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IL LATO OSCURO: UN CASO DI COSCIENZA

13 dicembre 2014 di Alessandra Bianchi

Il lato oscuro CatherineConsumarono il pranzo nell’ufficio di Catherine, perché Steve non se la sentiva di andare in un ristorante o in un bar. Mentre mangiavano un panino al prosciutto e bevevano acqua minerale, l’avvocato la mise al corrente della sua triste storia.
Biondo, con gli occhi azzurri, quando avevano avuto la loro relazione, durata un anno, era un uomo atletico, sportivo e aitante. Indossava giacche blu, che mettevano in risalto le spalle larghe, e pantaloni grigi dal taglio classico, perfetti per le gambe lunghe e muscolose. Le cravatte erano sempre annodate alla perfezione, le camicie, in genere bianche, fresche di bucato e ben stirate. Adesso era dimagrito, vestito francamente male e aveva due profonde occhiaie che lo invecchiavano, così come la barba di tre giorni e i capelli arruffati. Non portava cravatta e aveva l’espressione stanca, quella di un uomo sconfitto.
“Ho lavorato quattordici ore al giorno per più di un anno.”, disse. “Ho dato l’anima.”
Catherine annuì. Sapeva che era un grande professionista (e un ottimo amante, sebbene la tradisse, e per questo lei aveva troncato la relazione).
“Per farla breve”, continuò Steve, “abbiamo ottenuto una straordinaria vittoria. E avevo contro degli autentici mastini, i meglio pagati d’America. Ma la giuria ha ecceduto in entusiasmo: due milioni come risarcimento alla vedova e cinquanta milioni di dollari per danni punitivi. In ogni caso, i bastardi della LD Company disponevano di quei soldi; però, c’erano in agguato almeno venti colleghi e varie class-action. Aspettavano solo il verdetto del mio caso; ma anche se si fossero scatenati si poteva arrivare a un accordo stragiudiziale: cento milioni di dollari, forse centocinquanta, e la LD li aveva. E’ vero, le azioni erano crollate, e ragionevolmente si poteva prevedere un ulteriore netto calo per una perdita complessiva di ottocento milioni, forse novecento. Peraltro, prima o poi, le azioni risalgono; addirittura avrebbero potuto venderle allo scoperto in attesa di riacquistarle. D’altro canto, non avevano mai pagato alcuna polizza assicurativa, e quel denaro rientrava a bilancio. Erano in grado di sopravvivere e in seguito di rifarsi. Esisteva, inoltre, la possibilità di appellarsi alla Corte Suprema: un milione di dollari può far cambiare idea a un giudice. In effetti, era quello che temevo. No. Hanno scelto una strada più facile.”
Steve addentò di malavoglia il sandwich. “Non possedevo più un soldo – tutti investiti nel dannato processo – ma ero tranquillo. Direi euforico. Era stata fatta giustizia e io avevo guadagnato circa quindici milioni lordi. Roba da record!”
“E poi?”, chiese Catherine.
Steve esibì un sorriso tirato. “E poi”, rispose, “la LD Company presenta un’istanza di fallimento. La società appartiene a un gruppo lussemburghese, la maggioranza delle azioni del quale sono di proprietà di una holding che ha sede nei Caraibi. L’unica persona nota è l’amministratore delegato, che pensa bene di scomparire in Sud America. E non è finita qui: un mese più tardi riaprono un nuovo stabilimento in Messico, ovviamente con un altro nome, altri soci, tutti misteriosi. Lo stabilimento è grande il doppio. Lì non esistono leggi, perciò continueranno a inquinare l’acqua e altra gente morirà, come il marito e la figlia di Suzie Phan, la mia cliente.”
Catherine lo guardò con aria sinceramente rattristata. Se anche Steve l’aveva tradita più di una volta, era comunque un uomo buono, di saldi principi morali (sesso a parte).
“Ora”, concluse Steve, “io posso fare a meno di tutti quei soldi, a malincuore, certamente, perché mi avrebbero cambiato la vita; ma non posso accettare una simile ingiustizia nei confronti della signora Langlton, maritata Phan, e delle altre vittime di quei porci.”
“Mi dispiace molto.”, dichiarò Catherine. “Però, oltre alla mia personale comprensione non ho altro da offrirti.”
Steve scosse il capo.
“Ti sbagli.”

Mentre risaliva in macchina, dopo aver trascorso la notte in un pessimo motel, che serviva colazioni ignominiose, Catherine trasse un profondo sospiro.
C’è un uomo al di sopra di tutto questo, aveva spiegato Steve, un uomo il cui patrimonio personale ammonta a dieci miliardi di dollari. E’ nei top venti di Forbes, possiede pozzi petroliferi, alberghi di lusso, società di assicurazioni, cantieri navali… e la ex LD Company, di cui probabilmente non sapeva nemmeno l’esistenza, o quasi. Ha mille interessi, fra politica e affari, mille diversificazioni; sicuramente è abituato a delegare il compito di dirigere le sue scatole cinesi a dirigenti capaci ed esperti, cioè squali. In molte aziende non figura ufficialmente, in altre sì: quelle più “pulite”. Lui tira le somme e muove le fila a Washington, fra lobbisti e senatori.
Ha ville sparse in tutto il mondo. E adesso – lo so per certo, ho anch’io le mie conoscenze – si trova per qualche giorno in vacanza a Sausalito, forse l’unico luogo dove è possibile avvicinarlo. Possibile, capiscimi bene, non probabile.
“Perché proprio io?”, aveva domandato Catherine.
Una breve risata. “Perché sei intelligente e bella. E il vecchio Paxton stravede per le ragazze attraenti. Quattro matrimoni, sei figli, un centinaio di amanti. Nella sua scala di valori, al primo posto viene il potere, al secondo il denaro e al terzo le donne. Paga un medico personale solamente per potersi procurare tutti i prodotti presenti sul mercato (e anche fuori mercato) che gli assicurino ancora un minimo di virilità. Ed è vanesio. Sommamente vanesio.”
“Fantastico.”, aveva commentato Catherine.
Accese il motore e si diresse, con molta riluttanza, verso la villa.
Prima di partire, si era consultata con le tre investigatrici – ormai socie a tutti gli effetti -, che lavoravano con lei: Meg la dura, Heather la sfrontata, Patricia la perspicace. Meg e Heather erano amanti. Patricia un vero hacker; all’infuori del pc non risultavano altri amori. Formavano un’equipe fantastica. Catherine aveva sollevato vari dubbi, nella segreta speranza che la dissuadessero. In risposta, sei occhi l’avevano fulminata.
Piccole bastarde, pensò con un sorriso.
Almeno era una radiosa mattina di sole e ciò valse, almeno in parte, a rasserenare il suo umore. Lanciò un’occhiata alla busta commerciale posata sul sedile del passeggero, poi calcò con forza il piede sull’acceleratore.
In quanto a misure di sicurezza, la “villa” di Paxton non aveva nulla da invidiare a Fort Knox. Era circondata da un alto muro di recinzione e sorvegliata, notte e giorno, da guardie armate. Sofisticati sistemi di allarme erano in grado di cogliere anche il minimo segnale di pericolo. Sul lato opposto a quello della strada, il panorama era a dir poco stupendo: un ampio terrazzo si affacciava sulle verdi acque dell’oceano; ormeggiato a cento metri dalla costa, uno yacht di dimensioni esagerate (in gergo un giga-yacht: vale a dire di categoria superiore a un mega-yacht e a un banale super-yacht), provvisto di ogni confort, si dondolava pigramente al vento, in attesa di feste, ricevimenti, riunioni di affari. Poco distante dalla sontuosa abitazione, l’aereo privato di mister Paxton scintillava alla luce della California, simile a un gioiello, quale in effetti era.
Catherine si fece forza e suonò il citofono, l’unico che individuò.
Il massiccio cancello si aprì subito e due energumeni dall’aria scontrosa le rivolsero uno sguardo inquisitorio.
“Desidera?”, abbaiò uno dei due.
“Desidero parlare con il signor Paxton”.
Cellulare all’orecchio, poche frasi. Catherine venne perquisita, in un modo che non apprezzò particolarmente, quindi fu scortata all’ingresso.
Nuova perquisizione, ancora più intima.
La giovane strinse i denti.
Infine, una segretaria dall’aspetto matronale.
“Mister Paxton la aspetta?”
“No.”, ammise Catherine.
“Beh, allora…”
“Per cortesia, gli consegni questa busta.” Catherine le porse la rozza busta commerciale che le aveva consegnato Steve.
La receptionist inarcò un sopracciglio, diffidente. “Vediamo.”, disse in tono antipatico.
Una telefonata, una seconda.
Dopo un’ora, comparve un tipo vestito di tutto punto. “Mi segua.”, proferì con l’accento classico di un bostoniano.
Percorsero infiniti corridoi e, quando giunsero davanti a una porta, che – suppose Catherine – conduceva al sancta sanctorum, dovette sottoporsi a una terza ispezione. Quando le ficcarono le mani nelle mutandine, meditò di reagire con violenza: a trattenerla fu il pensiero della signora Suzie Phan.
Entrò in uno studio immenso, che rigurgitava ricchezza. Quadri d’autore alle pareti, scaffalature di libri – prime edizioni – mai letti, né sfogliati. Una finestra aperta, situata dietro alla scrivania, dava sul Pacifico. Una piacevole brezza penetrava nell’ambiente.
Paxton non si alzò per salutarla.
“Cos’è questa merda?”, le chiese. Indossava un paio di shorts e una maglietta dei Red Sox. Tenuta da relax. Catherine notò anche l’orologio e la catena d’oro, che un operaio non avrebbe potuto acquistare nemmeno se avesse lavorato per cent’anni. Lei era in minigonna e, nonostante l’atmosfera ostile, captò un’occhiata avida diretta alle sue cosce.
Senza essere invitata a farlo, si sedette di fronte a lui. “Vietnam.”, rispose. “Se non vado errata, il giovane a destra era il capitano Paul Paxton. Il muso giallo, a sinistra nella foto, si chiamava Bao Phan. Sorridono, perché Bao salvò la vita a suo figlio. Entrambi, purtroppo sono deceduti. Paul a causa di un brutto male, Bao per via delle acque inquinate da una delle sue aziende.”
“Stupidaggini! Calunnie! Non so niente dell’azienda di cui lei farnetica.”
“Ma davvero?”
“Oserebbe mettere in dubbio la mia parola?” Paxton la guardò, disgustato. “Lei sa chi sono io? Quanti posti di lavoro ho creato? Quanto benessere ho assicurato? Mi chiamo Edward Paxton, sciacquetta!”
Catherine scattò in piedi, all’improvviso furiosa.
“E lei, lei, mister Paxton, ha scelto di far fallire quella fottuta fabbrica per evitare di dare un dollaro alla vedova!”
“Non le permetto di parlarmi in questo modo. Se ne vada.” Paxton era paonazzo in volto.
“Certo.”, replicò Catherine. “Me ne vado con gioia, brutto figlio di puttana!”
Si diresse all’uscita. Poi si fermò. Girandosi in direzione del miliardario, agitò un dito. “Ma verrà un giorno…” Sorrise, sprezzante. “I Promessi Sposi, the Betrothed. Non li hai letti, miserabile! Ma capirai. Presto o tardi capirai. Ricordati che Paul ti guarda dall’alto.”
Sbatté la porta, riattraversò i corridoi, oltrepassò nuovamente il cancello e risalì in macchina.
Fallimento su tutta la linea, considerò amareggiata, durante il viaggio di ritorno.
Una settimana più tardi, Steve fece irruzione nel suo piccolo ufficio, sventolando un assegno.
“Cento milioni di dollari!”
Catherine lo fissò sconcertata.
“E dieci sono tuoi.”, aggiunse l’avvocato.
“Oltre a un invito a cena, si intende.”
Catherine rise.
“Niente dopocena, però.”

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Pubblicato su il lato oscuro | Contrassegnato da tag il lato oscuro | 30 commenti

30 Risposte

  1. su 13 dicembre 2014 a 00:09 Laura

    ❤ Buon weekend cara, sempre brava, ❤

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  2. su 13 dicembre 2014 a 00:16 Alessandra Bianchi

    @ LAURA grazie, tesora 🙂
    Buon fine settimana a te!

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  3. su 13 dicembre 2014 a 09:51 mairitombako

    quanto sei brava..non ci sono parole per dirti
    un bacione da una amica lontana

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  4. su 13 dicembre 2014 a 09:53 blanca mackenzie

    Avvincente! Le tue protagoniste sono sempre fortissime e coraggiose, le alleni personalmente?!?!
    Buon fine settimana

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  5. su 13 dicembre 2014 a 18:09 rodixidor

    Potenza di una Fra Cristoforo in minigonna 🙂

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  6. su 13 dicembre 2014 a 18:40 Alessandra Bianchi

    @ MAIRITOMBAKO mia amica lontana, ti abbraccio!

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  7. su 13 dicembre 2014 a 18:42 Alessandra Bianchi

    @ BLANCA MACKENZIE sì. E alleno anche Monica Squire. Sai che stress 🙂
    Grazie e buon fine settimana a te.

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  8. su 13 dicembre 2014 a 18:45 Alessandra Bianchi

    @ RODIXIDOR fortissimo!

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  9. su 13 dicembre 2014 a 21:17 newwhitebear

    Sono tornate Ale’s Angels. Ottimo rientro. Fluido e incalzante nel ritmo, con la analisi delle persone come è nel tuo stoile acuta e perspicace.
    Un caro abbraccio

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  10. su 13 dicembre 2014 a 21:38 Mari

    Queste donne sono la bellezza allo stato puro! Sono una squadra che vince sempre. Sai, assomiglia alla mia: cinque donne al comando di una splendida avventura. Donne fantastiche!
    Bravissima la MIA strega!

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  11. su 13 dicembre 2014 a 22:33 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR le Ale’s Angels sono tornate 🙂
    Come sempre o quasi – al servivizio del bene.
    Un grande abbraccio.

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  12. su 13 dicembre 2014 a 22:37 Alessandra Bianchi

    @ MARI “la bellezza allo stato puro”… se non fosse un mio racconto, concorderei.
    Ti ringrazio di cuore, MIA guerriera!

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    • su 13 dicembre 2014 a 22:49 Mari

      Concordo io…questo basta. Ahahah!

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      • su 14 dicembre 2014 a 12:34 Alessandra Bianchi

        @ MARI 🙂

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  13. su 13 dicembre 2014 a 23:10 Patrizia M.

    Splendido rientro, con una storia mozzafiato, come sempre ricca di particolari e avvincente. Bravissima.
    Un caro saluto e buona Domenica.
    Ciao, Pat

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  14. su 14 dicembre 2014 a 12:36 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA M. grazie, cara Pat!
    Felice domenica ^^

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  15. su 14 dicembre 2014 a 16:26 ili6

    Gradevole lettura. Questa squadra in gonnella mi piace assaissimo!
    Buona serata, un abbraccio 🙂

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  16. su 14 dicembre 2014 a 17:34 Loredana

    Le ragazze terribile sono tornate, compatte nella lotta contro le ingiustizie, ma non disdegnando un certo guadagno. Purtroppo nella vita reale se vuoi i soldi e il potere non ti è permesso avere una coscienza. Quindi un bentornate alle ” ragazze” e un grazie a te Alessandra per scrivere le loro avventure, che tu condirai con ingredienti stuzzicanti! Buona serata e buona settimana….Loredana

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  17. su 14 dicembre 2014 a 19:51 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 le ragazze mancavano da molto. Era tempo di farle tornare 🙂
    Abbraccio a te, Marirò!

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  18. su 14 dicembre 2014 a 19:54 Alessandra Bianchi

    @ LOREDANA il guadagno non si disdegna mai… anche se, nella fattispecie, esso non era previsto.
    Ti ringrazio davvero di cuore per le belle parole che mi dedichi!
    E ti auguro una notte fatata ^^

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  19. su 14 dicembre 2014 a 21:04 wolfghost

    Bé, stavolta non hanno dovuto fare nemmeno cadaveri 😛 Non pensavo che Paxton si sarebbe arreso così facilmente… evidentemente Catherine è stata molto convincente 😉

    http://www.wolfghost.com

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  20. su 14 dicembre 2014 a 21:13 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST forse il ricordo del figlio.
    O magari la minigonna 🙂

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  21. su 16 dicembre 2014 a 14:13 ventidiprimavera

    ….
    Sai coinvolgere in tutti i Tuoi scritti
    bellissimo episodio!

    Un abbraccio Alessandra e buon proseguo di giornata.
    Michelle

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  22. su 16 dicembre 2014 a 17:00 univers81

    Ritmo narrativo piacevole e sciolto, fondamentalmente descrivi i personaggi come se li conoscessi davvero, dote ottima. Un caro saluto. Univers

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  23. su 16 dicembre 2014 a 18:48 ilmirtillorosso

    bello il finale, complimenti.
    Luca

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  24. su 16 dicembre 2014 a 19:51 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA sei veramente cara, Michelle!

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  25. su 16 dicembre 2014 a 19:53 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS81 sono più che lusingata, mio “vecchio” amico. Forse, è perché dentro di me “li vedo”.

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  26. su 16 dicembre 2014 a 19:55 Alessandra Bianchi

    @ ILMIRTILLOROSSO grazie, caro Luca!

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  27. su 17 dicembre 2014 a 18:03 capehorn

    Ne sentivamo la mancanza delle tue “Bads Girls”. Come strenna natalizia é più che azzeccata.e anche il ricordo di Fra’ Cristoforo non é male. Anzi … Oltre alla cattiveria, coltivano anche le buone lettere e sono inclini alla globalizzazione letteraria.

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  28. su 17 dicembre 2014 a 21:59 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN sono sveglie, caro Cape 🙂

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
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    La mia musica
    Jethro Tull, Led Zeppelin, Jefferson Airplane, Pink Floyd, Grateful Dead, Rolling Stones, Alanis Morissette, Kate Bush, Cranberries, Metallica, Crosby Stills Nash & Young, Doors
    I miei libri
    Mondo senza fine, Delitto e Castigo, Il Signore degli Anelli, Il Maestro e Margherita, Una Giornata di Ivan Denisovic, Il Vecchio e il Mare, L'Ombra del Vento, Il Pendolo di Foucault, La Collina dei Conigli, Il Potere della Spada, I Pilastri della Terra, L'Idiota, Tutti gli uomini di Smiley, La Variante di Luneburg

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