Ibrahim al-Ja’bari aveva scelto quel Paese, e quella località, per una serie di motivi che giudicava estremamente validi.
Il primo di essi riguardava la sua sicurezza personale, importante non tanto in sé ma per la missione che Allah il Misericordioso gli aveva affidato. Con i loro satelliti, americani e russi erano riusciti a individuare due rifugi che lui considerava perfetti – in quanto al Mossad, aveva i suoi metodi, perlopiù basati sulla capacità di usare i traditori. Prima o poi, se non si fosse spostato dalle zone “calde”, avrebbero finito per rintracciare anche un eventuale terzo rifugio. Era successo con Osama bin Laden e con molti altri, che apparentemente avrebbero dovuto considerarsi al sicuro.
La seconda ragione era che quella vasta isola, in ordine di grandezza la seconda del Mediterraneo, in passato aveva rappresentato la terra promessa per chi decideva di arricchirsi con i sequestri di persona. Ciò dipendeva dal fatto che risultava praticamente impossibile rintracciare i covi dei banditi, a causa di un territorio provvisto di mille nascondigli, un po’ come l’Afghanistan volendo, però molto lontano da lì.
Vi era un terzo motivo, infine: gli otto sicari, reclutati tempo addietro da Danielle Williams, che lo aspettavano pronti a servirlo. Erano uomini feroci ed esperti, fedeli solo al denaro. E Ibrahim era stato generoso con loro. Da un lato questo era un limite: non essendo mossi dalla fede, mancava loro la disponibilità all’estremo sacrificio; poiché erano miscredenti, non vedevano il premio finale, erano forniti di coraggio e forse non temevano la morte, ma erano ben lontani dal considerarla un dono di Allah. D’altro canto, aveva perso fin troppi seguaci e gli mancava il tempo materiale per reclutare nuovi adepti. Il fondamentalista era pragmatico, in caso contrario non si sarebbe avvalso dell’operato di Daigh e di Todorov, sebbene il primo fosse almeno motivato dagli ideali e dall’odio.
Una possibile ultima ragione, che non aveva ancora soppesato a fondo, consisteva nella vicinanza con Roma. Finito il lavoro a Londra, Todorov avrebbe potuto piazzare uno dei suoi giocattoli in piazza San Pietro; peraltro la distanza contava poco, a Daigh sarebbe bastato premere un pulsante in Giappone per impartirgli tale ordine.
In ogni caso, adesso la priorità era riservata a Monica Squire, la principale nemica di Allah, Roma poteva aspettare.
Ibrahim al-Ja’bari disponeva di un’autentica collezione di passaporti falsi, ma la prudenza gli suggeriva di non avvalersene. Il suo volto, ormai, era noto a tutto il mondo, e non intendeva cambiare aspetto. Perciò salì a bordo di un’imbarcazione che aveva i documenti in regola e non trasportava emigranti clandestini, e affrontò il viaggio dalla Tunisia alla Sardegna, pronto a calarsi in una botola al primo segno di pericolo e, naturalmente, all’arrivo. Daigh vestiva da marinaio.
Il direttore di macchina azionò i motori e il timoniere seguì la rotta delle flotte puniche, quando Sicilia occidentale e Sardegna appartenevano a Cartagine, mentre i romani si accingevano a muovere i primi passi per conquistare il sud dell’Italia.
Assistito da quella che considerava la miglior equipe medica del pianeta, Miloslav Pomarev quel giorno aveva appreso tre notizie. La prima era giunta sotto forma di lettera, firmata personalmente da Putin: era stato promosso maggiore, riguadagnando così l’antico grado, sarebbe seguita una medaglia al valore. La seconda, inevitabile, gli era stata comunicata di persona dal tenente generale Vasiliy Ivanovic Melnikov, primo vicecapo del SVR. A tempo debito, sarebbe tornato al lavoro e, date le circostanze, avrebbe occupato una scrivania, dedicandosi alle analisi di quello che altri agenti, più giovani e fortunati di lui, man mano scoprivano. Per questo compito occorreva un uomo esperto, in grado di distinguere ciò che era davvero utile e di scartare informazioni irrilevanti se non, peggio ancora, frutto dell’astuzia (relativa, pensava Pomarev) dei servizi segreti americani. Una scrematura indispensabile, da troppi anni ignorata dalla CIA, abituata a raccogliere montagne di dati per poi archiviarli: tipico di un apparato vittima di una burocrazia da esso stesso elevata a sistema. Come corollario, Melnikov aveva aggiunto che dopo la morte di Volkov l’operazione era stata annullata.
La terza notizia riguardava la sua guarigione che era assicurata, e i tempi di degenza, calcolati in circa due mesi. Il primario si era congratulato con lui per la forza, fisica e morale, che aveva dimostrato, nonché per la prontezza con la quale si era in pratica salvato la vita grazie alla medicazione di fortuna e alla saldezza d’animo. Poche persone ci sarebbero riuscite, soprattutto davanti a un Mamba, aveva commentato il luminare che era al corrente di quanto era accaduto in Egitto. Le voci circolano e anche l’ultima delle infermiere sapeva che quel paziente era un eroe. Sebbene fosse mutilato, Sonja, una graziosa biondina, gli faceva gli occhi dolci; sistemandogli le lenzuola, aveva scoperto con grande soddisfazione che le ferite non avevano intaccato una certa parte del corpo.
Borodin, il primario, aveva tenuto per sé un’ulteriore considerazione. Da quando esercitava, non aveva mai riscontrato una simile capacità di sopportazione del dolore. Soglia bassa? Era un eufemismo, a dir poco. Esistevano anche aspetti della personalità di quell’uomo che lo lasciavano perplesso, ma tali aspetti non rientravano nel suo campo professionale. Dopotutto, Pomarev proveniva dal Gruppo Alpha, una banda di pazzi, pensava Borodin.
Miloslav Pomarev accolse le tre notizie con un misto di soddisfazione e di irritazione. Non si era mai pianto addosso, nemmeno in Siberia, dove comunque era stato trattato con i guanti, e non intendeva certo incominciare a farlo ora. Maggiore… andava bene. Una scrivania… un po’ meno. Ma questa era la realtà, la sua realtà, e avrebbe potuto rendersi ancora utile. Forse, molto utile. Aveva imparato a conoscere, e a detestare, gli americani; e se con il nuovo incarico fosse riuscito a infliggergli qualche duro colpo, allora – come dicevano quei bastardi? – allora era ok.
Se voleva continuare a riflettere, avrebbe dovuto rimandare all’indomani perché le orribili medicine che gli somministravano fecero effetto, e Pomarev scivolò in un sonno privo di sogni.
William Hunt fissava cupamente l’ingresso del capannone dal lato opposto di Halley Street. Al pari di usanze quali la guida a sinistra, la Gran Bretagna ha leggi diverse dagli Stati Uniti e da molti altri Paesi che possono sembrare strane: una di esse stabilisce che l’MI-5 non può effettuare arresti; ciò nonostante Sir Edward non si era rivolto alla Special Branch in considerazione dei rischi elevatissimi. Todorov avrebbe potuto far esplodere la bomba. Hunt ne dubitava, poiché in tal caso sarebbe morto anche lui, però gradiva la presenza degli uomini del SAS. Il Drappello in questione apparteneva allo squadrone D ed era comandato dal capitano Keith Lively, sotto la supervisione del maggiore Thomas Reid.
Lo Special Air Service, da cui l’acronimo SAS, è uno dei migliori corpi speciali del mondo e ha all’attivo una quantità di successi impressionante. Una delle missioni più spettacolari fu la liberazione di ventiquattro ostaggi tenuti prigionieri da un gruppo di terroristi iraniani, operazione voluta da Margaret Thatcher, all’epoca primo ministro britannico. Con un’azione di rara efficacia, i terroristi vennero uccisi e gli ostaggi liberati, a parte un’unica vittima. Entrare a far parte del SAS è estremamente difficile. L’ottanta per cento dei candidati (provenienti dall’esercito) non arriva alla fine del primo mese di addestramento, dedicato soprattutto alla corsa e alla marcia, sessanta chilometri con uno peso sulle spalle di venticinque chili. E questo è solo l’inizio… Il “bello” arriverà dopo.
Fra le armi utilizzate, ci sono le granate stordenti e la pistola Sig Sauer P226. Di norma, i componenti del SAS indossano tute nere.
Era il meglio in assoluto di cui Hunt potesse disporre.
Lo salvo nei segnalibri e lo leggo con calma domani, baci cara, buona notte e buon weekend, ❤
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@ LAURA un abbraccio, tesora 🙂
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Mi consentirete, milady.
Facemmo un doviziosissimo copia/incolla per meglio leggere questo capitolo che ci regalò un brivido, seguito da ampia commozione.
Il brivido per la visione diretta e la commozione per alcuni passaggi che ci stordirono.
Voi non sapete, né potete conoscere …
Parallelismi:
1) La lettera pervenne, al giovane ufficiale, durante la sua degenza presso l’Ospedale militare del Celio-Roma;
2) La promozione, sul campo, con avanzamento al grado di capitano;
3) Il “notissimo” (Intelligentissimo e sotto molti aspetti simpatico e pronto) Presidente del Consiglio con al seguito il comandante della Brigata Paracadutisti Folgore, Gen. Br. … il Capo del SISMI, Dott. … e il comandante del 9° Battaglione d’Assalto “Col Moschin”, Col.TSG …, vennero a trovarlo di persona.
4) Purtroppo, in Italia, non c’era una sede dell’Istituto di medicina e ricerca di Stato di Mosca (forse il migliore del pianeta) e l’ufficiale in parola dovette “accontentarsi” di 45 punti di sutura e sette interventi, di cui due in laparatomia.
Stranezze:
1) Quell’ufficiale era nato come Uff. Bersaglieri (Volontario fu il cambio di reparto e di corpo)
2) Pur essendo un ufficiale del’Esercito, rientrò in Italia grazie alla Marina Militare (Sommergibile Enrico Toti, nello specifico)
Speranze:
Che la si smetta di spararsi addosso perché la guerra oltre che essere orribile, fa male!
Molto male!
Prolisso come al solito.
Buona notte milady.
Ops, buongiorno
The Milorder
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Ovviamente ci riferimmo, per i parallellismi, al grande magg. Pomarev.

Quel giovane ufficiale aveva 23 anni, cinque barrette oro sul braccio sinistro dell’uniforme.
Leggemmo tutto.
Veramente notevole.
Tre stacchi episodici, che vivono, però, in funzione dell’altro.
Congratulations and cordiality
The most
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nessun commento……………………….hai detto tutto cara amica
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@ LORD NINNI dunque non avete combattuto soltanto a Cuba?
Giornalista che scrive su “Le Monde” o eroe?
Radiosi complimenti!
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Visto? Mica pizza e fichi!
🙂
(Ad essere precisi non era, proprio, Cuba Cuba, ma molto vicinissimo assai).
Il rientro dalla tournée a mezzo sottomarino, invece, era da un noto paese nordafricano in balia di un bieco dittatore, astuto e criminale che per fortuna, l’Occidente pieno di civiltà e democrazia, ha estirpato, esportandovi un po’ della “nostra” democrazia Franco-Anglo-Mirikana.
Tsè, anche lì, mica pizza e fichi.
le cose le facciamo bene o non si fanno.
😦
Salutations
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@ LORD NINNI che bella immagine 🙂
Mi ha commossa.
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Thnx milady
🙂
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Bentornato Maggiore!
Слава Курскe-K141!
Слава россия!
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@ LORD NINNI da brividi, Milord!
Grazie per lo stupendo regalo.
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@ MAIRITOMBAKO ho provato a farlo, mia amica lontana *_______*
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una puntata interlocutoria che prepara i fuochi d’artificio.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR considerata l’ampiezza di questo romanzo (o tentativo di), alcune puntate interlocutorie sono necessarie.
Ma i fuochi d’artificio arriveranno…
Un grande abbraccio.
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Un bellissimo capitolo! Non che gli altri non lo fossero, eh, ma questo è completo e interessante in ognuna delle “tre fasi” 😉
Non mi aspettavo che il capo-terrorista lasciasse le sue terre, però non credo che sia raro, anche Bin Laden, se ricordo bene, era stato molto all’estero.
Bé, certo, Pomarev diestro ad una scrivania è difficile da credere, ma… in effetti il compito è appetibile e di importanza pari, o quasi, di agire sul campo.
Non ricordavo il blitz della SAS in Iran… qualcosa però mentre leggevo mi è tornato in mente… Una simile operazione, se ricordo bene, venne fallito dagli americani nello stesso periodo, non è vero?
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST ti ringrazio di cuore, carissimo lupo!
In effetti, gli americani hanno spesso fallito, laddove invece gli inglesi hanno trionfato.
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Ciao, cara, stavo per chiederti il riassunto e scopro che l’hai già postato prima della 56° puntata, bene dovrò leggere con calma, molta calma per riprendere questa storia così avvincente e tanto ben scritta, come tu sai fare.
A presto, un abbraccio
annamaria
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Scenari che non lasciano dormire tranquilli
Soprattutto per il fatto che nel mirino c’è anche la nostra Roma
Dirti brava è riduttivo
Baci da mistral
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Abile puntata di passaggio tra gli eventi, alcuni dei quali potenziano e arricchiscono di tensione l’intera vicenda. Un caro saluto, alla prossima. Univers
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@ ANNAMARIA49 ritengo che a questo punto un riassunto fosse indispensabile, sia per la vastità di “Rage”, sia per il periodo estivo, e anche per me.
Un sorriso per una felice serata, cara Isabel.
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@ OMBREFLESSUOSE confidiamo nel valore di Yarbes… e che il Mistral lo accompagni!
Grazie e tanti baci.
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@ UNIVERS81 sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto, amico mio.
Un caro saluto a te!
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Ho letto e trovo questa puntata un’introduzione a ciò che sta per accadere, ed io attendo il seguito con i suoi sviluppi.
Buona serata, cara Ale.
un abbraccio
annamaria
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@ ANNAMARIA49 buona giornata, Isabel!
Mi auguro chi i futuri sviluppi risultino positivi.
Baci.
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Le vacanze, le ferie, il male al pollice, la resurrezione la folgorazione sulla via di Damasco.
Rage 57 e Rage 219.443 (si porta avanti col lavoro), pausa di qua e pausa di là e non pubblica neanche una barzelletta?
Un’aforisma?
Una paginina del Talmud?
L’introduzione al Libro della Genesi?
La prefazione del Marcovaldo, di Italo Calvino?
L’analisi comparata del gioco del filetto?
Io vengo ricordato come il grande esule, giramondo, ecc. ecc. e che ero litigioso. Come fu, per esempio, quando quell’imbecille, arrogante, cialtrone bugiardo, menefreghista di …
Matteo Renzi… Empedocle di Agrigento che si permise di dirmi: che era impossibile riuscire a trovare un uomo sapiente: per trovarlo devi essere un “sapiente”! (il solito intellettuale-sotuttoio-da strapazzo).Ma tu?
Tu che sai, a mena dito, quanti chiodi c’erano in una trireme romana, durante la prima guerra punica (Già, quanti chiodi c’erano in una trireme di quel periodo?), fai risalire la tua ultima pubblicazione, orbandoci di tanta bravura ( 😦 ), dai tempi dell’ultima felicissima espressione della regina Maria Antonietta:”Donc, pas de pain, qu’ils mangent des croissants. Ils savent, tout simplement, se plaignent … .
Deh, perché, perché ci hai abbandonati, in questa vile terra nera (dicono che …); perché ci hai privato della sostanza quotidiana che ci permette di vivere?
Annuncia, dunque, a noi poveri mortali, i profumi della tua
inutilepresenza.Illuminaci con la lanterna della tua Ars dramatica.
Donaci, ancora, cenni della tua presenza laddove, nella totale loro assenza, … ce ne faremo una ragione!
😀
Dunque, amabilis puella, muovi quel “cancherus” di penna e pubblica qualcosa!
Ci siamo rotti sia della Settimana Enigmistica, sia dell’amena lettura dei Paralipomeni della batracomiomachia!
Kαλημέρα
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Un capitolo di preparazione ai nuovi intricati sviluppi di questa storia che avvince. Resta la constatazione del rigore narrativo, attento e completo in ogni parte.Complimenti sempre alla scrittrice!
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…
Più leggo e più mi sembra di vivere situazioni dei giorni Nostri…
Interessante e molto coinvolgente…
Davvero bravissima!!
Bious
Michelle
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@ SENOFANE DI COLOFONE mi stavo già ammalando…
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@ ILI6 grazie mille per i complimenti, carissima Marirò.
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@ VENTIDIPRIMAVERA purtroppo anche ai giorni nostri accadono cose molto brutte…
Grazie, Michelle. Ti abbraccio.
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Anch’io sto per esplodere … mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, quando ero incinta del mio primo figlio. Tenevo una panza tanta e non vedevo l’ora che nascesse. Secondo il ginecologo era questione di pochi giorni, 3 o 4 al massimo. Entro la fine di agosto. Tutti i giorni speravo fosse quello giusto … ebbene è nato il 22 settembre! Il ginecologo aveva sbagliato i conti! Hai sbagliato i conti anche tu? Quand’è che sgravi? Insomma manca ancora molto?
Ti abbraccio nonostante tutto.
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@ SUZIEQ11 mancano circa 943 puntate 🙂
Ti abbraccio, a prescindere.
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Solo 943? Così Poche? Ma …. Allora siamo praticamente in dirittura d’arrivo … 😛
Va bhé … Bando alle stupidaggini (Ma anche no;) Io per sicurezza ho fato una bella revisione al mio elmetto in kevlar e mi sento pronto per i prossimi fuochi d’artifizio che sicuramente arriveranno..
Mi chiedo solo come potrà essere che il sanguinario cosacco accetti quest’improvviso pensionamento dalla prima linea. Quanto potrà durare? Me lo immagino già su di una sofisticata carrozzella con ogni tipo di ammenicoli.
Per il resto si sta preparando una nuova perturbazione con lampi e tuoni … Mettiamoci al coperto.
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@ CAPEHORN eh, sì, è lo sprint finale 🙂
Sono previsti molti lampi e tuoni!
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