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15 febbraio 2015 di Alessandra Bianchi

VolkovQuando l’ombra comparve alle sue spalle il guerrigliero non se ne accorse, immerso com’era in pensieri non troppo gradevoli. L’avevano lasciato lì fuori, a fare la guardia, mentre una cinquantina di metri più avanti, gli israeliani venivano giustiziati. Avrebbe voluto assistere alle decapitazioni, perché aveva perso entrambi i fratelli e i colpevoli di quegli omicidi erano stati i crudeli aguzzini del Mossad. E, invece, doveva sorvegliare… chi, poi? Nessuno, in effetti. Nei dintorni c’erano soltanto donne, vecchi e bambini, che pieni di terrore erano corsi a rifugiarsi nei campi.
Si era appena girato – a dire la verità da un minuto buono – per cercare di vedere qualcosa, sia pur da lontano, quando all’improvviso come per l’effetto di un vento fortissimo o di una scossa tellurica il terreno si avventò su di lui, mentre il dolore avvampava nella sua testa e il kalashnikov gli sfuggiva dalle mani. In realtà fu lui a cadere e a morire pochi istanti più tardi.
L’ombra, dopo averlo colpito alla nuca, raccolse il Saiga-12, scrutò in direzione della casa, e poiché l’abitazione era lievemente rialzata rispetto alla polverosa strada che divideva in due il villaggio per poi curvare e risalire una collina, distinse la sagoma di un carnefice fermo in posizione quasi ieratica. L’assassino prese la mira e sparò. Non che fosse interessato alla sorte della vittima: il suo compito era uccidere Ibrahim al-Ja’bari e eliminare le sue cenciose guardie del corpo. E il carnefice rappresentava un simbolo.
Il proiettile sibilò nell’aria.
L’ascia cadde dalle mani del boia, e questi strammazzò al suolo senza un gemito.
Se il maggiore Volkov nutriva dei dubbi sull’efficienza di Pomarev, a causa del soggiorno a Kolyma e dell’andatura zoppicante, essi svanirono in quello stesso momento.
Ma non perse tempo in riflessioni su cui poteva tornare in seguito: imbracciò l’AK-12 e fece fuoco. Era uno dei primissimi esemplari dell’erede, enormemente migliorato, dell’AK-74; era ancora fuori commercio, dato che la produzione in serie non sarebbe cominciata prima del mese di giugno di quell’anno, ma era già stato testato nei laboratori dell’industria bellica Tochmash, e ritenuto più che idoneo. L’arma perfetta di cui disponeva Volkov e che maneggiava con una sola mano aveva un caricatore che conteneva sessanta cartucce, era dotata di tre canne intercambiabili a seconda dei calibri, con un lanciabombe sottocanna e altre novità che Danil giudicava estremamente interessanti.
A lui si unì Miloslav Pomarev. Prima ancora di capire cosa stava succedendo, i fondamentalisti, colti di sorpresa, e presi alle spalle, furono spazzati via, come spighe di grano. Erano dei fanatici ma non dei soldati di professione, e vennero presi dal panico, il che non li aiutò a reagire in maniera adeguata.
Quattro di loro provarono a fuggire, ma inutilmente.
Se qualcuno avesse chiesto a Vasiliy Ivanovic Melnikov, primo vicecapo del SVR, chi fra i due fosse il miglior tiratore, egli avrebbe scrollato le spalle; per diverse ragioni disprezzava entrambi: Volkov per non aver portato a termine nei dovuti modi la missione in Australia, Pomarev in quanto aveva attivamente partecipato al fallito colpo di Stato del 1991. Ciò nonostante, era consapevole della loro innegabile preparazione e del favore che godevano da parte del Presidente.
Se la stessa domanda fosse stata rivolta a Putin, i freddi occhi chiari dello zar si sarebbero velati di tristezza. Matrioska, Aleksandr Stavrogin, era il migliore di tutti, avrebbe pensato; e il caso voleva che lui deliberatamente stesse cercando di aiutare i suoi nemici di un tempo. Forse ricordava ancora il leggendario viaggio in America compiuto dall’asso del KGB, dalla frontiera con il Messico fino in Virginia, a Langley, dove aveva soppresso con glaciale determinazione l’allora numero uno della CIA,  John Lodge. O forse si sarebbe consolato sapendo che sia Volkov sia Pomarev erano comunque formidabili.
I due si avviarono a passo deciso verso la catapecchia, scavalcando i corpi dei cadaveri. Malgrado la menomazione, Pomarev teneva il passo del maggiore.
Entrarono e si guardarono attorno, pronti a far fuoco di nuovo.
Nel sudicio locale si avvertiva sentore di sofferenza e di morte, ma non c’erano guerriglieri. Jewrey, si disse Miloslav, contemplando una delle vittime senza provare la minima compassione.
Volkov esaminò i corpi decapitati con un senso di disgusto, poi notò che due persone erano ancora vive. Dapprima si occupò di Sarah, quindi sciolse i nodi che imprigionavano Yarbes. “Dov’è Ibrahim al-Ja’bari?”
Martin scosse il capo. “Era qui. Fino a un momento fa. Si sarà nascosto da qualche parte.”
Un istante dopo vide Pomarev. Il russo lo stava fissando. Yarbes ricambiò lo sguardo. L’odio che provavano l’uno per l’altro era quasi tangibile.
Nessuno dei due poteva dimenticare quella lontana notte di Mosca.

Alle due del pomeriggio di quello stesso giorno Ephraim tornò in ufficio e si sedette davanti al computer. Non c’era ancora nessuno, gli altri stavano finendo di pranzare in mensa.
Il pc era acceso.
Eppure Ephraim era sicuro di averlo spento, quando era uscito per andare al ministero. Controllò la posta e si passò una mano sui capelli. Era convinto che la sua password fosse inviolabile; evidentemente si sbagliava.
Guardò fuori della finestra, in preda all’angoscia.
Ciò che nessuno sapeva era che sei mesi prima il giovane ufficiale del Mossad aveva conosciuto una ragazza palestinese. Leena era molto graziosa, ma soprattutto intelligente e decisa. Detestava gli oppressori israeliani, e non riusciva a comprendere il motivo per cui imitassero i loro antichi persecutori nazisti, sfogando sul suo popolo le sofferenze che avevano patito nei campi di concentramento. Questo, tuttavia, non le aveva impedito di restare affascinata dall’aitante giovanotto con la carnagione scura simile alla sua. Naturalmente Ephraim si era guardato bene dal dirle che prestava servizio nel Mossad.
In apparenza, Leena non faceva parte di alcun gruppo ostile a Israele e dichiarava di disprezzare Hamas, il che era vero; però per una ragione diversa. Leena aveva incontrato in circostanze del tutto fortuite (così lei credeva) un uomo provvisto di un enorme carisma. Era rimasta soggiogata. Lui le aveva aperto le porte della verità e della saggezza, le aveva svelato il volere di Allah, il Misericordioso. Esisteva un’unica soluzione ed era quella di sferrare alcuni colpi durissimi, in primis al Grande Satana americano. Poi le cose sarebbero cambiate. La giovane aveva accettato con entusiasmo di lavorare per Ibrahim al’Jabari e lui le aveva spiegato in che modo avrebbe potuto rendersi utile. Sarebbe stata in grado di sedurre un agente del Mossad? A patto di scovarne uno, sì, aveva risposto lei. Ibrahim aveva sorriso. “Lo hai già fatto.”
Il passo successivo fu irretire Ephraim utilizzando senza risparmio tutte le risorse del suo corpo flessuoso e sensuale, portandolo a conoscere un’estasi travolgente che si rinnovava a ogni nuovo incontro, sino a renderlo succube.
E durante una notte ardente, giocando con la psicologia del maschio lo aveva costretto a rivelarle la sua vera identità.
Quando si tradisce per la prima volta non c’è via di ritorno, e quella diventò la strada che Ephraim percorse, da principio riluttante ma con il passare del tempo sempre più pronto ad accogliere gli ordini della donna che lo aveva stregato. Leena non si limitava a circuirlo: cercava di persuaderlo che la causa per cui lei combatteva era giusta, e in parte lo convinse. La giovane palestinese ignorava i veri progetti di al’Jabari: l’ordigno nucleare destinato a distruggere interi quartieri di Tel Aviv e la sorte riservata ai componenti del kidom nonché di altri prigionieri; aveva una visione romantica della lotta in corso. Questo la rendeva più credibile.
E infine Ephraim inviò un messaggio a un indirizzo di posta sicuro, in cui svelava il piano di Zeev.
Era certo di averla fatta franca.
Ma aveva sottovalutato l’acume e la perspicacia di Aaron Ben-David.
Temeva la morte, ma impazziva all’idea di non vedere più la ragazza dei suoi sogni.
Prima dell’esecuzione, lo avrebbero interrogato, usando mezzi chimici: avrebbe parlato, rivelando il nome di Leena, oppure avrebbe resistito? Scosse la testa, non indugiò oltre e prese l’unica decisione possibile.
La pistola gli sembrò fredda al tatto.

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Pubblicato su rage | Contrassegnato da tag Monica Squire | 32 commenti

32 Risposte

  1. su 15 febbraio 2015 a 01:01 vagoneidiota

    Sempre bello.
    Those Things (Migs Salted Dub Deluxe) di Miguel Migs Feat. Lisa Shaw

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  2. su 15 febbraio 2015 a 09:42 mairitombako


    buona domenica cara amica ,bello tutto che scrivi ,ormai te lo avevo detto piu che mille volte 🙂

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  3. su 15 febbraio 2015 a 10:45 Lord Ninni

    Splendida l’operazione condotta da Volkov e Pomarev (due co-protagonisti di punta).
    Quasi in stile Spetsnaz.
    Per estorcere qualcosa useranno il Pentothal o il Tiopental?
    Malgrado la convenzione di Ginevra abbia messo a bando i farmaci di qualsiasi derivazione, chimica o animale, siano vietati nelle situazioni d’interrogatorio e/o detenzione militare, vennero (e vengono?) utilizzate largamene da Mossad e accoliti tutti.
    Una bella puntata, qualificata al livello tecnico.
    Buona domenica

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  4. su 15 febbraio 2015 a 16:54 Laura

    Buona domenica dolce amica, molto bello, un abbraccio, 💛💙💜

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  5. su 15 febbraio 2015 a 18:18 capehorn

    E cavalleria fu !!! Non una selvaggia carica, ma una rapida e spietata esecuzione degli ordini ricevuti, anche se un pizzico di perniciosa voluttà c’era tutta.Come dire di no allo psicopatico. Diamogli qualche soddisfazione. Bisognerà vedere se anche Yarbes sarà soddisfatto e in che misura. I precedenti non depongono a favore di nessuno dei due.
    Ottimo futuro scenario.

    Come altrettanto ottima é la seconda parte dell’episodio.
    Eros e Thànatos, eterni dannati amanti, che generano sospetto, infelicità e passione, non importa se negativa o positiva.
    A questo punto gli ottimi scenari futuri saranno due.
    Come Volkov riuscirà a gestire “Matto Ivan” e come il vecchio sefardita riuscirà a disinnescare una bomba che potrebbe rivelarsi più sporca di quella di Tel Aviv.

    L’autrice é pregata di presentarsi al proscenio, per il conseguente omaggio floreale.

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  6. su 15 febbraio 2015 a 19:55 newwhitebear

    Ancora una volta Sarah e Yarbes si salvano in corner. Bello anche il secondo episodio col tradimento di Ephraim
    ASspettando il 34
    Un caro abbraccio

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  7. su 15 febbraio 2015 a 21:16 Alessandra Bianchi

    @ VAGONEIDIOTA grazie!

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  8. su 15 febbraio 2015 a 21:18 Alessandra Bianchi

    @ MAIRITOMBAKO che bella immagine, cara amica.
    Un bacione.

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  9. su 15 febbraio 2015 a 21:21 Alessandra Bianchi

    @ LORD NINNI molte cose furono – e sono – proibite, ma ciò non ha mai impedito di utilizzarle.
    Vi ringrazio per le belle parole, augurandovi una serena notte.

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  10. su 15 febbraio 2015 a 21:22 Alessandra Bianchi

    @ LAURA tanti baci*

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  11. su 15 febbraio 2015 a 21:25 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN l’autrice si presenta, emozionata!
    Yarbes e Pomarev? Sarà dura…

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  12. su 15 febbraio 2015 a 21:27 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR la fortuna aiuta i migliori 🙂
    Grazie e un grande abbraccio.

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  13. su 15 febbraio 2015 a 22:13 ili6

    Sarah e Yarbes salvi! Ma non c’è tempo di respirare che si palesa Pomarev. La vedo dura anche per l’ingenua Leena finita nella rete dei perfidi incantatori.
    Buona lettura anche questa, grazie per avervela offerta. Ciao 🙂

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    • su 15 febbraio 2015 a 22:14 ili6

      uff ai refusi…avercela offerta

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      • su 17 febbraio 2015 a 19:10 Alessandra Bianchi

        @ ILI6 ahahah 🙂

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  14. su 16 febbraio 2015 a 00:37 Patrizia M.

    Bellissima puntata che tiene con il fiato sospeso. Sempre piacevolissimo leggerti cara Alessandra, bravissima.
    Ciao, serena notte e buona nuova settimana.
    Patrizia

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  15. su 16 febbraio 2015 a 19:16 annamaria49

    Sai i protagonisti di punta si sono salvati e mi piace che tu abbia scelto di non farli morire, ora entrano in scena nuovi personaggi: due amanti di bell’aspetto e la storia s’infittisce.
    Complimenti per la fantasia e per la bravura.
    un abbraccio
    annamaria

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  16. su 17 febbraio 2015 a 15:24 univers81

    Puntata bellissima, avvincente, “diabolica”… nel tuo stile affermato, insomma. E Yarbes ha sette vite… complimenti, waiting for the next… Univers.

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  17. su 17 febbraio 2015 a 18:29 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 grazie a te per l’attenzione, cara Marirò.
    Pomarev… chi ha letto “Il Crepuscolo della Lubjanka” lo conosce bene…

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  18. su 17 febbraio 2015 a 18:31 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA M. tu sei sempre gentilissima, amica Pat!
    Buona serata – quasi – di primavera

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  19. su 17 febbraio 2015 a 18:35 Alessandra Bianchi

    @ ANNAMARIA49 già, per ora Yarbes e Sarah sono salvi.
    Non così il giovane “traditore”, poiché si è suicidato.
    Ti ringrazio e ti abbraccio ^^

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  20. su 17 febbraio 2015 a 18:38 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS81 “diabolica”? Mi fa un grande piacere.
    Alla prossima, caro.

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  21. su 18 febbraio 2015 a 09:39 wolfghost

    Eeeh, sempre stare attenti al potere di seduzione di una donna! 😀
    Certo, Matrioska… ma anche Pomarev e Volkov il fatto loro lo sanno, eh! 😉
    Coinvolgente come al solito! Bravissima! 😉

    http://www.wolfghost.com

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  22. su 18 febbraio 2015 a 12:53 ventidiprimavera

    ….
    Un altro episodio coinvolgente,
    sono incuriosita di sapere, in quanto Leena
    sembra essere un personaggio interessante…
    In quanto a Yarbes e Sarah, fortunatamente sono ancora vivi..
    chissà cosa ora succederà…

    Un abbraccio Alessandra, buon proseguo di settimana
    Michelle

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  23. su 18 febbraio 2015 a 13:07 Nadia

    Un capitolo da vera Maestra dello spionaggio.

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  24. su 18 febbraio 2015 a 17:34 ombreflessuose

    Eccezionale, letto e approvato
    Sei nata con la penna da mirabile scrittrice
    Baci serali
    Mistral

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  25. su 18 febbraio 2015 a 19:17 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST lo sanno eccome, lupissimo 🙂
    Grazie!

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  26. su 18 febbraio 2015 a 19:20 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA sta arrivando la tua stagione, e questo mi rende felice: così come il tuo commento, amica Michelle.
    Sarah ancora non lo so, ma Yarbes è duro come una roccia.
    Bisous.

    "Mi piace""Mi piace"


  27. su 18 febbraio 2015 a 19:22 Alessandra Bianchi

    @ NADIA sono lusingata.
    Un caro saluto.

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  28. su 18 febbraio 2015 a 19:25 Alessandra Bianchi

    @ OMBREFLESSUOSE sono lieta della tua approvazione!
    E sono sinceramente colpita dalle tue parole.
    Abbraccio serale.

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  29. su 19 febbraio 2015 a 15:32 Loredana

    Senza se e senza ma, sei veramente brava!

    "Mi piace""Mi piace"


  30. su 19 febbraio 2015 a 17:33 Alessandra Bianchi

    @ LOREDANA grazie mille, carissima 🙂

    "Mi piace""Mi piace"



I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
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