Monica Squire lesse di malavoglia il dossier. Era dell’FBI. Che mi importa?, si disse. Giunta in fondo al documento, prese un lapis rosso e scrisse una breve nota: continuate le indagini e quando avrete prove certe provvedete agli arresti. Un’attenzione particolare va riservata all’uomo che si è intascato dieci milioni di dollari per organizzare i mondiali di calcio in Sudafrica. Chiuse il fascicolo e chiamò il segretario personale. “A Quantico.” Sorrise con un certo sforzo e, porgendogli il documento, aggiunse: “Senza eccessiva fretta.”
A titolo di cronaca, le indagini si sarebbero protratte per altri due anni; poi, sarebbero scattate le manette con grande disappunto di Vladimir Putin, che avrebbe protestato per l’ingerenza americana, fuori dai confini degli Stati Uniti.
Rimasta sola, Monica si alzò dalla Resolute desk, andò a sedersi su uno dei due divani, fissò lo sguardo sulla finestra e si immerse nei propri pensieri. Nel giardino sbocciavano sempre più numerosi i fiori e l’erba era verde e soffice, sotto il sole splendente della nuova primavera.
Al momento, la corruzione della Fifa era l’ultima delle sue preoccupazioni. Il ricatto di Ibrahim al-Ja’bari sembrava nato negli abissi più insondabili della perfidia umana, era il parto di una mente folle e malvagia; quando aveva appreso la notizia, il primo ministro britannico aveva balbettato qualcosa al telefono, chiaramente sconvolto, e le rassicurazioni di Monica erano valse a ben poco.
Non per la prima volta, lei lo aveva comunque invidiato: nel Regno Unito chi vinceva le elezioni, anche con un esilissimo margine, si prendeva tutto e poteva governare senza i paletti presenti negli Stati Uniti. Le riforme che Squire stava cercando di portare avanti venivano accolte con scetticismo perfino dai democratici e presto – non si illudeva – si sarebbe trovata a fronteggiare una maggioranza repubblicana.
Sospirò e si concentrò nuovamente sul messaggio di al-Ja’bari.
Non aveva cambiato idea. Sarebbe andata nel luogo da lui indicato, si sarebbe inginocchiata, avrebbe chiesto perdono… e poi lo avrebbe ucciso. A questo punto, un processo non aveva più senso: da una parte stavano la legalità democratica, l’etica; ma da quell’altra, la vita di migliaia di cittadini inglesi.
Ne ho passate tante quando lavoravo per Langley: sono stata torturata – rabbrividì al ricordo del waterboarding -, picchiata, e di recente addirittura sodomizzata; ma ho anche ucciso. Ne sono capace, e sono pronta a rifarlo. Ho ammazzato Matrioska, il più grande agente del KGB di tutti i tempi, e risparmiato per pietà quel lurido Pomarev, però quando era già fuori combattimento, alla mia mercé. Ibrahim non può essere più forte di loro.
Scacciò l’immagine di John, trattenendo le lacrime. Una lotta interiore che si ripeteva varie volte al giorno, dalla quale non sempre ne usciva vincente.
Le parve di udire le parole pronunciate da Yarbes, in occasione del funerale di Lodge, l’agente che aveva condiviso con lei la missione in Afghanistan, eliminato sulla soglia di casa proprio da Matrioska: “Coltiva il tuo dolore, come fosse una rosa, lascialo crescere, finché si trasformerà in rabbia. A quel punto, sarai pronta.”
Sono pronta!
Era necessario studiare un piano, e al più presto.
Guardò per qualche momento la bandiera stelle e strisce che tanto amava, quindi tornò alla scrivania e convocò due persone. Milton Brubeck e Brian Stevens. FBI e CIA.
Il guerrigliero munito di Stinger avanzò con una certa fatica, a causa del peso dell’arma e del caldo soffocante. Quando fu a dieci metri da Sarah, le indicò con un gesto di alzare le mani. L’israeliana obbedì, imitata dagli altri, e lasciò cadere il mitra. Fece di più: si prostrò, invocando clemenza in nome di Allah. Lucie Blanchard le lanciò un’occhiata, da cui trapelavano, in pari misura, stupore e disprezzo.
“Non bestemmiare, cagna infedele!”, replicò in arabo il fondamentalista. “E alzati. Dobbiamo andare dal figlio del deserto.”
Sarah si sollevò lentamente da terra, con la braccia alzate e le palme rivolte al cielo. Mosse un passo in direzione dell’uomo, che le intimò di fermarsi. “Va bene.”, disse lei, muovendo un secondo passo. Il guerrigliero le puntò addosso lo Stinger… e Sarah scattò. Piroettò su stessa, come una ballerina, e con un balzo lo raggiunse. Gli sferrò un violento calcio all’inguine. Se Lucie Blanchard aveva delle gambe forti e atletiche, quelle di Sarah, sebbene fossero slanciate, erano estremamente potenti, al livello di un giocatore di calcio in perfetta forma fisica. D’altro canto, le desert boots non sono esattamente mocassini di Gucci.
Lo Stinger cadde. Una frazione di secondo dopo, Sarah lo colpì ancora, in pieno ventre, e mentre quello si chinava per il dolore lo centrò al volto con un preciso diretto destro. L’uomo barcollò, quindi stramazzò, esanime.
Ciò che accadde in seguito riempì Lucie di disgusto e di orrore. Sarah tirò fuori un pugnale dalla lama acuminata, si chinò sui talloni e gli tagliò la gola.
“Non era necessario!”, protestò l’archeologa.
“E’ la legge del Mossad.”, ribatté con calma l’istraeliana. “Chi attenta alla nostra vita deve morire, e lui ha ucciso una mia cara amica.” Poi guardò in alto. “Presto tramonterà il sole. E allora noi agiremo.” Si rivolse ai due neri. “Andate a vedere se ci sono ancora dei Kalashnikov funzionanti e controllate le munizioni.”
Mentre Danny e Max si avviavano, Blanchard non manifestò il benché minimo entusiasmo. “Prima avevi detto che lì dentro” – le indicò la tetra fortezza – “potrebbero esserci anche trenta uomini.”
Sarah annuì. “E’ vero, ma noi siamo in quaranta.”
Lucie la scrutò, perlessa.
“Antica strategia che risale ai tempi della Bibbia. C’è molto da imparare da quel grande libro.” Sarah non aggiunse che era una credente piuttosto tiepida e che il suo concetto di religiosità era alquanto personale, né che non amava gli ortodossi con le loro barbe e i loro kippah.
Dato che non otteneva una spiegazione, Lucie si strinse nelle spalle.
“Da qualche parte hanno un Hind.”, osservò in tono cupo.
Sarah puntò un dito sullo Stinger. “A cosa credi che servano questi giocattoli?”
“Non ci avevo pensato.”, ammise l’archeologa.
“Io mi trovo bene con il mio mitra. Sei in grado di portarlo?”
Lucie Blanchard la guardò con una luce di sfida negli occhi. “Puoi scommetterci.”
Come falco sulla preda.
Vi lasciammo, pure, il primato del minuto.
Adesso, però, primato o non primato leggeremo.
Good radioser night
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@ LORD NINNI mi auguro che il falco apprezzi 🙂
Good night, sleep well ^^
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Buona notte cara, grazie, l’ho messo nei segnalibri, domani lo leggo, un abbraccio e buona domenica ❤
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@ LAURA ti ringrazio, tesora.
Un bacione!
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No, dico, ma come si fa a provocare uno scandalo internazionale alla FIFA e farmi venire, così, i tremori freddi, pur di scrivere un Capitolo dentro a un Blog.
Ma non c’é più mondo.
Bah!
😦
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Ma poveretto …
Voi avete tutta la nostra comprensione e stima.
Buona domenica
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Grazie, anche a lei …
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… e pur’a sorete
🙂
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http://blog.libero.it/CertePiccoleVoci/getmedia.php?Yor%60zo.gm%7DKg%60%27%7F63g%3D2713%25%3B2015-%3Faied-oicmkGtmncciaEppvaGz%2760%27%3B%05kmcnmgjgx%7B%27ek%2Fne%7Col%05j5
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ahah simpaticissima la divagazione sulla FIFA 😀 Platinì te ne sarà grato! 😀
Sarah è una volpe… ma l’arabo è stato un pollo! 😛 Certo, immagino che la sua arroganza di superiorità nei confronti di una donna gli abbia offuscato la lucidità necessaria 😉
Nel mio blog c’era già un nuovo post, così come le risposte a tutti i tuoi commenti. Ricordati sempre di ricaricare la pagina ogni volta… è noioso perfino per me! 😀
http://www.wolfghost.com
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Da come calcia Sarah, il filibustiere di Ginevra dovrà stare attento dai prossimi giorni a venire. Oltre all’uomo di Clemont ha un’altro pensiero in più. Ma quella é tutta un’altra storia.
Questa invece si fa sempre più intrigante ed emergono sempre di più le differenze culturali dei vari personaggi, vedi il talebano che si é fatto infinocchiare come il peggior rappresentante del sesso forte. Non merita ulteriori commenti.
Chi invece merita un accenno é come sempre Monica. Si sta caricando a molla e forse , quella, é arrivata a fine corsa.
Avevo ragione nel dire di calzare bene il casco in testa e…. Bravissimo a quello che ha inventato il kevlar.
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@ MR. BLATTER tanto lei ha vinto lo stesso 😦
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@ NINNI RAIMONDI poveretto????
Felice domenica.
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Uhmmmm …
“Poverino”, allora, va meglio?
😯
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@ NINNI RAIMONDI insomma…
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Vabbé, ma da qua a crocifiggerlo…
L’era Blatter ha, comunque segnato, appunto, un’ Era. …
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@ NINNI RAIMONDI se è per quello, io non amo nemmeno quel francese.
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@ MAIRITOMBAKO ❤
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Un pizzico di attualità non manca mai. Un ottimo capitolo
Un caro abbraccio
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@ WOLFGHOST più che altro mi incuriosiva l’ingerenza dell’ FBI in un Paese estero 🙂
Giusto: arabo pollo e maschilista 😀
Ok: ricaricherò anche quattro volte ^^
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Sai che curiosità la b>ingerenze dell’FBI.
Che novità …
😦
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@ NINNI RAIMONDI in effetti, non è una novità 😀
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@ CAPEHORN Monica è attesa dalla sua ultima – e definitiva – lotta.
Talebano sciovinista. Giustamente punito.
Il kevlar è molto utile 🙂
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@ NEWWHITEBEAR grazie! Un caro abbraccio a te.
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Ciao, cara, domani ti leggerò con calma, come merita questa interessante storia. Volevo ora da te un’informazione, sai niente dei cookie, privacy di un blog? Un’amica di blog ha chiuso per questi motivi e mi ha lasciato un commento, spiegandomi queste ragioni: lei dice che la legge andrà in vigore dal 2 giugno e che vi saranno multe salatissime. Scusami se ho occupato questo spazio per chiederti conferma: se così fosse non saprei come fare.
Grazie, un bacio e buonanotte.
annamaria
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@ ANNAMARIA49 per quanto ne so io, è un problema che non riguarda i blog.
Un sorriso per una notte serena*
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Ti ringrazio le tue informazioni assieme a quelle di ALE mi hanno tranquillizzato, sei stata eccezionale. Ti auguro dolci sogni.
Con affetto
Annamaria
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Ti ringrazio le tue informazioni assieme a quelle di Mariro sono preziose. Buona notte cara
Un abbraccio
Annamaria
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Buongiorno, cara, ieri sera ti ho lasciato il commento col telefonino e risulto anonima e con commento doppio.
Veniamo alla puntata, Monica è decisa: vuole far giustizia e sa che potrebbe incorrere in torture se fosse catturata dal nemico, ma lei ne ha passate tante e non teme nessuno; il pensiero della morte ingiusta del figlio non le dà tregua. Sarah è fortissima, che coraggio, da brivido.
Incateni il lettore sempre, alla prossima puntata.
un abbraccio
annamaria
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Non solo brava ma anche aggiornatissima sui misfatti della F.I.F.A e quel Blatter, se la ride ancora.
Comunque , tornando al racconto, Monica sembra davvero pronta per dare a quel Ibrahim ciò che merita: nessuna pietà
Un abbraccio
Mistral
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@ ANNAMARIA49 alla fine, comunque anch’io ho inserito nel template qualcosa.
Però mi domando: amici che hanno un nome di fantasia, cosa rischiano?
Sono con te riguardo a Monica e a Sarah.
Grazie e un bacio grande.
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nel web, per polizia postale e giudici di legge, non esistono anonimi. Siamo tutti collegati a un numero , ID, che identifica il nostro telefono e quindi la nostra identità.
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@ ILI6 ok! In ogni caso, ho scopiazzato da te 🙂 Spero di essere a posto. (Però, un blog può essere aperto anche da vari luoghi pubblici).
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lo spero anche io, per te e per me….
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@ ILI6 * _________________ *
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@ OMBREFLESSUOSE sì: Blatter ride, e alla grande!
Monica è forte. Confido in lei.
Ti ringrazio, Mistral.
Bisous.
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Non ti distrarre con Blatter e pensa alla storia. Scrivi scrivi! Non vedo l’ora di sapere come va a finire.
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Capitolo memorabile perchè attuale, di narrazione sempre fresca, con una storia solida che avvince sempre di più noi tuoi lettori. Brava e aspettiamo il n. 48. Un saluto. Univers
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Mi piace, mi piace, mi piace!!
Finalmente le donne che agiscono, soprattutto Monica! Bellissimo:“Coltiva il tuo dolore, come fosse una rosa, lascialo crescere, finché si trasformerà in rabbia. A quel punto, sarai pronta.”
E io sono pronta a continuare a leggere il seguito 🙂
Complimentissimi, cara amica.
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@ ANONIMO/A grazie! Comunque, dopo questo capitolo, lui si è dimesso 🙂
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Come sarebbe “dimesso”?
Mi aspettavo s’impiccasse!
Tuttavia possiamo aspettare. Ma scrivi, eh? Scrivi, scrivi, e scrivi. Scrivi sui muri, lungo le pareti dei palazzi.
Scrivi di te e dei pomeriggi.
Scrivi del mondo e dei cieli verdi.
Scrivi dei profumi e delle vendette oltre un Hind.
Scrivi del mare e delle onde.
scrivi dei silenzi e dei salici piangenti.
Scrivi di Janine e del pianista.
Scrivi di Phil e della montagna.
Scrivi e scrivi.
Scrivi di una lettera e dei rimpianti.
Scrivi dell’Egeo
e del Giubileo;
del Liceo
e l’Ateneo;
del Fariseo
e del Cireneo;
Basta che scrivi.
😉
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@ ANONIMO IGNOTO è molto bello! Spasibo.
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😉
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@ ANONIMO IGNOTO 🙂
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@ UNIVERS81 ti ringrazio, mio prezioso amico!
Un forte abbraccio.
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@ ILI6 sono contenta, Marirò.
La frase è di Yarbes, io l’ho solo fatta mia 🙂
Spero di non deluderti… e grazie di cuore, amica mia ❤
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Due donne veramente fortissime, pronte e disposte a tutto. Ci sarà sicuramente da stupirsi con il seguito di questo tuo splendido romanzo.
Letto con immenso piacere e con tanta curiosità, che ora è aumentata 🙂
Ciao, Pat
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@ PATRIZIA M. due donne fortissime, anzi io direi tre. Monica, Sarah e anche Lucie.
A domenica, cara Pat.
E, naturalmente, grazie mille!
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…
Spendida puntata, cara
che finalmente sono riuscita a leggere
anche se starò per un pò lontana dal web…
ma che, non mancherè di seguire quando riprenderò…
Un abbraccio Alessandra, buon fine settimana
Michelle
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‘mbè?
Qua stiamo aspettando!
😯
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😡
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😥
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😐
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👿
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@ ANONIMO IGNOTO 🙂
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@ ANONIMO IGNOTO mò arivo 🙂
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Non ti distrarre con Blatter e pensa alla storia. Scrivi scrivi! Non vedo l’ora di sapere come va a finire.
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@ SUZIEQ11 sarà fatto, darling!
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