Mentre Flavio sorseggiava il suo caffè in silenzio, fu Clara a sollevare l’argomento.
“Non ti interessa sapere cosa ho fatto questa notte?”
Flavio depose la tazzina, si tolse gli occhiali per pulirli con un lembo della camicia, poi la guardò negli occhi. “Solo, se vuoi dirmelo.”
“Ti ho tradito. Ecco cosa ho fatto. Ti ho tradito con uno sconosciuto, come una baldracca, ed è stato anche brutto. Volevo tirarmi indietro… in pratica, mi ha violentata.”
Flavio annuì lentamente, quasi fosse già al corrente di quanto era successo, il che ovviamente non era possibile. Riprese in mano la tazzina e finì il caffè. “Da quando le cose sono cambiate fra di noi? O meglio: perché è accaduto?”
Clara considerò la domanda, cercando una risposta; ma era difficile. “Per te provo amicizia.”, infine disse. “Stima, rispetto, sebbene dopo ciò che è avvenuto il rispetto l’abbia come dimenticato. Desideravo vivere, affrontare esperienze nuove. Cosa ci accomuna, Flavio? La televisione? Il dormire assieme, senza desiderarci a vicenda? Non credo di essere diventata brutta, e tu sei ancora un uomo attraente; però fra noi esiste come un muro.”
“Mancanza di comunicazione?”, interloquì lui.
“Quella… e non solo. Mancanza di pathos, mancanza di spirito di coppia, di desideri condivisi e di molto altro. Ecco, vedi, se tu mi avessi urlato contro, l’avrei capito, e penso proprio che lo avrei apprezzato. Invece, con la tua flemma, hai accolto una notizia che ritengo orribile quasi con indifferenza. Oggi andrai al lavoro, stasera ceneremo insieme, e nulla sarà cambiato. Ma le cose non stanno affatto così! Io mi sono fatta sbattere da un bullo di provincia, perché cercavo, desideravo, volevo uno stimolo forte. Fra noi questo non esiste più, posto che sia mai esistito, e talvolta ne dubito.”
“Ne dubiti?”, ripeté lui con uno sguardo malinconico.
Lei lo fissò con un’espressione di sfida. “Precisamente.”, disse.
Per un lungo momento sembrò che Flavio non volesse replicare, poi però scosse la testa e parlò con un timbro di voce che a Clara risuonò freddo. “Io, invece, ricordo una ragazza che, quando uscivamo dalle rispettive aule, mi correva incontro per abbracciarmi. Rammento il nostro viaggio di nozze e la gioia che scorgevo nei tuoi occhi. Ricordo altre cose, noi abbracciati sul divano a parlare di tutto e di niente. I campi da sci. Tu eri la più brava ed era come se danzassi sulla neve che scintillava al sole; mi aspettavi, giù, in fondo alla discesa, in attesa di un bacio.”
Clara fece per intervenire, ma Flavio la bloccò con un cenno della mano. “Ricordo anche”, proseguì, “la prima sera in cui ti inventasti un mal di testa, in realtà inesistente; ciò che avvenne pure nelle sere successive. Adesso… adesso un marito macho ti prenderebbe a schiaffi, e probabilmente è quello che desideri. Ma io non sono fatto così. Ho accettato in silenzio la tua indifferenza, che cresceva di giorno in giorno; la tua freddezza; la tua mancanza di empatia. Cambierà, pensavo. Tutto tornerà come prima. Mi illudevo. Si vive anche di illusioni, sai? Certo, ho le mie colpe. La principale è quella di averti sempre amato, a prescindere. Ora, se desideri il divorzio, sarai accontentata. Evidentemente non posso offrirti altro. Volevi Parigi, New York, Cartier, Jimmy Choo? Bene, io non posso permettermelo. Ma, se tu me lo avessi chiesto, ieri sera saremmo andati insieme a bere una birra. Magari due. O quattro.”
Si alzò, si infilò la giacca e uscì di casa. Per la prima volta da quando si erano sposati, sbatté la porta.
Troppa calma, pensò una volta salito in macchina. Troppa accondiscendenza. E il risultato? Che sua moglie si era fatta sbattere dal primo che capitava. Quattro birre con lei? Nel regno del “mai”.
Clara udì la porta sbattere. Ebbe un sussulto tale da rovesciarsi addosso tutta la tazza di caffè ormai freddo e che non avrebbe mai potuto bere con un tale nodo alla gola. Era riuscita a sostenere una vera conversazione con suo marito dopo anni di monosillabi e imbarazzanti silenzi ma… si sentiva umiliata, distrutta, lacerata, devastata e non era in grado di essere ragionevole e lucida. Nonostante si fosse rifugiata una decina di minuti in bagno e si fosse lavata ogni centimetro della pelle con doccia e lacrime amare, e talmente forte da sentire male, riusciva ancora a percepire l’odore acre di quell’individuo, un mix di tabacco e birra. Le venne da trasalire e si trattenne a stento. Lo sguardo basso alla macchia di caffè sulla tovaglia bianca, sporca, esattamente come lei.
Non pulì, non sistemò. Si trascinò a fatica in bagno per lavarsi nuovamente. Nessuno prima d’ora l’aveva mai presa con la forza. Accusava un sordo dolore ad ogni passo nel punto preciso dell’incontro forzato ma cercato, sì cercato. Si osservò allo specchio lasciando ricadere alle spalle la vestaglia scozzese. Un paio di lividi segnavano la sua pelle chiara: uno all’attaccatura della coscia, l’altro all’addome. I suoi occhi erano strani, diversi, ancora spenti dalla troppa birra della sera precedente e dalla vergogna di essere stata così debole, così scialba e così stupida nel potere aver creduto che il primo uomo discreto che avrebbe incontrato in quel bar la potesse aiutare a evadere la noia e la malinconia accumulate nella sua scontenta e piatta relazione con Flavio.
Dopo essersi percepita come la peggior nullità, dopo essersi rilavata, asciugata e vestita nel modo più sobrio possibile con una tuta da ginnastica, telefonò al suo datore di lavoro. Si diede malata. Calzò il primo paio di scarpe da jogging che trovò nella scarpiera e senza nemmeno pettinarsi uscì di casa.
Non badò nemmeno a richiudere la porta a chiave, scese i due piani di scale male illuminate e, mentre pigiava l’interruttore per aprire il portone d’ingresso condominiale, si ritrovo’ faccia a faccia con la sua vicina: Emma.
L’ultima persona sulla faccia della terra che desiderasse incontrare quella mattina. Ogni condominio che si rispetti ha la propria affidabile pseudo portinaia, colei che ti squadra da capo a piedi, controlla i tuoi orari, analizza le tue mosse… insomma, quella che non si fa i fatti propri e riporta a tutti, (ma proprio a tutti), panettiere compreso, ogni litigio anche immaginario riesca a percepire, ogni stranezza amplificata, ogni vicenda stravolta che possa captare da dietro la sua tenda consunta o semplicemente origliando dal pianetottolo con l’uscio di casa spalancato per diverse ore al giorno e, guardacaso, alla sera quando le famiglie “per bene” si riuniscono stanche della giornata lavorativa tra le proprie pareti domestiche.
“Buongiorno Clara!” gracchiò la vecchia da sotto il suo foulard marrone in perfetta tinta col pastrano che indossava.
“Buongiorno” sibilò Clara con una voce strozzata di gola.
Avrebbe solo desiderato essere invisibile, per scappare, per correre, per avere poco fiato, poco ossigeno, per smetterla di pensare che si era comportata come una sgualdrina, per sentire chiaro e forte il dolore tra le sue gambe, per essere punita per tutto il male che aveva causato a se stessa e anche a Flavio.
E corse, corse e corse, piu’ veloce che poté.
Ottima prosecuzione del post precedente. Descrizioni e analisi perfette sul come una relazione va a rotoli. Anche il tono narrativo segue l’andamento dei personaggi. pacato all’inizio in accordo con Flavio. Quasi isterica la seconda parte che riflette l’umore e l’ansietà di Clara.
Ci sarà una terza parte?
L’esperimento secondo me è riuscito in pieno.
Un caro abbraccio a entrambe.
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@ NEWWHITEBEAR un caro abbraccio a te!
Ci sarà una terza parte? Onestamente non lo so. Deciderà Nadia, con la quale spero comunque di continuare a collaborare a lungo. Mi piace molto come lei scrive. Secondo me, siamo in sintonia.
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Ci deve essere una terza parte..xche voglio sapere se Flavio si mostrerà uomo oppure rimarrà la persona accomodante con la quale si è descritto..!!brava nadietta mia e complimenti anche a te Alessandra..siete davvero una bella squadra..
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Ho dimenticato di dire il mio nome..miss vintage
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aspettiamo la parte tre,..no”? bacione di zucchero x t e
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Una lucida analisi di coppia, con tutto quello che Flavio aveva tenuto dentro per tanto tempo e che finalmente esce fuori, con io sconforto di Clara che capisce di aver sbagliato a cercare di trovare uno svago, una via di fuga, tramite uno sconosciuto che alla fine le ha fatto solo del male.
Un seguito veramente azzeccato e un gioco a due che state portando avanti in modo meraviglioso; complimenti ad entrambe.
Terza parte no?? Beh, volendo ci sta… ;-D
Salutoni, Patrizia
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Certo! E’ con piacere che arrivera’ la terza parte….e poi spero di continuare sporadicamente la collaborazione con Alessandra perche’ la stimo moltissimo, mi diverte e trovo che il risultato sia piacevole!
E la ringrazio per la bella critica nei miei confronti che, sicuramente, e’ piu’ che ricambiata da parte mia.
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Ecco a cosa porta l’appiattimento in un rapporto, ma non sarebbe stato meglio parlarne prima? I rimorsi prendono piede e… attendo il proseguo.
Complimenti ad entrambe.
annamaria
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Curioso di Nadia 🙂 . Sì, secondo me continua …
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😊
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continua 🙂
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Un tempo le unioni erano cementate anche da un’impalcatura di convenzioni e opportunità radicate nella consuetudine sociale. L’era attuale ha distrutto buona parte di queste impalcature e dunque resta poca cosa oltre l’amore a doversi occupare di tenere insieme una coppia. Risulta interessante seguire i personaggi nel loro affrontare queste situazioni e confrontarle con la propria personale esperienza.
Quella di Clara è una corsa salvifica? Troverà la forza per ricomporre il puzzle della sua vita? Flavio si accorge di un mal di testa finto, poi la cosa si ripete e lui, che prova ancora ardore per Clara, aspetta che passi? E Clara non capisce che si sta allontanando? E i genitori di entrambi che modello di famiglia hanno fornito ai figli? Figli? Non li hanno per scelta? E scelta di chi? Si, direi che di materiale per una terza puntata e oltre ce ne sia d’avanzo!
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La realtà di oggi nella coppia, con le sue luci e le sue ombre, con le tante novità e le conseguenti difficoltà che la investono.
Partendo dalle mutate relazioni tra uomini e donne che sono alla base della società occidentale, in questa seconda parte del racconto “Un gioco” vengono affrontati temi quali la formazione della coppia, la ricerca del partner, le difficoltà e distacco, la “costruzione” e i “giochi” al suo interno, la centralità e i momenti dell’affanno.
Inoltre viene affrontata l’affettività.
Il testo, dichiaratamente, è il frutto dell’esperienza maturata dalle autrici e si propone come spunto di riflessione per tutti coloro che vogliono interrogarsi sulla complessità e sulla ricchezza delle relazioni di coppia.
Qua, nello specifico, l’input affabulatorio è affidato ad un tradimento funzionale la storia stessa.
Il tradimento è uno tra gli eventi che possono scuotere più drammaticamente la stabilità di una coppia.
La parola stessa tradimento rimanda al concetto di “dare, consegnare, mettere in mano”.
È quindi tradire ciò che ci era stato consegnato, per mettere in atto una consegna diversa, nelle mani di qualcun altro.
È l’amore, la fiducia ed il progetto di coppia che, agli occhi di chi è stato tradito, viene consegnato ad una terza persona.
Una delle prime reazioni alla scoperta del tradimento è la perdita di fiducia, in se stessi e nelle proprie scelte, oltre che nell’altro.
Il tradimento attiva così profondi dubbi sia nei confronti del partner, sia rispetto al progetto di coppia fino ad allora condiviso.
Scoprire di essere stati traditi, inoltre, amplifica un senso di insicurezza, di inferiorità e, spesso, di ossessività nella persona tradita.
Da qua il comportamento di Flavio.
La differenza tra un’episodica, la sciacquatura di caffettiera e un racconto soddisfacentemente completo è rappresentata da:
1° L’episodica dalla prima parte del racconto, che potrebbe rimanere, perfettamente, a se stante.
2° La sciacquatura di caffettiera, le due puntate fini a se stesse
3° Il racconto soddisfacentemente completo, con la chiusura grazie ad una terza puntata, o seguenti, che integri e soddisfi tutti i presupposti, correttamente, esposti nell’incipit e suo svolgimento.
Un lavoro apparentemente leggero, che nasconde, però altro.
Ben altro.
Non escludo, quindi, un’altra puntata.
Brave Alessandra e Nadia.
Una letteratura in divenire, per una prosa significativa e non banale, dentro una collaborazione, a quattro mani, di sicuro interesse.
Buona giornata
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@ MISS VINTAGE benvenuta in questo spazio!
Grazie per i complimenti e un sorriso per una serata serena 🙂
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@ MAIRITOMBAKO a te un bacione di miele ❤
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@ PATRIZIA M. mi sembra che Nadia abbia deciso anche per me. Io le devo molto, perché ci siamo conosciute in un mio momento di crisi.
Pat, ti ringrazio.
Baci.
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@ LADY74NA così sia scritto, così sia fatto 🙂
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Tu avresti mai lasciato questo racconto in sospeso?
😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊😊
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@ LADY74NA a memoria, ho citato una frase del Faraone quando impartiva un ordine (“I dieci comandamenti”).
Io sì, perché mi piacciono i finali in sospeso.
Però, avevo lasciato la scelta a te 🙂
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@ ANNAMARIA49 un tempo era diverso. Ci si accettava, si cercava comunque di trovare – o ritrovare – un punto di incontro. Oggi le cose sono cambiate.
Grazie, Isabel, anche da parte di Nadia.
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@ RODIXIDOR Nadia è un bel tipino ^^
Sì, continua, amico mio.
Ti auguro una bella serata.
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@ SUTELCANA è profondo e giusto ciò scrivi. Secondo me, manca la volontà di ricostruire un rapporto. Tutto sembra correre più in fretta; e si cercano false emozioni. Questo spesso non porta a nulla di buono.
Un caro saluto, mio “vecchio” amico.
Sono molto contenta di rivederti qui!
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@ LORD NINNI le mani sono tre 🙂
Scherzi a parte – io scrivo solo con la destra – devo proprio dire che il vostro non è un intervento, bensì una vera e completa recensione, della quale vi sono estremamente grata. L’otto marzo prossimo e venturo compirò dieci anni di blog, e voi raramente siete mancato. Per la sottoscritta è una grandissima soddisfazione. E anche di più.
Radiosità, Milord.
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Vi saluto tutti con affetto. Che dire? A parte che la sintonia che avete notato esiste davvero. Nata da una magia, separata da chilometri, da impegni vari, da discorsi online e da scambi letterari via email ma pur sempre una affinita’ di pensieri che viaggiano sulle ali temporali della passione e non conoscono ostacoli perche’ volano liberi.
Grazie nuovamente per il vostro interesse.
Buona vita!
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Quinto rigo: toglierei la virgola tra “Solo” e “se vuoi dirmelo”.
Gran bel post. Mi sono ritrovato in Flavio per un modo di essere. Io amo dire di “essere pericoloso quando sto zitto”. Voglio dire… c’è gente che reagisce alle ferite gridando. Chi dando di matto. C’è anche chi reagisce chiudendosi in sè stesso, ma questo non significa che non soffra. E se Clara non l’ha capito dopo tanto tempo, vuol dire che non le interessava capire, non si è mai sforzata di farlo.
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Concordo, in toto, con il Sig. Brum, sia per la cassazione della virgola, sia per la reazione di Flavio.
Non ne sono, ovviamente, sicuro al cento per cento ma la mia reazione sarebbe similare.
Se Clara non intende (in questo caso) oppure non se ne da per inteso, è lei a perdere tanto.
Leggevo più in su Miss Vintage
[…] … se Flavio si mostrerà uomo oppure rimarrà la persona accomodante … [ … ]
Beh, si può essere, anzi sicuramente, si è uomini manifestandosi, per amore accomodanti. Anzi, ritengo che bisogna essere dei veri uomini per essere accomodanti ( non accondiscendenti, tout court).
A perdere le staffe siamo bravi tutti (me in prima fila che faccio, quasi sempre, la figura del fiammifero dentro un letto di magma puro, a contatto con una palla di fuoco).
Poi: mi chiedo:
Ma, esattamente, cosa fa “chi” si mostra Uomo? E chi stabilisce cosa?
Fëdor Dostoevskij era, sicuramente, un uomo tormentato e profondo pensatore, non esattamente un reattivo, eppure ci ha lasciato Delitto e castigo, una pietra miliare della letteratura mondiale.
Onde ragion per cui …
Considerazioni finali.
Se Flavio è accomodante, non è un uomo;
se cerca di capire, intavolando una serrata discussione, è uno stalker;
se le da quattro sberle e uno sganassone, chiamandola putt##a, è un violento;
se prende una pistola e le fa una “presa d’aria in mezzo agli occhi, è un femminicida!
Non c’é scampo
😦
__________
Cordialità radiosizzanti
😀
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@ BRUM non posso fare correzioni, amico mio. Se ti obbedissi, potresti pensare che quella è la mia parte, oppure che sono prepotente. Dato che entrambe preferiamo non svelare chi ha scritto cosa (poi magari qualcuno lo ha capito), la virgola resta.
Per il resto, concordo in pieno con te.
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Capisco. Vabbè. Sopravvivremo anche alla virgola. Ahahaha.
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@ BRUM esiste di peggio 🙂
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🙂
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@ LORD NINNI nulla da eccepire! Peraltro, ciascuno di noi ha una sua personale visuale.
Riguardo alla virgola, ho risposto a Brum.
Radiosity.
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Forse Flavio e Clara sono ancora in tempo per riprendere la loro relazione. Il muro del silenzio si è drammaticamente crepato e chissà se Clara corre verso suo marito. E magari insieme verso la polizia per denunciare il violentatore!
Vabbè, mi piacerebbe il continuo e anche rosa, si è capito 🙂
La vicina impicciona, spettro della moralità sociale, la leggo, invece, come una forzatura.
Un saluto ad entrambe le scrittrici,
Marirò
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Bellissima questa seconda parte! 😉 Tutti hanno sbagliato… il che vuol dire che nessuno ha sbagliato. Ha sbagliato lui pensando che l’immobilismo avrebbe sanato tutto (come? Per magia?). Ha sbagliato lei, pensando che non stesse a lei cercare di risolvere la cosa se non con un atto sciagurato che appare tanto come un “facciamo che finisca!”.
Sono dell’idea che quando una persona fa’ qualcosa di davvero stupido è perché vuole cambiare strada e poiché non è capace di farlo “a freddo” sceglie la strada del… disastro. Questo tuo romanzo breve è forse un’estremizzazione, ma credo che qualcosa di simile accada molto più spesso di quello che crediamo.
Lasciare andare la barca alla deriva sperando che il vento la riporti in porto non paga mai.
http://www.wolfghost.com
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Ah… perché ho scritto che “nessuno ha sbagliato”? Bé, perché quando un numero tale di errori si accumulano, probabilmente la cosa semplicemente non funzionava e non avrebbe mai potuto farlo…
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A questo punto torno a commentare per dirvi che ho letto con estremo interesse tutti i vostri punti di vista e critiche.
Analizzando cosa emana il pezzo a freddo, dopo qualche giorno, effettivamente mi trovo concorde con le osservazioni di Wolfghost. Sono troppe le colpe di entrambi e soprattutto e’ mancato il dialogo, e’ venuto meno anche il coraggio, e non ultima la voglia, insomma tutto l’indispensabile per affrontare come si deve ogni situazione importante della nostra vita.
Questo tengo a specificarlo anch’io poiche’ non e’ raro incontrare coppie in situazioni simili, oppure persone che rimandano all’infinito il tempo di una scelta qualunque essa sia. Ovviamente il racconto funge da pretesto, un paradosso.
Inoltre ho sorriso al secondo post di Lord Ninni. Ecco il motivo per cui e’ possibile scegliere di concludere un racconto ( e in questo caso ci si prende una bella responsabilita’ perche’ ciascuno di noi gradirebbe un finale a d.o.c.) o, viceversa, lasciarlo abbastanza aperto in modo da poter servire un piatto di fantasia, sempre gradito, a severa condizione che non sia una rinuncia ma una vera scelta dell’autore/i.
Interessantissimo anche il commento di ili6, la quale ha riferito una “forzatura” sul personaggio della vicina. Mi ha incuriosita molto, tanto da dover rileggere per diverse volte tutto il capitolo!
Allora non mi resta che ringraziarvi e augurarvi una felice lettura del terzo episodio. Come sempre buona vita!
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Ciao Nadia,
Non so dirti con chiarezza perchè ho visto Emma come un inserimento forzato. Ci state invitando a commentare un racconto che si sviluppa via via che lo leggiamo, senza sapere se il capitolo che stiamo leggendo è l’ultimo o meno. Ora leggo che proseguirà, mi fa piacere, ma fosse stato questo l’ultimo capitolo, l’inserimento di un nuovo personaggio, Emma, ben descritto e utile a fortificare le lacerazioni della protagonista, peraltro già ben chiare, l’ho letto come un di più.
Ma posso sbagliarmi.
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ciao! perfetto cosi’! Non siamo rancorose! Ogni commento e’ bene accetto e fonte di crescita. Sempre! A presto !😊
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Bé, devo dire che il racconto l’avete estremizzato forse… ma il senso è ottimo, direi quasi da psicologo! 😉
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@ WOLFGHOST 🙂
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onorata della sua impressione!
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Benissimo.
(Come argomentato, in precedenza, se fosse rimasta conclusa alla seconda puntata, la promettente storia avrebbe assunto il sapore di una sciacquatura di caffettiera.).
Ci accomodammo, dunque, abbastanza interessati e assumendo l’innocente atteggiamento, come esplicato meglio in figura, ci ponemmo in attesa della trionfale terza puntata.
Verrà, ivi, disvelato ultra velum intrabit occultantur e calamo?
Attenderemo.
Oh se attenderemo.
Abbiate, gentili signore, le nostre più sensibili cordialità
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@ LORD NINNI via quell’uccellaccio! 😀
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L’ avvoltoio e’ appollaiato. Se non ci son morti che male fa?☺☺☺
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Avrei pero’ preferito una rondine o un variopinto pettirosso!
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Storia per il momento molto azzeccata, in linea con i personaggi che hai tirato fuori, pare una sorta di allenamento letterario per qualcos’altro che bolle nella (tua) pentola… un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS ormai mi conosci più che bene, my friend!
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