L’assassino aveva letto pochissimi libri in vita sua, perlopiù manuali che riguardavano armi, e un solo romanzo che gli era stato consigliato anni prima. Non era l’unico killer ad averlo acquistato e non era il solo ad esserne rimasto fortemente impressionato; in questo lo avevano preceduto due personaggi: Yigal Amir, che aveva assassinato il primo ministro d’Isaele, Rabin, e, su tutt’altra sponda politica, Ilich Ramírez Sánchez detto Carlos lo Sciacallo, al momento ospite di un carcere francese dove sta scontando una condanna all’ergastolo. Ambedue ne possedevano una copia.
Entrambi avevano applicato i metodi e le regole del protagonista di quel libro. Ciò valeva anche per l’uomo assoldato da Ibrahim al-Ja’bari. Trascorse tre giorni a Washington consultando ogni fonte utile a conoscere e capire Monica Squire, come donna, come ex agente segreto della CIA e come capo di Langley. Non solo: trovò anche notizie relative alla sua infanzia. Apprese molte cose, alcune delle quali assolutamente inutili; altre, però, gli permisero di creare un quadro completo dell’attuale presidente degli Stati Uniti. Studiò i luoghi dove viveva e lavorava, i sistemi di sicurezza – per quanto possibile -, meditò sui suoi brillanti trascorsi nell’allora Unione Sovietica, valutò l’intensità dello sguardo, apprezzò gli abiti che indossava. Era la lezione del biondo inglese, protagonista de “Il giorno dello Sciacallo” di Frederick Forsyth.
Poi l’assassino telefonò alla Casa Bianca.
Con voce pacata, ma autorevole, chiese di parlare con lei. Non disse chi era, ma prima che l’operatrice riagganciasse, mandandolo silenziosamente al diavolo, elencò quattro nomi. Aggiunse che aveva informazioni precise sul mandante del sequestro e dell’uccisione del povero John e dichiarò che avrebbe richiamato un’ora più tardi.
Erano le quattro del pomeriggio di una giornata piovosa. Squire stava aspettando ragguagli circa l’operazione Rage, volta a scovare, catturare e “terminare” Ibrahim al-Ja’bari. Quando si sentì dire dalla spaventata telefonista le parole “Shakira, Red Sox, Boston Celtics e Flavia Pennetta”, impallidì e con grande sorpresa della ragazza le ordinò di passarle immediatamente la telefonata, appena fosse giunta.
Esistono vari modi per rendere difficile il compito di chi deve rintracciare il segnale di un cellulare e quindi l’ubicazione di chi sta effettuando una chiamata. Un cellulare criptato rende incomprensibile i “dati voce”, però non serve a tale scopo; il killer utilizzava un metodo diverso: grazie a un sofisticato algoritmo, il suo apparecchio cambiava il numero IMEI (il codice identificativo) rendendo pressoché impossibile la localizzazione, almeno in tempi rapidi. Inoltre, una vibrazione e un messaggio sul display informavano immediatamente che era in atto un tentativo di intercettazione.
“Buon giorno, signora. Mi chiamo Henry. Non ci riprovi, se desidera vendicare la morte di suo figlio.” L’inglese era buono, anche se con un leggero accento spagnolo.
“Io… D’accordo.”, ribatté Monica.
“Mi dia la sua e-mail privata. Così comunicheremo con maggiore tranquillità. Si fidi di me e sarà ricompensata.”
Squire obbedì, e Henry riagganciò.
Venti minuti dopo arrivò il messaggio.
Henry si avvaleva di un computer assolutamente sicuro. Lui stesso lo aveva programmato. Neppure un asso dell’informatica poteva monitorare i dati prodotti dal database Heterogenous Image Transaction. Per un esperto hacker il security kit è una porta aperta, il sistema di Henry era un muro di acciaio.
L’e-mail indicava un posto, un’ora e una somma. Di quest’ultima all’assassino non importava nulla, serviva da specchietto per le allodole.
Monica confermò e promise di presentarsi da sola.
Henry spense il pc.
In realtà il suo vero nome era un altro.
Era nato in un paesino a sud di Madrid. Fin da piccolo aveva dimostrato una inspiegabile inclinazione per il sadismo oltre a una grande capacità di apprendimento: in particolare per l’informatica, a quell’epoca introdotta in via sperimentale. Se la cavava bene con le lingue, mentre era un disastro in spagnolo, dato che non amava leggere.
Poiché era di famiglia benestante, aveva potuto compiere studi regolari in una scuola privata esclusiva, fino al giorno in cui era stato espulso perché scoperto a torturare un compagno. In seguito, si venne a sapere che lo aveva già fatto con altri ragazzi, nonché con una docente, giovane, graziosa e timida, troppo spaventata per denunciarlo.
Suo padre possedeva un’azienda agricola. Henry non era minimamente interessato a trascorrere la vita in mezzo ai campi. Aveva altre idee. Cominciò a metterle in pratica strangolando la moglie infedele di un ricco commerciante. Fu soltanto l’inizio.
Nel giro di qualche anno era diventato un killer infallibile. Quando Ibrahim al-Ja’bari lo aveva contattato, spiegandogli quello che voleva da lui, non aveva battuto ciglio. Si erano accordati per un compenso di due milioni di dollari, metà subito, metà a lavoro eseguito.
In una democrazia occidentale uccidere un uomo politico non è un’impresa impossibile, anche se il soggetto in questione è un autentico pezzo grosso, apparentemente invulnerabile. Un esempio su tutti è rappresentato dall’assassinio di John F. Kennedy. Anzi, tutto sommato, è un’azione relativamente semplice.
Ma a una condizione. Che il sicario sia disposto a intraprendere una missione suicida. In caso contrario, le cose sono molto più complicate. Gli uomini dell’OAS erano molto in gamba – rappresentavano l’élite dell’esercito francese – eppure, malgrado vari tentativi, non riuscirono a eliminare Charles De Gaulle. E la ragione è semplice: nessuno di loro era pronto all’estremo sacrificio; perciò tentarono, ma fallirono. Aldo Moro fu sequestrato, tenuto in prigionia e infine eliminato, però i suoi rapitori finirono in prigione.
Henry intendeva trascorrere il resto della sua vita in qualche sperduta isola dell’Atlantico meridionale, godersi i due milioni di dollari oltre a quello che aveva già guadagnato in precedenza, e che non era poco, e concedersi tutte le donne che voleva. Di conseguenza, escludeva a priori l’idea di comportarsi da kamikaze. D’altro canto, non agiva per motivi ideologici, bensì per denaro e per il sottile piacere di far soffrire e poi ammazzare un essere umano.
E aveva un’enorme fiducia in se stesso.
Monica Squire fissò a lungo lo schermo del computer.
Non si stupì più di tanto quando la informarono che non erano riusciti a individuare il luogo da dove era stato inviato il messaggio. Ciò che invece la sorprendeva era il fatto che quello sconosciuto conoscesse le risposte che i sequestratori di John avevano dovuto dare come prova che il ragazzo fosse vivo. Shakira, Red Sox, Boston Celtics, Flavia Pennetta. Questo significava che faceva parte della banda. Perché allora era disposto a tradire il suo capo? Soldi, si disse. C’era da fidarsi di lui? Scrollò le spalle. Era impossibile stabilirlo, comunque non aveva paura. Aveva affrontato Pomarev da sola e aveva vinto. Ripensò alle poche parole che le aveva detto Yarbes. In Siria, lui e un’agente del Mossad erano stati salvati da due russi, uno dei quali era proprio l’esecrabile Miloslav Pomarev.
MOSCA 1991
Con un movimento fulmineo il maggiore del Gruppo Alpha le afferrò il polso, torcendolo. Era una stretta micidiale e Squire gemette per il dolore. Lentamente, lui la costrinse ad abbassare il braccio. Monica cercò di resistere ma era impossibile: era quattro volte più forte di lei. Questione di un attimo e la pistola le sarebbe sfuggita dalla mano. Mentre lottava disperatamente, Pomarev sibilò: “Non la ucciderò, non si preoccupi…”
Pomarev diede un ultimo strattone.
Monica strinse i denti per resistere. E a un tratto si rivide a Langley: le parve di udire la voce di Susan Cooper mentre, durante l’addestramento, le insegnava alcune tecniche di combattimento. Si contorse per guadagnare un minimo spazio e gli sferrò una violenta ginocchiata all’inguine. Con un grugnito, lui lasciò la presa.
Monica indietreggiò di qualche metro e, ignorando il dolore al polso, sollevò nuovamente la Tokarev.
Mirò a una gamba e Pomarev si accasciò.
Dopo un momento, Monica sparò di nuovo, all’altra gamba.
Incalzante ed efficace, con uno stile solido e asciutto che ricorda i grandi autori di spy story anglosassoni. E la capacità di far saltare il lettore sulla sedia praticamente a ogni pagina!
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@ GIOVANNI COMPARONE sono lusingata. Grazie di cuore!
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Un passaggio degno di lettura.
Un passaggio che, oltre ad introdure nuovi scenari, offre una spiegazione narrativa all’accaduto e all’accadente. Si viene presi dall’attendibilità dei dati e dalla potenza evocativa del capitolo stesso.
Decisamente degna, sicuramente e indiscutibilmente, di Frederick Forsyth.
Deponiamo le nostre ammirate cordialità.
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Bello proprio e originale.
Buona domenica
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L’aggiunzione del Comandante Carlos rende, il capitolo e il racconto, interessantissimo sotto il profilo socio-politico in cui si svolge.
Fanta politica? No, uno dei mondi del possibile.
Philip K. Dick docet
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@ LORD NINNI troppo buono, Milord! Io, al massimo, potrei stirargli le camicie o preparargli un drink. Forsyth è IL Maestro. Non a caso lo leggevano – studiavano – Yigal Amir e Carlos.
Philip K. Dick 🙂
Blade Runner.
« I’ve seen things you people wouldn’t believe. Attack ships on fire off the shoulder of Orion. I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate. All those… moments will be lost… in time, like tears… in rain. Time to die. »
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@ NINNI RAIMONDI grazie e felice serata ^^
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@ MAIRITOMBAKO un bacione grande, amica mia*
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Un altro capitolo molto bello e con un sacco di informazioni utili.
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@ NADIA ti ringrazio molto.
Secondo me le informazioni sono importanti ai fini della veridicità di una storia.
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Una delle migliori pagine che hai scritto. Asciutta, essenziale ma lucidamente incisivo.
Come andrà a finire? Sono più di uno gli interrogativi in sospeso.
Un caro abbraccio
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Mi e’ piaciuto, bravissima, come sempre, un abbraccio e buon inizio settimana, ❤
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#Io Leggo Perché sono un killer esperto … 🙂
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Altra Orca nel bestiario di questo avvincente racconto lungo/romanzo breve (Come ciascheduno lo pensi)
E che “Orca” tanto che se ne discosta dal tremendo cetaceo, solo perché quello ha un’etica e una morale, benche animale e istintiva, ma la possiede.
Lui, l’assassino, sembrerebbe proprio di no. Anzi anche il sociopatico cosacco dovrebbe averne paura, prima di ammirarlo. Comunque si prevede un incontro vietato ai deboli di cuore.
L’amorale e una madre dolente. Come dire Fuoco e Benzina.
Avverto che la scorta di cardio tonici / protettori é ormai agli sgoccioli.
Mi raccomando … 😛
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Dimenticavo da TOP 5. Evvvvaaaaiiiiii 🙂
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@ NEWWHITEBEAR prima o poi molti nodi verranno sciolti.
Ti ringrazio moltissimo per il tuo giudizio.
Un caro abbraccio.
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@ LAURA ne sono felice.
Un bacio e un sorriso per una serena serata 🙂
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@ RODIXIDOR questa è splendida!
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@ CAPEHORN direi romanzo lungo…
Mi piace il tuo paragone che giudico veramente azzeccato.
Suggerisco una buona camomilla oppure, meglio ancora, una vodka. Ma di quelle che Putin offre agli ospiti graditi.
Grazie!
TOP 5? Sono onorata.
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Ho notato da tempo che rinnovi i tuoi romanzi prendendo ampio spunto dalla realtà, come rappresentato in questo caso dal killer tutt’altro che guidato dalla povertà come ci si aspetterebbe. Questo rende ogni capitolo dei tuoi romanzi ancora più interessante grazie all’estrema attualità 😉
Ho apprezzato anche le spiegazioni tecnologiche; finora ti eri cimentata nelle descrizioni delle varie organizzazioni spionistiche e dei loro sistemi, ma questa divagazione nel “tecnico” ti mancava 😉
Quali altre sorprese riserverai ai tuoi lettori? 😀
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST cerco sempre di rendere reali i miei romanzi, sebbene naturalmente siano di fantasia.
La divagazione nel “tecnico” è importante, proprio per il motivo che ho indicato.
Altre sorprese?
Lo spero, lupissimo 🙂
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Una puntata che ho apprezzato moltissimo per vari motivi, ovvio la tua superba scrittura ma anche l’entrata in scena di un personaggio interessante per la sua storia e per tanto altro. Monica questa volta è in serio pericolo. Si salverà come accadde nel 1991?
Alla prossima, un bacione.
annamaria
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Puntata superba, decisiva ai fini della storia, molto incisiva per l’aspetto dell’azione e dell’emotività dei personaggi, a mio parere. Attendiamo il seguito… un caro saluto, intanto. Univers
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@ ANNAMARIA49 se Monica si salverà come nel 1991? No comment, cara.
Ti ringrazio tanto per l’apprezzamento!
E un bacione a te ^^
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@ UNIVERS81 il tuo commento mi fa molto piacere, amico mio.
Un abbraccio.
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Gran bel capitolo. Da un lato la pura e liquida cattiveria dei serial killer, questo anche sadico, dall’altro una donna alla quale ci siamo affezionati,ma che è svuotata dal dolore e fiduciosa dei suoi passati. Un po’ troppo passati Temo per lei.Ma la stoffa c’è ancora, quindi…restiamo in attesa.
Un abbraccio :))
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@ ILI6 la stoffa c’è, questo è sicuro; ma certo gli anni passano per tutti.
Mi auguro che l’attesa sia premiata 🙂
Un bacione e grazie, cara Marirò.
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….
Splendida, eccellente puntata!!
Un abbraccio Alessandra
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA sono contenta che questo capitolo ti sia piaciuto.
Bisous, Michelle.
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