Paola osserva da dietro un cespuglio, al buio, quella finestra con le persiane scrostate e ancora aperte. La lampada di acciaio accesa in soggiorno rivela la sagoma di sua madre, seduta al tavolone rotondo. Si intravedono le luci del televisore che resta coperto dal tendone.
La osserva picchiettare nervosamente le dita della mano sinistra sulla tovaglia e con la destra reggere un bicchiere che di tanto in tanto si porta alla bocca.
Paola non sa cosa precisamente può averla spinta a raggiungere quel luogo e non comprende come quel grosso coltello da cucina possa essere finito nel suo giubbetto. Si sforza di ricordare l’accaduto. Ricostruisce cronologicamente i fatti. Poco prima, a casa sua, ricorda di aver provato una rabbia immensa. Aveva appena trovato nella cassetta della posta la busta con gli esiti degli esami del sangue, una noiosa routine ormai. Ma stavolta i valori relativi alla sua malattia erano di parecchio peggiorati. Se solo sua madre avesse pensato per tempo di farla sottoporre a visite specialistiche e cure, forse ora non si troverebbe a dover affrontare queste brutte sorprese. Invece quella donna egoista aveva sempre pensato a se stessa e più che altro ad ubriacarsi. Paola rammenta anche un episodio particolare: in occasione del suo undicesimo compleanno le aveva chiesto in dono un paio di orecchini. Li aveva osservati per quasi un mese nella vetrina lucida e graziosa della gioielleria di paese. Erano magnifici, piccoli, azzurri e luminosi come il cielo sereno di agosto. Ma, per tutta risposta, ricevette un ceffone: “Non ci sono soldi in questa casa per un paio di stupidi orecchini! E ora fila! A letto!”.
Non fu l’unico schiaffo che prese. Ce ne furono altri, molti altri e il più delle volte per motivi assurdi. Lei non osava reagire: in primo luogo perché era comunque sua madre, poi anche a causa di un fisico debole che l’avrebbe vista sicuramente sopraffatta. Si sfogava correndo nella sua cameretta a piangere, la testa sotto il cuscino. Ma il risentimento cresceva, simile al corso di un piccolo torrente di montagna che incuneandosi fra rocce e massi poi si trasforma in un fiume fino a raggiungere il mare.
Ecco perché, poco prima, aveva afferrato quel coltello osservandone la lunga lama, lucida e robusta, e aveva trasalito e poi goduto al pensiero di infilarlo nel collo magro e ormai rugoso di sua madre. Immaginava di trafiggerle la carotide, poteva osservarne il sangue spingere e pulsare a flutti per abbandonare quell’insulso corpo e di udirne gli ultimi gorgheggi di rantoli misti a sospiri. Era poi sgattaiolata fuori, nel buio, senza far rumore nascondendo l’arma nel giaccone infilato alla bella e meglio sulle gracili spalle. Non aveva nemmeno tenuto conto della presenza di suo marito che al momento canticchiava ignaro sotto la doccia.
Paola non mi telefonerà, non lo credo proprio.
Ma io devo assolutamente rivederla.
Da quale strano universo arrivano le intuizioni? Dalle stelle che sto guardando? Oppure da un misterioso solaio a noi sconosciuto ma dove risiede l’enorme potenziale inespresso del nostro cervello, quello che – se sapessimo riconoscerlo e utilizzarlo – ci permetterebbe di compiere autentici prodigi? E’ filosofia di bassa lega, sono domande inutili, perciò le accantono.
Non accantono, però, i dubbi che si sono impossessati di me, mentre ascoltavo i Metallica. Devo rivedere Paola, perché avverto una forte impressione, un sospetto, quasi una certezza, sebbene essa non sia suffragata da alcun dato concreto; anzi è l’esatto contrario, a rigor di logica. La logica… Chiara disse di amarmi e razionalmente ci credevo, per quale motivo avrebbe dovuto mentirmi: in apparenza tutto funzionava bene… ma io “sentivo” che in realtà stava per lasciarmi. Non saprei spiegarne la ragione. Forse il tono della voce, forse un’ombra nello sguardo, un blu più intenso, come nella profondità dell’oceano dove gli squali sono a caccia, pronti a risalire per uccidere la preda.
Non possiedo doti paranormali, non credo agli indovini e alle streghe, ciò nonostante resto sempre più convinto di un fatto: quella fragile donna ha bisogno di aiuto.
Se la notte è serena, fulgida di stelle scintillanti, non lo è il mio animo.
Domani la cercherò di nuovo.
Paola da mesi soffriva di una forte depressione, a cicli era ormai una costante della sua vita.
In quel preciso istante realizza la motivazione che ora la fa trovare li, in piedi a pochi passi dall’uscio di sua madre. Cerca di calmarsi, di ragionare sul da farsi, deve capire se ne vale la pena, cosa e’ giusto, cosa sbagliato. Che sapore ha la vendetta e che tipo di odore puo’ avere la morte. E l’adrenalina, o piuttosto il peso della colpa. A cosa dare ascolto? E mentre prova a riordinare quel caos di pensieri ha la sensazione di avere qualcuno alle spalle.
Se qualcuno l’avesse seguita? Se qualcuno avesse compreso le sue intenzioni?
Una mano pesante e ferma sulla spalla la fa sobbalzare e, per istinto o forse per difesa, lei estrae il coltello dal giaccone pronta ad usarlo. Non è pratica; le mani tremolanti lasciano la presa e il coltello cade a terra. E’ posseduta dal terrore di essere stata scoperta quando riconosce la sagoma di suo marito. Il suo viso contratto tende a rilassarsi ma i suoi occhi restano sgranati, immobili.
“Non devi farlo tu! E’ compito mio. Sai quanto ti amo” dichiara lui in un tono di supplica.
Si scambiano un’occhiata di complicità mista a terrore.
L’uomo si china, raccoglie il coltello e furtivamente si avvicina alla casa.
Paola scoppia in lacrime, forse di quell’estremo gesto non è piu’ convinta, vorrebbe fermarlo ma ormai è troppo tardi. Resta pietrificata con i piedi un tutt’uno col terriccio umido di quel giardino a osservare la scena come uno spettatore qualunque di un film dell’orrore.
E orrore fu.
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@ MAIRITOMBAKO un sorriso per una serena serata 🙂
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Torna l’accoppiata vincente e il Caro Diario.
Tre episodi, tre pezzi notevoli.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR grazie mille, anche a nome di Nadia!
Un grande abbraccio.
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E’ sempre piacevole leggervi.
Un grande abbraccio
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anche da parte mia un saluto a te carissimo.
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Grazie! Un grande sorriso
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Paola e la sua vita sofferta, paola e il suo macigno duro da portare sulle spalle. Si preannuncia un grande dramma, addolcito sapientemente dalle scrittrici con pennellate poetiche.
Un saluto ad entrambe e serena notte 🙂
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Ili6 grazie per averci letto e del bel commento!
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Che bella lettura, grazie, un abbraccio, ❤
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Grazie anche da parte mia Laura. A presto!
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Baci cara, ❤
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Un incalzare narrativo ricco di emozioni e raffinatezza descrittiva. Paola e il suo dramma, come evolverà la storia?
Complimenti a entrambe!
Un abbraccio bis
Annamaria
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Ricambio l’abbraccio. Ciao e grazie.
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..e sono di nuovo brividi…
Brave!
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Cara Mari, quando leggo le tue poesie a volte vengono anche a me. Ciao.
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Brividi, gioia, dolore…emozioni che si trasmettono, emozioni che si ricevono: la magia delle parole quando incontrano il cuore.
Abbracci
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Credo di poter iniziare ad affermare che i vostri stili si intersecano bene… un saluto e complimenti. Univers
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Io ne sono onorata. Ciao Univers81!
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Certe madri meritano il peggio dalla vita
E di Paola cosa sarà?
Grazie ad entrambe per la lettura sempre notevole
Abbracci
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE una madre è sempre una madre… però concordo!
Bisous, Mistral*
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A mio avviso per quanto una madre arrivi ad essere pessima, nessuno avrebbe il diritto di spingersi a tanto. Sino sicura che “il peggio” nella tua affermazione non si riferisce alla situazione finale del racconto, anche solo per quel po’ che ti conosco. Una madre che decide di avere figli deve assicurare loro amore, anche sbagliando ma l’affetto non deve mai mancare. Ciao!
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