Il vento soffiava gelido, ma a Tony non dava fastidio perché aveva il cuore caldo.
Era in una tasca della tuta, impacchettato con estrema cura, con i fiocchi e tutto il resto: un anellino d’oro che quella sera avrebbe dato a Giulia. Immaginava già l’espressione della ragazza, dapprima sorpresa, quindi sconcertata, infine felice. Dopo cinque anni era giunto il momento. Poi sarebbero andati al solito bar a festeggiare con gli amici. Avrebbero fissato la data; a Tony piaceva luglio, caldo e rigoglioso, tuttavia avrebbe accettato qualsiasi proposta di Giulia. In fondo, un mese valeva l’altro: maggio con le sue lunghe e dolci serate, giugno anticipatore dell’estate, settembre con la promessa dell’autunno. Avrebbe scartato soltanto agosto, a causa dell’afa eccessiva; inoltre, in quel periodo erano tutti in ferie.
Tony era un giovane intelligente, e suo padre si era mostrato dispiaciuto quando aveva interrotto gli studi. Forse lo immaginava avvocato oppure medico o magari un consulente del lavoro dalle idee progressiste. Ma benché andasse bene a scuola, Tony trovava tediosi i libri e sconcertanti alcune materie, che giudicava avulse dalla realtà. Preferiva lavorare, rendersi indipendente e sposare Giulia.
Con un sorriso ripensò ai suoi fluenti capelli neri, alla figura aggraziata, al viso sereno e sempre sorridente. Lei era impiegata in una ditta di cosmetici, non veniva pagata molto, ma era felice della sua vita. Malgrado fossero molto diversi – o forse proprio per quello – formavano una bella coppia: Tony era robusto, con le spalle ampie e le braccia muscolose; Giulia aveva un fisico esile, da ragazzina.
Dal cortile Daniele gli lanciò uno sfottò. Tutti i suoi amici erano a conoscenza del prezioso anellino e si divertivano a prenderlo in giro bonariamente. Tony era simpatico e gioviale; non c’era un solo dipendente dell’impresa di costruzioni presso la quale prestava servizio che non gli fosse affezionato.
Lui rispose facendo un gesto scherzoso con la mano. Poi si concentrò sul lavoro. L’impalcatura era un po’ traballante e sapeva di doversi muovere con molta cautela. I sindacati avevano protestato più volte, sostenendo che quella ditta non osservava le più elementari norme di sicurezza; ma il proprietario aveva sempre ignorato quelle lamentele, sfidandoli a denunciarlo. I margini di guadagno erano già ridotti all’osso, non poteva comportarsi altrimenti, e in ogni caso svolgeva quell’attività da oltre trent’anni e non era mai successo nulla.
Tony diresse lo sguardo al cielo. Sebbene fosse una mattinata rigida, la tramontana lo aveva sgombrato dalle nubi. Appariva immacolato e blu, quasi come il cielo della sua Sicilia. Non gli dispiaceva vivere in Lombardia, benché gli mancasse il mare. Ignorò un’altra battuta di Gargiulo e raggiunse l’estremità dell’impalcatura. Gargiulo un anno prima era tornato a Messina; da lì aveva mandato una cartolina che diceva: “Minchia, megghiu ka ca a Milanu!” Però, sei mesi più tardi, si era ripresentato.
Tony incominciò a lavorare con impegno e concentrazione; amava adoperare le mani, dato che, in piccolo, gli sembrava di essere un artista. Ricordava vagamente di aver letto che un tempo i muratori erano assai considerati, e che un mastro muratore occupava una posizione sociale di assoluto rilievo. Pregustava il buon cibo che avrebbe consumato a mezzogiorno nel gavettino che gli aveva preparato Giulia. Avevano bevuto un caffè in un bar di piazzale Lagosta e si erano separati con un bacio. Quel giorno lei sarebbe andata a Monza, dove il suo principale aveva aperto un nuovo negozio, perciò si era svegliata presto e aveva trovato il tempo per cucinare. Aveva posteggiato la Fiat Seicento bianca in divieto di sosta, vicino all’edicola: per fortuna i vigili dormivano ancora. Le dedicò un ultimo pensiero e sorrise con il cuore gonfio d’amore.
Un istante dopo, l’impalcatura cedette e Tony precipitò nel vuoto.
Si schiantò al suolo senza un grido.
Iniziò a piovere, quasi il cielo avesse compassione di lui. Una pioggia lieve, simile alla carezza di una madre.
Una pioggia che poi aumentò d’intensità. E, mentre il vento urlava la sua rabbia, diventò terribilmente amara.
SPOSERO’ GIULIA
14 gennaio 2015 di Alessandra Bianchi
34 Risposte
Il postino dice che ha consegnato un giornale.
🙂
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@ CICCILLO CARACE lessi e ringrazio 🙂
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Risposta ci fu!
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@ CICILLO CARACE megghiu non sapere.
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Minchiaaaa…scusate l”espressione, colorita ma appropriata! Ci sono rimasta proprio male.Comunque ben scritto come sempre!
Un bacissimo
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@ MARI la tua espressione è perfetta, MIA guerriera, e io ti ringrazio tanto!
Due bacissimi**
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Storia dolce con finale amaro. La storia si sviluppa benisismo e come al solito sei riuscita a cogliere l’essenziale delle varie figure.
Un caro abbraccio
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ben scritto come sempre! sono abituata ormai aspettare il meglio e lo fai sempre
bacione grande grande
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Bello, ben scritto, sei super, baci cara, tvb, 💕
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L’incalzare degli eventi, si manifestano nella sapiente miscellanea dell’accaduto.
Intenzioni, aspirazioni e sinceri proponimenti. Tutto questo ornato da una figura alla quale, qualsiasi persona di buona volontà, ambisce e ambirebbe.
Pulizia interiore e bellezza d’animo fanno da contorno a una storia che presenta i contorni per una sorridente realizzazione.
Ecco il fato, però, colpire con un pesante maglio.
Ecco la rottura dell’incantesimo.
Tipica storia italiana che, malgrado tutto l’impegno possibile, porta dolore e lacrime. A nulla, in questo caso, come in molti altri, valgono le intenzioni e la buona volontà.
Si muore.
Si muore prima di credere e desiderare.
Si muore e basta.
Ultima risorsa, l’ultimo sentiero tracciato dalla propria vita e comportamenti, a ricordo di ciò che fu bello.
Sperando di sopravvivere.
E Giulia?
Cordialità
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Bravissima! Potrebbe essere il “manifesto” contro le morti sul lavoro: una vita spezzata in un istante, un futuro che non esiste più. Purtroppo è vero quel che scrivi attraverso il post: troppo spesso si cerca di risparmiare là dove proprio andrebbe evitato 😦
http://www.wolfghost.com
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Terribile, perfetta rappresentazione di come tutto finisca in un istante.
Sono senza parole, è successo da poco a un mio amico d’infanzia, e ho avuto la stessa sensazione di ineluttabilità, leggendoti.
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La tristezza della realtà sa superare qualsiasi dramma artificioso.
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L’ inizio si legge con piacere ( ma anche il resto), pregustando un bel finale.
Ma le cose belle, durano lo spazio di un momento
Complimenti sempre
Baci a Mistral
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Errata corrige: baci da Mistral
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La vita può finire da un momento all’altro e noi siamo costantemente in balìa di infinite variabili, proprio come tu hai scritto. Brava! Ottimo racconto!
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Purtroppo non sempre ciò che desideriamo lo,possiamo ottenere,e la felicità e’ tra le cose più difficili, se poi la ” signora” si intromette…..bel racconto, ciao Ale
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@ NEWWHITEBEAR già, i “miei” finali; ma questo racconto rappresenta anche una precisa denuncia.
Un grande abbraccio.
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@ MAIRITOMBAKO grazie, mia amica lontana.
Un sorriso per una felice serata*
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@ LAURA ti ringrazio!
Anch’io tvb * __________________ *
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@ LORD NINNI Giulia cercherà di rifarsi una vita.
Molto bello e poetico è il vostro commento, Milord, anche se nella fattispecie più che il fato potè l’uomo, con la sua avidità di guadagno e con la negligenza delle autorità preposte a impedire simili omicidi, poiché tali sono.
Radiosità e un sentito grazie.
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@ WOLGHOST condivido, lupissimo. E mi auguro che queste tragedie, causate da bramosia e incompetenza, abbiano da finire. Purtroppo nutro molti dubbi…
Ti ringrazio di cuore 🙂
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@ BLANCA MACKENZIE mi succedeva anche su Splinder. Forse perché le “mie storie di vita” parlano di fatti veri, reali, che accadono ogni giorno, per il dolore di pochi e l’indifferenza di molti.
Un bacione, Blanquita*
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@ RODIXIDOR quoto, senza la minima esitazione!
Perché questa “è” realtà.
Un caro saluto.
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@ OMBREFLESSUOSE chérie Mistral, la vita è spesso fatta di dolore.
E spesso, molto spesso, lo si potrebbe impedire, se solo esistesse la volontà di farlo.
Baci e bacini ^^
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@ OMBREFLESSUOSE buona anche la prima 🙂
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@ MARTI C grazie infinite, cara amica!
Le variabili sono davvero infinite.
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@ LOREDANA la “signora” e non solo: anche l’incuria di chi dovrebbe controllare. Ma certi giorni sembra di essere tornati ai tempi delle miniere del Galles o dei servi della gleba russi.
Ti ringrazio e ti auguro una notte serena.
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Vite. Vite spezzate e che invece potevano continuare a splendere radiose se non avessero incontrato l’avidità e la disonestà umana.
Grande tristezza e rabbia.
Complimenti a te, invece, per la stesura attenta e carica di significati.
Serena notte, ciao.
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@ ILI6 tesorissima, non potevi essere più precisa!
Grazie per i complimenti e l’augurio di una notte stellata a te.
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…
I Tuoi racconti sono sempre belli
anche se, non mi aspettavo questo finale…
ma… la vita ha diversi risvolti e non sempre quelli che piaciono a Noi!
Buona domenica Alessandra, un abbraccio
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA purtroppo è proprio come dici tu, cara Michelle.
Ti ringrazio e ti abbraccio anch’io*
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Una delle tue altre storie valide, con un finale un po’ triste e malinconico. A presto carissima. Univers
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@ UNIVERS81 spionaggio a parte, tu ben conosci (quasi) tutti i miei finali.
A presto, amico mio.
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