Cara Federica
Mentre mi accingo a scriverti questa lettera fisso per un momento lo sguardo sulla foto della mia amatissima Giulia e le rivolgo un sorriso al pensiero di quando voi due – moglie e figlia: vi chiamavo i miei fiori, ricordi? – vi coalizzavate per prendermi in giro a causa del mio nome. Nome di cui, invece, io vado fiero, perché fu babbo a sceglierlo in onore di quello che lui considerava il più grande giocatore del mondo. Con gli occhi che gli brillavano mi raccontava che Valentino era in grado di salvare un gol sulla linea della porta per poi giocare la palla a centrocampo e infine pronto a segnare la rete della vittoria. Ma non è di calcio, né del mitico Torino, che voglio parlarti.
Se quanto scriverò ti dovesse offendere o irritare accetta le mie scuse, te ne prego. E’ vero: a settantadue anni potrò sembrarti un vecchio impiccione, però non mi permetterei mai di intromettermi nella tua vita, di sentenziare sul modo con cui gestisci la tua bella famiglia, insomma di ficcare il naso in questioni che non mi appartengono.
E allora “perché”?, ti domanderai.
Già, perché?
Forse la ragione sta nel fatto che, giunti a una certa età, ci si guarda spesso indietro, in un certo qual modo si rivive il passato, visto che di futuro non ne avanza molto.
Da bambino ero molto legato a mia madre, tra di noi c’era un rapporto speciale, unico, e, sebbene provassi un profondo affetto per babbo, era lei che amavo. Preferivo trascorrere le ore con lei, anziché giocare a pallone o agli indiani con i miei amichetti. Sicuro, qualche volta prendevo parte a battaglie (io sceglievo sempre il campo dei confederati, e non ne rammento il motivo: è possibile che dipendesse dalle divise), in altre occasioni partecipavo a guardie e ladri, però erano momenti rari. La felicità era tornare da scuola ed essere accolto da un abbraccio, la felicità era parlare con lei, ascoltarla, guardarla, aspettare un suo bacio.
Poi… mamma incominciò a staccarsi da me. Me ne resi conto a poco a poco, non ne compresi il motivo e, inizialmente, soffrii molto. Lei insisteva affinché passassi il mio tempo con gli altri ragazzi, mi spingeva a praticare uno sport – non importa quale -, voleva che andassi a correre sul prato vicino a casa nostra e che facessi lunghe gite in bicicletta. Verso i quattordici-quindici anni mi disse che era ora che mi trovassi una morosetta. Io continuavo a non capire. Non mi amava più? Al contrario, cara Chicca: se non avesse agito in quel modo, sarei cresciuto con il complesso di Edipo stampato sulla fronte, e impresso nel cuore. Ciò avrebbe potuto rovinare la mia vita. Non ti ho mai parlato di questo, mi confidai soltanto con Giulia, che riposi in pace, dilettissima mia compagna.
E adesso – lo so – penserai davvero che sono un vecchio impiccione; sei troppo intelligente per non cogliere il senso delle mie parole.
Ma qui io mi fermo, non vado oltre e non affronterò mai più un simile argomento.
Il ragazzo è in gamba, sono io che non valgo granché come nonno, e nemmeno come padre: ciò è dovuto al mio carattere, vi amo molto entrambi, ma mi risulta difficile esternare le mie emozioni, i miei sentimenti. L’ultima volta che siamo usciti insieme l’ho portato a Olmeda, nel bosco. Prima di inoltrarci nel folto, siamo entrati nella graziosa chiesetta situata sul lato sinistro dello sterrato che conduce alla sbarra: tale sbarra nelle ottimistiche intenzioni di chi l’ha messa dovrebbe precludere il passaggio agli estranei; in realtà, basta girarci intorno. Davanti all’altare gli ho lanciato un’occhiata, notando un’indifferenza impassibile, da cui non trapelavano né noia, né devozione. Buon segno!
Poi abbiamo camminato lungo il sentiero che, serpeggiando, conduce a nord. I boschi in autunno sono splendidi, e quello di Olmeda, non fa eccezione. L’incredibile suggestione dei colori dalle calde tonalità, la natura che si appresta a ricevere il lungo abbraccio dell’inverno, i tappeti di foglie brunite che ricoprono il terreno, gli alberi, gli uccellini e gli scoiattoli, appartengono alla bellezza del mondo nello stesso modo del mare o dei limpidi ruscelli di montagna.
Ci siamo parlati. Forse più io di lui.
Però il ragazzo ascoltava attentamente.
Appresi con soddisfazione che non passava troppo tempo con quei gingilli imperanti che, secondo me, hanno il potere di trasformare una persona in un perfetto idiota, indifferente a quanto di bello vi è sulla Terra.
Ma, come dicevo, fui soprattutto io a parlare. “Vedi”, gli dissi,”avrai tutto il tempo per decidere se credere in Dio o meno: quella sarà una scelta solamente tua, e nessuno potrà importela. Non si accettano suggerimenti.” Ridacchiai. “Ciò in cui devi credere è in te stesso, e nella bellezza che ti circonda. I monti dalle cime innevate, i fiori che sbocciano a primavera, le delicate farfalle, il profumo delle foreste, uno specchio d’acqua illuminato dal sole, un nido – da non prendere a sassate! – la nebbia che circonda la casa infondendo un senso di pace interiore, il camino scoppiettante d’inverno, le mattine colme di nuove aspettative. E devi credere negli amici.”
“Ho già un’amica.”, fu la risposta. “La mamma.”
Annuii e lo condussi al bar Gran Varietà, poco distante, dove mangiammo due enormi gelati.
E’ stata quella risposta a spingermi a scrivere questa lettera.
Stracciala, se vuoi.
Sappi solo che queste righe sono dovute all’amore che provo per il mio nipotino. Ma, forse, sono soltanto un vecchio scemo.
Con affetto!
Tuo padre.
LETTERA DI UN PADRE
11 aprile 2016 di Alessandra Bianchi
30 Risposte
ciao cara, tutto bene?
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@ MAIRITOMBAKO ieri sera, proprio no; questa sera sto meglio.
Grazie!
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spero che sia meglio ogni giorno e notte cara alessandra
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@ MAIRITOMBAKO sei un tesoro!
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Una lettera piena d’affetto e di ricordi. Chissà come l’ha presa la figlia.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR dipende dalla sua capacità di analisi.
Un grande abbraccio.
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se la genitrice sei tu… la capacità c’è!
Un grande abbraccio
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Bello il messaggio che l’uomo vuole lasciare al nipote ed a sua figlia.
Sai, a 10 anni, è giunto il momento di rendere indipendenti i nostri figli in tante cose, ma a volte, da mamma, ti dico che non è facile lasciarli andare. Noi li vediamo ancora piccoli…
Ma un bel messaggio da cogliere dalla saggezza di questo nonno. Ciao.
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@ LADY NADIA lo immagino, chérie!
Un forte abbraccio e… grazie 🙂
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E’ un nonno dolce e molto saggio, lui ha sofferto per il distacco dalla madre, pensava che non l’amasse piu’ invece e’ una cosa naturale, e’ bellissima questa lettera, un abbraccio cara, buonanotte e buon martedi’, ❤
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@ LAURA sì: è proprio come dici tu.
Sono lusingata! Baci ^^
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Baci tesoro, notte bellissima, ❤
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Sempre detto: siete una gran bella persona che, offrendo pulizia e luce, fa respirare chiarezza e gioia di scrivere per confrontarsi.
Molto obbligato mia signora.
Grazie per essere quello che siete
Radiosità
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@ LORD NINNI 🙂 🙂 🙂 🙂
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Post molto piaciuto, per ciò che insegna e per il linguaggio bello che tu hai saputo usare.
Ho immaginato un nonno saggio, ma timido,riservato, rispettoso del modo di fare della figlia, ma anche consapevole di qualche suo errore e, non sapendo come dirglielo, ha usato la corrispondenza e per farle capire come agire col figlioletto ha utilizzato il flashback.
Splendidi i passaggi descrittivi.
Un caro abbraccio,
Marirò
p.s.
scusami, c’è stata un po’ di maretta nel mio ultimo post e hai sicuramente notato che sono stata costretta ad usare il cancellino. A volte è necessario.
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@ ILI6 parto dal p.s.: ho notato, perché sono venuta a curiosare 🙂 Spero che non sia colpa mia, visto che sono stata citata.
E adesso veniamo al tuo commento, cara Marirò: una sola parola, grazieee!
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ma assolutamente no, carissima. Non so perchè si sia agganciato a te, ma mica è facile comprendere certi personaggi che si qualificano da soli.
Lasciamoli perdere e godiamo del bello che i sani contatti qui sanno donarci.
Ancora complimenti per questa lettera. Baci, ciao 🙂
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@ ILI6 come non darti ragione? ❤
Bacissimi!
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Certamente non è facile immaginare cosa pensa e dice un uomo di 70 e più anni 🙂 Tutti pensiamo che – arrivandoci – saremo più saggi e capaci di consigliare i giovani, ma… non è scontato eh! Sapessi quante persone conosco che invece si sono inacidite! 😐 Ma questo non è uno di quelli, per fortuna dei… pargoli 😉 E francamente concordo con quanto suggerisce, di fatto anche gli animali allontano i loro cuccioli, allorché cuccioli non sono più. E’ giusto così.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST ho cercato di mettermi in quei panni, e se ci sono riuscita ne sono contenta.
Giustissimo il tuo riferimento agli animali e ai loro cuccioli 🙂
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Credo che sia una lettera verosimile che un padre potrebbe scrivere, un padre che ha sbagliato ma che in fondo è una persona speciale. Brava. Univers.
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@ UNIVERS81 thank you!
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Brava mia cara strega! Hai indossato molto bene questi panni, come un super modella!
Una lettera vera…
Baci
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@ MARI la strega (panettiera) fa ciò che può…
Baci tantissimi, mia Guerriera, e grazie!
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Un saggio nonno che ha ancora nel cuore sua madre, una mamma che seppe al momento giusto inserirlo nel mondo. Sai mi ricorda un po’ mio figlio maggiore, all’età di diciotto anni amava restare a casa anche al sabato sera, ero preoccupata e allora chiamai il suo migliore amico e gli dissi di portarlo con sé durante le uscite, fu un successo. Un genitore deve cogliere i momenti giusti e nonostante l’affetto intervenire nel modo appropriato.
Bella lettera scritta in punta di penna, buona giornata cara Alessandra.
con affetto
annamaria
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@ ANNAMARIA49 ti sei dimostrata un’ottima madre, cara amica!
Un sorriso per una giornata serena… e grazie.
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E’ quel tipo di lettera che uno si augura di scrivere, un giorno o l’altro. Un sasso lanciato nel futuro. In un tempo e per un tempo che per ovvi motivi non potrà appartenere troppo a chi scrive.
Si è vincolati a ciò che si è stati, a ciò che si è e ciò che si sarebbe voluto essere.
Giusto per indicare una possibile strada da percorrere, sbagli da non commettere, nella ricerca di una felicità a misura di ciascuno.
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@ CAPEHORN come sempre, lei si dimostra Maestro.
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Troppo buona. Si vede che l’età spinge ad una diversa attenzione alle cose che ci circondano. Si inizia a pensare a cose che fino ad ora erano completamente sconosciute o quasi.
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@ CAPEHORN succede anche a me, ormai prossima ai quaranta.
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