Il vento era sempre stato suo amico, forse perché era cresciuto in una città baciata dal Mistral.
Quello era stato il periodo più felice della sua vita. Dato che ormai erano trascorsi parecchi anni, aveva scordato molte cose; altre, tuttavia, brillavano indelebili nella sua memoria, come gioielli preziosi. Ricordava il mare illuminato dal sole, i profili delle navi da guerra americane, che nella sua immaginazione di bambino vedeva attraversare grandi oceani, capaci di sfidare ogni tempesta per poi ancorarsi al largo di un’isola tropicale, in attesa di ripartire per qualche ignota destinazione. Amava le divise di quegli uomini alti e abbronzati, simili agli eroi dei fumetti che leggeva. Ricordava una pistola a pallini con cui si divertiva a colpire le natiche delle ragazze. Una volta le aveva anche prese: ma ancor oggi riteneva che ne fosse valsa la pena.
Bernard interruppe la passeggiata per accogliere una seconda ondata di ricordi. Questi risalivano a un periodo successivo, a una vacanza che non avrebbe mai dimenticato. Cipro li aveva accolti con le calde notti estive, i scintillanti giochi di luce sulle onde mosse dalla brezza, le spiagge interminabili, l’incrocio fra due culture, separate da secoli di ostilità ma in qualche modo vicine.
A Natalie piaceva molto camminare nell’acqua. Bernard sorrise mentre la rivedeva procedere scalza, con un costume bianco che creava uno splendido contrasto con la pelle abbronzata, i capelli biondi che scendevano sulle spalle, gli occhi nocciola che riflettevano la sua voglia di vivere. Erano occhi profondi, capaci di leggere dentro; occhi che, a seconda degli stati d’animo, potevano essere malinconici, dolci, ironici, a volte indecifrabili.
Natalie era la moglie di Bernard, la seconda moglie dopo Sandrine, che era morta a seguito di un incidente d’auto. Sandrine beveva, forse perché il matrimonio non funzionava, e una sera, mentre guidava ubriaca sulla haute corniche, era andata a sbattere contro un camion. Bernard si era sentito responsabile di quello che era successo; aveva attribuito al suo carattere freddo la propensione all’alcool della moglie e, perciò come conseguenza diretta, anche la sua morte. Erano seguiti dieci anni lugubri. In quegli anni, Bernard non aveva mai sorriso.
Poi aveva conosciuto Natalie. Inizialmente le era stato antipatico; inoltre era più vecchio. Ma la vita è strana e in una limpida serata di gennaio, coccolata dallo scirocco, Natalie gli aveva chiesto di sposarla.
Bernard contemplò il mare. Non spirava un alito di vento. Socchiuse gli occhi per proteggerli dal riverbero del sole, e intanto si chiedeva il motivo per cui aveva deciso di tornare a Cipro. Di tornarci da solo. Non trovò una ragione precisa, probabilmente perché non esisteva o forse perché, invece, ne esistevano troppe, alcune chiare, altre nascoste in qualche soffitto buio della sua anima. Girò lentamente la testa e osservò la costruzione di legno che si stagliava in fondo alla spiaggia, prima di un promontorio che celava la vista di un porticciolo di pescatori e, oltre, di un piccolo paese costruito a ridosso del mare. “E’ un antico covo di pirati.”, aveva detto a Natalie un giorno che si erano spinti fino al termine del litorale per noleggiare un pattino. Quella mattina erano andati al largo e, al ritorno, avevano pranzato davanti alla spiaggia. Bernard era felice. Gli sembrava impossibile esserlo, poiché aveva giurato a se stesso che non lo sarebbe più stato. Lo considerava il prezzo da pagare per la sofferenza di Sandrine, per quel male di vivere che l’aveva indotta a cercare rifugio nei drink, e che alla fine l’aveva portata all’appuntamento con il camion.
Non merito nulla, pensava Bernard. E non desidero nemmeno nulla, soltanto un lungo oblio scandito dai rintocchi del tempo, un tempo avaro e gramo, che conduca all’unica meta accettabile. Quella definitiva.
Ma adesso era felice, sebbene avesse quasi paura di quella gioia, che non riteneva di meritare. Poi aveva pensato che comunque l’espiazione era stata lunga, era durata dieci anni: era insensato che diventasse lo scopo di tutta una vita, o almeno della seconda parte di una vita. Ora c’era Natalie, e nel vento che le scompaginava i capelli, egli ravvisava una sensazione di dejà vu, con la sostanziale differenza che non era più un bambino, e che soprattutto non era più solo.
Quel pomeriggio le regalò un materassino galleggiante, a forma di delfino. Mentre Natalie scorrazzava, contenta come una bimba, nella piscina dell’albergo, Bernard la guardava incantato, stupendosi per l’intensità dei suoi sentimenti.
Alla sera andarono a cenare in un ristorante affacciato sul mare. Esplorarono stradine misteriose che si intrecciavano o divergevano, senza una logica apparente; comprarono dei souvenir e camminarono tenendosi per mano, mentre la luna piena guidava i loro passi e tracciava scenari suggestivi sulla superficie scura del Mediterraneo.
Tornarono in albergo e fecero l’amore. Quella notte, Bernard comprese che aveva raggiunto il punto più alto della sua esistenza. Che il tempo dei rimorsi e dell’apatia era finito; che lo attendeva un lungo cammino illuminato dalla luce dorata del più bello fra gli autunni. L’inverno è ancora lontano, si disse proseguendo nella metafora. Mi aspettano giorni speciali: quei giorni intessuti di comunanza, di complice appartenenza, che rappresentano il vero senso di una vita che sia degna di questo nome.
Io non chiedo altro.
Bernard si riscosse dai suoi pensieri e lasciò la spiaggia, risalendo stancamente il sentiero che portava all’albergo.
Rientrò in camera e prese il libro che aveva letto in quell’estate lontana. Talmente lontana che per un istante dubitò di averla vissuta veramente. Sfogliò le pagine del volume. Le ultime erano state sciupate dall’acqua, perché un mattino il libro gli era scivolato di mano, cadendo in un rigagnolo. Per qualche ragione, quelle pagine rovinate raddoppiavano il valore del romanzo. Per qualche ragione… per un’unica ragione: perché in quelle due settimane, radiose di sole e di vita, con lui c’era stata Natalie.
Il giorno prima di ripartire per la Francia erano tornati al porticciolo. Fu allora che finì l’amicizia fra Bernard e il vento.
Il destino si diverte a gettare i dadi a caso: sebbene taluni sostengano il contrario, i numeri che escono non formano quasi mai una combinazione sensata. O, forse, esiste una graduatoria sconosciuta, che divide il genere umano in due categorie, e quella accarezzata dalla fortuna è composta da pochi eletti, il più delle volte non meritevoli dell’appoggio della sorte.
Quel mattino il vento soffiava con rabbia; proveniva dall’Asia e aveva scelto l’isola come bersaglio. Animato da una collera cieca, scaraventava le onde sulla spiaggia; il mare era tutto un susseguirsi di cavalloni, mentre in cielo le nuvole correvano a ovest per sfuggire alla violenza delle raffiche. Erano giunti a metà del molo e si erano fermati per assistere allo spettacolo della natura infuriata, quando Natalie si girò sorridendo per dire qualcosa a Bernard. In quel momento fu investita da una folata micidiale. Bernard la vide ondeggiare, simile a una pianta esile e aggraziata. Tese una mano per sorreggerla, ma mentre Natalie si protendeva per afferrarla, vacillò, rimase per un istante in equilibrio precario, quindi precipitò su uno scoglio. Picchiò la testa e morì sul colpo.
Quanti anni erano passati da allora? Quanta tristezza aveva accumulato, ora dopo ora, nell’amaro percorso che era stato costretto a seguire?
Bernard posò “L’ombra del vento” sul comodino.
Non sapeva perché un libro così bello gli avesse portato in dono la morte.
E non sapeva nemmeno perché lui fosse ancora vivo.
LA SOMBRA DEL VIENTO
3 gennaio 2015 di Alessandra Bianchi
38 Risposte
Brivido, anche se il presentimento della tragica morte mi aveva colpito già a metà lettura… povero Bernard!
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@ BLANCA MACKENZIE hai un notevole intuito!
Felice anno nuovo, Blanquita 🙂
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Buon anno a te e che la magia di stasera continui! 😉
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@ BLANCA MACKENZIE sono una strega…
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Da WordPress:
La sala concerti del teatro dell’opera di Sydney contiene 2.700 spettatori. Questo blog è stato visitato circa 26.000 volte in 2014. Se fosse un concerto al teatro dell’opera di Sydney, servirebbero circa 10 spettacoli con tutto esaurito per permettere a così tante persone di vederlo.
Hai caricato 144 immagini, per un totale di 14 MB. Son quasi 3 immagini alla settiimana.
Il giorno più trafficato dell’anno è stato 27 maggio con 284 pagine lette. Il messaggio più popolare quel giorno fu L’UOMO DI GHIACCIO 21 (THE KGB TRILOGY).
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Allora hai rintracciato i tuoi folletti?
Molto delicato è stato questo racconto con bernard doppiamente colpito. La prima volta per il rimorso della morte di Sandrine. La secondo volta perché un mare tempestoso gli strappato Natalie.
Un caro abbraccio
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@ NEWWHITEBEAR grazie a te, sì.
Bernard non è un uomo fortunato, ca va sans dire.
Un grande abbraccio.
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Molto bello, grazie della lettura, Buon Anno dolce amica, con affetto, Laura! ❤
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@ LAURA sono io che ringrazio te!
Che il tuo nuovo anno sia magnifico, mia cara amica 🙂
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Ci sono libri che bisogna abbandonare per sempre, ci sono libri che rimangono nel cuore, ci sono libri che nascono dal cuore. Ma ogni pagina grandi emozioni, come quelle che sai scrivere tu!
Magnifico!
La fotografia ha qualcosa di me….
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Ero io!
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Un racconto delicatissimo ma che racchiude tanto dolore, quello del protagonista che si vede portare via dalla morte due persone che ha amato tantissimo. Ad un certo punto leggendo, ho percepito che quel suo ritorno al mare e quel libro erano legati ad un evento molto particolare e soprattutto doloroso. Decisamente la fortuna non arride a Bernard.
Complimenti, un racconto toccante, che non lascia indifferenti.
Serena notte e buona domenica.
Ciao, Pat
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Ciao Ale, rileggendo questo racconto ho riprovato gli stessi brividi e la stessa tristezza! Ti auguro un anno con fantastico
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ma quanto e’magnifico questo racconto..pieno dei brividi forti
sei unica…
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LA SOMBRA DEL VIENTO
Cielo senza espressione e nuvole senza rughe
si stendono all’infinito.
La neve inzuppa la mente di bianca serenità
Il mio pianto si perde nel canto carismatico del vento,
che indecente mi fruga in bocca.
Ed ora tremo.
Assiderato di gioia incompresa.
Come un mendicante,
in un angolo di mondo me ne stò.
Sbranato da occhi indiscreti.
Con le labbra increspate.
Le mani violacee.
Troppi sguardi affilati
hanno tagliato la mia testa.
Ho avuto paura potessero perforarla.
Entrarvi dentro.
Leggere i miei pensieri.
Raggiungere il mio deserto di sogni emigranti.
Ho fame di sale.
Da cogliere piano,
con la punta delle dita,
sul fondo delle parole,
e spargerlo sulle ferite
per sentirle bruciare.
Le mie lacrime
hanno ucciso le parole
privandole di significato
e poesia.
Si riversano ora, esanimi,
tra le pagine della mia vita.
Ciondolanti, senza un appiglio,
creando frasi silenziose da calpestare
in un sentiero di foglie morte.
Camminiamo insieme finchè possiamo…
verso una terra abbandonata da Dio.
Strappando il filo spinato…
verso un posto dove nessuno ci conosce…
Dove nessuno ci guarda.
Verso il posto più vicino al Paradiso…
un regno soltanto di silenzi.
Fermo.
Immobile.
Nel pensiero.
Per non perder l’equilibrio.
Per non provocare tempeste di fuoco.
In attesa che tutto passi.
Spengo le luci su questo 2014 saturo di contraddizioni,
che rotolando goffamente esce di scena.
Slaccio piano le stringhe
che legano ancora a me la speranza,
e la lascio correr via.
L’illusione è che chi ha il potere di esaudire i desideri possa ascoltarmi.
La realtà è che non credo più a Babbo Natale e forse non credo più a nulla.
(n.r.)
Cordialità
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@ MARI che belle parole, MIA guerriera!
Un bacio grande, grande * ______________ *
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@ PATRIZIA M. c’è qualcosa di autobiografico in questo racconto – morti a parte -. Soprattutto riguardo al libro.
Grazie e un abbraccio, cara Pat ^^
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@ LOREDANA il tuo anno sarà strepitoso, parola di strega!
Ti ringrazio e a te mando un grandissimo sorriso*
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@ MAIRITOMBAKO sono lusingata, amica mia.
Grazie di cuore ❤
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@ LORD NINNI mi faceste dono di un vero capolavoro!
Lessi, avvinta e partecipe, sebbene ogni vita sia diversa, e ciò credo che sia un bene.
Peraltro, forse anch’io non credo più a nulla.
Radiosità sempre e comunque, Milord.
E chissà…
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…[…] ogni vita sia diversa, e ciò credo che sia un bene. […]…
ma questo è d’upo, milady!
[…] E chissà…[…]
Chissà cosa, milady?
Salutazioni
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@ LORD NINNI voglio regalarti il sole.
Voglio regalarti il mare.
Il vento che muove le onde
nella luce del tramonto.
Desidero vederti sorridere
sotto la luce delle stelle.
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Il Refuso della Sera, quotidiano di cronaca e attualità.
In questo numero:
1 …Non merito nulla, pensava Bernard. E non desidero nemmeno nulla, soltanto un lungo oblio
scandidodai … scandito …2 … sensazione di
déjàvu, con … sensazione di djà vu, con …3 … Mentre Natalie
scorazzava, contenta come … Mentre Natalie scorrazzava, contenta come …Salutations
😉
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@ LORD NINNI ringraziamenti, Milord.
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Restaninteso e “ovviamente” che refusammo anche noi.
Salutations
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@ LORD NINNI mah… il 2 è giusto.
Radiosity.
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Il refuso lo facemmo noi (giusto per rimanere in allenamento).
la “é andrebbe senza l’accento.
dejà vu in luogo di déjà vu.
Credo, refusazzo nostro brutto a parte.
Salùt
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@ LORD NINNI va bene.
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….
In questo scritto, s’alza il vento dei ricordi anche per me….
forse proprio per il suo nome del protagonista,
in ondata di vento tiepido, per fortuna non drammatica come
questa lettura, che mi riporta en Provence a l’incontro
con Bernard…
Come sempre il piacere mio, è quello di leggerti!
Un abbraccio Alessandra e buon inizio di settimana
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA e per me è un grande piacere leggere i tuoi commenti, chérie Michelle!
Bisous * ________________ *
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Che triste destino, povero Bernard! Un dolore doppio, un lutto doppio, perdere entrambe le mogli, che sfortuna. Ma la vita a volte è anche questo e tu sai raccontarla divinamente.
Buona Epifania.
un abbraccio
annamaria
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Prima di tutto, grazie per gli auguri (nel post vecchio… immagino non ti sia accorta che ce n’era uno più recente con gli auguri… ma, ahimé, data la piattaforma non mi sorprende 😦 ), li ricambio di cuore 🙂
Venendo alla storia breve, la vita, il caso, il destino se vuoi, non guardano in faccia nessuno e, a volte, i fulmini colpiscono lo stesso posto fregandosene dei luoghi comuni.
Un caro saluto 🙂
http://www.wolfghost.com
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@ ANNAMARIA49 povero Bernard, sì!
La vita spesso è molto più tragica dei film o dei romanzi più cruenti.
Un abbraccio a te, cara Isabel.
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@ WOLFGHOST la tua piattaforma è… ehm… singolare 🙂
Che Bernard avesse un karma negativo?
Phil Weir insegna 😀
Baci lupeschi!
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Un racconto piacevole, toccante e in qualche modo ti penetra nell’animo mentre lo leggi. Un caro saluto. Univers
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@ UNIVERS81 questo mi fa molto piacere.
Un caro saluto a te.
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Questo post non mi è nuovo. Ed è ancora bello, e contiene delle considerazioni condivisibilissime. Un abbraccio.
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@ BRUM ben tornato, carissimo!
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