E LO STRANO CASO DI JACK SPARROWS 17

17 maggio 2016 di Alessandra Bianchi

Tic-tac. Tic-tac. Tic-tac.
Un tuono assordante fece vibrare i vetri delle finestre. Jack Sparrows si era seduto sulla sedia usata abitualmente da Nadia per scrivere. La sua scrivania era accanto a quella di Alexandra, quasi fossero due studentesse che assistevano alle lezioni in una piccola classe interamente riservata a loro. Talvolta si scambiavano di posto (in genere era Alexandra a proporlo), ma solo per breve tempo, dato che ciascuna delle due si era abituata allo scrittoio che Jack le aveva inizialmente affidato.
Da quella postazione Sparrows osservava compiaciuto il dramma che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Giocando con la fantasia si figurava ciò che sarebbe successo. Nadia non avrebbe rinunciato a difendersi. Con la sinistra sarebbe riuscita a bloccare il polso di White. Tuttavia, a causa della posizione e forse del panico, benché fosse più forte non avrebbe resistito a lungo. Sparrows calcolava che nel giro di pochi secondi sarebbe stata ferita dal coltello, dopodiché Alexandra avrebbe potuto muoversi con tranquillità e procedere alla prima amputazione. In seguito, si sarebbe dedicata all’altra mano. Sparrows pregustava quei momenti e aveva le idee chiare su quello che avrebbe fatto dopo: Alexandra White avrebbe subito la stessa sorte.
C’era una giustizia in tutto questo. I libri si equivalevano. Erano entrambi molto belli e rispondevano perfettamente al suo concetto di letteratura fantastica. La scelta di premiare quello di Alexandra era stata arbitraria; avrebbe potuto benissimo indicare l’altro, ma in ogni caso non sarebbe cambiato niente. Tolte di mezzo le due scrittrici, finalmente “The Black Land” sarebbe stato pubblicato ed era l’unica cosa che contava.
Ma i fatti si svolsero in modo molto diverso.
Alexandra aveva agito come in stato d’ipnosi, però d’un tratto tornò in sé, rendendosi conto inorridita di ciò che stava per fare. Guardò Nadia, vide che aveva gli occhi pieni di lacrime e provò una profonda vergogna. Si chiese se era impazzita ed ebbe la consapevolezza che non si sarebbe mai perdonata; aveva perso la stima di se stessa e sapeva che non l’avrebbe più ritrovata. Lasciò cadere il pugnale, scuotendo la testa incredula.
Sparrows fu colto completamente alla sprovvista da quella svolta inaspettata e tardò a reagire. Ma Nadia aveva i riflessi rapidi. Non perse secondi preziosi a indagare sui motivi dell’assurdo comportamento della scrittrice. Ne avrebbero parlato con calma più tardi o, meglio ancora, non ne avrebbero parlato affatto: sarebbe stato più saggio dimenticare l’accaduto attribuendolo a un momento di follia. In quei giorni avevano vissuto insieme, dormendo nello stesso letto, lavorando fianco a fianco, sopportando ognuna l’odore dell’altra; l’ambiente era angusto, il caldo soffocante e, sebbene alla sera fosse loro concesso di rinfrescarsi, non avevano vestiti di ricambio: pertanto erano costrette a rimettersi sempre gli stessi abiti, sporchi e intrisi di sudore. Avrebbero potuto lavarli e indossarli umidi al mattino, ma Sparrows era intransigente, dovevano trattenersi in bagno soltanto per pochissimi minuti; di conseguenza mancava il tempo necessario per eseguire quel compito. Inoltre, erano divise dal clima di competizione creato da quel mostro e avevano finito per detestarsi. Tale situazione aveva influito pesantemente sulla psiche di Alexandra, che rispetto a lei possedeva una personalità forse più complessa ma certamente più fragile.
Per quello era inutile covare rancore o esigere spiegazioni.
Occorreva invece agire.
Si protese verso il pavimento, afferrò il pugnale, con un colpo di reni si raddrizzò e subito si chinò in avanti per tagliare la corda che le imprigionava le caviglie. Era una corda molto robusta e capì con sgomento che non avrebbe fatto in tempo a liberarsi.
Perché Jack Sparrows era già su di lei.

Carrick osservava la casa. Era stato più complicato del previsto arrivare fin lì, dal momento che la memoria di Kara Prem l’aveva tradita più volte ma, alla fine, in qualche modo c’erano riusciti. L’abitazione era situata ai margini di un bosco e, sebbene non fosse poi così distante da Londra, costituiva un rifugio perfetto. Per raggiungerla, infatti, bisognava abbandonare la strada che conduceva a Windsor e imboccare un sentiero sufficientemente ampio per consentire il passaggio di una vettura, però pieno di buche e soprattutto chiaramente a fondo cieco. Senza una ragione precisa, nessuno lo avrebbe percorso. Patricia possedeva un’automobile che le era stata donata da Alexandra White e sapeva guidare molto bene. Malgrado l’oscuramento totale, inteso a proteggere l’Inghilterra dagli attacchi aerei della Germania, procedeva sicura e spedita. Per quel poco che la conosceva, l’investigatore non se n’era stupito. Aveva imparato ad apprezzarla: era una ragazza volitiva, intelligente e determinata. Era anche avvenente, il che non guastava. Carrick si era reso conto di piacerle. Certi sguardi parlavano da soli, e a volte lei gli sfiorava una mano durante un discorso oppure sporgeva il seno, quando era certa che lui la stessa guardando. Era singolare, considerate l’età dell’investigatore e la bellezza di Patricia, ma da tempo Carrick non si stupiva più di nulla. Non nutriva una particolare considerazione per gli esseri umani, che giudicava meschini, frivoli e superficiali; Patricia comunque gli era simpatica. Con ciò, escludeva ogni genere di coinvolgimento.
“Restate in macchina.”, disse e aprì la portiera per scendere.
Patricia lo seguì. “Vengo con voi.”
“E’ fuori questione.”
“Sono robusta e so battermi! Potrei esservi d’aiuto. E lì dentro c’è la mia più cara amica.”
Patricia Thompson era in perfetta tenuta da campagna, con stivali alti e un mantello che la proteggeva dalla pioggia. Sicuramente, poi, era alta e vigorosa. L’investigatore prese in considerazione l’idea, ma la scartò. “Carrick non ha bisogno d’aiuto, altrimenti si sarebbe fatto accompagnare da un poliziotto. Sareste solo d’intralcio.”
“D’accordo.”, mentì Patricia. Avrebbe aspettato che lui si avviasse e subito dopo gli sarebbe andata dietro.
Carrick si incamminò sotto la pioggia. Presto fu fradicio.
L’intensità del vento si era notevolmente accresciuta; il bosco rabbrividiva, investito dall’acqua che scendeva torrenziale e dalle gelide raffiche della tramontana; gli alberi sembravano gemere. Accompagnate dal rombo dei tuoni, vivide folgori percorrevano sinistramente il cielo, disegnando strane figure spettrali. I campi erano praticamente allagati.
Incurante della bufera, l’investigatore raggiunse la casa di Sparrows. Si guardò attorno, poi bussò alla porta. Gli sembrò di udire una voce femminile che gridava. Bussò più energicamente.
Alle sue spalle si materializzò la figura di Patricia, che lo aveva seguito.

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Pubblicato su Carrick e lo strano caso di Jack Sparrows | Contrassegnato da tag Carrick | 20 commenti

20 Risposte

  1. su 17 maggio 2016 a 11:45 Lady Nadia

    Bellissima puntata, troncata nel tugurio mannaggia! Sul più bello. Sei crudele!!! Comunque davvero belle le descrizioni, in particolare il paesaggio che circonda Carrick.
    Ma la mia attenzione è focalizzata su Jack e le due.
    Ecco come si fa a farsi seguire…
    diabolicaMENTE.
    Ciao! BRAVISSIMA.

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    • su 17 maggio 2016 a 19:57 Alessandra Bianchi

      @ LADY NADIA sono felice e orgogliosa di esserti piaciuta… cioè, il racconto, intendo 🙂
      Sono crudele, lo so 😀
      Baci tanti!

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      • su 18 maggio 2016 a 17:24 Lady Nadia

        crudelissima! Mi vendicherò presto!☺☺☺☺

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      • su 18 maggio 2016 a 18:20 Alessandra Bianchi

        @ LADY NADIA ho paura 😀

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  2. su 17 maggio 2016 a 11:59 Lord Ninni

    Potenti pagine che incatenano allo scranno e vorresti leggere subito il seguito e non importa quale sarà la fine, importante è leggere questa storia che si dipana tra colpi di scena, stoccate e affondi degni della migliore scherma.
    Importa conoscere invece come voi, milady, ci condurrete alla fine di tutto.
    Questo é vero ghiaccio bollente.
    Una magnifica pazzia.
    Non certo come quella di Jack.
    Attendiamo quel finale che sarà sorprendente come sempre.
    In fondo gli ingredienti ci sono tutti.
    Un Deus ex machina, una sacerdotessa due possibili vittime e una certa.
    Forse più vittima dei suoi incubi, che di una fredda lama.
    A volte la cattività é la più crudele delle stagioni.

    Una perla di scrittura per una perla d’autrice.
    Abbiate le nostre cordialità, milady.

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    • su 17 maggio 2016 a 20:01 Alessandra Bianchi

      @ LORD NINNI radiosi ringraziamenti, Milord!
      Carrick potrebbe rappresentare la nemesi di Sparrows, però… però si trova di fronte a uno squilibrato molto geniale (cosa del tutto normale, basti pensare a Hitler). Inoltre, una delle due donne potrebbe morire. Vedremo.
      Per il momento, vi auguro una serata magica.

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  3. su 17 maggio 2016 a 16:56 Laura

    A stasera bellissima, la mia lettura preferita, ❤

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    • su 17 maggio 2016 a 20:02 Alessandra Bianchi

      @ LAURA spero di non deluderti, mia splendida amica ❤

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      • su 17 maggio 2016 a 22:57 Laura

        Bellissima Alessandra non mi deludi mai, grazie della lettura, mi e’ piaciutissimo, adesso vado da Nadia, tanti bacioni, sono troppo fortunata ad avere due amiche cosi’ speciali, ❤

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  4. su 17 maggio 2016 a 19:29 willyco

    Attendo, stavolta mettendo un po’ da parte la pazienza che coltivo. Complimenti:-)

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    • su 17 maggio 2016 a 20:05 Alessandra Bianchi

      @ WILLYCO a presto, amico mio! La nuova puntata è già in cantiere.
      Grazie per l’attenzione e per i complimenti ^^

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  5. su 17 maggio 2016 a 20:41 newwhitebear

    prima parte drammatica, piena di analisi dei tre protagonisti. Il momento cruciale si sta avvicinando.
    Le seconda parte pare più tranquilla ma non è così. Una voce femminile…
    Un caro abbraccio

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    • su 17 maggio 2016 a 21:33 Alessandra Bianchi

      @ NEWWHITEBEAR esattamente: due parti così come le hai descritte. E la voce femminile c’è.
      Un grande abbraccio.

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      • su 17 maggio 2016 a 21:54 newwhitebear

        Ricambio l’abbraccio

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  6. su 18 maggio 2016 a 01:43 univers81

    Introspezione, analisi e tensione narrativa. Puntata senza dubbio positiva ed eloquente. Aspetto il colpo di scena. Un saluto notturno. Univers

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    • su 18 maggio 2016 a 18:23 Alessandra Bianchi

      @ UNIVERS81 thank you!
      Un saluto pomeridiano 🙂

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  7. su 18 maggio 2016 a 18:47 rodixidor

    Eccellente.

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    • su 18 maggio 2016 a 20:07 Alessandra Bianchi

      @ RODIXIDOR sono lusingata.
      Un sorriso per una serata serena.

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  8. su 20 maggio 2016 a 23:28 wolfghost

    D’altronde Nadia non aveva altra mossa, salvo forse aspettarsi che presto Jack sarebbe stato su di lei e allora sarebbe stato il momento di colpirlo, ma in quei momenti certamente la lucidità non può esserci.
    E così il nostro Carrick tutto sommato ci sta facendo un pensierino sulla ragazza eh? 😛
    http://www.wolfghost.com

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    • su 20 maggio 2016 a 23:34 Alessandra Bianchi

      @ WOLFGHOST riguardo a Carrick non mi pronuncio 🙂
      Nadia ha mancato di freddezza e lucidità, questo è indubbio, ma giustamente non si trattava di una partita a bridge.
      Baci lupeschi ^^

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    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

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