Il colloquio con Putin l’aveva rianimata.
Verso sera, prima della cena ufficiale, affrontò Margaret. Era una sua creatura, le doveva tutto, ma quando Monica finì di strapazzarla, oltre a essere bianca come un cadavere, era anche risentita.
Monica fu molto dura con lei – ed era la prima volta in assoluto – e la costrinse a raccontarle ogni cosa, senza alzare la voce ma usando un tono gelido se capiva che stava tergiversando. Margaret le ricordò di aver ricevuto i pieni poteri, Monica liquidò quell’affermazione con un brusco cenno della mano. “Nel rispetto delle leggi vigenti!”, le disse a muso duro. “E invece avete organizzato una specie di congiura. Non posso attribuirvi la colpa per la morte di John; però sarebbe un eufemismo dichiarare che non apprezzo ciò che è successo. In quanto ai pieni poteri, sono revocati. E adesso ripetimi tutta la dannata storia, senza omettere un solo particolare.”
Quando Collins finì di parlare era sudata e non per via del riscaldamento dello Studio Ovale. La tensione l’aveva portata a contraddirsi varie volte, la sicurezza di cui aveva dato prova in precedenza pareva svanita.
Monica le rivolse uno sguardo freddo. “Molto bene.”, commentò, sarcastica. “Un innocente in prigione, il direttore di un carcere ricattato, sei terroristi liberati con una bella dose di veleno nel corpo, FBI e CIA che fanno comunella. Un’operazione davvero grandiosa.”
“Mi stai trattando molto male. Io ho cercato di rimediare, nei limiti del possibile.” Margaret aveva le lacrime agli occhi.
Monica la fissò. “Dovrei forse congratularmi con te?”
Probabilmente stava esagerando, pensò, ma aveva bisogno di sfogarsi e in ogni caso Collins non era esente da colpe.
“Puoi liquidarmi, se è quello che desideri. Presenterò le mie dimissioni domani stesso. E intendi far fuori anche Brubeck, Fowley, Stevens? Sarebbe un autentico cataclisma, non credi? Tutti i vertici di Quantico e Langley azzerati. Senza contare che sei stata tu a promuovere Brian Stevens. Nel frattempo, Putin è qui… non oso pensare alle sue risate, e a quelle del resto del mondo.”
Monica scosse la testa. “E’ ovvio che sarebbe un disastro, anche se non nego che non mi dispiacerebbe cacciare quei tre. Sono stata dura con te, è vero, ma non desidero liquidarti. Sei forte, intelligente… astuta, e fra quattro anni prenderai il mio posto. Hai semplicemente dovuto bere una medicina amara. Capita a tutti, sai? E non è detto che faccia male. Per me l’argomento è chiuso, però voglio che Underwood sia rimesso immediatamente in libertà e che le false accuse siano ritirate. Che ci pensi Milton Brubeck, visto che è tanto furbo.”
Il potentissimo capo dell’FBI naturalmente obbedì, salvo apprendere con grande gioia che Bruce Underwood si era reso colpevole di un altro reato: insider trading. Patrick Fowley tornò a trovarlo e i suoi diritti costituzionali gli vennero letti per una seconda volta. Il verme aveva speculato sul rapimento di John.
“Martin. Martin.”, riprese Monica. “Al termine del mio mandato, chiederò il divorzio, è inevitabile.” Lanciò una nuova occhiata a Collins. In fondo, era vero: lei aveva cercato di fare del suo meglio, non aveva agito con malizia; inoltre, Monica non ignorava il suo amore per John. Decise di mostrarsi più dolce. “Mi dispiace vederti piangere, rimani una grande amica.” Trasse un sospiro. “E ora prepariamoci per la cena.”
Margaret fece un debole sorriso.
“Scusami.”, mormorò.
“Vieni qui.”, disse Monica, restituendole il sorriso. “Dopo le sculacciate, ci vuole un abbraccio.”
La storia del misterioso russo sarebbe venuta fuori in seguito, quando Monica si confrontò con Brian Stevens. A causa dell’agitazione, Margaret se n’era dimenticata.
Quello stesso giorno, Ibrahim al-Ja’bari avrebbe rivendicato su internet il sequestro e l’uccisione di John, annunciando che era solo il primo passo della guerra senza quartiere che per volere di Allah aveva scatenato contro il Satana americano e i perfidi israeliani. Fino alla distruzione totale.
Sarebbe risultato impossibile rintracciare l’autore del messaggio, opera di un esperto hacker, che l’aveva fatto rimbalzare per mezzo mondo, come un malware.
Danielle Williams era tornata in albergo a piedi, allungando di proposito il tragitto e cambiando continuamente itinerario, passando da una via all’altra in modo da arrivarci dalla parte opposta rispetto al punto di partenza; aveva preso le sue cose e aveva saldato il conto. Se il portiere si era stupito, non lo aveva dato a vedere e aveva chiamato un taxi senza battere ciglio.
Con il taxi era andata in un altro hotel, si era registrata come Michelle Wilkins, utilizzando il suo secondo passaporto, era salita in camera, ne era subito uscita, aveva usato le scale di servizio, percorso uno stretto corridoio scarsamente illuminato e si era dileguata attraverso l’ingresso destinato al personale e ai fornitori, che immetteva su un piccolo vicolo secondario.
Aveva smesso di piovere, l’aria era quasi tiepida, nel cielo qualche timida stella. Danielle era entrata in una profumeria dove aveva acquistato un prodotto per scurirsi i capelli e si era messa a chiacchierare con la commessa, sbirciando di tanto in tanto dalla vetrina. Quando dieci minuti più tardi era tornata fuori, l’uomo era scomparso.
Si era fermata a comprare delle riviste e mentre le sfogliava se n’era lasciata sfuggire una mano di mano per potersi chinare e nel frattempo gettare uno sguardo alla strada. Niente. Era riuscita a seminarlo?
Aveva cenato in un ristorante italiano, trattenendosi fino all’ora di chiusura per riflettere con calma, mentre assaporava l’ottimo caffè che veniva servito, ben diverso da quello inglese. Ne aveva bevute tre tazzine.
Era consapevole di aver commesso un grave errore: non avrebbe dovuto viaggiare con il suo vero nome. Non immaginava di essere “schedata”, ma avrebbe dovuto immaginarlo.
Uscita dal locale si guardò attorno, anche se con il buio era difficile distinguere l’eventuale sagoma di un uomo. Non era armata, è impossibile esserlo quando si viaggia in aereo. E l’individuo che l’aveva seguita le era sembrato forte e atletico. Chi era? Un agente della CIA? O del MI5? E come avevano fatto a scoprire che era stata lei a uccidere il ragazzo americano?
Accantonò quelle domande. Al momento la priorità era lasciare Londra.
Non era esattamente spaventata, però si sentiva inquieta.
Si guardò i piedi: calzava stivali neri con il tacco alto che alle sue orecchie producevano un rumore infernale. Aprì in fretta la borsa, tirò fuori un paio di ballerine Manolo Blahnik e si sfilò gli stivali, abbandonandoli in un cestino per i rifiuti. Poi aumentò il passo, diretta verso Waterloo Station.
Sebbene fosse concentrata su altro, una prima risposta le arrivò automaticamente. Il cervello talvolta lavora per conto suo. Se qualche servizio segreto l’aveva individuata, per una qualche imprudenza che le sfuggiva, sarebbe stato sufficiente controllare tutti i passeggeri in partenza dall’America e fare due più due: lei stessa si sarebbe comportata così.
Comunque l’uomo era solo, si disse. Non si trattava di una “scatola” e questo era positivo. Una “scatola” è composta da quattro elementi, in costante contatto fra loro: uno davanti, uno dietro, due ai lati. Per questo motivo i quattro restano invisibili, e quello che cammina alle spalle della preda non ha alcuna ragione per avvicinarsi troppo sino a farsi notare.
Sicuramente non apparteneva al Mossad, altrimenti le avrebbe sparato subito; se gli israeliani l’avevano identificata, sapevano allora che aveva ucciso due di loro ed erano famosi per non perdonare mai.
Raggiunse la stazione e alle ventitré e ventotto salì sul treno per Windsor.
Un istante prima che si chiudessero le porte, qualcun altro salì su quel treno.
Il giorno dopo, giovedì, Monica si svegliò presto, fece una rapida doccia, si vestì e, seguita dalle immancabili guardie del corpo, andò da John.
Esiste un limite davanti al quale la forza nervosa, la capacità di reazione, la volontà, sono destinate a fermarsi, almeno per un certo periodo di tempo.
Mostrarsi affabile, sebbene composta, simpatica, anche se austera, durante l’interminabile cena le era costata molta fatica. Ma aveva retto. In questo Margaret le era stata di grande aiuto, soprattutto quando l’aveva sostituita nella sfida a braccio di ferro con Putin, che aveva vinto, sicuramente perché il leader russo aveva deciso di lasciarla vincere. Poi Putin si era dilettato con altri giochi. Non si erano affrontati argomenti seri; quelli erano stati rimandati al pomeriggio di oggi, e all’indomani – l’intera giornata.
Ora voleva pensare a suo figlio.
Si immerse nei ricordi: erano molti e tutti belli. E allo stesso tempo strazianti. Formulò mentalmente una breve preghiera, quindi tornò al presente.
Se come sembrava certo non erano stati i terroristi a ucciderlo, ciò significava che forse non era morto a causa sua; un magro sollievo, ma anche una ragione per non arrendersi e per continuare a lottare.
L’attendeva un compito impegnativo, al quale avrebbe dovuto dedicarsi con tutte le sue forze, in nome di John.
Da decenni gli Stati Uniti avevano imboccato una strada dissennata. Le persone di successo volevano una bella casa e poi, non soddisfatte, ne acquistavano una più grande; possedevano quattro o cinque carte di credito ed erano sempre al limite, perciò dovevano lavorare e produrre di più. Era un circolo perverso: si indebitavano prima di guadagnare; era una corsa folle, una sfida continua con colleghi e rivali, frutto di un’ambizione sfrenata, e intanto i poveri erano sempre più poveri, nell’indifferenza generale.
Se fosse riuscita a stabilire un patto con Putin per ridurre gli armamenti, avrebbe potuto disporre di somme ingenti da destinare allo stato sociale, scuola, sanità, nuovi posti di lavoro; e ancora, lotta alla criminalità organizzata, ai trafficanti di droga, alla corruzione. Si sarebbe impegnata per tutelare maggiormente i diritti delle minoranze, degli emarginati, delle coppie gay. Avrebbe incrementato la ricerca scientifica, soprattutto nell’ambito medico, tagliando in maniera consistente i fondi destinati ai satelliti, ai missili e a tutte le diavolerie progettate dal Pentagono. Avrebbe aumentato le tasse a chi possedeva yacht, aerei privati, ville sontuose, macchine di lusso. E avrebbe sfidato il Congresso, le lobby, chiunque si fosse opposto al suo programma. Avrebbe aiutato i Paesi del Terzo Mondo.
Si asciugò una lacrima, poi si costrinse a sorridere. Se esisteva un’aldilà, John sarebbe stato fiero di lei.
Lo farò per te, John!
Mi piace molto la tua scrittura.
Molto.
All i’m sayin’ (original mix) – allovers feat. Lisa shaw
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@ VAGONEIDIOTA grazie mille!
Buona domenica 🙂
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sei unica ..non mi fermo mai dirlo cara amica
un bacio da grecia
kalimera 😉
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Forse il miglior capitolo in assoluto. Per adesso.
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Sei troppo brava Alessandra, baci cara, buona serata e buon inizio settimana ❤ ❤ ❤
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….e anche commovente. ..la MIA strega è sempre più super!
Baci serali
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Un capitolo molto coinvolgente, con la storia che si dipana sempre di più, sia a livello politico che a livello personale di Monica. Facendo capire quanto si diventi fragili dopo aver subito una grande tragedia, ma anche come nello stesso tempo Monica resti salda e pensi al suo popolo e alle popolazioni poverissime, a come aiutarle e tutto in nome del figlio!
Bravissima Alessandra, veramente bello!!
Ciao, serena notte e buona nuova settimana.
Pat
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Ottima puntata. Drammatica, intensa e piena di suspense.
Hai tratteggiato Monica benissimo. Hai creato un clima di suspense con Danielle. Chi sarà il misterioso uomo?
Alla prossima
Un caro abbraccio
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@ MAIRITOMBAKO un grande bacio da me!
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@ NADIA sono lusingata. Io mi impegno molto, ma si sa i risultati non sempre dipendono dalla volontà.
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@ LAURA ti ringrazio, cara!
Felice settimana a te ^^
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@ MARI grazie, MIA guerriera!
Talvolta la strega cerca di commuovere.
Baci notturni*
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@ PATRIZIA M. che bella disamina, cara Pat.
Ti auguro una magnifica settimana 🙂
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@ NEWWHITEBEAR grazie, amico mio.
Il misterioso uomo proviene da un Paese in cui si beve volentieri vodka.
Un grande abbraccio.
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Come sei brava Alessandra….buona settimana
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@ CINZIA ti ringrazio molto. Buona settimana a te.
E benvenuta nel mio blog.
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Gli intrighi continuano a tessere le loro trame ed intanto affiorano anche i sentimenti, i dolori struggenti, le energie personali, i caratteri. Bel passo.
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Monica rientra nel suo ruolo,testa alte e spalle erette per continuare a guidare il paese con determinazione e anche con una buona dose di utopia….. Chissa’ tuttisogniamo un mondo migliore……bell’episodio, altalenanti situazioni ,personaggi compromessi e Agenzie in situazioni imbarazzanti. Ciao Loredana
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Buongiorno Alessandra , c’è un premio per te qui http://violetadyliopinionistapercaso.wordpress.com/2014/11/03/award-for-opinionista-per-caso-viola/
Buon inizio settimana 🙂 Viola
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@ RODIXIDOR io ritengo che la semplice “azione” in un romanzo di spionaggio non sia sufficiente, perciò sono molto contenta che ti sia piaciuto questo passo!
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@ LOREDANA carissima, ricordi “I have a dream”?
Certo, Monica non potrà realizzare per intero quello che De Gaulle avrebbe definito “vaste programme”, ma una parte di esso sicuramente sì.
Le Agenzie, in effetti, sono in una situazione veramente imbarazzante.
Grazie e un grande bacione*
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@ VIOLA oh, ti ringrazio!
Adesso arrivo ^^
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Un presidente con un progetto del genere non durerebbe molto a lungo oggi, temo 🙂
Molto interessante la figura di Danielle Williams, fa nascere curiosità e… domande. Certo, il tizio salito sul treno subito dopo di lei… non promette bene 🙂
Tuttavia il fulcro del capitolo è il ritorno in sella di Monica 😉 Ovviamente me l’aspettavo, ma non avevo idea del modo che avresti usato e certamente non potevo prevedere questo faccia a faccia con Margaret, mi ha fatto sorridere quando lei ha ammesso che aveva bisogno di qualcuno con cui sfogarsi… mi è sembrato di sentire Lady Wolf! eheheh 😀 Ma soprattutto… spero che non porti a termine i suoi propositi con Martin, poveretto! Gli mancherebbe solo questa! 😦
http://www.wolfghost.com
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@ WOLFGHOST lei, però, ci proverà.
Il tizio salito sul treno non promette bene? Vero, caro lupo.
Sorrido pensando a Lady Wolf 🙂
E anche al povero Martin ^^
Ma non è detta l’ultima parola.
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Putin ha avuto il suo effetto, Monica esce dal limbo e trova la forza di rimettersi in campo. Molto bello il passaggio che narra questo momento. John sarà vendicato e spero che Monica trovi pace. Danielle è un bel personaggio, vedo tempi difficili per lei.
Questa puntata è veramente pregnante, è merito della tua scrittura che trasuda passione.
Buona giornata, cara, e complimenti!
un abbraccio
annamaria
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Blog molto interessante!
Grazie di tutto cara Alessandra.
Baci.
Auvergne (Francia).
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Tensione e mistero combaciano alla grandissima in questa puntata densa, soprattutto per uno dei tuoi punti forti che apprezzo sensibilmente: come usi i caratteri dei personaggi a favore della storia. Un caro saluto, attendiamo il seguito. Univers
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@ ANNAMARIA49 grazie per l’attentissima analisi e per le belle parole che mi dedichi.
Un abbraccio a te!
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@ LOUIS la “mia” Francia 🙂
Merci bien, chérie.
Bisous*
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@ UNIVERS81 sono lusingata, caro amico.
Un sorriso per una felice serata ^^
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Il “giorno dopo”, quello della consapevolezza e della scelta di come proseguire, deve essere davvero difficile.
E penso lo sia anche per chi lo scrive. E’ un passaggio importante per il buon proseguo della storia e tu lo hai già delineato, con una connotazione di valori. Certo, dice bene Wolf, un presidente con progetti del genere non dura molto. Ma ora si sta parlando di dare un senso alla morte di un figlio, di riscattarne la morte nella maniera più nobile.
Complimentissimi super! Un abbraccio, 🙂
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La nostra Monica con tutto il peso del proprio dolore, non ha ceduto.
La sua reazione è stata forte, energica, appassionata
Il suo John non c’è più, ma lei, con il suo progetto, lo renderà eterno
Sempre bravissima
Baci
Mistral
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…..
Un altro capitolo letto tutto d’un fiato…
con una Monica molto fredda, energica e a volte quasi tenera
pronta a tutto malgrado il travagliato dolore…
mi chiedo chi può essere l’inseguitore di Danielle, altro pezzo
molto interessante che apre ancora curosità!
Un abbraccio Alessandra e buona giornata.
Michelle
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@ ILI6 sì, è difficile anche per chi lo scrive. Il problema, in una spy story, secondo me sta tutto nell’equilibrio: fra azione e pensiero, caratterizzazione dei personaggi e suspance. Io ci provo…
Grazie infinite, Marirò, e un bacione.
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@ OMBREFLESSUOSE anche se riuscisse a realizzare soltanto metà programma, Monica passerebbe alla storia e, come giustamente scrivi, renderebbe John eterno.
Lots of love, Mistral, and thank you ^^
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@ VENTIDIPRIMAVERA condivido in pieno: “con una Monica molto fredda, energica e a volte quasi tenera pronta a tutto malgrado il travagliato dolore.”
Riguardo all’inseguitore di Danielle, sapremo chi è domenica prossima. E sapremo anche altro.
Grazie, Michelle*
Je t’embrasse.
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Dubbio: “Quando dieci minuti più tardi era tornata fuori, l’uomo era scomparso.” Di che uomo si parla? Non era stato citato, prima. Credo manchi una frase…
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Capitolo particolarmente piacevole. Spettacolare dal punto psicologico la ricostruzione dell’incontro Monica-Margaret. “Passa” la loro amicizia e stima di fondo.
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@ BRUM un dubbio più che lecito e probabilmente giustificato. Non è che manchi una frase: mi riferivo all’uomo che Danielle aveva individuato nel capitolo precedente; ma forse non risulta chiaro.
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Mi sarò distratto… allora. Come non detto.
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@ BRUM però, la ragione sta sempre dalla parte di chi legge e non di chi scrive.
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@ BRUM 2 prendo atto con grande soddisfazione del tuo punto di vista.
Amicizia e stima in genere prevalgono.
Buona giornata, amico mio 🙂
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Come è giusto che sia. Se hai una fondata idea su qualcuno, prima di cambiare opinione devi avere delle prove più che evidenti. E devi verificarle più volte.
Un abbraccio.
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@ BRUM preciso!
Due abbracci.
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Ufficio Refusi = C’é un Sebbene con tre bi (Figo !!! ) 🙂
Fragilità il tuo nome é donna?
Chi l’ha detto? Qualcuno particolarmente distratto o pervicacemente cieco. Il dimostrare la propria umanità, la propria maternità é solo delle donne forti e consapevoli della propria forza.
Forza che non é furore o peggio, ira. Consapevolezza delle idee e delle scelte conseguenti..
C’é un tempo per piangere, ma c’é anche quello per asciugarsi le lagrime e riprendere da dove si era interrotto.
Com’é difficile l’amicizia tra due donne, ma quando nasce e radica nessuna tempesta potrà spazzarla.
Gli scenari futuri sono pieni d’incognite e pericoli e si sta addensando una tempesta, che ha tutta l’aria di essere quella perfetta.
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Ufficio Refusi : Il capoverso successivo al cambio di scarpe 🙂
WP Special Service = Solo una grande è più che accorta donna può uscire di casa con il cambio di scarpe in borsa.
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@ CAPEHORN e per gentile conoscenza Ufficio Refusi
Non si trattò di un refuso, bensì di un neologismo da me coniato 🙂
Apprezzo il “Figo” ^^
(Ho corretto).
A parte questo, condivido il tuo pensiero: l’amicizia tra due donne è difficile, ma quando c’è, c’è!
La tempesta è in arrivo.
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Lei conia? … Coniatrice oltre che … Sognatrice.
Chapeau, come conia lei …
🙂
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@ CAPEHORN 🙂
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@ CAPEHORN 2 e per gentile conoscenza WP Special Service
Mi ispiro a me stessa. Anche per le scene di lotta che provo da sola 🙂
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Apperò. Coniatrice … Sognatrice … Provatrice …
Mi raccomando sui lividi ed ematomi eventuali “Ematonil” …
Come se non ci fosse un domani
(Fonte autorevole la mia Leonessa e da prova provata di persona personalmente) 🙂
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@ CAPEHORN se lo dice la Leonessa, ci credo!
E se lo ha provato anche lei, Maestro…
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L’ho provato con risultati che non dico eccellenti, bensì eccelsi.
Braccio blu guarito in una decina di giorni
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@ CAPEHORN ne terrò conto 🙂
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