In volo verso Fort Bragg
La Delta Force è un corpo speciale principalmente impegnato nella lotta al terrorismo. Ha il proprio quartier generale a Fort Bragg, nella Carolina del Nord. E’ composta da tre squadroni, A, B e C. Ogni squadrone, a sua volta, è suddiviso in tre plotoni. Ciascun plotone è formato da cinque squadre. Contrariamente ai dettami di molte leggi internazionali, i suoi membri utilizzano armi modificate (ed estremamente letali), fra le quali il lanciagranate M203 e la pistola mitragliatrice HK MP5.
il grado di preparazione e di efficienza degli uomini che ne fanno parte è paragonabile a quello dei membri del SAS britannico e di quei russi che hanno sostenuto l’addestramento Spetsnaz.
Chi porta sulla manica sinistra la spada su fondo rosso non conosce la parola “scrupoli”, conosce soltanto lo scopo di ogni operazione e, a dispetto della convenzione di Ginevra, non esita ad applicare qualsiasi mezzo, lecito o illecito, che porti al compimento della missione assegnata.
Se Mao Tse-tung sosteneva che “la rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un’opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità”, lo stesso concetto può essere applicato alla filosofia della Delta Force.
Jim Patterson non amava i politici, sempre pronti a intralciarlo e a mettere inutili paletti: nonostante provenisse dalla CIA, Monica Squire non faceva eccezione. La Collins lo aveva piacevolmente sorpreso, cambiando idea e appoggiando la sua proposta. Era la soluzione migliore. Brava ragazza!
Mentre, a bordo di un aereo speciale, occupava il tempo del volo che lo avrebbe condotto a Fort Bragg, preparando mentalmente un primo abbozzo di piano, più che certo della sua riuscita, accadde un fatto imprevedibile e assolutamente imprevisto.
Washington
Monica pranzò da sola, dopo aver ignorato Margaret Collins, con la quale spesso divideva i pasti. Si era sentita tradita dal suo voto. Il pranzo fu leggero: un’insalata, pollo freddo e Diet Coke; ciò nonostante le andò ugualmente di traverso, quando Bill Kline le recapitò personalmente la trascrizione di una e-mail top segret, a lei indirizzata. Soltanto Kline, oltre a un tecnico di provata riservatezza, l’aveva già letta.
Il testo, scritto in un inglese corretto, diceva:
al presidente degli stati uniti (in minuscolo), qualora – come ho appreso da fonte certa – la Delta Force o qualsiasi altra organizzazione a delinquere facente capo a lei dovesse intraprendere un’azione criminale rivolta alla mia persona, un ordigno nucleare esploderà nel centro della città di Londra, rendendola responsabile della morte di migliaia di cittadini britannici. Per evitare tale spargimento di sangue, non solo lei bloccherà gli infedeli che agiscono al suo servizio, ma, a tempo debito e in un luogo che sarà comunicato in seguito, si incontrerà con me per invocare il perdono di Allah, inginocchiandosi e baciando la terra, in segno di umiliazione. Verrà fotografata e quell’immagine apparirà su tutti i giornali del mondo, per volere di Allah il Misericordioso. Allah ordina di combattere e uccidere i nemici, di bagnarsi nel loro sangue, di violare le leggi qualora essi lo facciano; ma se abbandonano l’errore di perdonarli.
Ibrahim al-Ja’bari
Monica sbiancò in faccia.
Kline la fissava cupamente.
“E’ diabolico!”, sbottò il capo dell’NRO. “Qui in America non potrebbero riuscirci, però a Londra… Dobbiamo eliminarlo al più presto!”
“Ma davvero può avere una bomba atomica?”, gli domandò Squire.
Kline annuì, torvo in volto. “Sì.”, rispose. “Esistono due possibilità. La prima, che l’abbia acquistata in uno degli Stati che un tempo appartenevano all’Unione Sovietica; la seconda, forse più realistica, che venga costruita in loco. Con i materiali necessari – nemmeno tanti – con un esperto e dieci ore di lavoro, ma anche meno, ciò è fattibile. Ci sono certi romanzi che dovrebbero essere vietati: ne lessi uno che descriveva per filo e per segno il modo più semplice per assemblare la dannata bomba; evidentemente non sono stato l’unico ad acquistarlo. Un po’ di galera gli farebbe bene. Un’italiana decisamente idiota in un libro ha spiegato varie tecniche per uccidere a mani nude oppure mediante I.M. La ficcherei dentro per dieci anni.”
Monica aveva smesso di ascoltarlo.
“Non potrebbe essere un bluff?”
“Potrebbe, anche se non lo credo e proprio per il fatto che ha nominato Londra, invece di Washington, New York o Los Angeles. Con un peschereggio sarebbe possibile attraccare in qualche punto isolato della costa all’insaputa di tutti, con una bomba o, come ho già detto, con un disco di plutonio e altri ingredienti necessari a fabbricare l’ordigno in questione.”
“D’altronde, riguardo a John non bluffava.”, commentò Monica a denti stretti, lottando per trattenere le lacrime.
Rimase a lungo in silenzio, cercando una soluzione che non riuscì a trovare. Ordinò una caraffa di caffè, lo offrì a Kline e ne bevve due tazze, senza quasi avvertire il sapore della bevanda. Poi continuò a riflettere.
“Non possiamo rischiare.”, dichiarò infine. “Nel centro di Londra, anche un piccolo ordigno nucleare tattico porterebbe alla morte di cinquantamila persone, come minimo. Gli inglesi sono i nostri più fedeli alleati: io devo annullare il raid della Delta Force e piegarmi. Questo, tuttavia, non significa che andrò a inginocchiarmi. O, meglio, lo farò; ma in quell’occasione prepareremo una trappola. E allora sarà la sua fine.”
Kline allentò il nodo della cravatta e la guardò, dubbioso. “Io penso…”
“Blocchi immediatamente Patterson!”, lo interruppe Monica. “E’ un ordine. E disponga che in qualche modo Ibrahim al-Ja’bari ne venga informato.”
Dopo un istante aggiunse: “E mi metta in comunicazione con il primo ministro della Gran Bretagna. Subito!”
Al diavolo il comitato Rage!, si disse. D’ora in avanti sarò io a decidere. Il popolo americano mi ha votata e mi paga per questo.
Alto Egitto
Sarah Gabai poteva anche farsi prendere di sorpresa da un’archeologa, ma quella sconfitta tutto sommato fortuita non escludeva che dei quattro fosse lei la più forte e la più preparata.
Infatti, fu l’israeliana a lanciare l’allarme. Senza che nulla lo lasciasse presagire, avvertì un pericolo. L’istinto le suggerì di distogliere l’attenzione dalla fortezza per osservare il panorama alle sue spalle. “Stanno arrivando.”, mormorò, toccando una spalla di Lucie Blanchard. “Da dietro.”
“Quanti sono?”
Sarah ripose il binocolo e si asciugò la fronte. “Troppi.”
Lucie svegliò i due neri. Il caldo era spaventoso: sembrava di essere in una fornace. Mancava ancora un’ora al tramonto, quando con la subitaneità del deserto la temperatura si sarebbe abbassata di parecchi gradi. Il sole era accecante.
Lucie, Danni e Max si rimisero al giudizio dell’agente del Mossad. “E noi cosa facciamo?”
Sarah si frugò in una tasca della mimetica e prese una trasmittente. Parlò in fretta. “Cinque minuti”, annunciò, “e il mio elicottero sarà qui”.
“E se ci raggiungono prima?”, chiese Max.
L’israeliana scrollò le spalle. “Allora combatteremo.”
“E se dovessimo perdere?”
“Ci taglieranno la testa.”
Mosca
Sebbene rispettasse Putin, che considerava molto più intelligente dei suoi predecessori, Miloslav Pomarev rimpiangeva i tempi andati. L’Unione Sovietica era stato il Paese perfetto. C’era un buon lavoro per tutti, una casa, benché piccola; c’erano ordine e disciplina. A differenza degli americani, i cittadini possedevano istruzione e senso civico. Non esistevano falsi miti, propaganda insensata, sprechi, capricci frutto di vanità; il popolo non gettava via denaro per comprare automobili e benzina: beni superflui. L’Armata Rossa era l’esercito più potente del mondo e ogni giorno venivano forgiate nuove armi. Gli stabilimenti producevano carri armati, missili, testate nucleari. Rivolse uno sguardo malevolo a Yarbes. Lui e quella sua moglie avevano contribuito a far fallire il golpe; poi era arrivato l’ubriacone. Adesso sperava fortemente che Vladimir Putin si riprendesse almeno l’Ucraina, che apparteneva da sempre ai padroni russi.
Aveva una sola consolazione. Stava combattendo contro una razza inferiore. Gli arabi! Al pari dei negri erano soltanto bestie, servi.
Fu distolto da tali considerazioni quando squillò il telefono.
Era ora di agire.
Ottimo, sul serio.
Un capitolo pieno di sensibilità.
Molto precisa la suddivisione episodica (diamo spazio alla descrizione analitica).
In ultimo, ma non per ultimo, il passaggio su Pomarev. Molto bello e preciso.ì dove, come si suol dire, ridendo e scherzando ha descritto la pura verità politica.
Ovviamente, tutto questo è un trionfo per la penna di Milady.
Un capitolo “illuminante”.
Buona notte e congratulazioni.
Salutazioniev
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Ovviamente refusi a parte.
Cordialitaziosità
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Miloslav Pomarev
riprendesse almeno l’Ucraina, che apparteneva da sempre
ai padroni russial popolo della grande Russia.Fu distolto da tali considerazioni quando squillò il telefono.:
“Buongiorno, la Vodafone sta facendo delle promozioni, per i Servizi segreti, di tutto rispetto. Solo 9€ al mese e potrete avere, all inclusive il rapporto CIA delle ore 9.00 al Presidente; la Kill bill delle 9.30; la mappatura delle intercettazioni più significative (gli “alleati europei”) delle ultime sei ore; un caffè e una sfugliatella napoletana appena sfornata”.
Pomarev chiuse la comunicazione con rabbia. La solita pubblicità, anche di Domenica.
Non si accorse, però, che la chiusura del telefono aveva innescato una bomba termonucleare da cento megatoni, dentro il Pentagono e … Bùm.
Mille anni dopo:
Quella tremenda esplosione, dopo il dolore immediato, aveva segnato la rinascita del pianeta.
Un grosso Big Bang che aveva portato ad un riequilibrio tra il bene e il male, con una propensione, finalmente, verso il bene. Monica era stata canonizzata dopo che aveva aderito al movimento dei figli dei fiori Free love, Peace and canna a go go.
Svettava, da cinquecento anni, al posto della vecchia statua della Libertà (New York) una statua similare di Bob Marley con il sottofondo-in stereofonia a trecentomila watt, di Concrete Jungle “No chain around my feet”, performance by Peter Tosh…
Dasvidania e buona domenica
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Uscì di casa con addosso un sorriso rassegnato.
Era una limpida notte senza luna. I cieli erano meno inquinati di quanto fossero stati durante la sua giovinezza; se non altro, qualche progresso era stato raggiunto. E, anche se ogni tanto scoppiava ancora qualche conflitto tra i vari signorotti della guerra, l’epoca delle grandi guerre e del terrorismo fuori controllo era finita da un pezzo.
Grazie ai viaggi spaziali, il futuro appariva roseo. Miloslav XXII si chiedeva in che mondo sarebbe vissuta sua figlia Raissa, che agli inizi del XXIII secolo sarebbe stata ancora giovane.
Forse un bel giorno avrebbe dato un buffetto a un alieno in carne e ossa, o avrebbe visitato da turista un buco nero.
Tutto sembrava possibile.
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🙂 Buonanotte cara, buona domenica, ❤
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Il cronometro della storia ha preso a correre o comunque ha cambiato passo. E che passo … Passo del predatore, scegliete quale sia il meglio, il più feroce o il più astuto o semplicemente quello che ha più fame e diconseguenza è il più determinato..
La scansione degli episodi secondari nell’episodio principale ha il dolce sapore del montaggio cinematografico e, “valore aggiunto”, rende più appetibile il tutto.
L’adrenalina sale e occorre allacciarsi sempre di più e meglio il casco … E’ tempo che gli eroi facciano il loro dovere.
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Quattro episodi distinti ma legati a filo doppio tra di loro. Ottimo tono narrativo che lascia il lettore su ‘era ora di agire’. Come?
Un caro abbraccio
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ottima scrittura Alessandra, ottimo tutto, la storia, i personaggi, le situazioni, i particolari. Leggerti è veramente un piacere. Grazie, ciao
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@ LORD NINNI Milady ringrazia sentitamente.
Il passaggio su Pomarev? Direi, cinquanta e cinquanta.
Spasibo.
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@ LORD NINNI se non ci fosse almeno un refuso cancellerei il commento 🙂
Radiosità.
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@ LORD NINNI sì: forse suonava meglio.
A parte questo, mi sto scompisciando 😀
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@ L’ARALDO mio misterioso amico, amate forse Miloslav Pomarev?
Certo: tutto è possibile.
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Amarlo adesso. Je suis “Eterissimo“.
Per il resto radiositoski
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@ L’ARALDO ah, ecco… era per dire.
Radiositoski.
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@ LAURA un bacione ❤
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@ CAPEHORN e lo faranno il loro dovere!
Grazie per “il valore aggiunto”.
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@ NEWWHITEBEAR come lo scopriremo presto.
Ti ringrazio e ricambio l’abbraccio.
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@ ROSARIOBLOG (Sarino) sono lusingata.
Grazie mille!
E felice serata.
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Tutti interessanti i “4 filoni” paralleli, ma certo la prima, con la spiegazione di come funziona la Delta Force, è quella che ho preferito 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST non so se ci crederai, ma lo immaginavo 🙂
Ciao, lupissimo ^^
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Uff… sono così prevedibile? 😦 🙂
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@ WOLFGHOST assolutamente no!
Però, ci conosciamo da almeno sette anni 🙂
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Monica ha preso per ora la decisione giusta, meglio non rischiare con colui che non avuto pietà di un ragazzo.
La storia è complessa ma molto seducente ( te lo dice una che non ha simpatia per questo genere)
Bravissima
Abbraccio
Mistral
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@ OMBREFLESSUOSE anch’io ritengo che Monica abbia preso la decisione giusta, proprio per il motivo da te indicato.
Grazie e un bacione doppio, visto che non ti piace il genere, però leggi “Rage”.
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Puntata di sfaccettature incredibili, sposti gli scenari come farebbe un regista con la sua cinepresa. Monica da l’idea forte di una persona sicura che sa quello in cui si imbatte. Bene, avanti così. Un caro saluto. Univers
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…
Quattro parti, intense nel smaterializzare sequenze,
molto ben descritte…
Saggia la decisione di Monica dopo la mail , forse
cosi evitando, altra follia d’ un pazzo in nome d’ Allah..
Leggendo questo romanzo, sento molte sensazioni
dei giorni Nostri..
Un abbraccio Alessandra, buon proseguo di settimana!
Michelle
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@ UNIVERS81 cercherò di fare del mio meglio, caro “vecchio” amico.
Grazie per l’accostamento al regista.
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@ VENTIDIPRIMAVERA Monica non può accettare l’idea di una bomba atomica nel pieno centro di Londra, ed ha ragione.
In effetti, e purtroppo, stanno accadendo cose simili…
Bisous, chérie Michelle*
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Tre parti distinti e nello stesso legate una all’altra… un filo che si tende sempre di più. Dove ci porterà questa storia??? Lo scopriremo con le nuove puntate.
Sempre piacevolissimo leggerti cara Alessandra.
Ciao ciao. Dolce notte, Pat
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Un nemico terribile, il tale Ibrahim, non si ferma dinanzi a nulla, ed è difficile da sgominare. Tre sequenze narrative che comunicano fra loro rendendo la storia sempre più interessante.
In Russia quando c’era il comunismo, è proprio come dici, c’era lavoro per tutti, una casa e istruzione gratuita, secondo me tenevano buono il popolo in questo modo: una vita modesta ma sicura, mentre loro i capi vivevano nel lusso. Ora c’è povertà e forse era migliore la condizione di vita di un tempo, un regime che garantiva una certezza economica.
Complimenti, cara, alla prossima.
un affettuoso saluto
annamaria
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@ PATRIZIA M. mi auguro di non deludere con la puntata di domenica.
Ciao, Pat 🙂
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@ ANNAMARIA49 riguardo ai pensieri di Pomarev essi sono suoi, non necessariamente miei, anche se – come giustamente sostieni – c’era lavoro per tutti, una casa e istruzione gratuita. I capi vivevano nel lusso, questo è sicuramente vero. Ma oggi?
Grazie, Isabel.
Bacione.
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È elettrizzante, incalzante, eccitante e mi fermo qui prima che le ante mi travolgano.
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Ottima puntata, che si sviluppa su ogni versante della storia.
Come parere personale, però, non mi piace leggere di Monica sotto ricatto di un folle, per mezzo mail, inoltre, e non mi piace che i russi, che hanno portato allo sfascio una potenza mondiale, facendo, sempre e in ogni epoca, soffrire la popolazione, definiscono altre razze, altre persone in quel modo. Ma lo fanno sul serio e questo è uno dei loro lati bui e tetri.
A domani per il proseguo, cara Alessandra. La puntualità non è mai stata il mio forte, poi in questo periodo…ma ci sono sempre e ti saluto simpaticamente 🙂
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@ SUZIEQ11 grazie, Ciop 🙂
(Le ante sono pericolose).
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@ ILI6 cose che non piacciono nemmeno alla sottoscritta, però devo scriverle 😀
(Non amo generalizzare, ma è pur vero che i russi sono mooolto razzisti).
E’ sempre bello vederti qui, non importa quando.
Abbraccio!
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Lo dico per esperienza personale … una volta ho preso una capocciata!
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@ SUZIEQ11 ahahah 🙂
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