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RAGE 53

26 luglio 2015 di Alessandra Bianchi

SarahIsraele è paragonabile a un’isola che i velieri nemici circondano da ogni lato. Se i cannoni delle navi ostili oggi non sono forse all’altezza, potrebbero esserlo domani. Occorre, dunque, mostrarsi sempre pronti, di notte e di giorno.
Qui si lavora duramente, ci si addestra in continuazione, maschi e femmine prestano il servizio militare, e chi ha due figli li manda a scuola su autobus diversi, così, se dovesse succedere qualcosa all’uno, almeno l’altro si salverebbe.
Gli israeliani, o quantomeno una parte di essi (escludendo i poco amati ultraortodossi), non sono simili agli altri ebrei sparsi per il mondo. Non accumulano ricchezze, non piangono in continuazione per ciò che erroneamente viene definito olocausto, ma che fu qualcosa di molto diverso e di ben più tragico di un sacrificio volontario offerto a Dio; essi sono duri, spietati, efficienti ai massimi livelli, e non perdonano mai.
Questo valeva anche, e soprattutto, per Aaron Ben-David.
Nella sua lunga vita il capo del Mossad aveva perso molti uomini e molte donne, lui stesso ne aveva uccisi e fatti uccidere in numero assai più elevato. Faceva parte del gioco. Ciò nonostante, forse a causa dell’età avanzata o del sincero affetto che provava per Sarah, le terribili immagini della sua decapitazione gli danzavano in continuazione davanti agli occhi, come un incubo che però era reale. Si era dimostrata forte, bella e fiera, disse a se stesso con un misto di rabbia e di ammirazione. Prima di riporla in un cassetto, contemplò per l’ultima volta una foto che la ritraeva in mimetica.
Non aveva letto il Vangelo. Conosceva invece il Corano, il Talmud, la Bibbia e, sebbene non fosse particolarmente religioso, ricordava molto bene un passo. “Occhio per occhio”.
Accese una Noblesse, aspirò una boccata di fumo, assorto nei propri cupi pensieri, poi sollevò il ricevitore. “Voglio qui David. Subito!”. Esitò per un istante, quindi aggiunse: “Quando avrò finito con lui, mettetemi in comunicazione con Langley. Desidero parlare con il direttore della CIA su una linea sicura.”
Cinque minuti più tardi David Chazan entrò nell’ufficio di Ben-David.
Era una figura lugubre. I capelli biondi, tagliati corti, contrastavano con il colore degli occhi, neri e privi di espressione, simili a un pozzo da cui non trapelava nulla. Di media statura, era robusto e largo di spalle, e questo costituiva un altro contrasto poiché il viso era magro, affilato e butterato. La carnagione era chiara, poteva ricordare quella di un nordico… o di un tedesco.
Aveva ereditato gli occhi dalla madre, i capelli dal padre, l’indole e la forza fisica dal nonno. Costui era stato Hauptsturmführer delle SS, in qualità di assistente di Kurt Franz, il comandante di Treblinka. Si era dato molto da fare e, dopo la guerra e un rapido processo, era stato giustiziato. Il figlio, che all’epoca aveva sedici anni, era cresciuto con un senso di rimorso e di ripulsa; nei limiti del possibile, aveva studiato gli orrori di cui si era macchiato il genitore, e a ventitré anni aveva scritto e pubblicato un libro che inizialmente era uscito solo in Gran Bretagna. In seguito, aveva visto la luce anche nella Germania ovest, suscitando reazioni diverse, ma perlopiù negative. Era un libro coraggioso, che raccontava con uno stile asciutto le infamie compiute dal Terzo Reich.
Avigail Mizrachi lo aveva divorato. Lavorava come infermiera in una base militare americana. Aveva voluto conoscere l’autore, e dopo la sua conversione alla fede della donna, i due si erano sposati.
Due anni più tardi, anche se con riluttanza, Israele li aveva accolti. Dalla loro unione era nato il piccolo David, che aveva assunto il nuovo cognome del padre (visti i precedenti, tale cambiamento era stato accettato). La mamma possedeva il ketubah, perciò al momento opportuno David ebbe il suo bar-mitzvah, come ogni ragazzo di madre ebraica.
I colleghi, però, quando parlavano di lui, lo chiamavano “l’assassino”. Non in sua presenza, perché David Chazan era temuto da tutti: se avesse avuto un carattere diverso, sarebbe salito molto in alto. Era tetro, introverso, taciturno, ma forse era il migliore. O, almeno, fra i primi cinque.
Ben-David non lo invitò a sedersi. Gli disse quello che voleva da lui, gli garantì informazioni precise e lo congedò. Benché lo stimasse, non lo considerava un uomo gradevole.
Il telefono squillò. Con un sospiro Ben-David si accinse ad affrontare un compito estremamente difficile.
“Buon giorno, Aaron.”
“Shalom, Brian.”
“A cosa devo l’onore?”
“Come dite voi americani? Quid pro quo?”
Seguì un silenzio. Brian Stevens era alquanto perplesso. Il Mossad non chiedeva favori, né li rendeva. Agivano in silenzio e spesso le loro azioni non entusiasmavano la CIA. Il che, peraltro, era reciproco.
Fu Ben-David a rompere il silenzio.
“Potrei fornirvi alcune notizie, piuttosto precise, sulla situazione ucraina e della Crimea.”
“Mmmm. Anch’io ho le mie fonti.”
“Oh, certo, non ne dubito… ma quattro occhi vedono meglio di due.”
“Capisco.”, ribatté Stevens, che in realtà non aveva capito ancora niente. “A titolo di amicizia?”, aggiunse, guardingo. Ben-David era notoriamente un asso; questo non escludeva che il direttore della CIA non si fidasse minimamente di lui.
“L’amicizia è sacra.”, disse l’israeliano. “Specie fra i nostri due popoli.”
“E’ indiscutibile.”
“Tuttavia un grande favore potrebbe essere compensato da un piccolo favore.”
Ecco: ci siamo, pensò Stevens. Avvertiva una vaga sensazione di allarme. Ma in quale direzione? “Dipende dal genere di favore.”
“Sarò franco.”, dichiarò Ben-David.
Stevens trattenne un sogghigno. Quando mai?
“Parli pure liberamente, la ascolto.”
“Sappiamo, tutto il mondo in verità lo sa, che la signora incontrerà, da sola, Ibrahim al-Ja’bari.”
“Sembrerebbe.”, disse cauto Brian Stevens.
“E lei sa certamente dove.”
Il direttore della CIA non rispose.
“Oh, andiamo.”, lo incalzò il capo del Mossad. “Non avranno fissato il luogo del rendez-vous attraverso segnali di fumo. Sarà stato l’NRO a provvedere, e quindi lei non può esserne all’oscuro. La scorterete? Non credo. Squire non vuole. Io conosco la signora da anni: è inflessibile nelle sue decisioni. Ora, lo scenario possibile è uno e uno soltanto. Verrà decapitata. Al Qaeda? Hamas? Ibrahim al-Ja’bari è peggio di tutti loro. Se è questo che desidera, faccia come preferisce. Ma noi possiamo salvarla dato che non dobbiamo obbedirle.”
“Che genere di operazione? Su larga scala?”, domandò Brian temporeggiando.
Ben-David tirò fuori da una tasca il fazzoletto e si deterse la fronte dal sudore: nello studio faceva caldo, ma non era per quello che sudava.
“No.”, disse. “Alla nostra maniera. Un killer. Abile, esperto, micidiale.”
Stevens rifletté. Si trovava di fronte al più grande dilemma della sua vita. Se avesse taciuto, forse Monica sarebbe davvero morta; se avesse rivelato il luogo, avrebbe tradito un segreto di Stato: e se, d’altro canto, si fosse deciso ad agire in proprio, come una parte del suo cervello macchinava, si sarebbe reso colpevole di un grave caso di disobbedienza. Negli Stati Uniti, il direttore della CIA risponde solamente al presidente, ma non viceversa, e l’obbedienza è un fatto scontato, a prescindere dalla validità degli ordini. Che siano buoni o cattivi non conta. Sono comunque ordini.
A migliaia di chilometri di distanza, Ben-David stava fumando un’altra Noblesse.
Esisteva infine un’ulteriore considerazione, la quale esulava da leggi, regolamenti e consuetudini. Brian aveva lavorato con Monica, erano stati agenti e quando lei aveva preso il posto che lui occupava attualmente lo aveva nominato DDO. Da ultimo, lo aveva issato in cima alla torre, nell’ufficio da cui adesso guardava il Potomac. La stimava. E le voleva bene.
Fu questo a deciderlo.
Al diavolo le conseguenze!
Assunse un tono di voce duro e arrogante. “Nessuna pubblicità, Aaron! Nel modo più assoluto. Non rivendicherete un bel niente. Non vi farete belli. E’ chiaro?”
“Non ne dubiti. Non desidero alcun tipo di pubblicità. Ciò che voglio è vendicare Sarah Gabai. Era come una figlia, per me.”
Brian Stevens trasse un profondo respiro.
“E allora proceda. Si incontreranno a…”

I puntini di sospensione verranno tolti fra circa un mese, con il nuovo capitolo, preceduto da un doveroso riassunto.
Nel frattempo, comunque, il blog andrà avanti. Se, però, ci fossero delle proteste (almeno cinque),  in tal caso proseguirei, rimandando il riassunto.
Buona lettura 🙂

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Pubblicato su rage | Contrassegnato da tag Monica Squire | 36 commenti

36 Risposte

  1. su 26 luglio 2015 a 10:11 mairitombako

    …Quando non sai cosa dire,

    dedica una canzone.

    Quando sai che non saprai tener fede neanche alla musica,

    non guardare nemmeno negli occhi,

    e taci…


    buona domenica tesorina

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  2. su 26 luglio 2015 a 10:23 Alessandra Bianchi

    @ MAIRITOMBAKO è molto bello ciò che hai scritto.
    Buona domenica a te, stellina 🙂

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  3. su 26 luglio 2015 a 17:00 newwhitebear

    Dunque una pausa estiva di un mese per la storia di Monica.
    Aspetteremo. Nel frattempo ci siamo gustati questa puntata.
    Un caro abbraccio

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  4. su 26 luglio 2015 a 18:05 wolfghost

    acc… certo sai quando interrompere per mantenere la suspance! 😀
    Io non sono mai stato in Israele ma un paio di mesi fa ebbi una lunga conversazione con un collega che ci passa lunghi tratti dell’anno per esigenze lavorative e, dunque, conosce bene l’ambiente. Direi che è proprio come scrivi: ciò che per noi sembrerebbe una “vita sotto costante minaccia” insostenibile, per loro è una… tranquilla normalità. Non rinunciano a vivere, nonostante tutto, una cosa che non sono sicuro noi riusciremmo a fare…
    Wordpress… in realtà ho provato a trasferire il mio blog: tutto è stato trasferito correttamente, pare, ma mettere ordine… è un gran casino! 😀 Vedrò se ci riesco, e nel frattempo… sopporterò i malfunzionamenti di Logga 😦 Da stamattina sembra tornato in funzione (con i soliti problemi, va da sé), ma è stato off-line due giorni… ho seriamente pensato di aver perso 8 anni di blog 😉

    http://www.wolfghost.com

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  5. su 26 luglio 2015 a 18:14 Lord Ninni

    Mettemmo il Mi piace per una forma di rispetto nei confronti della Testata Blog.

    Come sarebbe a dire, nel giorno domenicale (quando, copiosamente, vi siete presa tutto il tempo che volevate) e in spregio alle promesse, attese e quant’altro, vi siete presa un mese? Un mese?UN MESE? UN MESE?

    Avete tradito la pazienza nostra;
    la pazienza del Santo Padre;
    la pazienza di Matteo Renzi e quella di Maria Elena Boschi;
    avete violato la fiducia (tenetevi forte) di Marianna Madia (e vi dicemmo tutto).
    Gravità delle gravità, però, violaste la fiducia di Carla Brunì e quella di Licia Troisi.

    Non perderemo, ulteriormente, il nostro preziosissimo tempo, tsé (… e ci vuole propinare, anche, il riassunto che sarà più lungo della Messa cantata? Mio Dio, non sappiamo quale sarà peggio!)
    Bah!
    😦

    A proposito di quel “tanfo” di sigarette orribili:

    Costituiscono, già da sole, uno strumento di distruzione di massa.

    Dopo avervi manifestato tutta la nostra esecrazione, vi lasciammo i nostri saluti “abbastanza” cordiali.
    😦

    Il Milord affranterrimo
    😦

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  6. su 26 luglio 2015 a 18:30 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR ne sono contenta.
    Lavorerò per un buon finale e spero di riuscirci.
    Un grande abbraccio.

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  7. su 26 luglio 2015 a 18:34 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST grazie, caro lupo!
    In Israele è proprio come dici tu.
    Capitolo WordPress: hai ragione; ai tempi io fui aiutata, altrimenti non ci avrei mai capito niente.

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  8. su 26 luglio 2015 a 18:42 Alessandra Bianchi

    @ LORD NINNI se ho preso questa decisione è per un motivo molto semplice: è dal 2006 che gestisco il mio blog e ormai so per lunga esperienza che adesso comincerà l’esodo. Io sarei andata avanti senza problemi, anzi è con profondo rammarico che mi vedo costretta a scrivere senza poi poter postare. E’ una cosa che detesto!
    Chiedo troppo, Milord? Un commentino? 🙂
    Radiosità, sempre e comunque.
    (Marianna Madia meglio di Licia Troisi)
    P.S. Se riceverò almeno cinque proteste, potrei cambiare idea.

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    • su 26 luglio 2015 a 20:08 Lord Ninni

      Sappiamo perfettamente da quanto tempo gestite il Blog e conosciamo, ormai molto bene, le vostre fisime e fisimelle.
      Siete sempre una vecchia ragazzina impertinente.
      (Ma come, proprio in questo periodo, noi, stiamo pubblicando tamburo battente …Vabbé)

      Commento:
      (Perfino noi ci stupimmo della grande, grandissima, indefettibile e profonda magnanimità).

      La descrizione antroposociologica del popolo israeliano (in tale definizione includemmo, però, anche i laici, i palestinesi che abitano-soprattutto- a Tel Aviv, gli arabi e -in sequenza per presenza- britannici, francesi, cinesi, italiani e “africani vari”) è corretta.
      Un popolo dalle mille estrazioni, ma con una fortissima connotazione identitaria, non poteva essere che così.
      C’è da dire, comunque, che per quanto riguarda la “cosa” pubblica, l’accesso è garantito esclusivamente ai cittadini israeliani di religione israelitica osservante (
      Se poi è presente una o più vittime dell’Olocausto in famiglia, la carriera , fino ai massimi vertici, è assicurata).

      Il capitolo è scorrevolissimo, ma tradisce la sua funzione di passaggio.
      Ci state traghettando da una situation preparatoria, all’azione di per se stessa compiuta.
      I risvolti psicologici i risvolti e soprattutto ii dialoghi, sono stupefacenti.
      Immaginammo il vostro impegno nella costruzione della storia.
      Un riferimento, fra i tanti:

      Negli Stati Uniti, il direttore della CIA risponde solamente al presidente, ma non viceversa, e l’obbedienza è un fatto scontato, a prescindere dalla validità degli ordini. Che siano buoni o cattivi non conta. Sono comunque ordini.

      Ecco: tutto il balletto è qua (e probabilmente costituisce l’ausilio e non indifferente, alla storia di questo romanzo.
      Questo, autentico, modo di pensare è la croce e delizia degli States. Per quei motivi furono vincenti, mentre per gli stessi intascarono cocentissime sconfitte e delusioni.

      L’esempio dello sbarco alla Baia dei Porci (A proposito, nin c’é nessun porco, in quella splendida baia. Prende il nome dai “pesci”-pesce balestra-di cui quello specchio di mare e copiosissimo. I cochinos, che in spagnolo significa, anche, porco).
      Se non ci fosse stats quella forma mentis descritta, il ridicolo tentativo d’invasione da parte dei mirikani, non sarebbe avvenuto con buona pace dei mirikani stessi.
      Pensare che quando quel guerrafondaio con l’abitino della domenica di Kennedy, informò l’alleato tedesco nella persona di Adenauer-l’allora Cancelliere- ci furono delle proteste violentissime da parte di Adenauer stesso. Pensate che, voci non confermate, sostennero che Adenauer definì kennedy urlandoglielo al telefono un porco bastardo testa di cazzo.
      Fatto sta che quella registrazione, l’ultima (erano tre, credo) venne distrutta per opportunità diplomatiche.
      Era successo che Rip Robertson era entrato in rotta di collisione con Lynch e Kennedy. Ma eseguì gli ordini!

      1° Protestiamo formalmente
      (Giù testa bassa e lavorare!)

      Abbiate delle cordialità, appena appena, distinte.

      The Milordest

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  9. su 26 luglio 2015 a 20:18 Marianna Madia

    Protesto, protesto e ri-protesto.
    Cosa leggo, in questi giorni?
    Dove prendo (e copio) le frasi da dire ai funzionari del ministero?
    Mica posso restare, sempre, mimetizzata sotto la scrivania.
    Io dorm … ehm lavoro sempre.

    Mary Ann
    (Fa cool)
    🙂

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  10. su 26 luglio 2015 a 20:20 Marianna Madia

    ma ha messo il commento in spam.
    Oddio, adesso che faccio?
    Mamma, a chi lo dico adesso?
    Tu non mi puoi aiutare?
    Dai dai dai daiiii, aiutami aiutami aiutami…
    😦

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  11. su 26 luglio 2015 a 20:20 Marianna Madia

    E due commenti in spam.
    Ma insomma …
    😦

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    • su 26 luglio 2015 a 20:25 Alessandra Bianchi

      @ MARIANNA MADIA ora controllo, mia leggiadra signora.

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  12. su 26 luglio 2015 a 20:23 Alessandra Bianchi

    @ LORD NINNI il vostro voto vale per due.
    « Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali! »
    (George Smith Patton).
    Gli americani sono questo e quello.
    L’impegno della ragazzina impertinente fu in effetti notevole, dato che cercai di
    “entrare” nella testa dei due interlocutori. Un mirikano e un israeliano di ferro.
    Be’, Adenauer fece bene, con tutto il rispetto per chi iniziò la guerra del Vietnam (che Nixon concluse).
    Radiosity.

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  13. su 26 luglio 2015 a 20:24 Carla bruni

    Je proteste,
    Vous ne devez pas fuir, vous devez écrire à nouveau

    Carlà

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  14. su 26 luglio 2015 a 20:32 Alessandra Bianchi

    @ MARIANNA MADIA molto cool 🙂

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  15. su 26 luglio 2015 a 20:33 Alessandra Bianchi

    @ MARIANNA MADIA certo che ti aiuto, visto che sei una prediletta di un mio amico.

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  16. su 26 luglio 2015 a 20:35 Alessandra Bianchi

    @ CARLA BRUNI bisous, madame.

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  17. su 26 luglio 2015 a 20:36 Totò

    Protesto, protesto e riprotesto, ohibò, perdincibacco.
    🙂

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  18. su 26 luglio 2015 a 20:43 Ernesto Guevara de la Serna

    No se puede, en el mismo día de la DIA NACIONAL DE LA REVOLUCIÓN CUBANA, 26/7/2015, por lo que estos discursos.
    Entonces, me enteré de que el Milord pública mañana!

    No se puede hacer!

    Ernesto

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  19. su 26 luglio 2015 a 21:05 Alessandra Bianchi

    @ PRINCIPE terrò debito conto del suo pensiero.

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  20. su 26 luglio 2015 a 21:08 Alessandra Bianchi

    @ CHE sei sempre stato il mio mito!

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    • su 27 luglio 2015 a 09:05 Lord Ninni

      OT:
      ma che bella novità, questa mattina.
      Gli amici di WordPress, in un eccesso di zuzzurellonaggine, hanno resettato parte delle impostazioni personali.
      Per carità nulla di grave, ma, per esempio, la “testata” ampiamente resettata con perdita di quella che c’era in precedenza.
      Diciamo che, nel vostro caso, ci andaste fortunata.
      A noi toccò un tema con fiorellini, gelsomini ecc. 😦

      (Malgrado abbia forzato più volte l’intrusione, non ottenemmo alcun risultato.)

      Domandina semplice semplice: ma chi è quell’intelligentone addetto alla ristrutturazione?
      Vabbè, abbiate una serena giornata.

      Saluziosità

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  21. su 27 luglio 2015 a 10:19 ombreflessuose

    Ma che sta succedendo a WordPress…
    Stamattina non trovo più la mia testata personalizzata e leggendo il commento di Lord Ninni, non sono l’ unica
    Non so per Voi, ma ultimamente WordPress cambia spesso e male
    Comunque, tornando al tuo racconto, carissima, ti seguo sempre anche se col caldo con minore intensità
    Ti aspetto tra un mese ma anche prima se …
    Un abbraccio
    Mistral

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  22. su 27 luglio 2015 a 20:03 Alessandra Bianchi

    @ LORD NINNI venni, vidi… ma non fiorellini 🙂

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  23. su 27 luglio 2015 a 20:05 Alessandra Bianchi

    @ OMBREFLESSUOSE si divertono a imitare Splinder.
    Baci e bacini, Mistral*

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  24. su 28 luglio 2015 a 08:44 rodixidor

    Si prepara l’intelaiatura per un nuovo intreccio con nuovi personaggi avvincenti come sempre. Fai come credi meglio, cinque lettori li avrai sempre e comunque nonostante l’afa, ed io fra questi. 🙂

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  25. su 28 luglio 2015 a 15:13 ili6

    Protesto! Un mese è troppissimoooooooo! Anche se è il mese della fuga. Io non fuggo.
    La feroce decapitazione delle due ragazze smuove le acque, i cuori e i cervelli.
    In attesa delle decisioni che prenderai, mi complimento per il ritmo serrato, per i dialoghi efficaci e per le riflessioni antroposociologiche, sempre puntuali e arricchenti.
    A presto, baci, ciao

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  26. su 28 luglio 2015 a 19:09 Alessandra Bianchi

    @ RODIXIDOR Dio rivelò ad Abramo che stava per distruggere Sodoma e Gomorra, perché “il loro peccato era molto grave” e “il grido che saliva dalle loro città era troppo grande”. Abramo intercedette per le persone giuste della città contrattando con Dio e Dio gli rispose che non l’avrebbe distrutta se avesse incontrato dieci persone giuste nella città.
    In realtà, gli abitanti cercarono addirittura di sedurre gli angeli inviati da Dio 😦
    Io, invece, ho trovato le mie cinque persone 🙂

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    • su 31 luglio 2015 a 10:44 rodixidor

      Tu saresti riuscita a sedurre gli angeli. 🙂

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      • su 31 luglio 2015 a 16:47 Alessandra Bianchi

        @ RODIXIDOR * _____________ *

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  27. su 28 luglio 2015 a 19:12 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 protesta accettata!
    Grazie, cara Marirò, per il tuo graditissimo apprezzamento.
    E baci a te ^^

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  28. su 4 agosto 2015 a 18:26 univers81

    Puntata doverosamente da leggere e rileggere per ammirarla ancora meglio… e noto piacevolmente che le proteste hanno avuto il loro effetto. A rileggerci presto. Univers

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  29. su 4 agosto 2015 a 20:35 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS81 erano proteste sincere e perciò le ho accolte.
    Ti ringrazio, “vecchio” amico.

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  30. su 13 agosto 2015 a 09:19 ventidiprimavera

    …
    Quanta fatica per entrare giorni fa e stare al passo,
    ti seguo comunque, in ritardo mah… fedele

    Buona giornata Alessandra.
    Michelle

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  31. su 13 agosto 2015 a 17:18 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA eccoti, con mia grande gioia!
    Buona serata, Michelle*

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
    I miei libri
    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

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