Il mondo era cambiato cinquant’anni prima. Le società più evolute erano riuscite ad attrezzarsi per sopravvivere, popoli meno fortunati si erano completamente estinti. La Terra era diventata un luogo grigio e malato, dominato dalle esalazioni scaturite dall’esplosione di tremendi ordigni nucleari. Una cappa permanente impediva di vedere il sole di giorno o le stelle di notte. Ma questo non era un problema, dato che gli uomini ora vivevano in grandi città costruite cento metri sotto il suolo. La luce era artificiale, tutto era freddo e meccanico, uno scenario che ricordava i più terrificanti romanzi di fantascienza.
Ma le generazioni che erano nate dopo quello spaventoso evento, non avevano nulla da ricordare o da rimpiangere. Semplicemente, questa era la loro vita, e l’avevano conosciuta fin dal momento della nascita. Solo qualche vecchio rammentava ancora il profumo dei fiori, l’incanto del mare, l’azzurro del cielo oppure la fiabesca magia di un bosco.
Susy amava molto ascoltare le vecchie storie di suo nonno. Molti lo prendevano per pazzo, ma la bambina sapeva che quello che raccontava era vero, che in un lontano passato la vita era stata incomparabilmente più bella, che i bimbi potevano giocare a pallone sui prati o inventarsi strane avventure lungo i crinali di una collina. Era possibile fare il bagno nei ruscelli, osservare i lunghi tramonti estivi, uscire di casa al mattino accolti dal tepore della primavera oppure dal freddo pungente dell’inverno. L’autunno era un grande pittore, l’estate la stagione della vita.
Susy avrebbe tanto voluto vivere in quel periodo. Attraverso le parole del nonno era riuscita a costruirsi un quadro completo: quando lo stava ad ascoltare, o dopo, mentre rifletteva su ciò che aveva appreso, le sembrava proprio di vedere quel mondo tanto diverso, luminoso e pulsante di vita. Aveva imparato che esistevano animali straordinari, cani affettuosi, gatti eleganti, uccellini che portavano l’allegria con il loro canto. Non capiva perché avessero proibito i libri. Non esistevano infatti volumi che parlassero del passato o illustrazioni che lo raffigurassero. Gli unici testi consentiti trattavano del presente, o di un futuro che le appariva triste e monotono. C’erano mille macchine che potevano aiutare a risolvere qualsiasi tipo di problema; c’erano leggi precise e severe che escludevano la delinquenza; la sicurezza economica di tutti era garantita dalle strutture sociali.
Ma Susy non era contenta.
Avrebbe voluto uscire all’aperto per scoprire di persona il mondo superiore. Tuttavia non era permesso. Inoltre, non c’era nulla di bello da vedere, almeno a sentire i discorsi di quei pochi che un tempo avevano vissuto lassù, fuori da quell’ambiente opprimente e claustrofobico, percorso da luci glaciali, dove anche la temperatura era stabilita in base a una precisa regolamentazione.
Solo suo nonno confidava che, in tutti quegli anni, qualcosa potesse essere cambiato. “Alla fine la natura riprenderà il soppravvento.”, amava dire. “E forse tu, piccola, avrai la grande fortuna di rivedere le stelle.”
Quando lui morì, e venne bruciato secondo le disposizioni vigenti, Susy si chiuse per tre giorni in camera. Ignorò i programmi computerizzati che avrebbero potuto permetterle di vedere cartoni creati a suo piacimento, dove lei stessa avrebbe interagito con il soggettista che altri non era se non un organismo cibernetico capace di assecondare i suoi desideri, sino a realizzare l’epilogo che lei preferiva.
Pianse a lungo, nascosta sotto alle lenzuola, poiché sapeva che in quella società le lacrime erano proibite. Così come le malattie, che erano state debellate. Si moriva solo di vecchiaia. Era un mondo perfetto, decisamente migliore di quel “prima” che tanti danni aveva arrecato all’uomo.
Alla fine, Susy si decise. Un giorno, il nonno le aveva mostrato la via proibita, l’unico modo per evadere dalla città sotterranea e per guadagnare la superficie della Terra, laddove esistevano solo contaminazione e macerie, oltre al ricordo di un mondo sbagliato. I programmi computerizzati che avevano sostituito la scuola ribadivano in continuazione che questo era il mondo perfetto. L’altro non esisteva più, e se fosse rimasto qualcosa, si sarebbe trattato unicamente dell’ultimo ricordo ignominioso.
Nell’ora in cui tutti dormivano, un sonno pesante e privo dell’illusorietà dei sogni, indotto da speciali pillole che era obbligatorio assumere, Susy intraprese quel pericoloso cammino. Se fosse stata scoperta, sarebbe stata annullata. Cancellata dagli annali, in quanto gli errori non erano ammessi e, in tutta evenienza, lei sarebbe stata la prova di un palese errore.
Con il cuore che le batteva forte, affrontò il tragitto che l’avrebbe condotta fuori dal mondo perfetto. Grazie ai suggerimenti del nonno era in grado di passare inosservata, di ingannare i pulsori e tutte le forme di controllo che avrebbero dovuto impedire a chiunque di infrangere la “prima legge”.
E alla fine uscì allo scoperto.
Il primo impatto non fu positivo.
Susy si aspettava di vedere foreste verdi, laghi dalle acque fresche e trasparenti, fiori dai mille colori, teneri ciuffi d’erba. Invece la terra appariva bruciata, qua e là si distinguevano profondi crateri; in lontananza, il panorama si stagliava spoglio: un susseguirsi di burroni e di rocce annerite simili a denti aguzzi protesi verso un cielo soffocato dalla foschia stagnante.
Ma poi la bambina si rese conto che qualcosa stava cambiando. Volgendo lo sguardo a occidente scorse un piccolo bosco. Si incamminò in quella direzione e, man mano che procedeva, percepì distintamente una fragranza nuova nell’aria. Il vento soffiava allontanando la coltre di nubi. Susy comprese che quello era un inizio, che la natura non si sarebbe fermata, e che a poco a poco avrebbe sconfitto l’inferno provocato dall’uomo. Ci sarebbe voluto molto tempo, certo, ma lei ne aveva in abbondanza.
Poi vide un cagnolino. Lo riconobbe immediatamente, dalle descrizioni del nonno. Non aveva paura di lei, si lasciò accarezzare, le leccò una mano. Susy rise di gioia.
Dopo aver giocato a lungo con lui, riprese la via che l’avrebbe portata a ovest.
Il cagnolino la seguì.
IL MONDO PERFETTO
17 gennaio 2016 di Alessandra Bianchi
20 Risposte
Splendido racconto! Complimenti.
Fa venire i brividi, commuove e fa riflettere. Col tuo permesso, lo copio, lo stampo e lo leggo ai miei alunni.
Un abbraccio,
Marirò
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@ ILI6 con il mio permesso? Mi hai emozionata, cara!
Un bacione.
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Cose su cui riflettere…
…e mi hai fatto venire in mente Wall-e: decisamente un bel film!
Un bacio alla mia strega!
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@ MARI sono lusingata per l’accostamento, MIA guerriera!
Ti abbraccio.
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Un mondo perfetto, privo di slanci, monotono e ripetitivo. Susy rappresenta il nuovo, la curiosità di conoscere e respirare l’aria.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR è proprio così!
Un grande abbraccio.
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😀
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vabbe’…ora spariscono anche i miei commenti qui!
dicevo che mi e’ piaciuto x diversi motivi
1 se va avanti cosi’ non vedremo davvero piu’ il cielo neanche noi.
2 non immagino una vita senza animali
3 mi ricorda un bellissimo libro che lessi tempo fa ( la storia della pillola) “the giver” della Lowri.
Ecco un bel racconto distopico. un abbraccio amica!😊 Sei avanti, lo sapevo!!!
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@ LADY NADIA un consiglio: quando scrivi un commento lungo prima di postarlo copialo. Io faccio così: in tal modo evito sgradite sorprese.
Grazie mille, amica carissima 🙂
P.S. ho dovuto andare a vedere cosa significa “distopico”. C’è sempre da imparare!
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Bellissimo, baci cara, buon inizio settimana, ❤
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@ LAURA ti ringrazio, mia bella amica.
Baci a te ❤
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Bellissima tu, baci tesoro, buona serata, ❤
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Un racconto toccante che emoziona. Complimenti per la scrittura vellutata e pregna di significati.
Un abbraccio
Annamaria
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@ ANNAMARIA49 sono proprio contenta del tuo giudizio!
Felice serata, Isabel ^^
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Emoziona e indubbiamente è pieno di valore questo pezzo. Non l’avevo già letto su epoca splinder, se non erro? Un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 non solo… avevi anche scritto il seguito, ricordi?
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Diavolo, si! Vaghi ricordi, a onor del vero, mi sa che prese una piega inquietante e che eravamo in tanti a scriverci su… un saluto. Univers
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@ UNIVERS81 già… tipo “The Stand” (L’ombra dello Scorpione) di Stephen King. Eravamo quattro o cinque, la storia era buona, purtroppo poi è finita.
Ricordo un mio episodio riguardo all’Uomo nero.
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L’ imperfezione non ripaga ( razza umana) ma ci dona emozioni che la perfezione ne è priva
Detto questo, il tuo racconto è molto bello, notevole ma anche vicino ad un mondo prossimo se non sveglieremo in tempo le nostre coscienze
Brava sempre anzi ancora di più
Un abbraccione
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE quanta verità nelle tue parole! Il mondo corre verso un baratro.
Grazie infinite, Mistral.
Un bacione.
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