Vorrei dire una cosa. Potete abbassare quelle luci, per favore? Da ragazzino andai a fare un corso di vela, credo che avevo quattordici anni, mi divertivo molto, mi ero anche preso una cotta per una ragazza. Come si chiamava? Daniela? Simona? Non mi ricordo, ma comunque mica è importante. Dunque, io in barca andavo bene, mi piaceva, ho sempre amato il mare, il vento, le onde, insomma tutte quelle cose lì, anche se poi non sono più andato al mare. Vita di merda, senza soldi, ho potuto permettermi solo vacanze sul lago, in campeggio, e la notte c’erano certi spifferi gelati che ti entravano nelle ossa e così poi mi veniva anche il mal di schiena.
Posso avere una sigaretta? Grazie. Ecco, io non sapevo fare i nodi. I nodi da marinaio sono maledetti, la gassa o cosa diavolo; non era colpa mia, proprio non ero capace, non mi entravano in testa, anche se ci provavo, eccome se ci provavo. Beh non sempre, a volte preferivo guardare le gambe nude di Cristiana. O Daniela? Sì sì credo proprio che si chiamava Daniela, occhi neri, capelli neri, un corpo bellissimo anche se aveva solo due anni più di me. Arrivo al sodo. Un giorno l’istruttore mi dice: vieni nel mio bungalow che ti insegno a fare i nodi. Va bene, rispondo io, così è la volta buona che finalmente imparo, non puoi andare in barca se non sai fare i nodi. Il bungalow, sapete quelle costruzioni in legno… ma certo che lo sapete, è un mio difetto, mi capita di pensare che la gente non sa quello che so io, quando invece è l’incontrario, perché io non so quasi niente, e quel poco che so lo so anche male. Insomma il bungalow era buio, no, non troppo buio, diciamo che era avvolto nella penombra, questa è una frase che ho letto su un libro, bella vero? Ho letto tre libri in vita mia, ma dieci volte l’uno e adesso li conosco a memoria, potrei recitarli come il prete recita la Bibbia o il Vangelo, come quando parla durante la Messa. Ci sediamo sul lettino, io e l’istruttore, era un uomo non molto giovane, molto abbronzato ma è ovvio perché stava tutto il giorno fuori, in barca, al sole. Incomincio a fare i nodi, e naturalmente sbaglio. Mica sbagliavo apposta, non ero capace, non mi entrava proprio nella zucca, anche se poi invece con il timone ero bravo. Ricordo che avevo dei calzoncini corti e una maglietta gialla, i pantaloncini corti invece non mi ricordo di che colore erano. A un tratto lui mi infila una mano dentro, dentro ai calzoncini, e poi dentro alle mutande e si mette a toccarmi il pisello. Ansimava, questo me lo ricordo bene, come se fosse oggi, ansimava e con l’altra mano mi stringeva i capezzoli. Fai i nodi, su fai i nodi. E intanto tocca, tocca. Mica ero eccitato io, mi faceva schifo, ma avevo paura, sapete come quando si hanno le gambe molli molli, come di gelatina, e il cuore batte così forte che hai paura che da un momento all’altro scoppi? Ecco, io ero proprio così e lui insisteva, non smetteva, ma il pisello non diventava duro, era floscio, come faceva a diventare duro se provavo schifo?
Posso avere un’altra sigaretta, per favore? Grazie. Poi, ho preso tutto il mio coraggio e sono scappato. Ho corso, corso come un pazzo, e mi sono fermato davanti al mare. Pensavo di uccidermi, e forse era meglio se lo facevo, ma poi invece ho cambiato idea. Lui non mi ha più molestato, ma la cosa brutta, quella veramente brutta, deve ancora arrivare. Quando sono tornato a casa, ho raccontato tutto al papà e alla mamma, con calma, senza esagerare i toni. O si dice: enfatizzare i toni? Ho letto anche questo su un libro, però non mi ricordo quale dei tre era. Va beh, ho raccontato ogni maledetta cosa. E loro?
Loro non mi hanno creduto. Non mi hanno mai creduto, e questo è stato il dolore più grande della mia vita; non è mai passato, ce l’ho ancora oggi. E’ qui, dentro di me che mi strazia. Mio padre pensava che io fossi un frocio, un pervertito e che calunniassi una persona innocente. Che poi cosa c’entrano queste due cose? Potevo essere un frocio, e non lo ero, ma perché avrei dovuto inventarmi quella palla assurda? Oppure potevo inventarmi la palla, ma non essere frocio.
No, non mi hanno mai creduto, e io sono cresciuto sapendolo, giorno dopo giorno. E’ brutto, che i tuoi genitori non ti credono? E’ come se ti dicessero che fai schifo, che sei una merda, e poi tu ti convinci di essere una merda per davvero, e vedi una ragazzina, non una bambina, cazzo!, una ragazzina con già le tette e tutto il resto. E ti piace, e te la sogni la notte, e te la porti su quel maledetto prato, e te la scopi. Ma poi, quando scopri che a lei piace, che invece di ribellarsi geme e gode e si dimena e chiede ancora!, quando vedi che ci sta, che è sporca esattamente come te, né più né meno, allora le metti le mani intorno al collo, e poi stringi, stringi. Per cancellare il peccato, per lavare per sempre l’anima. Non so se sono stato chiaro, ma adesso è come se sto meglio. Adesso, se fossero ancora vivi, papà e mamma potrebbero finalmente dire che sono una merda. Potete abbassare quelle luci, per favore?
FLUSSO DI COSCIENZA
25 febbraio 2016 di Alessandra Bianchi
25 Risposte
veramente notevole questo racconto di un ragazzino molestato che è cresciuto con idee scorrette e poca autostima di se stesso Alla fine che fa? Uccide una ragazzina per togliersi i sensi di colpa.
Complimenti!
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR come sempre, sei molto buono con me!
La tua analisi è sintetica e perfetta.
Un grande abbraccio.
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Cerco di esprimere quello che penso.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR 🙂
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😀
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Alessandra sei stata bravissima, un racconto toccante, ti abbraccio cara, buonanotte, ❤
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@ LAURA tesora!!!!
P.S. gli errori di sintassi sono voluti 🙂
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🙂 baci, ❤
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@ LAURA a te!
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terrificante ma a volte i mostri nascono così. Reale, e più spaventoso di un thriller. Purtroppo così narrato, con quegli incisi … pare vero.
Duro. Molto duro. Il finale eccezionale come forma ovviamente. Maestra, notte.
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@ LADY NADIA molto duro, sì.
Mi sono messa nei panni di un ragazzino, ingiustamente colpevolizzato.
Da qui… possono nascere molte cose, spesso assai brutte.
Grazie di cuore ❤
Ma la Maestra sei tu!
Notte, carissima amica mia.
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Un resoconto duro e acceso su un ragazzo difficile.
Perché è difficile questo ragazzo!
La società, nel suo comportamento, ha ravvisato un pericolo e quindi va isolato, estromesso e giudicato in base ai suoi “signorsi o signornò”.
No, non può essere accettato dall’umana convivenza.
In fin dei conti anche Lucifero, il più luminoso, l’Unico posto da Dio (quel Dio creatore che nel creare il bene, si è profuso nella creazione del male in tutte le sue forme, anche le più atroci e subdole) ha osato ribellarsi a quel ruolo di “unico”, anche se Dio nella sua incommensurabile bontà e misericordia, lo pose come angelo “solitario”.
Lo pose a capo … di nulla in quanto solo e unico più luminoso!!
Ma quell’unico angelo va condannato, però, per le sue proprie scelte! Scelte non collimanti con il giusto Creato voluto dal Dio buono, misericordioso e soprattutto, portatore dell’infinita conoscenza: Colui che tutto sa e tutto vede.
Nessuno ha il diritto a ribellarsi avverso tanta bontà, offerta con spirito ineffabile.
Nessuno “deve” pensare che, sapendo tutto, conoscendo tutto, avrebbe potuto prevedere le malattie, il dolore, la miseria, le lacrime, il sangue degli innocenti, la tristezza, l’abbandono e la crudeltà.
Lui, oggi, davanti a quel ragazzo, rappresenta il suo proprio trionfo: il trionfo di Dio.
La dolcezza del Creato che, nei suoi imperscrutabili disegni, ci pone al Suo cospetto umili, inginocchiati e chiedenti pietà, per essere nati.
Già, la nascita.
Il raggiungimento dell’ineffabilità di Dio Creatore, Colui che tutto vede e tutto sa, ma abbiamo il peccato originale.
Quel tentativo di ribellione alla dolcezza e bontà infinite che trassero l’Uomo dal fango per farlo vivere nel giardino dell’Eden … senza la conoscenza. Quasi fosse un videogioco.
Scrivemmo videogioco?
Potrebbe, in tal modo, sembrare che il Creato sia, proprio, uno di questi frutti.
Dio, però, è buono, misericordioso e perfetto.
Colui che tutto vede e tutto sa: cosa andammo a pensare.
Quando si travestì da Allah, però, condannò – tra gli altri – un umile e roseo porcellino- che nulla Gli aveva chiesto (e tanto meno di nascere per essere ammazzato in mille modi) ad essere offeso e sputato, perennemente, come una bestia immonda.
Oppure quando, vestendo i panni di Iod He Vaud He, Javé per brevità, nel creare il Popolo Eletto, il Popolo portatore della Sacra Arca; quel popolo che errante, ma fedele, era depositario del Creato e della voce di Dio, lo condannò ad essere sterminato nei secoli e nella storia del uomo.
Il suo Creato, appunto.
E non gli sarebbero bastati i ghetti, nei secoli bui della storia di quell’uomo, sempre da lui creato e densi di guerre, pestilenze, omicidi e stupri.
No, ha sottolineato il proprio amore, giusto, misericordioso e presente nella Divina Provvidenza, di ben sei milioni di morti.
E neanche ammazzati con una atomica, bensì con tanta fantasia distruttiva e a carattere industriale.
Un esercizio divino.
Ecco, però, che arriva “l’Uomo” inteso come tale, come sua creature, ergersi a giudice.
Un giudice implacabile.
Come uno di quei giudici che, ieri in Italia, hanno condannato Emanuele Rubino (poco più che ottantenne) a ben 17 giorni di carcere, a Genova, per essersi ribellato alla Polizia Municipale che gli contestava il fatto di aver scantonato dai limiti del suo banchetto di ambulante (con licenza e tasse pagate). Condannato per aver detto, quel pericoloso e brutto soggetto, ‘brutti str…zi, ve la prendete con me che pago le tasse …’, mentre più in là una pletora di venditori abusivi se ne faceva beffe e ridevano.
(Un ottantenne che, anche per la Fornero piangente, doveva essere in pensione a riposarsi da più di quindici anni. Ma mangiare bisogna e ottantatré anni non servono. La schiena si deve, sempre, piegare alla Superiore volontà … )
Ci astenemmo da descrivere quando il Creatore si travestì da Dio, creando la sua Chiesa, Ministri e deputati al culto.
L’umana debolezza attecchisce sempre dove la Parola di Dio manca.
Ricorda che devi morire … , memento mori e nella Sua infinita bontà ce lo ricorda, continuamente, nella vita preziosa di un bambino nato con ‘inenarrabili’ malformazioni genetiche; nelle pestilenze e carestie; nei roghi e nelle nefandezze.
Una brava artista, che vi legge milady, scrisse giusto ieri, un racconto: Alessia.
Lì, però, Dio non c’era.
Lì la misericordia erano … l’amicizia e la Coscienza.
Ci toccaste, pungendoci, nel vivo, mia signora.
Potete abbassare quelle luci, per favore?
Non vedo più, ho bisogno di un po’ di ombra. Troppa luce, troppa beltà ….
Ci colpiste con uno schiaffo violento, milady.
Lacrime imperfette, oltre grida
a me, che tanto amai
senza chiederti, Oh Dio,
d’esser tratto dal fango
e ucciso in mille modi.
Pietà …
(John Milton, The Paradise Lost – Il paradiso perduto)
Abbiate le nostre più sincere cordialità radiose.
The milorder
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@ LORD NINNI il vostro preziosissimo contributo – una cosmogonia, una storia del mondo e dell’uomo, vista con gli occhi dell’angelo luminoso da voi prediletto – mi lasciò incantata.
Dio, nei suoi tre volti: quello cristiano, l’islamico e l’ebraico, fonte di ogni sapere… ma evidentemente non di bontà. Non quella dell’uomo Gesù.
Il mio racconto non meritava tanto!
Riguardo allo scritto “Alessia”, mi costrinse a cancellare un post già scritto per manifesta inferiorità (mia, ovviamente).
I miei ringraziamenti più radiosi!
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Io sono, ma cosa sono chi lo sia, e a chi importa;
m’hanno dimenticato gli amici, come un ricordo perduto:
rimastico fra me i dolori.
sorgono svaniscono in armata d’oblio,
come ombre nei soffocati e frenetici spasmi d’amore
eppure io sono, e vivo. Come scossi vapori
nel nulla del disprezzo e del rumore,
nel vivo mare dei sogni, a occhi aperti,
dove non c’è un senso a vita, o gioie,
se non l’immenso naufragio dei miei meriti;
Perfino i più cari, quelli più amati
sono estranei. Anzi, ancor più estranei ch’altri.
Cerco scenari mai calcati d’orma d’uomo.
Un luogo ove mai donna abbia sorriso o pianto,
per dimorarvi con il mio Creatore,
e dormire come dolcemente dormivo bambino,
non più turbando e non più turbato.
Dove io mi distenda e l’erba sotto di me,
e sopra la volta del cielo.
(I’m Lucifer – John Clare, London 1861-trad, personale)
… non più turbando e non più turbato …
Grazie.
Radiosità
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@ LORD NINNI « Ma allora chi sei tu, insomma? Sono una parte di quella forza che eternamente vuole il male ed eternamente compie il bene »
Posso? Un abbraccio, Milorder.
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Per la serie “come si crea un mostro”. Il tuo racconto è forte, diretto, ineccepibile a livello narrativo, efficace la sintassi scombinata per avvicinare il lettore al personaggio, tuttavia qualcosa non mi torna, nel senso che al ragazzo, all’assasino di una ragazza pare vengano forniti continui alibi, dal tentativo di abuso ai genitori che non lo comprendono, che non hanno fiducia e lo abbandonano al suo destino. Grande realtà, queste, e purtroppo: divenire genitori per atto fisico non significa in automatico essere buoni genitori così come dover subire più o meno violenti abusi senza esserseli assolutamente cercati. Quindi basta questo per divenire mostri? basta che venga schiacciata l’autostima perchè la società debba sentirsi in colpa e complice di un mostro? dare la colpa al male e a Dio che non ha voluto fermare il male? No, per fortuna no. Ci sarebbero troppi mostri. Indubbio che tutto questo crea un rischio, ma anche indubbio che una considerevole parte va interna al soggetto, consapevole comunque di decisioni proprie. Senza eccessive scusanti. Il flusso di coscienza dovrebbe essere proprio, del mostro, prima che diventi tale. Un flusso capace di modificare convincimenti, di cambiare traiettorie, di allontanare nubi nere, di comprendere e perdonare, di lavorare sodo, sbracciandosi anche per imparare a fare quei maledetti nodi.
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@ ILI6 è molto interessante quello che scrivi. D’altro canto, rileggendo, io penso che il “ragazzo” parli a ruota libera, non tanto per cercare alibi, ma semplicemente per raccontare fatti importanti della sua vita. Se ci pensi bene, il finale è tutto tranne che un alibi.
Bisous, madame.
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Questo ragazzo è l’ Immagine di tanti altri ragazzi persi in una giungla interiore,senza l’ aiuto di una mano tesa.
Grazie, carissima, un plauso
Baci da Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE hai visto che ho seguito il tuo consiglio?
Ti ringrazio e ti abbraccio.
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Proprio ieri ho visto “Spotlight”, sull’argomento della pedofilia. E’ un film tratto da una storia vera, e i dati dei preti pedofili da una parte e delle loro vittime che “non ce l’hanno fatta” e si sono suicidate dall’altra, sono davvero pesanti.
Nel film, spesso sono i genitori ad accettare, dietro “compenso”, di mettere a tacere il dramma dei loro figli. Ma non ho dubbi che, salvo prove inoppugnabili, molti preferiscano non credere, creando una ferita sulla ferita, qualcosa che davvero può portare a risultati drammatici.
Come vedi i tuoi racconti, che siano lunghi o brevi, fanno sì riflettere! 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST mmm io l’ho perso.
I miei racconti fanno riflettere? Quando ottengo questo scopo ne sono molto contenta, anche nella diversità delle opinioni.
Ciao, lupissimo 🙂
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… è in corsa per gli oscar 😉 E’ ancora al cinema, credo…
Succede molto più spesso di quanto credi, di far riflettere con i tuoi racconti 😉
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@ WOLFGHOST andrò a vederlo sicuramente.
Sono lusingata 🙂
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Ci hai portato con sapienza in un breve e intenso giro nella mente disturbata… complimenti veri. Univers
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@ UNIVERS81 ringraziamenti veri!
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