Questo è il mio primo appuntamento con te, che ormai conosco da anni ma che non ho mai realmente incontrato (forse intendo toccato).
Tutto è nato da un blog, come ce ne sono a milioni. Il tuo “avatar”, soltanto un bel viso, aveva rapito da subito la mia attenzione e poi, pian piano anche il mio cuore con i tuoi interventi sempre appropriati, allegri, intelligenti e tutti quei complimenti che, come sai, talvolta persino detestavo.
Forse in questo periodo della mia vita sono fragile. Forse la tua simpatia e la tua cultura mi hanno disorientata. Probabilmente adesso ho solo bisogno di qualche chiacchiera differente e di un po’ di compagnia.
A volte il quotidiano è così scialbo da fare accapponare la pelle, spesso la gente che incontro è così superficiale…
Noi invece, abbiamo discusso di vita e di morte, di bene e di male, di angeli e di demoni.
Di sogni.
Di sogni che prepotenti, giorno dopo giorno, sono divenuti sempre più reali, scacciando il quotidiano, isolando me dal mondo, dal lavoro e dalla mia vita.
E tu? Ho bisogno di sapere cosa provi, di andare oltre le parole. Mi necessita sapere se sei sincero, e questo potrò deciderlo soltanto vedendoti.
Sono enozionata. Tremo.
Fin’ora non sono mai riuscita a trovare l’uomo giusto, forse in internet è più facile! Nella vita, durante una prima conoscenza, si osservano contemporaneamente un sacco di cose, invece noi ci siamo presi, prima, solo per la testa, poi, inaspettatamente per il cuore.
Quanto ho desiderato toccarti, vederti… E ora devo sapere come sei! Alto, basso, magro, muscoloso, obeso… nulla ha più importanza, almeno credo.
Non dormo più sonni tranquilli, avvolta da dubbi e da sensi di colpa, da mille domande che avrei da farti ancora, e ancora, ma solo con i miei occhi riflessi nei tuoi.
E nei miei sogni, ormai consueti, la forma del tuo corpo è sempre vaga, sfumata, avvolta dalla nebbia.
Soltanto una notte ti ho sognato più nitidamente del solito. Eri su un treno, seduto su un sedile in pelle blu un po’ sgualcito. La tua aria pulita, ordinata, contrastava con quello squallido carrozzone. Indossavi dei jeans e stavi scrivendo, con una penna stilografica, sopra un blocchetto a righe un poco ingiallito che aveva tutta l’aria di essere vecchio e zeppo di appunti. Ogni tanto inclinavi la testa, appoggiavi la tua penna a quelle labbra carnose e rosee che mille volte ho osservato nel tuo “avatar” e, riflessi nel finestrino, potevo osservare di sbieco i tuoi occhi meravigliosi e vispi che, assetati di spunti cercavano di comporre una storia. E sapevo. Sapevo benissimo che quella storia sarebbe stata ancora una volta per me, solo per me.
Sai, potevo addirittura annusarti, ero ormai vicina. Mi stavo chinando per abbracciarti, per farti sussultare, per sussurrarti nell’orecchio che ti volevo bene. E ti avrei dato un bacio sul collo, delicato, per sondare la tua reazione. Invece mi sono svegliata, di soprassalto, in un lago di sudore comunque emozionata, felice.
Poi é giunta la delusione, schietta, rapida, troppo onesta.
E’ sempre così: perché i sogni svaniscono sul più bello?
Nessuno sa che ormai, per noi, non conta più nemmeno il numero di visite dei nostri blog e neanche i commenti che riceviamo. Io scrivo per te e tu scrivi per me. E questo è chiaro. Da anni.
Oggi possiamo comporre una storia insieme, a quattro mani, farci trasportare dalle pause delle parole nella musica del silenzio, dell’ascolto, della voglia.
Mi chiedo se il contatto reale, “fisico”, sarà struggente e non deluderà; se trovandoci finalmente una davanti all’altro avremo una reciproca conferma: che tutto questo è un’opera meravigliosa del destino.
Muoio dalla voglia di sapere se proveremo la stessa attrazione che, come una calamita, ci attirava ogni volta, nei nostri commenti, per iscritto, a dare una risposta dopo l’altra, a raffica, per ore; la stessa che ci spingeva impotenti ed arrendevoli a cercarci, a scherzare, appena potevamo, in ogni attimo libero: tra il lavoro e un ottimo pasto, tra Milano e Palermo, Roma o Firenze.
Talvolta, la stessa calamita, ci faceva anche scontrare, esattamente come magneti opposti, rivoltati quel giorno nel verso sbagliato. A volte eravamo come lo Zenit e il Nadir. tuttavia, per una sorta di equilibrio non potevamo fare a meno uno dell’altro. Non più, da troppo tempo.
Un po’ di paura? Certamente, sì, non posso negarlo. Quella è inevitabile. Però, al di là del timore, di alcuni piccoli dubbi, sento che sarà un momento magico, in grado di dare un senso diverso alla mia vita, di condurmi per qualche sconosciuta via, certamente impervia, sicuramente pericolosa. Ma se oggi sono qui è perché in cuor mio penso che potrei amarti.
Ti ho scritto, descrivendo come mi sarei vestita. Mi hai risposto in modo enigmatico: “Io avrò in mano un libro, Chi manda le onde.” Nient’altro. Ma che importa?
Ciò che conta è incontrarti.
Il bar della stazione è piccolo ma accogliente. Ci sono pochi avventori. Faccio girare lo sguardo, soffermandomi dapprima sui volti, poi sui tavolini.
Poi vedo il libro.
Resto di ghiaccio.
Ad un tempo sento caldo e freddo, Zenit e Nadir. Uno specchio posto di fronte a me, sull’altro lato della sala, mi rimanda l’immagine di una donna paonazza in viso. Voglio uscire, voglio scappare, prendere il primo treno e andare lontano. Invece, mi dirigo a grandi passi verso la creatura falsa, infida e bugiarda, che mi sta osservando di sottecchi.
“Perché?” I miei occhi sono gelidi, la voce vagamente stridula, sebbene la volessi dura, aspra, tagliente.
“Perché ti amo.”
Accolgo quell’affermazione con un sorriso cattivo. “Se fosse vero, se tu mi amassi, mi avresti risparmiato il tempo ed il costo del viaggio.”
Mi indica la sedia.
Scuoto la testa. “Non se ne parla neanche!”
“Ti prego. Solo un minuto. Ti prego!”
Prendo posto di malavoglia per ragioni che non capisco, forse a causa del tono con cui mi ha supplicato, forse in nome di quanto c’è stato fra noi, forse… forse… non lo so, e in fondo non mi interessa saperlo. A un condannato a morte non si nega l’ultima sigaretta, e gli occhi che mi fissano imploranti ricordano proprio l’espressione di una persona destinata al patibolo.
“Perché?”, domando ancora. Si presenta una cameriera, ordino un caffè e scruto con attenzione il volto di chi ha voluto giocare con i miei sentimenti. E’ bionda, attraente, quasi bella, i capelli a coda di cavallo, gli occhi azzurri. Mi correggo mentalmente: “è” bella, e se fosse meno angosciata lo sarebbe ancora di più. Io sono alta, atletica, bruna; lei – non conosco ancora il nome! – è esile. Zenit e Nadir.
“Mi chiamo Lucia.”, dichiara, come se mi avesse letto nel pensiero. Mi tende la mano; dopo un momento di esitazione, gliela stringo con tutta la forza che ho, ben consapevole di farle male, e infatti sussulta, mentre sulle sue labbra appare una smorfia di dolore. Torna la cameriera e lascio la presa per prendere la tazzina. “Perché?” Sembro un disco rotto, lo so, ma esigo una risposta.
“Mi sono innamorata di te, della tua anima, della tua arguzia, della profondità dei tuoi pensieri; all’inizio mi sembrava impossibile, irreale, non sono una… insomma non amo le donne, però ogni giorno che passava il mio sentimento cresceva, fino a soffocarmi. Ti pensavo al risveglio, ti sognavo la notte. E ora sono qui, con tanta paura.”
“Ma… per quale ragione hai scelto un avatar maschile?”
Lucia annuisce, è una domanda logica. “Nel blog ho messo il mio mondo, lì ci sono il mio cuore, le mie pulsioni. Non volevo che certe persone leggessero ciò che scrivevo, che entrassero nei miei segreti più intimi. E, comunque, alla fine scrivevo solo per te.”
“Anch’io.”, mi lascio sfuggire. Mi morderei la lingua. Finisco di bere il caffè in silenzio.
“Dovevi dirmelo!”
“E’ vero, mi è mancato il coraggio. Ho pensato che fosse meglio farlo faccia a faccia.” Sorride timidamente. “E invece adesso mi tremano le gambe.”
La fisso, cercando un’ombra di malizia, un meschino sotterfugio, un altro inganno. Ma quegli occhi non mentono. E’ molto pallida, le tremano lievemente le mani, e non per via della mia stretta di poco prima. La odio, la detesto, ha creato un magnifico sogno per poi rubarmelo. La disprezzo.
“Te ne andrai, vero?”
“Puoi scommetterci!” Però, non mi alzo.
Mi sento investita da mille emozioni contrastanti: il rancore, la delusione, il desiderio di vederla piangere, ma, come da lontano, da un universo parallelo, mi giunge il ricordo di quello che ci siamo scritte, dei nostri mondi magici, delle ore trascorse con lei, del mio amore che da ruscello si trasformava in fiume, e infine diventava un vasto mare, illuminato da stelle sempre presenti, percorso dal gentile soffio del vento, solcato da barche dalle vele sgargianti, e in una di esse – la più bella – c’eravamo noi, io e… e… Lucia. Strette in un grande abbraccio. “E’ una donna!”, mi dico stizzita. “Non c’è posto per lei nella mia vita.”
E dunque mi alzo.
Le volto le spalle, senza salutarla. Mi avviò all’uscita. Che soffra! Se lo merita.
Poi mi fermo. Mi giro verso di lei.
Sì, è una donna. E quanti uomini stupidi ho incontrato? Quanti maschi ottusi, vanagloriosi, egoisti?
Lei..
Scuoto di nuovo la testa. Cerco di comprendere, benché sia molto difficile.
Impossibile.
Forse.
Torno indietro.
Mi siedo.
Lucia ha le mani appoggiate sul tavolo.
Le copro con le mie.
ZENIT E NADIR DI LADY NADIA E ALE
5 aprile 2016 di Alessandra Bianchi
36 Risposte
Grazie, Nadia!
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Molto brave sul serio.
Delicata.
Grazie
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Complimenti davvero
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Grazie, Ale!
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Grazie a voi due.
Sinceramente
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Brave proprio.
Complimenti
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Molto bello, almeno questa è la mia impressione. Le sensazioni che si provano nello scoprire che si è ingannati ma alla fine il sentimento prevale, indipendentemente dal sesso dell’altra persona.
UN caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR un’analisi perfetta, la tua.
Ti ringrazio e ti abbraccio,
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notte
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Una lirica che colpisce e lascia in silenzio.
Avete scritto e descritto, con una bella analisi sociale, tutto il mondo di dentro, quel mondo che la solitudine e il dolore, coinvolge.
Mentre leggevamo, insiprando l’aroma profondo e fresco delle righe, leggevamo la delicatezza e la bellezza espressiva delle frasi.
Ci sovvenne Raymond Peynet e la sua panchina.
Quella panchina, che lo vide tante volte solitario, ma sinceramente innamorato, di una lei che vedeva lui soltanto,
Quando, come Avatar, s’immagino il musicista con la bombetta, che suonava il violino soltanto per lei. Quell’unica Lei che attendeva, soltanto, il suo Lui.
Una delicatezza e una bellezza, incomparabili.
Un fiore, dai toni delicati, da donare soltanto a chi sa ben guardare, oltre gli stereotipi di una vita che, tutto sommato, anche davanti ad una foto merita di essere assaporata.
Nonleggemmo alcuna firma, questa volta, tra l’una e l’altra.
Non la cercammo nemmeno, a dire la verità..
Siete state, sinceramente e profondamente, brave entrambi.
Una delicatezza da poter assaporare come fresca rugiada e se, anche qualche raggio di sole è giunto sul capo di Lucia un po’ troppo bollente, ecco che, quello che unì, si ripresenta con la forza del sentimento: l’anima!
Una forza devastante che grida amore.
Non un amore carnale o a senso unico, però.
Un amore a tutto tondo; la felicità e la giustificazione nell’osservare il come e il perché della propria nascita.
La giustificazione del proprio primo vagito, racchiuso tra mani nelle mani. Uno sguardo, un muto silenzio che, attraverso le parole dell’animo possano carezzare il cuore riscaldando, così, l’acqua della vita.
Soltanto quell’acqua, dunque, che a contatto dei due cuori, sarà ben calda e forte e in tutto il suo espadersi, uscirà dagli occhi, come lacrime brucianti di passione e felicità.
Da qualsiasi parte arrivino.
Da qualsiasi parte, o da qualsiasi cosa, possano essere colte.
Non muri e recinti costruiti dal tempo, da una foto o dalle abitudini della gente, che distratta si ferma, guarda e se ne va.
No.
Spazi liberi dove Amore possa valere la parola stessa, senza chiedere, altro se non … ancora amore.
Ci commoveste entrambi.
.
Ad occhi bassi e lentamente, lascio queste stanze mentre le due donne, in silenzio, stanno scrutandosi.
E sono felice.
Congratulazioni sul serio.
Con profonda stima,
Ninni
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@ LORD NINNI credo di poter dire, anche a nome di Lady Nadia, che il vostro commento va dritto al cuore!
Al cuore di chi riesce ad amare, e amare secondo me significa dimenticare sesso, religioni, etnie. Amare è amare.
La stima Ninni, è assolutamente reciproca!
Grazie di cuore ❤
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Un sapore lontano, che parla all’oggi, dentro una natura che, per fortuna, si è fermata nel cuore.
Non ho parole.
Complimente a entrambi
Ninni
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Che bella, mi e’ piaciuta tantissimo, complimenti a voi carissime amiche, un abbraccio grande, ❤
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@ LAURA grazie, grazie mille, mia bella amica!
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❤
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Strepitoso…brave! Questa volta ho commentato su fb!.
Baci
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@ MARI ho letto ❤
Bacioni!
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Uno scritto bellissimo, ineccepibile, che prende per mano per l’eleganza e dolcezza espositiva. I sentimenti veri nascono prima nella mente, quando c’è uno scambio di pensieri e un incontro di anime la compatibilità è perfetta.
Complimenti!
Un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 è verissimo ciò che scrivi: l’amore non nasce dal desiderio fisico, non quello vero, almeno.
Ti ringrazio, anche per conto di Lady Nadia, e ricambio l’abbraccio.
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Rischio di un amore nato senza i corpi, un racconto che sa ben descrivere le implicazioni che ciò comporta. Brave 🙂
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@ RODIXIDOR che bel commento!
Grazie.
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Mamma mia che storia! E quante cose ci sono dentro! Mi lascia perplessa un amore che nasce da un inganno, ma l’amore è un sentimento strano, meravigliosamente strano, e nulla toglie che certi sviluppi potranno realizzarsi.
Colpita anche dalla delicatezza delle frasi, dalla estrinsecazione di un’analisi dei sentimenti resa con ottima padronanza narrativa. 10 e lode ad entrambe!
Complimenti 🙂
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@ ILI6 condivido la tua perplessità, e credo che anche Nadia sia d’accordo; ma, come spieghi dopo, l’amore è un sentimento singolare, unico.
10 e lode? Ti ringrazio infinitamente!
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Oh, che bello! Mi ha sinceramente commosso! 🙂 Chissà quanti di noi hanno fatto ciò che la protagonista stava per fare, e in fondo è comprensibile, ci si sente traditi, presi in giro, o semplicemente così improvvisamente poco interessati da pensare che si stia perdendo il proprio tempo. Però… l’altra persona? Colei o colui che forse non hanno mentito per “scherzo” ma perché profondamente insicuri al punto di creare una falsa immagine di sé stessi, una insicurezza che vedendosi respinti ogni volta una volta di più non può che accrescersi?
E’ successo anche a me, lo ammetto. E più di una volta, anche se ovviamente parlo di tanti e tanti anni fa’. Io non mentivo mai, salvo forse sui miei dati personali per un ovvio motivo di privacy (curioso che oggi, nell’epoca di facebook e twitter, dove ognuno poco ci manca che metta il proprio IBAN, il concetto di privacy che per anni abbiamo costruito e difeso strenuamente non interessi quasi più a nessuno…) e dunque mi aspettavo la stessa correttezza dagli altri. E a volte trovavo sorprese davvero inaspettate 😀 Non illudere faceva parte del “gioco”: ognuna delle parti sapeva che poteva succedere, per cui non trovavo colpa nel girare i tacchi e andarmene. Ma… qualche volta è un stato atteggiamento che anni dopo qualche rimorso me l’ha provocato.
In particolare ricordo una volta nella quale ci fu un “rapporto epistolare” di mesi, e davvero sembravamo fatti l’uno per l’altra. Io avrei voluto trovarmi faccia a faccia prima, proprio per evitare di illudermi e illudere. Ma lei faceva resistenza. Così passò troppo tempo. Quando ci incontrammo lei non suscitò in me lo stesso interesse che aveva avuto per posta elettronica, per cui nel giro di poco tempo tagliai i ponti. Andavo “di fretta” allora, e mi sembrava in qualche modo giusto anche nei suoi confronti. Ma francamente, pensandoci anni dopo, pensai che avevo perso una possibile bella amicizia. Anche se… ti dirò, nel tempo mi sono accorto che ognuno pensa di aver deluso molto più di quello che è successo nella realtà, probabilmente questa nel giro di un mese non si ricordava nemmeno più di chi ero, o poco ci manca 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST che commento spettacoloso, lupissimo!
Onesto, sincero, diretto: proprio degno di un lupo 🙂
Per quanto riguarda la sottoscritta, io ho avuto un solo “appuntamento al buio”. E all’inizio andò bene, poi la vita è la vita.
Comunque, non replicherò quell’esperienza.
Grazie infinite da me e da Lady Nadia.
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Io all’epoca ne ebbi parecchi, non ero… seriale, questo no, ma mi capitava. E soprattutto agli albori di Internet erano davvero al buio, poiché non esistevano foto nei profili e non era nemmeno consuetudine mandarsela. C’era… una vera privacy, anche se all’epoca non la chiamavamo così 🙂
Poi anche qui le cose non erano mai le stesse, anche le “mire” cambiavano. A volte erano incontri quasi “immediati”, proprio allo scopo di conoscere persone. Altre erano per la curiosità di incontrare chi, in qualche modo, ti aveva affascinato “sulla carta”, e non importava che all’incontro seguisse una “storia” o no, non era questo lo scopo. Anche all’inizio della mia “epopea” di Wolfghost su mondo dei blog, incontrai qualche blogger, in questo caso proprio per il desiderio di approfondire una conoscenza che era già interessante di per sé. E qualche contatto, seppure sporadico, l’ho mantenuto.
Sugli “incontri ravvicinati del terzo tipo” 😀 … bé, sono stati davvero pochi quelli che sono andati così 🙂 E come scrivi, “la vita è la vita”, ovunque, anche sul web 🙂
http://www.wolfghost.com
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Forse tanto è il lavoro della nostra fantasia mentre “la vita è la vita” ed in questo concordo con Ale. Ciao!
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Esatto Lady Nadia. Soprattutto quando si cerca un partner sul web, è bene secondo me non lasciar passare troppo tempo prima dell’incontro poiché la nostra fantasia “carica” troppo la realtà, con aspettative che difficilmente essa può mantenere.
Negli altri generi di incontri, quelli non fatti per la ricerca di un partner ma per semplice approfondimento di una amicizia fino a quel momento solo virtuale, ovviamente le cose stanno in modo diverso, perché in fondo l’aspetto conta poco o nulla.
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST preciso, caro lupo!
Al giorno d’oggi non è da sottovalutare nemmeno un certo rischio.
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Non volevo commentare ma…non ho resistito!😊
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Bello che questa storia nata dalla fantasia e da un’idea di Ale e mia possa aver riscontrato tante realtá diverse tra loro! Grazie!
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Notevolmente bello, complimenti veramente ad entrambe
Inbroglio d’ amore ma alla fine, il cuore, non si sente abbindolato
Abbracci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE il cuore trionfa. Come dovrebbe essere sempre.
Grazie, chérie Mistral, da me e da Lady Nadia.
E un bacione 🙂
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Wolfghost no. intendevo dire … e non solo in situazioni di “ricerca” che dopo un po’ di tempo passato a chiacchierare in un blog, attraverso la fantasia e senza chiederle nulla, attraverso l’immaginazione… ci facciamo un’idea dei nostri interlocutori, ma è evidente che non possa poi rispettare la realtà. Questo accade sempre, al di là della storia e hai ragione! La situazione immaginaria si trascina fino all’incontro. Ciao!
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Un intreccio geniale sul tema dell’amore. Veri complimenti anche da me. Un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 grazie, mio “vecchio” amico.
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