Ciò che lo fece infuriare fu il malware. A causa della sua arrogante presunzione, Daigh non lo aveva previsto. Stephen riceveva una discreta paghetta settimanale, perché suo padre guadagnava bene e cercava in tal modo di tacitare la propria coscienza: se aveva un figlio che valeva poco, lui – come genitore – non valeva nulla.
Stephen Roberts non spendeva un dollaro in dolcetti, merendine, bibite e giornalini a fumetti; non beveva birre di nascosto e non fumava. Se altri ragazzi lo facevano, non erano affari che lo riguardavano. Né si sognava di imitarli.
Ogni singolo cent veniva destinato al computer, che rappresentava l’unica magia di una vita altrimenti grigia. Così, nel corso degli anni, lo aveva reso uno strumento pressoché perfetto.
Annunciò alla mamma che non si sentiva bene e che quel giorno non sarebbe andato a scuola. La donna scrollò le spalle. Sai che novità! Si dedicò ai lavori domestici, mentre Stephen si avventurava nel cyberspazio. Tre ore più tardi, superati gli ultimi ostacoli, atterrò sul pianeta che cercava.
Quando, verso metà pomeriggio, si presentarono a casa sua due gentili signori vestiti di grigio, Stephen considerò la visita e quanto ne seguì come l’esperienza più bella ed emozionante della sua vita.
L’NSA si mise subito in contatto con Langley, e il direttore della CIA, Brian Stevens, piuttosto stupefatto, valutò la situazione. Esistevano diverse possibilità, posto che la notizia fosse vera, e dai dati ricevuti e analizzati dalla National Security Agency sembrava proprio di sì.
Stevens era affascinato dall’idea di distruggere immediatamente quella dannata imbarcazione, lo desiderava come un assetato, smarritosi in un deserto, avrebbe bramato di trovare una sorgente di acqua fresca. Se a bordo ci fossero state delle persone innocenti, purtroppo per loro, rientravano in un disegno più grande; si trattava solo di un incidente di percorso. Niente di nuovo sotto il cielo. I politici in generale erano ipocriti, rifletté: capitava che impartissero ordini, tranne nascondere la mano se l’operazione da loro voluta falliva. Poi fingevano di essere all’oscuro dei fatti ed esprimevano condanne sdegnate, e altrettanto ridicole. Il Congresso cercava sempre di mettere il becco, ma chi era lo Scudo degli States? Chi proteggeva i cittadini ignari da mille nemici nascosti nell’ombra e pronti a compiere qualsiasi efferatezza? La sua Agenzia! Di conseguenza, a volte era necessario sacrificare qualcuno al fine di salvare migliaia di altri, specie se i primi non erano americani. L’aspetto etico di ogni operazione risiede nel successo.
Oh, sì. Avrebbe dato l’ordine con grande gioia.
Ma… c’era un ma. Anzi, più di uno.
La barca apparteneva alla Tunisia e stava viaggiando nelle acque territoriali italiane, però questo non rappresentava un problema. In casi simili, Hitler diceva: “Alle scuse penseremo dopo”; ma Stevens non intendeva affatto scusarsi. Semplicemente, qualora fosse stato chiamato in causa, avrebbe negato. E in effetti dove stavano le prove? Il mondo era pieno di terroristi e di nazioni che non guardavano tanto per il sottile, quindi gli Stati Uniti sarebbero stati esclusi dalla lista dei sospetti. L’imbarcazione sarebbe colata a picco e nessuno avrebbe avuto modo di svolgere indagini. Poteva anche essere affondata per cause proprie; più che altro, sarebbe scomparsa dalle mappe, e qui finiva il tutto.
No, ciò che tratteneva Stevens erano altri motivi, decisamente diversi. Il primo, che avrebbe agito contro il volere di Monica Squire; il secondo, che non era in grado di prevedere se a Londra aspettavano un segnale e in caso affermativo quale sarebbe stata la reazione in mancanza di tale segnale. Questo era il vero guaio. Perché il SAS non si dava una mossa? Quello che avrebbe potuto fare e che avrebbe fatto volentieri era informare Yarbes, il quale però si era reso irreperibile. D’altro canto, Martin conosceva il luogo dell’incontro che era alquanto distante dalla posizione rilevata della fottuta barca. Al diavolo! Si alzò dalla scrivania rimpiangendo di avere le mani legate.
Se fosse dipeso solamente da lui… ma poteva soltanto aspettare. Cosa che non gli piaceva affatto.
Sebbene Bertu Mura non lo sapesse, la chiesa che si ergeva sopra Nuoro, al termine di un viale di cipressi e che distava circa due chilometri dalla sua abitazione, era un monumento storico che conteneva la salma di Grazia Deledda. Dato che Mura non aveva mai sentito parlare della grande poetessa, la cosa non faceva differenza.
Accolse Yarbes con un grande abbraccio, salutò i suoi quattro uomini, inquadrandoli senza problemi, dopodiché li condusse, attraverso un sentiero, in una vecchia casa situata in altura, nella quale stava trascorrendo un sereno tramonto. Non si era mai sposato, passava il tempo trafficando nell’orto e compiendo lunghe passeggiate e, secondo Yarbes, coltivava amicizie un po’ particolari con la malavita locale. Offrì loro dell’eccellente Mandrolisai rosso, che preferiva al rosato, da gustare con un piatto di agnello insaporito con salsa di pomodoro e finocchio selvatico. Gli americani avevano fame e mangiarono di gusto. Dopo lo “spuntino”, Mura li portò in cantina, dove esibì la “mercanzia” che Yarbes gli aveva richiesto.
Basso di statura ma ancora dritto e solido come una roccia, Bertu Mura un tempo era appartenuto al servizio segreto italiano e in un’occasione Martin gli aveva salvato la vita. Cose che in Sardegna non si dimenticano.
Yarbes controllò. C’era tutto. La torcia elettrica che voleva Scoffield, le pastiglie per purificare l’acqua di Wilkins, il pugnale di Knowles, flashbang, AK-47, pistole dotate di silenziatore con canna filettata e il resto.
Martin annuì soddisfatto, però quando tirò fuori i dollari, Mura diventò paonazzo per l’indignazione. Nel suo inglese quasi accettabile replicò con fermezza che non voleva soldi; d’altronde conosceva molta gente che gli doveva favori… e qui chiuse l’argomento.
“Ho due comode stanze per voi.”, disse. “Meglio che in albergo, potrete dormire da me stanotte e domani andare… dove dovete andare.”
Smontate e rimontate le armi, si trasferirono in soggiorno. Mura estrasse un mazzo di carte da un cassetto e dispose le fiches sul tavolo. Presero posto e iniziarono a giocare a poker. Al quarto giro, mentre Bertu riempiva generosamente i loro boccali di vino, De Beers inarcò le sopracciglia e lanciò uno sguardo perplesso a Yarbes. Martin soffocò un sorriso e scosse leggermente la testa. In quel mazzo c’erano cinque assi.
Intanto leggo.
Ripasso più in la.
Ciao Milady
😉
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@ LORD NINNI ho infranto una seconda volta le regole… mai invitare a cena al lunedì 🙂
Ciao, Milord!
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Leggo la nuova puntata che lascia molti interrogativi sul campo. Stephen dove andrà? La barca da affondare perché galleggia ancora. Più semplice il problema di Yarbes. Il mazzo con 5 assi.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR Stephen, infine, ha compiuto il suo dovere, rivelando alle autorità ciò che aveva scoperto. La barca galleggia perché, come spiegato, non poteva essere affondata.
I cinque assi sono un gioco 🙂
Un caro abbraccio.
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Baci cara, buona domenica, ❤
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Anche il poker adesso ! Ho capito,
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Sai che faccio? Mi metto comoda, gli M&M’s da una parte, la Schweppes dall’altra, mi rileggo Il Signore degli Anelli e aspetto …
Confido che, arrivata all’ultima pagina tu ci avrai finalmente rivelato come va a finire…
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dolce giornata cara mia
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Sembra il trascinamento dello scorrere del tempo.
Un tempo che si realizza nelle parole.
Assistiamo, ancora, ad un passaggio che promette battaglia. Un’evoluzione? Forse. Non c’é da farsi illusioni, però. Milady ci ha abituati a disperare delle previsioni e dei previsionali.
La specializzazione al thriller è confermata.
Qua trilla tutto e di tutto.
La sorpresa–
In pieno stile “bianchiano” siamo entrato nella dimensione sarda.
Le particolarità, che nascono dai dialoghi, ci fanno essere presenti e attenti, proprio in loco.
Quanta attenzione al particolare.
Bellissima, poi, è la chiusa: “In quel mazzo c’erano cinque assi“.
Eccola la reticenza sospensiva che ci fa ripiombare nell’attesa del prossimo capitolo.
Cinque assi: un pokerissimo?
Un poker con la ballerina?
Partita difficile e per nulla scontata.
Come sempre si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.
Alla prossima, dunque?
Sperèm.
Radiosità attive.
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Il refusini di straforo non doveva mancare, giusto?
per fortuna, laddove non pensò la fortuna, provvide la “bravura”.
ma dico: una volta che è una …
😦
Vabbé.
Vale
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Rileggo adesso.
Ma Dio, come si fa?
Nel commento di scuse per i refusi, ne ho fatto un altro.
Mica possibile …
Bah!
😦
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@ LAURA felice serata ❤
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@ SUZIEQ11 “Il Signore degli Anelli”? E poi dove vado io 😦
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@ MAIRITOMBAKO un bacione, amica mia ^^
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@ LORD NINNI forte “lo stile bianchiano” 🙂
I cinque assi (di un colore solo, bada bene) si possono interpretare in vari modi. Un grazioso metodo che usa Mura per riprendersi una parte dei soldi? Un semplice divertimento per permettergli di capire la perspicacia dei suoi ospiti? O altro?
Grazie, radioso Milord.
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http://img.freepik.com/foto-gratuito/quattro-assi_2645041.jpg?size=338&ext=jpg
Quattro. Non bariamo, erano quattro assi.
… i tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo
li puoi nascondere o giocare con chi vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi….
Qui è la figura delle carte.
Dietro questa storia c’è stato un bluff, perciò il gioco non è stato limpido. Così adesso si può ripetere lo stesso inganno o lo si può nascondere.
Che dici?
Salùt radiosky.
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@ LORD NINNI lo so, lo so, volevo solo citare una canzone che adoro.
Molto profondo, Milord!
Radiosky.
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@ LORD NINNI i refusi accrescono il (dubbio) valore dei miei post 🙂
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Non sono mai riuscita a bluffare, in nessun caso. ..
Baci
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Ahhh, certo che dover mandare a monte un’azione studiata e ristudiata da menti potenti per un semplice malware e per un ragazzino che vuole isolarsi da un mondo che invece probabilmente salverà, è il massimo della casualità!
Mura non mi convince:li sta facendo ubriacare! Come si permette in un momento così delicato?!?
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Sono d’accordo con Lord Ninni e con Ili6. C’è qualcosa di poco chiaro in quel poker e in Mura. Quel suo continuare a versare vino è sospetto.
Se continui così mi sa che non mi basterà Il Signore degli anelli …
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eheheh Bertu a me garba invece, lo trovo simpatico! 😀 O sono politically uncorrect? 😀
Capisco i dubbi di Stevens… certo però l’occasione è ghiotta, e quando gli ricapita?
http://www.wolfghost.com
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MARI il bluff fa parte del gioco del poker… barare un po’ meno.
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@ ILI6 sei ingiustamente sospettosa, cara Marirò. Mura si diverte e intende guadagnare qualche quattrino 🙂
Ti abbraccio.
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@ SUZIEQ11 no, Mura è bravo, credimi.
Il “Silmarillion”? 🙂
Ciao, Ciop!
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@ WOLFGHOST concordo su Bertu, lupissimo.
Ed è vero ciò che dici a proposito di Stevens.
Un’occasione veramente d’oro!
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Puntatona… e sebbene le vicende e gli intrecci si stanno via via tramutando in una storia dalle sfaccettature difficili da gestire e unire insieme, tu riesci con una sicurezza sorprendente. Continua così. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS grazie, mio caro amico!
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…
La storia si fa sempre più intricata, trascinante e avvincente
oltre che, a mancare di chiarezza…
tra dubbi e interrogativi, come sempre riesci a tenerci
su una corda ben tesa…
Ti lascio un abbraccio Alessandra, buon fine settimana
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA spero che la corda rimanga ben tesa!
Ti ringrazio e ricambio l’abbraccio, amica Michelle.
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Simpatico Stephen, il giovane hacker. Simpatico anche il rustico Mura, sempre avvincenti i tuoi racconti dall’oceano al Mediterraneo. Qui non ci si annoia mai.
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@ RODIXIDOR entrambi sono simpatici anche a me. Sono lieta di non annoiarti!
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