“Se tu…” Lasciò la frase in sospeso.
“Se io?”, chiese Luca deponendo la tazzina del caffè sul tavolo. Al contrario di quello della moglie, il suo piatto era vuoto: aveva divorato il cibo in pochi minuti. Ivana sbarazzò e mise in funzione la lavastoviglie, quindi tornò a sedersi. Benché fosse un elettrodomestico nuovo e di marca, produceva comunque un rumore che infastidiva Luca.
“Se tu non fossi un porco, non avrei preso questa decisione.”, disse lei.
Lui annuì. “Capisco”. Esibì un sorriso amaro, cercando di ignorare quel suono che giudicava deprimente, al pari delle parole della moglie. “Hai frugato nel mio computer.”
“Lucia, Chiara, Barbara… le altre le ho scordate.”
“Ne avevi il diritto?”
“Certamente no. Ma c’erano troppi indizi che portavano ad altrettanti sospetti e io devo pensare ai nostri figli, a un futuro sereno per loro. D’altro canto, usare come password Luca…” Scosse la testa. “Eppure sei un ingegnere.”
“Un ingegnere che non immaginava di dover blindare il pc.”
Ivana alzò per la prima volta la voce. “Non ti è passato per il cervello che Matteo ha dodici anni e Simona dieci? Ne sanno più di noi due messi assieme. Quante ore trascorrono davanti a questi maledetti arnesi e, dato che vanno bene a scuola e praticano anche vari sport, non posso nemmeno rimproverarli più di tanto.”
Matteo era il suo preferito, Simona la più intelligente; in ogni caso, Ivana riusciva a comportarsi in modo imparziale.
“Sai”, riprese, distogliendo lo sguardo, “che bello leggere quelle… quelle oscenità. In particolare, Lucia: che amante fine ti sei scelta! Io sono arrossita già alla terza riga.”
“Si tratta solamente di sesso. L’amore è un’altra cosa.”
“L’amore? Come osi parlare d’amore? Passi dal letto di Chiara… di Barbara. Lucia, no. Con lei ti piace scopare in macchina. Forse perché è sposata, ma questo non cambia niente, anzi aggrava la situazione, sempre che ciò sia possibile.”
Luca incrociò le braccia, poi si protese in avanti. Adesso il suo sorriso non era più amaro, piuttosto sarcastico, e la luce degli occhi era diventata fredda. “Primo, sta a te controllare che i ragazzi non entrino nel mio studio; secondo, io ho quarant’anni e ho bisogno di sfogarmi. Ho sposato una donna frigida, e questo è stato il mio errore.”
“Una donna che ti ha dato due figli!”
“Sicuro. E’ accaduto secoli fa. Non vi faccio mancare niente, né a te, né a loro. Vacanze, la Golf per la mogliettina, biciclette, vestiti firmati. Quante cazzo di scarpe hai?”
“Ti potrai tenere tutto. Noi ce ne andremo, ma non ti chiederò un soldo, ho il mio lavoro e quello che guadagno basterà. Lo farò bastare. Ammesso e non concesso che tu sentissi il bisogno di consolarti, non avrai che da chiamare Lucia o un’altra delle tue sgualdrine. Magari tutte assieme, dovrebbe essere eccitante, no?”
“Toglitelo dalla testa! Tu non ti muoverai di qui, chiaro?”
Una lacrima scivolò sul viso di Ivana. Era ancora una donna attraente e non era affatto frigida, solo aveva appetiti più moderati. Ricordava un uomo gentile, affettuoso, un uomo che l’aveva conquistata grazie a una sensibilità d’animo che in realtà si era dimostrata un inganno, così come le sue false passioni: musica, libri; non gliene importava niente. Gli aveva regalato Chi manda le onde, con una dedica sincera e scritta in bella grafia. Non aveva mai aperto quel romanzo.
Ivana aveva scoperto quanto vasta era la sua aridità prima di Lucia, prima della triste consapevolezza che il suo uomo amava soltanto se stesso e desiderava unicamente avventure su avventure, forse per sentirsi vivo; ma ciò non lo giustificava. Rammentò all’improvviso che suo padre, pur non opponendosi, non aveva dimostrato molto entusiasmo per quelle nozze. I padri sono sempre indulgenti con le figlie, specie con le maggiori. Ora forse la guardava dal cielo, scrollando il capo.
“Non puoi impedirmelo.”, dichiarò con calma.
Luca sembrò soppesare quell’affermazione. “Legalmente, no.”, ammise. “Però esistono altri metodi. Potrei chiuderti in camera e lasciarti senza cibo per tre giorni. Sicuramente rinsaviresti. Oppure potrei farti interdire e i figli resterebbero a me.”
Il divorzio era inammissibile. Luca lavorava per una società americana fortemente puritana; c’era in vista una promozione che sarebbe sfumata.
Ivana sbiancò in volto. “Tu sei pazzo!”, gridò. Lei aveva un fisico snello, aggraziato, aveva praticato nuoto e ginnastica e non era una donna debole; ma Luca pesava ottanta chili e andava regolarmente in palestra. Non avrebbe avuto alcuna possibilità di opporsi con la forza, se lui… Ma davvero l’avrebbe trascinata in camera? Era assurdo, sfuggiva alla sua comprensione, era fuori da ogni logica. Era semplicemente pazzesco.
Provò un moto di collera fortissimo. “Provaci!”, lo sfidò, sicura che le sue erano minacce a vuoto.
Lui balzò in piedi, la sollevò di peso dalla sedia, le torse un braccio dietro alla schiena e la costrinse a uscire dalla cucina. L’avrebbe segregata in camera giusto per un’ora. Come lezione sarebbe stata più che sufficiente. E poi i figli, per i quali nutriva un tiepido affetto, non dovevano assistere a tali scene. Ecco, solo una piccola lezione. Voleva dimostare chi era il padrone. Il resto erano stupidaggini.
Ivana cercò di reagire. Si divincolò e gli morse una mano.
Luca la schiaffeggiò con violenza.
Lei cadde al suolo e picchiò la testa sul pavimento.
Prima di morire, le rimase il tempo per un ultimo pensiero.
“Ho sposato un mostro.”
Poi il buio la avvolse.
Dedicato a molte, troppe donne!
Realismo agghiacciante
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C’è un’isola che non c’è per ogni bambino e, sono tutte differenti”.
(Sir James Matthew Barrie)
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@ RODIXIDOR storie di vita, amico mio.
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@ MAIRITOMBAKO ❤
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Un meraviglioso racconto sulla violenza, purtroppo ancora troppo presente.
Molto sentito da parte tua e si capisce. Come sempre bravissima.
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@ LADY NADIA grazie di cuore!
E’ vero: questo racconto è molto sentito, e tu hai dimostrato la tua grande sensibilità nel capirlo.
Ti auguro una bellissima serata, fra stelle e dolci sogni.
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Storie che capitano e non dovrebbero capitare. Purtroppo le cronache ne sono piene, tanto che fanno appena notizia per il gossip.
In realtà dovrebbero essere messe in prima pagina.
O.T. piccolo refuso uno ‘suardo’ che ha perso la g per diventare ‘sguardo’.
Un caro abbarccio
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@ NEWWHITEBEAR correggo subito, caro amico.
Un grande abbraccio.
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Terribile, spaventoso, vero…purtroppo.
Bello, perché sei brava come sempre.
Baci
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Agghiacciante!
Alla scrittrice vanno i complimenti per l’efficacia e la scorrevolezza della storia e anche per la dedica a tutte quelle donne, troppe, che hanno vissuto o vivono con un mostro di uomo.
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Concordammo con lady ili6.
Un verismo ben onorato da una storia che avvince, interessa e commuove.
Cordialità milady
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Una storia raccontata con il cuore della sensibilità, una storia reale che miete molte vittime, nella tua la moglie tradita muore battendo la testa, ci hai risparmiato la crudeltà degli omicidi efferati che apprendiamo dalla cronaca nera. L’altra sera ho visto in tv un programma dal titolo “Amore criminale”, alla fine della storia ho dovuto cambiare canale: non ce la facevo ad assistere allo svolgimento dell’omicidio.
Bravissima! Buona giornata, cara Ale.
affettuosità
annamaria
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C’é posta!
🙂
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@ MARI terribile, spaventoso, vero: non potevi dire meglio.
Grazie, MIA guerriera e baci a te*
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@ ILI6 so che questi sono temi che senti profondamente.
Ti ringrazio e ti abbraccio, Marirò.
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@ LORD NINNI credo che lo spunto per questo racconto me lo abbia dato un vostro contributo, precisamente nel post “Lady Nadia”.
Ringraziamenti radiosi, Milord.
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@ ANNAMARIA49 ogni giorno si leggono e si vedono cose tremende! Il mondo sembra impazzito e forse lo è per davvero.
Grazie e un abbraccio, cara Isabel.
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@ POST OFFICE e che bella posta! 🙂 🙂 🙂 🙂
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Realistico, confermo. Ma ciò che più mi colpisce è la lucidità della situazione dei due (ex?) coniugi. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 giusto, caro amico: ex coniugi.
Grazie.
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ma durante la loro ite, i coniugi, vi hanno sparata?
Siete sparita milady?
Nessun Rage la vendetta?
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Una realtà che non mi fa pensare, ma solo lasciare che una rabbia irrazionale mi avviluppi il cervello. Per simili mostri non c’é molta pietà o carità.
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@ LORD NINNI chiedo scusa, ma non sono stata bene.
Adesso vedrò se pubblicare “Rage” in settimana oppure domenica prossima. E’ un capitolo importante e, se possibile, vorrei evitare brutte figure.
Grazie per l’attenzione, Milord!
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Di nulla, milady. però, malgrado tutto, vi leggemmo in forma.
Un capitolo importante? Avete bisogno, dunqu, di tempo e spazio per la produzione e messa in opera?
Certi di interpretarne i desiderata in generale, Vi invitammo, dunque, a prendervi il tempo fino a domenica prossima e se in vita, noi, saremo benfelici di poter leggere il capolavoro, certi e sicuri di non essere delusi.
Abbiate le nostre cordialità più radiose.
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Vabbé, neanche a parlarne sul Refuso Selvaggio.
Non mi ci abituerò mai.
Giuro..
Salutations
😦
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@ LORD NINNI troppo buono, Milord!!!!
Spero di non deludere.
Buona serata 🙂
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CAPEHORN condivido al cento per cento.
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Bé… fin troppo buona direi. Qui sembra quasi un incidente… spesso non lo è 😦
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST parole sante, caro lupo!
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Dedicato a troppe donne, è vero. Fosse anche solo una, sarebbe troppo. Mi piace pensare che la violenza non possa scattare nella mente di qualcuno senza avvisaglie precedenti. Mi piace pensare che ci siano sempre delle avvisaglie che le donne dovrebbero cogliere PRIMA di mettersi con un violento. Ma sono ragionevolmente convinto che non sempre accada. Forse davvero si può impazzire. Ed in tal caso c’è poco da fare.
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@ BRUM che grande commento!
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Una racconto che parla di una triste realtà vissuta da tante, troppe donne, giorno dopo giorno. Bravissima Alessandra, molto realistico e toccante!!
Serena notte, Pat
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@ PATRIZIA M. secondo me, non è mai troppo parlarne!
Grazie, amica Pat.
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