Malgrado il dolore all’inguine, che era lancinante, Danielle Williams recuperò la sua borsa da viaggio e tornò alla stazione dei treni. Si accasciò su una panca, prese due aspirine che inghiottì senza acqua, poi guardò il tabellone luminoso dov’erano indicate le partenze. La fortuna non l’aveva abbandonata, non del tutto almeno: entro dieci minuti ci sarebbe stata l’ultima corsa per Londra. Acquistò il biglietto, scelse uno scompartimento vuoto – come quasi tutti del resto -, si tolse le scarpe e si sdraiò.
Quando il controllore la svegliò, erano ormai vicini a Waterloo Station. Danielle andò in bagno, si lavò e assunse altre due aspirine, quindi si occupò dei capelli. Scesa dal treno, prese un taxi e si fece portare all’aeroporto di Heatrow. Le formalità vennero espletate senza problemi, il passaporto falso a nome di Michelle Wilkins non suscitò il minimo interesse.
Qualche ora più tardi, era seduta in businnes class, diretta a Melbourne.
Ingannò il tempo bevendo champagne, mangiucchiando tartine e assistendo alla proiezione di due film, “Gran Torino” di Clint Eastwood e il più recente “Zero Dark Thirty” di Kathryn Bigelow con l’attrice Jessica Chastain. Ma perlopiù dormì.
Ventun ore e trentacinque minuti dopo, l’apparecchio della Emirates, che aveva fatto scalo a Dubai, atterrò in perfetto orario.
Danielle scese dall’aereo sollevata.
Durante il volo, aveva stabilito che la sua carriera di killer era finita. In quella strada buia aveva rischiato di morire e non intendeva rivivere un incubo così atroce.
Non poteva sapere che quello era solo l’inizio.
Sebbene negli ultimi anni in Russia le cose fossero cambiate, dentro di sé Volkov si sentiva un comunista. Suo padre e sua madre non rimpiangevano quei tempi; ma Dania aveva letto avidamente ogni pagina scritta sulla Grande Guerra Patriottica. Per due lunghi e terribili anni, i tedeschi avevano inflitto rovinose sconfitte all’Unione Sovietica, giungendo fino alle porte di Mosca, Stalingrado e Leningrado. Però, il grande popolo russo, guidato da Stalin, non si era arreso e alla fine aveva vinto, conquistando Berlino.
Non era da lui arrendersi, tradendo la fiducia dei superiori. Doveva seguire l’esempio dell’Armata Rossa.
Questo naturalmente non significava che non ammirasse Vladimir Putin; di lui gli piacevano la fredda determinazione, la perfetta organizzazione che aveva dato alla Russia e il duro cipiglio con cui sapeva affrontare e, se necessario, mettere in riga i Paesi capitalisti dell’Occidente, nonché i popoli inferiori di religione musulmana.
Un doppio motivo per portare a termine il suo compito.
Si rialzò a fatica e si pose una semplice domanda: se lui fosse stato nei panni di Williams, cosa avrebbe fatto? La risposta, pensò, era semplice.
Scrutò per quanto possibile il fondo stradale. A causa della scarsa visibilità, occorsero alcuni minuti, ma i suoi sforzi furono premiati; prese fra le dita un ramoscello, trasportato dal vento, lo spezzò, individuò una vecchia automobile, sicuramente priva del bloccasterzo, aprì senza problemi la portiera, collegò i fili e mise in moto.
Arrivò a Londra prima di Danielle, ma non si diede la pena di cercarla alla Waterloo Station. Andò direttamente a Heatrow. E lì la attese.
Quando la vide, non manifestò alcun stupore, tranne per il fatto che, benché lei avesse comprato un prodotto per scurirsi i capelli, adesso invece era diventata bionda, mentre prima era ramata; considerò che quello doveva essere il suo colore naturale.
Piccoli, inutili, trucchi.
Il suo passaporto era perfetto, gli era stato procurato dalla CIA prima del raid nel carcere. In esso, Volkov compariva come John Miller, imprenditore americano.
Prese posto sullo stesso aereo, in classe economica, bevve acqua minerale, non dormì, e raggiunse con lei il Tullamarine Airport situato a circa ventitré chilometri da Melbourne.
In Australia era passato da poco mezzogiorno. Nessuno dei due prese una navetta. Volkov la seguì a bordo di un taxi fino a una graziosa villetta, circondata da un bel giardino rigoglioso di fiori. Era situata in periferia, in un quartiere elegante e risultava di proprietà di una società lussemburghese che l’aveva acquistata tramite una banca dei Caraibi. Si trattava di uno dei rifugi segreti di Williams.
A quel punto Volkov si recò all’ambasciata russa per fare rapporto. Poiché era estate, era sudato fradicio. Fece una rapida doccia e indossò indumenti adeguati. Dopo un breve ma eccellente pasto – una succulenta bistecca al sangue, che si augurò non fosse di canguro -, gli fu ordinato di procedere, però non da solo. Un certo Ivan, nome probabilmente falso, lo ricondusse in macchina alla dimora della donna, e poi pretese di agire in prima persona. Volkov non era affatto d’accordo, ma non era abituato a discutere ciò che gli veniva comandato di fare. Ivan non gli era superiore in grado, però il rezident di Melbourne sì.
Restò sull’auto ad aspettare.
Ivan gli era antipatico, tuttavia era pur sempre un uomo del SVR, benché ufficialmente figurasse come addetto culturale. In ogni caso, se lo avevano spedito in Australia, ciò significava che non valeva un granché; altri erano i “teatri” importanti.
Trascorsi dieci minuti, capì che qualcosa era andato storto. E ne comprese anche la ragione: il borioso Ivan era entrato in quella casa disarmato. Come molti uomini, aveva dato per scontato che era più forte di una femmina e che l’avrebbe sopraffatta senza troppa fatica.
Inutilmente Volkov gli aveva fatto presente che la loro preda era pericolosa, sapeva battersi anche a mani nude, ed era forte e atletica. In particolare, aveva le gambe potenti; rammentava bene l’esito del loro incontro. Ivan aveva sorriso sprezzante. “Ho trascorso cinque anni in Siberia”, dichiarò in tono pomposo, “e il mio incarico era quello di istruttore di arti marziali. Hai forse bisogno di dieci membri del GRU per catturare una donnetta? Forse sei semplicemente fuori forma, amico. Poi ti lascerò il piacere di interrogarla; in seguito verrà giustiziata, e di quello mi occuperò io.”
Volkov ribatté con calma: “Hai effettuato un addestramento Spetsnaz?”
Ivan liquidò la domanda con un cenno della mano. “Roba sorpassata.”, proferì. “Era tipico dei comunisti inventarsi una miriade di esercizi deprimenti. Propaganda! Piuttosto, dimmi un po’: è affascinante la tipa?”
Volkov annuì.
“Allora non può essere forte. Non è una prerogativa delle donne attraenti. Loro cercano solamente il sesso. E usano le gambe per scopare.”
Idiota, pensò Volkov.
Quindi Ivan era sceso dalla macchina priva di contrassegni, una vecchia Ford che aveva conosciuto tempi migliori.
Se Volkov avesse potuto vedere ciò che successe fra quelle mura, come in un film, avrebbe assistito a una scena di lotta alquanto deprimente. Ivan era certamente un esperto in arti marziali, ma non era all’altezza della sua avversaria. In canotta e calzoncini jeans azzurri, Danielle Williams aveva aperto la porta, fissando sorpresa lo sconosciuto. Malgrado fosse stata presa completamente alla sprovvista, era riuscita a schivare due assalti. Aveva reagito subito: dapprima con uno haishu uchi (colpo col dorso della mano) e immediatamente dopo sferrando uno shuto/shito uchi (colpo con il taglio esterno della mano). Tramortito, lo stupido Ivan era finito al tappeto. Quindi, Danielle aveva pensato bene di ucciderlo, prendendo un affilato coltello da cucina e tagliandogli la giugulare. Provava lo stesso rimorso di quando aveva eliminato John Yarbes o i quattro irlandesi: zero. Dato che era a piedi nudi, calzò un paio di sneakers e non si perse in preparativi inutili. Due aggressioni in due giorni: non credeva alle coincidenze. Qualcuno la voleva morta. E quel qualcuno veniva da Langley, per via del marmocchio. Meglio così: la CIA non era infallibile, e la prova stava sotto i suoi occhi; temeva dieci volte di più il Mossad.
Comunque fosse, doveva andarsene all’istante da lì.
Spazientito, Volkov scese dall’automobile e suonò il campanello.
Non gli rispose nessuno.
Volkov insistette.
Poi il sesto senso lo indusse a portarsi sul retro della villetta, appena in tempo per scorgere la sua nemica salire su una jeep e sfrecciare via.
Il capitano tornò di corsa sui suoi passi, balzò sulla Ford di Ivan e accese il motore.
Ingranò la marcia, ma la macchina non partì.
Al diavolo l’efficienza dei russi!, ringhiò.
Saltò giù e si guardò attorno. Da un garage della villa più vicina un bel ragazzo uscì con una Honda nuova fiammante. La posizionò sul cavalletto per chiudere il cancello. Un momento più tardi, giaceva a terra privo di sensi.
Volkov inforcò la moto e partì a tutta velocità.
Grazie cara amica, leggerti e’ un vero piacere, ti auguro la buonanotte e una serena domenica, con affetto Laura, ❤
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@ LAURA grazie di cuore, mia carissima amica!
Un sorriso per una domenica speciale*
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che bello leggerti ,..e’un piacere immenso e infinito
ti abbraccio cara mia
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@ MAIRITOMBAKO anch’io ti abbraccio, e ti ringrazio!
Buona giornata 🙂
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Australia vs.Russia 2 a 0 e palla al centro.
Vediamo se è in grado di dare il colpo del KO. Chi? Ai posteri l’ardua sentenza.
Un caro abbraccio
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Come dire che l’erba cattiva non muore mai. Un altro capitolo molto bello.
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O.T. Marco Camilleri (catenomarco) http://catenomarco.wordpress.com/
chiede di far parte della squadra di Caffè Letterario. Cosa ne dici?
Per me potrebbe andare.
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Bello. Piaciuto moltissimo. Questa protervia decisamente “nekutunik” del compagno Ivan é un pezzo di rara bellezza. e potenza.
Al nostro povero cosacco tocca fare di nuovo tutto da capo, però non é detto che non possa trovare un qualche … aiutino
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….che ansia!….Ho letto subito anche questo capitolo carico di azione. Bravissima….bacioni
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@ NEWWHITEBEAR per adesso va come nel rugby, in seguito si vedrà.
Un grande abbraccio.
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ma non c’è confronto tra australia e russia nel rugby!
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@ NEWWHITEBEAR beh, questo è certo!
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🙂
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@ NADIA in genere funziona così.
Grazie!
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@ NEWWHITEBEAR ok.
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allora l’invito
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@ NEWWHITEBEAR tu sei il direttore.
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Veramente lo sei tu!
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Lo ero. Poi ti ho passato il comando 🙂
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@ CAPEHORN mi fa molto piacere che tu abbia apprezzato la protervia di Ivan!
In compenso, Volkov è forte 🙂
Ha semplicemente trovato una rivale degna di lui.
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@ MARI grazie e bacissimi * ________________ *
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La vita di un sicario deve essere orribile: una fuga continua.
Qui plaudiamo a Danielle, anche perchè donna.Ma soprattutto un plauso va alla scrittrice del capitolo che sa come tenere inchiodati i lettori.
Bacioni.
Marirò
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@ ILI6 sicuramente è una vita tremenda; in cambio si guadagnano molti soldi.
Un rischio calcolato, diciamo.
Bacioni a te, amica Marirò, e un sentito grazie.
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ahahah proprio un’idiota l’amico! 😀 Sessista aggiungo 😉 Si capisce quando uno dei tuoi personaggi è stupido: dura meno di mezzo post! 😛
Che dici, Danielle sta affrontando il sua karma? Se è così ne ha di strada da fare! 😀
http://www.wolfghost.com
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Danielle, emozioni zero, farà una brutta fine, come giusto che sia
Applauso sempre
baci baci
Mistral
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Bel capitolo. Astuto da parte tua l’inserimento del vanaglorioso Ivan, così che la caccia possa riprendere.
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Bellissima puntata molto intensa anche dall’emotività che veicola ma sugli eventi, come ho imparato nel leggerti spesso, non è detta l’ultima parola finchè non è finita… un caro saluto, a rileggerci. Univers
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@ WOLFGHOST eh eh eh 🙂
Già, quello era proprio un idiota!
Il karma di Danielle? Mmm… Phil Weir direbbe: è negativo 😀
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Eh, ma di Phil si potrebbe dire “Senti da che pulpito…” 😀 😉
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST ih ih ih 🙂
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@ OMBREFLESSUOSE non posso fare anticipazioni, chérie Mistral.
Mi inchino e ti abbraccio.
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@ BRUM il vanaglorioso Ivan mi ha fatto molto divertire. Scrivere di lui è stato uno spasso 🙂
D’altronde, ci sono molte persone che gli assomigliano.
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@ UNIVERS81 io e te ci siamo incontrati anni e anni fa, su Splinder. So che mi conosci molto bene!
Un caro a saluto a te, mio “vecchio” amico.
E grazie.
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Arrivo con qualche giorno di ritardo ma mi sono goduta questa nuova puntata, come sempre scritta con grande bravura e che tiene con il fiato sospeso e la curiosità alle stelle.
Scusa se sono di poche parole, ma ultimamente sto poco al pc alla sera, ci sto già troppe ore per lavoro e sono stanca 🙂
Un abbraccio, Pat
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@ PATRIZIA M. sei sempre e comunque una stella, cara Pat!
Abbraccione 🙂
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Ti ringrazio tantissimo, gentilissimo da parte tua 🙂
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@ PATRIZIA M. doveroso 🙂
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♥ notte
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Opsss ero io! ♥
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@ MARI GUERRIERA kiss!
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….
Il Tuo narrare è cosi scorrevole che rimango incantata
ogni volta che finisco un capitolo….
Un abbraccio cara me buon proseguo di serata
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA mi fai arrossire, cara Michelle*
Bisous.
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Che puntata! Questa Danielle è fortissima, se penso ad Ivan che credeva di avere a che fare con una donnetta amante del sesso e non alla sua altezza, una fine per il borioso abbastanza cruda, ma tant’è questo è quel mondo.
Ce la farà ancora, la bella Danielle?
Alla prossima, scrittrice instancabile e tanto brava.
un bacione
annamaria
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@ ANNAMARIA49 borioso e maschilista, lo stupido Ivan!
Se la bella Danielle ce la farà ancora, questo non lo.
Grazie e un bacissimo, Isabel.
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