Negli immediati dintorni di King Charles Street, sotto una leggera pioggerella, due uomini erano entrambi immersi nei loro pensieri. Quelli di William Hunt riguardavano l’altro, sebbene non lo conoscesse, ed erano cupi.
L’oggetto di tali riflessioni si chiamava Ivan Vladimirovic Todorov. Nato a Minsk, figlio di un importante funzionario dell’ottavo Direttorato Centrale (Comunicazioni riservate e crittografia) della seconda direzione centrale del KGB, si era distinto fin da piccolo per l’intelligenza eccezionale. Il giovane Vanja era sempre risultato il primo della classe con parecchie lunghezze di vantaggio sugli altri compagni, compresi i più bravi. Eccelleva nelle materie scientifiche e apprendeva per conto proprio le lingue straniere.
Todorov entrò in un bar, si sedette a un tavolino d’angolo accanto alla vetrata che dava sulla strada, e ordinò un tè. Il suo umore rispecchiava il cielo grigio di Londra, a causa dell’inefficienza dell’italiano che lavorava all’ambasciata: era già la terza volta che lo incontrava, e ancora non aveva ricevuto tutto il materiale. Sorseggiò la bevanda calda, augurandosi che l’indomani finalmente anche l’ultima componente fosse trasferita nel vecchio magazzino che aveva preso in affitto in una viuzza dell’East End londinese. Trovava assurdo pagare lautamente simili incapaci.
Viste le sue eccezionali doti, non era sembrato sorprendente che ancora giovanissimo, Todorov, dopo un intenso corso di studi preparatori, venisse ammesso al prestigioso Istituto unito per la ricerca nucleare, situato a Dubna, nell’oblast di Mosca. Il fatto che suo padre appartenesse al KGB non lo aveva comunque di certo danneggiato.
Dopo aver lavorato con risultati assolutamente brillanti nella sezione che si occupa della fisica degli ioni pesanti e delle reazioni nucleari, era stato distaccato a un’altra sezione, di cui in pochi erano a conoscenza, che collaborava attivamente con la prima direzione centrale del KGB. In pratica, si trasformò in un incrocio tra uno scienziato, quale egli era, e una spia, quale sarebbe diventato, nonché un venditore di armi. Durante il conflitto fra l’Iraq e l’Iran, rifornì di strumenti bellici entrambi i Paesi, collaborando per creare strumenti di distruzione all’avanguardia. Gli Stati Uniti fecero lo stesso, ma la CIA fu quasi travolta dallo scandalo Iran-Contra; in Unione Sovietica, invece, ogni cosa passò inosservata.
Il direttore Dmitry Blokhintsev lo apprezzava moltissimo, così come il suo successore, Nikolay Bogolyubov. Meno buoni furono i rapporti con Dezso Kiss, a causa dei quali e della caduta dell’impero sovietico, alla fine Ivan Vladimirovic Todorov lasciò la Russia e scomparve. In altri tempi lo avrebbero cercato, catturato e spedito in Siberia, però a Mosca regnava la confusione, il KGB si era dissolto, e presto Todorov fu dimenticato.
Successivamente prestò la sua opera per il Sud Africa, Israele, di nuovo l’Irak, dove iniziò a progettare un grande ordigno nucleare. La natura non concede tutti i suoi doni a un uomo solo: quanto Todorov possedeva in termini di intelligenza era controbilanciato da un’estrema arroganza e da una notevole megalomania. Poiché disprezzava i tecnici iracheni, piantò baracca e burattini e si trasferì in Africa. Lì c’erano continue guerre, dittatori pazzi e consistenti occasioni di guadagno. Un giorno venne contattato da un individuo ancora più pazzo, che però gli offrì una cifra esorbitante, in cambio della sua consulenza.
Todorov accettò e si mise all’opera. A suo giudizio, i collaboratori del suo nuovo datore di lavoro erano una massa di idioti, tranne uno, che poteva rivaleggiare con lui, benché in campi diversi: il Mago, Daigh.
Se qualcuno gli avesse chiesto da che parte stava – ma nessuno lo fece – avrebbe risposto che era un semplice tecnico. Le questioni politiche non lo riguardavano. Questo non gli aveva evitato due spedizioni punitive del Mossad. Che irriconoscenti! In ogni caso, ne era uscito indenne. Dal padre, il semplice tecnico aveva imparato svariati trucchi.
Per uno strano caso della sorte, William Hunt dell’MI5, il servizio di controspionaggio britannico, entrò nello stesso bar. Si sistemò al banco, ordinò un panino e meditò sconsolato sulla missione impossibile che gli era stata affidata. Individuare l’uomo che avrebbe potuto fare esplodere una bomba atomica nel pieno centro di Londra.
Facile come bere un bicchier d’acqua, si disse.
Da quanto gli avevano detto, era più incoraggiante sperare che Monica Squire mantenesse la sua promessa, consegnandosi ai fondamentalisti.
Hunt, però, era un agente esperto… e di conseguenza scettico.
Mangiucchiò il sandwich, ignorando la figura seduta presso la vetrata.
I due neri tornarono portando con sé tre Kalashnikov. “Funzionano benissimo.”, dichiarò Max. Sarah annuì. Recuperò una bisaccia, dalla quale estrasse una serie di cavetti, polvere da sparo contenuta in un apposito contenitore, una scatola di cartucce. Altre gliele porse Danny, dietro sua richiesta. Lucie Blanchard la fissava incuriosita. L’agente del Mossad poi tirò fuori dalla sacca una grossa scatola di esplosivi e assemblò le varie componenti. Infine, prese quattro paia di occhiali provvisti di visore notturno e li distribuì a quello che ormai considerava il suo commando personale.
Pochi minuti più tardi, il sole tramontò.
Muovendosi come un felino, Sarah si avvicinò alla fortezza; la notte era buia, rischiarata da poche stelle: era ciò che desiderava. Al calore soffocante del giorno era subentrata l’aria fredda, che con il trascorrere dei minuti divenne gelida. Sostenuta dall’adrenalina, l’isreaeliana compì il giro completo dell’edificio, sistemando man mano quello che aveva preparato. Non era destinato a compiere gravi danni, ma a indurre i nemici a pensare che fossero attaccati da forze soverchianti.
Noi siamo in quaranta.
Se avessero tentato una sortita, sarebbero stati eliminati; in caso, contrario avevano armi più che sufficienti per espugnare il rifugio di Ibrahim, soprattutto grazie allo Stinger. Se Lucie non si fosse dimostrata all’altezza, allora ci avrebbe pensato lei.
In quanto a Blanchard, viveva emozioni contrastanti. In passato aveva già rischiato la vita, tuttavia non in quel modo: perciò provava paura. Allo stesso tempo, sentiva il bisogno di battersi; detestava l’ingiustizia, la prevaricazione, l’odio fine a se stesso che produce soltanto vittime innocenti, e Ibrahim ne rappresentava l’incarnazione, un demone emerso dall’inferno che aveva assunto sembianze umane. Lo detestava, e l’ira che sentiva crescere dentro di sé era più forte del timore di perdere la vita. Cercò di rilassarsi e attese.
Un’ora dopo, l’israeliana rifece l’identico tragitto. Cominciarono le esplosioni, da ogni lato della costruzione. Sarah udì voci alterate, il crepitio prodotto da pallottole sparate a casaccio, passi affrettati. Alcuni guerriglieri vennero fuori, allo scoperto. Grazie ai visori notturni, venivano inquadrati e immediatamente dopo falciati. Max e Danny se la cavavano egregiamente con i Kalashnikov, e Blanchard si dimostrò fenomenale. Lo Stinger fece letteralmente a pezzi il principale portone di accesso. Sarah provocò l’ultima esplosione, quindi tornò indietro di corsa e varcò per prima la soglia della fortezza.
Un uomo alto e barbuto si parò dinnanzi a lei.
Imbracciava un Kalashnikov. Prima che potesse premere il grilletto, la donna con una movenza fulminea lo trafisse con il pugnale. Comparve un secondo guerrigliero: Lucie Blanchard prese la mira e sparò.
Danny scosse la testa, ammirato. Sarah Gabai le sorrise. “Brava, la mia archeologa.”, disse.
Adesso toccava a Ibrahim al-Ja’bari, il figlio del deserto, il Nemico di Israele.
Ci sono personaggi che attraversano epoche e generazioni senza perdere il loro potere evocativo.
Iniziamo con sottolineare la probabile risposta a una di queste due domande: “Sarebbe possibile che…” oppure “Che cosa accadrebbe se…?”.
Dalla prima domanda, per esempio è nato Il giorno dello sciacallo.
La questione era, nello specifico: sarebbe possibile uccidere il presidente francese?
Assistiamo, pressocché, alla medesima cosa: il tratto davvero esperto nei vari temi toccati, i droni, internet lo spionaggio etc….
Come, notammo che, se scrivete di un bar che si chiama “da Mario” e che si trova a Milano vicino a piazza del Duomo e indicate il percorso per arrivarci, ebbene quel bar si trova lì veramente.
Come quando, tra i molti commenti di lettori che correggono quello che avete scritto, Vi siete profusa in ringraziamenti accogliendo il suggerito.
Ecco.
Oggi non recensiremo il Vostro brano domenicale, lady Alessandra.
La bellezza non si commente, né si analizza.
La bellezza si legge e si assume, in piccole doci, centellinandola e facendola durare il più a lungo possibile.
Ottimo il vostro sostare nell’ambiente dei servizi russi e russificati.
Uno spaccato necessario lungo il cammino di questo, snello e gustosissimo, romanzo.
Abbiate, mia signora, le nostre
cordiosità più radiali… ehm … radiosità più cordiali."Mi piace""Mi piace"
Refusi inclusi: Quando l’errore orrorifico diviene leggenda, gli estensori vanno impiccati!
Saludos
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Due destini s’incrociano senza saperlo. Due donne conquistano il mondo.
Come finirà?
Un caro abbraccio
O.T. per luglio ci sarebbe la data del 26 vuota, quella del 22 l’useri io ma possiamo scambiarla. Cosa ne dici?
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@ LORD NINNI scrivere comporta impegno, dedizione, fatica. Se devo parlare di un’arma, di un bar che si chiama “da Mario”, di una bomba atomica, di un Istituto per la ricerca nucleare, cerco di farlo con cognizione di causa (i nomi dei direttori sono reali). La prima regola che seguo è: mai prendere in giro i lettori.
E accetto sempre le critiche, come è giusto che sia. Da quelle si può imparare.
Il vostro incipit è davvero interessante e la vostra generosità nei confronti della sottoscritta ben nota!
Radiosità, Milord.
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@ LORD NINNI i refusi rappresentano un vento di libertà 🙂
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@ NEWWHITEBEAR riguardo alle donne, suggerirei cautela…
Come finirà? E’ presto per dirlo.
Un caro abbraccio.
O.T. ok per il 26.
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Grazie per il 26.
Per le donne? Immagino che si devono usare tutte le cautele del caso! 😀
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@ NEWWHITEBEAR grazie a te!
Immagini bene, amico mio 😀
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Un bacione cara, grazie, un abbaccio e buon inizio settimana, ❤
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Un nuovo personaggio entra in scena e tu ce lo presenti con tutti i dettagli del caso, ne tracci le origini, la competenza, le finalità e questo è molto importante per il lettore: per comprendere un personaggio occorre conoscerlo sino in fondo. Sarah un’israeliana dalle movenze e astuzia di una pantera, Sarah è una donna in gamba ed è vincente assieme all’archeologa Lucie, tutto porta ad un solo scopo sbaragliare il nemico.
Capitolo molto interessante e scritto con maestria.
un abbraccio per un buon inizio di settimana
annamaria
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Ovvero: guardare non significa vedere e vedere non significa capire.
Una cosa però si capisce, a guardar bene: le sorprese non sono finite e i personaggi sono vere sorprese.
Ciò che non sorprende é la precisione iconografica del romanzo
Una sicurezza, un comfort food della mente.
Non so voi, ma io mi sento coccolato e non importa se ci sono 30 e più gradi … Sono coccole che rinfrescano.
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@ LAURA un bacione, cara 🙂
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@ ANNAMARIA49 quando è possibile, mi piace descrivere la storia di un personaggio, soprattutto se può risultare importante nello svolgimento della storia. Mi comportai così anche con Daigh, il Mago.
Sarah e Lucie sono indubbiamente formidabili, però…
Grazie e un grande abbraccio, Isabel.
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@ CAPEHORN le sorprese non sono finite, questo è certo.
Mi piace: “guardare non significa vedere e vedere non significa capire.”
Ti ringrazio, Cape!
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Mi piacciono quasi tutti i tuoi personaggi femminili, sono il tuo forte, oltre ai dialoghi. Puntatona eccezionale e scritta con la solita dovizia e abilità. Alla prossima, un caro saluto. Univers
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Ti leggo, carissima e come dice Lord Ninni: ” La bellezza non si commenta” ma si ammira aggiungo io
Complimenti sempre
Baci da Mistral
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@ UNIVERS81 sai che siamo amici dal 2006?
Grazie per tutti questi anni!
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Grazie a te! Eh si, tanti anni… Univers
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@ UNIVERS81 🙂
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@ OMBREFLESSUOSE sono lusingata, cara Mistral.
Bacioni.
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Ma perché gli italiani fanno sempre queste magre figure? 😦
Tipi come Todorov esistono davvero, anzi ne è pieno il mondo… e se non sono russi hanno anche studiato in occidente 😛
Accidenti l’archeologa! 😀 Degna futura sostituta di Lara Croft? 😛
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST perché, sebbene anch’io sia italiana, la penso come Guicciardini. Mai fidarsi degli italiani!
Giustissimo ciò che affermi a proposito di Todorov 😀
L’archeologa? Speriamo, lupissimo.
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Perfetta presentazione del nuovo personaggio che, penso, avrà un ruolo importante nello svolgimento dei fatti.
Bravissima, Ale. Ci guidi con mano su argomenti ai più, almeno a me, davvero poco conosciuti.
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Eccola! “Adesso toccava a Ibrahim Al-Ja’bari ecc…” e ci pianta in asso col boccone che non va né su e né giu . Avevi così fretta di andare in ferie? E noi qui con la lingua fuori ad aspettare. Bah, spero solo che il finale sia così strepitoso da farsi perdonare questa attesa.
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@ ILI6 anche lui avrà un ruolo importante.
Baci*
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@ SUZIEQ11 me lo auguro anch’io, Ciop.
Beh… un po’ di mare 🙂
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…
Mi piace Lucie, forti queste donne…
di Lei ne hai fatto una bella presentazione
e adesso vedremo cosa succederà…
Anche se recentemente non sembra ti seguo.
Un abbraccio Alessandra, buon venerdi!
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA bisous, chérie Michelle*
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