Quando l’ombra comparve alle sue spalle il guerrigliero non se ne accorse, immerso com’era in pensieri non troppo gradevoli. L’avevano lasciato lì fuori, a fare la guardia, mentre una cinquantina di metri più avanti, gli israeliani venivano giustiziati. Avrebbe voluto assistere alle decapitazioni, perché aveva perso entrambi i fratelli e i colpevoli di quegli omicidi erano stati i crudeli aguzzini del Mossad. E, invece, doveva sorvegliare… chi, poi? Nessuno, in effetti. Nei dintorni c’erano soltanto donne, vecchi e bambini, che pieni di terrore erano corsi a rifugiarsi nei campi.
Si era appena girato – a dire la verità da un minuto buono – per cercare di vedere qualcosa, sia pur da lontano, quando all’improvviso come per l’effetto di un vento fortissimo o di una scossa tellurica il terreno si avventò su di lui, mentre il dolore avvampava nella sua testa e il kalashnikov gli sfuggiva dalle mani. In realtà fu lui a cadere e a morire pochi istanti più tardi.
L’ombra, dopo averlo colpito alla nuca, raccolse il Saiga-12, scrutò in direzione della casa, e poiché l’abitazione era lievemente rialzata rispetto alla polverosa strada che divideva in due il villaggio per poi curvare e risalire una collina, distinse la sagoma di un carnefice fermo in posizione quasi ieratica. L’assassino prese la mira e sparò. Non che fosse interessato alla sorte della vittima: il suo compito era uccidere Ibrahim al-Ja’bari e eliminare le sue cenciose guardie del corpo. E il carnefice rappresentava un simbolo.
Il proiettile sibilò nell’aria.
L’ascia cadde dalle mani del boia, e questi strammazzò al suolo senza un gemito.
Se il maggiore Volkov nutriva dei dubbi sull’efficienza di Pomarev, a causa del soggiorno a Kolyma e dell’andatura zoppicante, essi svanirono in quello stesso momento.
Ma non perse tempo in riflessioni su cui poteva tornare in seguito: imbracciò l’AK-12 e fece fuoco. Era uno dei primissimi esemplari dell’erede, enormemente migliorato, dell’AK-74; era ancora fuori commercio, dato che la produzione in serie non sarebbe cominciata prima del mese di giugno di quell’anno, ma era già stato testato nei laboratori dell’industria bellica Tochmash, e ritenuto più che idoneo. L’arma perfetta di cui disponeva Volkov e che maneggiava con una sola mano aveva un caricatore che conteneva sessanta cartucce, era dotata di tre canne intercambiabili a seconda dei calibri, con un lanciabombe sottocanna e altre novità che Danil giudicava estremamente interessanti.
A lui si unì Miloslav Pomarev. Prima ancora di capire cosa stava succedendo, i fondamentalisti, colti di sorpresa, e presi alle spalle, furono spazzati via, come spighe di grano. Erano dei fanatici ma non dei soldati di professione, e vennero presi dal panico, il che non li aiutò a reagire in maniera adeguata.
Quattro di loro provarono a fuggire, ma inutilmente.
Se qualcuno avesse chiesto a Vasiliy Ivanovic Melnikov, primo vicecapo del SVR, chi fra i due fosse il miglior tiratore, egli avrebbe scrollato le spalle; per diverse ragioni disprezzava entrambi: Volkov per non aver portato a termine nei dovuti modi la missione in Australia, Pomarev in quanto aveva attivamente partecipato al fallito colpo di Stato del 1991. Ciò nonostante, era consapevole della loro innegabile preparazione e del favore che godevano da parte del Presidente.
Se la stessa domanda fosse stata rivolta a Putin, i freddi occhi chiari dello zar si sarebbero velati di tristezza. Matrioska, Aleksandr Stavrogin, era il migliore di tutti, avrebbe pensato; e il caso voleva che lui deliberatamente stesse cercando di aiutare i suoi nemici di un tempo. Forse ricordava ancora il leggendario viaggio in America compiuto dall’asso del KGB, dalla frontiera con il Messico fino in Virginia, a Langley, dove aveva soppresso con glaciale determinazione l’allora numero uno della CIA, John Lodge. O forse si sarebbe consolato sapendo che sia Volkov sia Pomarev erano comunque formidabili.
I due si avviarono a passo deciso verso la catapecchia, scavalcando i corpi dei cadaveri. Malgrado la menomazione, Pomarev teneva il passo del maggiore.
Entrarono e si guardarono attorno, pronti a far fuoco di nuovo.
Nel sudicio locale si avvertiva sentore di sofferenza e di morte, ma non c’erano guerriglieri. Jewrey, si disse Miloslav, contemplando una delle vittime senza provare la minima compassione.
Volkov esaminò i corpi decapitati con un senso di disgusto, poi notò che due persone erano ancora vive. Dapprima si occupò di Sarah, quindi sciolse i nodi che imprigionavano Yarbes. “Dov’è Ibrahim al-Ja’bari?”
Martin scosse il capo. “Era qui. Fino a un momento fa. Si sarà nascosto da qualche parte.”
Un istante dopo vide Pomarev. Il russo lo stava fissando. Yarbes ricambiò lo sguardo. L’odio che provavano l’uno per l’altro era quasi tangibile.
Nessuno dei due poteva dimenticare quella lontana notte di Mosca.
Alle due del pomeriggio di quello stesso giorno Ephraim tornò in ufficio e si sedette davanti al computer. Non c’era ancora nessuno, gli altri stavano finendo di pranzare in mensa.
Il pc era acceso.
Eppure Ephraim era sicuro di averlo spento, quando era uscito per andare al ministero. Controllò la posta e si passò una mano sui capelli. Era convinto che la sua password fosse inviolabile; evidentemente si sbagliava.
Guardò fuori della finestra, in preda all’angoscia.
Ciò che nessuno sapeva era che sei mesi prima il giovane ufficiale del Mossad aveva conosciuto una ragazza palestinese. Leena era molto graziosa, ma soprattutto intelligente e decisa. Detestava gli oppressori israeliani, e non riusciva a comprendere il motivo per cui imitassero i loro antichi persecutori nazisti, sfogando sul suo popolo le sofferenze che avevano patito nei campi di concentramento. Questo, tuttavia, non le aveva impedito di restare affascinata dall’aitante giovanotto con la carnagione scura simile alla sua. Naturalmente Ephraim si era guardato bene dal dirle che prestava servizio nel Mossad.
In apparenza, Leena non faceva parte di alcun gruppo ostile a Israele e dichiarava di disprezzare Hamas, il che era vero; però per una ragione diversa. Leena aveva incontrato in circostanze del tutto fortuite (così lei credeva) un uomo provvisto di un enorme carisma. Era rimasta soggiogata. Lui le aveva aperto le porte della verità e della saggezza, le aveva svelato il volere di Allah, il Misericordioso. Esisteva un’unica soluzione ed era quella di sferrare alcuni colpi durissimi, in primis al Grande Satana americano. Poi le cose sarebbero cambiate. La giovane aveva accettato con entusiasmo di lavorare per Ibrahim al’Jabari e lui le aveva spiegato in che modo avrebbe potuto rendersi utile. Sarebbe stata in grado di sedurre un agente del Mossad? A patto di scovarne uno, sì, aveva risposto lei. Ibrahim aveva sorriso. “Lo hai già fatto.”
Il passo successivo fu irretire Ephraim utilizzando senza risparmio tutte le risorse del suo corpo flessuoso e sensuale, portandolo a conoscere un’estasi travolgente che si rinnovava a ogni nuovo incontro, sino a renderlo succube.
E durante una notte ardente, giocando con la psicologia del maschio lo aveva costretto a rivelarle la sua vera identità.
Quando si tradisce per la prima volta non c’è via di ritorno, e quella diventò la strada che Ephraim percorse, da principio riluttante ma con il passare del tempo sempre più pronto ad accogliere gli ordini della donna che lo aveva stregato. Leena non si limitava a circuirlo: cercava di persuaderlo che la causa per cui lei combatteva era giusta, e in parte lo convinse. La giovane palestinese ignorava i veri progetti di al’Jabari: l’ordigno nucleare destinato a distruggere interi quartieri di Tel Aviv e la sorte riservata ai componenti del kidom nonché di altri prigionieri; aveva una visione romantica della lotta in corso. Questo la rendeva più credibile.
E infine Ephraim inviò un messaggio a un indirizzo di posta sicuro, in cui svelava il piano di Zeev.
Era certo di averla fatta franca.
Ma aveva sottovalutato l’acume e la perspicacia di Aaron Ben-David.
Temeva la morte, ma impazziva all’idea di non vedere più la ragazza dei suoi sogni.
Prima dell’esecuzione, lo avrebbero interrogato, usando mezzi chimici: avrebbe parlato, rivelando il nome di Leena, oppure avrebbe resistito? Scosse la testa, non indugiò oltre e prese l’unica decisione possibile.
La pistola gli sembrò fredda al tatto.
Sempre bello.
Those Things (Migs Salted Dub Deluxe) di Miguel Migs Feat. Lisa Shaw
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buona domenica cara amica ,bello tutto che scrivi ,ormai te lo avevo detto piu che mille volte 🙂
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Splendida l’operazione condotta da Volkov e Pomarev (due co-protagonisti di punta).
Quasi in stile Spetsnaz.
Per estorcere qualcosa useranno il Pentothal o il Tiopental?
Malgrado la convenzione di Ginevra abbia messo a bando i farmaci di qualsiasi derivazione, chimica o animale, siano vietati nelle situazioni d’interrogatorio e/o detenzione militare, vennero (e vengono?) utilizzate largamene da Mossad e accoliti tutti.
Una bella puntata, qualificata al livello tecnico.
Buona domenica
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Buona domenica dolce amica, molto bello, un abbraccio, 💛💙💜
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E cavalleria fu !!! Non una selvaggia carica, ma una rapida e spietata esecuzione degli ordini ricevuti, anche se un pizzico di perniciosa voluttà c’era tutta.Come dire di no allo psicopatico. Diamogli qualche soddisfazione. Bisognerà vedere se anche Yarbes sarà soddisfatto e in che misura. I precedenti non depongono a favore di nessuno dei due.
Ottimo futuro scenario.
Come altrettanto ottima é la seconda parte dell’episodio.
Eros e Thànatos, eterni dannati amanti, che generano sospetto, infelicità e passione, non importa se negativa o positiva.
A questo punto gli ottimi scenari futuri saranno due.
Come Volkov riuscirà a gestire “Matto Ivan” e come il vecchio sefardita riuscirà a disinnescare una bomba che potrebbe rivelarsi più sporca di quella di Tel Aviv.
L’autrice é pregata di presentarsi al proscenio, per il conseguente omaggio floreale.
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Ancora una volta Sarah e Yarbes si salvano in corner. Bello anche il secondo episodio col tradimento di Ephraim
ASspettando il 34
Un caro abbraccio
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@ VAGONEIDIOTA grazie!
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@ MAIRITOMBAKO che bella immagine, cara amica.
Un bacione.
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@ LORD NINNI molte cose furono – e sono – proibite, ma ciò non ha mai impedito di utilizzarle.
Vi ringrazio per le belle parole, augurandovi una serena notte.
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@ LAURA tanti baci*
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@ CAPEHORN l’autrice si presenta, emozionata!
Yarbes e Pomarev? Sarà dura…
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@ NEWWHITEBEAR la fortuna aiuta i migliori 🙂
Grazie e un grande abbraccio.
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Sarah e Yarbes salvi! Ma non c’è tempo di respirare che si palesa Pomarev. La vedo dura anche per l’ingenua Leena finita nella rete dei perfidi incantatori.
Buona lettura anche questa, grazie per avervela offerta. Ciao 🙂
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uff ai refusi…avercela offerta
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@ ILI6 ahahah 🙂
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Bellissima puntata che tiene con il fiato sospeso. Sempre piacevolissimo leggerti cara Alessandra, bravissima.
Ciao, serena notte e buona nuova settimana.
Patrizia
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Sai i protagonisti di punta si sono salvati e mi piace che tu abbia scelto di non farli morire, ora entrano in scena nuovi personaggi: due amanti di bell’aspetto e la storia s’infittisce.
Complimenti per la fantasia e per la bravura.
un abbraccio
annamaria
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Puntata bellissima, avvincente, “diabolica”… nel tuo stile affermato, insomma. E Yarbes ha sette vite… complimenti, waiting for the next… Univers.
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@ ILI6 grazie a te per l’attenzione, cara Marirò.
Pomarev… chi ha letto “Il Crepuscolo della Lubjanka” lo conosce bene…
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@ PATRIZIA M. tu sei sempre gentilissima, amica Pat!
Buona serata – quasi – di primavera
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@ ANNAMARIA49 già, per ora Yarbes e Sarah sono salvi.
Non così il giovane “traditore”, poiché si è suicidato.
Ti ringrazio e ti abbraccio ^^
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@ UNIVERS81 “diabolica”? Mi fa un grande piacere.
Alla prossima, caro.
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Eeeh, sempre stare attenti al potere di seduzione di una donna! 😀
Certo, Matrioska… ma anche Pomarev e Volkov il fatto loro lo sanno, eh! 😉
Coinvolgente come al solito! Bravissima! 😉
http://www.wolfghost.com
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….
Un altro episodio coinvolgente,
sono incuriosita di sapere, in quanto Leena
sembra essere un personaggio interessante…
In quanto a Yarbes e Sarah, fortunatamente sono ancora vivi..
chissà cosa ora succederà…
Un abbraccio Alessandra, buon proseguo di settimana
Michelle
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Un capitolo da vera Maestra dello spionaggio.
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Eccezionale, letto e approvato
Sei nata con la penna da mirabile scrittrice
Baci serali
Mistral
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@ WOLFGHOST lo sanno eccome, lupissimo 🙂
Grazie!
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@ VENTIDIPRIMAVERA sta arrivando la tua stagione, e questo mi rende felice: così come il tuo commento, amica Michelle.
Sarah ancora non lo so, ma Yarbes è duro come una roccia.
Bisous.
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@ NADIA sono lusingata.
Un caro saluto.
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@ OMBREFLESSUOSE sono lieta della tua approvazione!
E sono sinceramente colpita dalle tue parole.
Abbraccio serale.
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Senza se e senza ma, sei veramente brava!
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@ LOREDANA grazie mille, carissima 🙂
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