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RAGE 14

14 settembre 2014 di Alessandra Bianchi

Margaret Collins 2A dispetto delle ultime previsioni del tempo, il sole splendeva alto nel cielo, e benché il ventuno marzo fosse ancora lontano, si respirava quasi aria di primavera. Se l’alba era stata livida, con le strade lastricate di ghiaccio, ora il clima era mutato. Non tengono conto del vento, pensò Margaret mentre si cambiava. E, in effetti, il vento, oltre a contraddire il servizio metereologico, soffiando tiepido da sud, allontanava le nubi e innalzava la temperatura.
Margaret indossò una tuta sportiva, calzature adeguate, e uscì di casa per fare una lunga corsa: era un modo per combattere l’ansia e per sfogare il risentimento. Certo, avrebbe potuto imporre a Yarbes la sua autorità, la più alta in America dopo quella di Monica, ma si era detta che lui era il padre di John ed era giusto concedergli uno spazio.
Ciò nonostante, lei possedeva una solida formazione di base grazie alle nozioni apprese studiando Scienza del Comportamento e all’esperienza maturata sul campo a Quantico prima di entrare in politica… beh quella non mancava neppure a Martin. E poi a cosa avevano portato quei brevi colloqui? A niente, considerò con amarezza. Chissà se il ragazzo stava bene, se gli davano da mangiare a sufficienza, se aveva paura, se si sentiva solo?
Abbandonò i pensieri negativi e si concentrò sulla corsa, aumentando progressivamente il ritmo delle falcate, attenta a non scivolare. Washington è una città magnifica, pensò. Nella bella stagione era piena di verde, di alberi, di prati, di fiori. Eppure, proprio lì, quattro farabutti avevano commesso uno dei reati più ignominiosi che possano esistere, pur nella vasta gamma di delitti che la mente malata di troppi uomini e troppe donne riesce a partorire.
A un tratto, un ragazzino le si affiancò. Sprintarono insieme, e lei lo lasciò vincere; lui assunse un’aria trionfante, Margaret gli scompaginò i capelli.
Tornata a casa, fece una doccia, si cambiò, preparò un frullato, mangiò un sandwich, e salì sull’auto che l’avrebbe condotta alla consueta riunione nella Situation Room. All’appello mancavano solamente Brubeck e Stevens. Yarbes riferì in tono piatto quanto era successo: la telefonata non era stata rintracciata e, a causa di un inspiegabile disguido tecnico, nemmeno registrata.
Monica scrollò le spalle. Per quel che serviva!
“Però”, mentì Yarbes, “ho ottenuto una proroga di tre giorni. Nel frattempo, speriamo di prenderli.”
Gli altri lo fissavano con lo sguardo cupo; l’atmosfera generale era gelida e tendeva al pessimismo più completo.
Margaret Collins sospirò.
Venti minuti più tardi chiese un colloquio a Monica e si scusò per il comportamento del giorno precedente. Non ci furono problemi.
“Tu sei un’amica”, le sorrise Squire, invitandola a sedersi, “e in privato puoi dirmi quello che vuoi. Sono perfettamente consapevole del fatto che la mia posizione non è condivisa da moltissimi americani.” Le indicò un giornale. “Un sondaggio.”, disse. “Se si votasse domani, sarei sconfitta. Da un lato, guadagnerei molti voti conservatori, ma da quell’altro perderei il sostegno del trenta per cento dell’elettorato democratico. Ma non intendo cambiare idea. Cara Margaret, farò mia una frase di James Freeman Clark: Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione. E la mia fermezza, voglio credere, sarà di esempio. Gli Stati Uniti non si devono mai arrendere!”
Margaret pensò bene di non ribattere.
Notò che al contrario del solito le tremavano le mani, ma non se ne sorprese minimamente.

Quel pomeriggio, all’ora convenuta, le sedici in punto, Yarbes entrò in una cabina telefonica, situata in una strada secondaria con poco traffico. La chiamata arrivò quasi subito. Yarbes trasse un profondo respiro. “Bene, amico.”, disse. “Mi ascolti attentamente. Questa mattina ho fatto in modo che la sua telefonata non venisse intercettata, e soprattutto che non fosse registrata. Questo significa che possiamo parlare tranquillamente, perché nessuno sa dove adesso io mi trovo. In ogni caso, fra due minuti le fornirò un altro numero. E’ una postazione che posso raggiungere in meno di sessanta secondi. E dopo altri due minuti, ci sarà un terzo numero. Per cui lei è al sicuro.”
“Non le credo.”, replicò bruscamente O’Connor. “E’ uno sporco trucco!”
“Amico mio, lei sa chi sono?”
“Non che mi interessi.”, borbottò l’irlandese.
“E invece deve interessarla. Mi chiamo Martin Yarbes… sono il padre di John. Pensa che metterei a repentaglio la vita del mio unico figlio? Domani, i sei uomini saranno liberati. Mi richiami a questo numero…”
Yarbes riagganciò e raggiunse una cabina che distava una quarantina di metri. Al primo squillò sollevò il ricevitore.
“Ora le spiegherò per filo e per segno la procedura che seguiremo. Per tranquillizzarla ulteriormente, le comunico che sto agendo – e con me altre persone, molto, molto potenti – contro l’autorità costituita degli Stati Uniti d’America. Ma è tutto organizzato, fino all’ultimo dettaglio. Si deve fidare, amico. Io sono l’unico che può aiutarla.”

Verso sera, dopo un volo di quattro ore e venticinque minuti e un successivo trasferimento in taxi, un uomo alto, con le spalle larghe, esibì al portiere di un piccolo albergo del Nevada un documento perfetto che lo identificava come un imprenditore di Boston. Prese una camera per la notte, saldò il conto in anticipo e salì nella stanza con l’unica valigia che aveva con sé.
Si rasò, si concesse una lunga doccia; quindi, in accappatoio, depose la valigia sul letto, la aprì e tirò fuori un capo di vestiario che sicuramente avrebbe stupito il portiere, oltre a una serie di oggetti quanto meno singolari. Sebbene non avesse dubbi al riguardo, controllò con attenzione che non mancasse nulla, quindi ripose tutto nell’armadio, che chiuse a chiave.
Poi si vestì e scese nel ristorante, dove consumò un’ottima cena.
Molto prima di mezzanotte, dormiva già.
Aveva puntato la sveglia alle sei e trenta. Il tempo di lavarsi, di mangiare qualcosa e di bere un paio di caffé, e sarebbero sopraggiunti quattro uomini.
Gli avrebbero consegnato ciò che non era assolutamente consigliabile portare sugli aerei.
Loro, però, avevano la facoltà di farlo.

In quel momento, mentre il cliente dell’albergo spegneva la luce e poco dopo si addormentava, a una ventina di chilometri di distanza, gli uomini in questione stavano giocando a carte nel salotto di una “casa sicura”. Avevano ricevuto degli ordini precisi e avrebbero portato a termine il lavoro che gli era stato affidato. Se anche erano sorpresi, non erano abituati a mettere in discussione le decisioni dei superiori per quanto strane potessero apparire.

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Pubblicato su rage | Contrassegnato da tag Monica Squire | 40 commenti

40 Risposte

  1. su 14 settembre 2014 a 00:05 vagoneidiota

    Mi piace.
    Si.
    Mi piace ogni tua riga.
    Jill scott – so Gone

    "Mi piace""Mi piace"


  2. su 14 settembre 2014 a 00:11 Alessandra Bianchi

    @ VAGONEIDIOTA grazie, carissimo!
    Felice notte.

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  3. su 14 settembre 2014 a 07:02 mairitombako

    Buona Domenica!!! sei sempre splendida 😉

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  4. su 14 settembre 2014 a 19:32 Alessandra Bianchi

    @ MAIRITOMBAKO ti ringrazio e ti auguro una bellissima serata ^^

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  5. su 14 settembre 2014 a 20:51 Patrizia M.

    Riga dopo riga, parola dopo parola diventa sempre più interessante. Mi piace moltissimo cara Alessandra, stai spalmando (permettimi il termine) la storia con grande maestria, facendo tenere il fiato sospeso a chi legge e resta in attesa del seguito per sapere come la vicenda si evolverà.
    Applausi carissima!!!
    Serena notte e buona nuova settimana.
    Ciao, Pat

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  6. su 14 settembre 2014 a 23:16 Laura

    Anche a me piace, stavo aspettando di leggere, 🙂 grazie, bacioni e buon inizio settimana, ❤

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  7. su 15 settembre 2014 a 09:34 brum

    Riguardo ai sondaggi, non c’è di che stupirsi. Se è vero che la fermezza è una gran dote per un capo di Stato, è anche vero che lo è la sua umanità. Specie se si tratta del proprio figlio.

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  8. su 15 settembre 2014 a 11:58 salvatore rizzi

    Stavolta, condivido, Patrizia…un saluto da Salvatore.

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  9. su 15 settembre 2014 a 19:02 Alessandra Bianchi

    @ PATRIZIA M. sono molto contenta del tuo parere. Non c’è capitolo di questa storia su cui io non abbia lavorato e rilavorato, perciò è bello venire a sapere che a un’amica lettrice piace.
    Abbraccio, cara Pat!

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  10. su 15 settembre 2014 a 19:04 Alessandra Bianchi

    @ LAURA bacione a te 🙂
    E grazie mille * _____________ *

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  11. su 15 settembre 2014 a 19:08 Alessandra Bianchi

    @ BRUM in effetti la situazione è complessa. Se non vado errata, quando fu sequestrato Aldo Moro, soltanto i socialisti, i radicali e il presidente della repubblica erano favorevoli a un dialogo; tutti gli altri sposarono la linea della fermezza… qualcuno anche per motivi molto poco nobili.
    Ma il parere della gente, dei cittadini, può essere del tutto diverso. In questo caso, poi, c’è appunto di mezzo una madre.

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  12. su 15 settembre 2014 a 19:10 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI per una volta una fanciulla 🙂
    Un carissimo saluto, “vecchio” Sar!

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  13. su 15 settembre 2014 a 19:21 salvatore rizzi

    Non sono contro il genere femminile…! Saluti veri….da Sar.

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  14. su 15 settembre 2014 a 19:46 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI lo so, amico mio!

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  15. su 15 settembre 2014 a 20:31 newwhitebear

    Sia pure con poco tempo a disposizione non potevo mancare la lettura della quattordicesima puntata che è avvincente e lascia col fiato sospeso. Margaret con le sue riflessioni. Martin Yarbes con le azioni come i misteriosi uomini dell’ultimo episodio della puntata.
    Aspettiamo gli sviluppi
    Un caro abbraccio

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  16. su 15 settembre 2014 a 20:44 Alessandra Bianchi

    @ NEWWHITEBEAR sei molto carino a trovare il tempo per leggermi. Grazie.
    I misteriosi uomini presto entreranno in azione, l’ospite dell’albergo e gli altri quattro.
    Yarbes ha deciso di giocare duro.
    Un grande abbraccio.

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  17. su 16 settembre 2014 a 14:25 univers81

    Una puntata che lascia molti misteri irrisolti, anzi, amplifica l’attenzione e la tensione e questo è un grosso pregio. Margaret la descrivi proprio bene. Aspettiamo ardentemente il seguito. Intanto saluto. Univers

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  18. su 16 settembre 2014 a 17:42 ombreflessuose

    Aspetto anch’ io, assieme agli altri
    Capitolo dopo capitolo la tensione e mille emozioni, salgono sempre di più
    Eccellente
    Abbraccio
    Mistral

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  19. su 16 settembre 2014 a 18:14 ili6

    Un capitolo che si apre a ventaglio su tanti aspetti, offrendo ulteriori spunti di riflessione. Il filo invisibile che emerge in questa puntata è l’umanità, dal tremore delle mani di Monica alle domande senza risposta di Margaret alla disperata determinazione di Yarbes.
    In attesa del 15°, un cordiale abbraccio
    Marirò

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  20. su 16 settembre 2014 a 18:52 annamaria49

    La sorte del ragazzo tiene col fiato sospeso e la vicenda si fa sempre più interessante. Yarbes riuscirà a salvare la vita di suo figlio? Lo sapremo forse nella prossima puntata, chissà?

    Bravissima come sempre.
    un caro abbraccio
    annamaria

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  21. su 17 settembre 2014 a 13:11 Alessandra Bianchi

    @ UNIVERS81 Margaret a me piace, forse è per questo che riesco a descriverla in modo accettabile. E’ una donna intelligente, forte, risoluta, ma anche dotata di molta compassione e sta soffrendo molto.
    Il seguito è in cantiere.
    Un salutone!

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  22. su 17 settembre 2014 a 13:15 Alessandra Bianchi

    @ OMBREFLESSUOSE sono lusingata, cara Mistral.
    Cerco di fare del mio meglio. E’ una storia, questa, che mi impegna molto, e se piace non posso che esserne contenta.
    Kisses.

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  23. su 17 settembre 2014 a 13:19 Alessandra Bianchi

    @ ILI6 hai “fotografato” in maniera perfetta il senso di questo capitolo, segno di grande attenzione, di cui ti ringrazio.
    Nel prossimo episodio, si aprirà un nuovo scenario… andremo in Israele, senza peraltro trascurare Volkov.
    Un forte abbraccio, Marirò.

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  24. su 17 settembre 2014 a 13:24 Alessandra Bianchi

    @ ANNAMARIA49 lo sapremo più avanti, non nella prossima puntata, però.
    I miei “vecchi” amici lettori conoscono bene la forza di Yarbes fin dai tempi di “Matrioska”. Lui sta facendo di tutto per salvare John.
    Grazie e un bacione.

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  25. su 17 settembre 2014 a 16:40 capehorn

    Oggi non sono in forma … Ma lascerò un commento …

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  26. su 17 settembre 2014 a 17:25 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN spero che sia tutto ok…

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  27. su 17 settembre 2014 a 22:25 wolfghost

    Margaret ha studiato “Scienza del Comportamento”? … non si direbbe! 😀
    Bellissima la frase di James Freeman Clark! Penso che me la appunterò. E dovrebbero farlo anche i nostri politici… ma non lo faranno! 😉
    … chi sarà il nuovo arrivato? Sono proprio curioso di scoprirlo 🙂

    http://www.wolfghost.com

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  28. su 17 settembre 2014 a 22:46 Alessandra Bianchi

    @ WOLFGHOST era scritto in un precedente capitolo che Margaret aveva studiato “Scienza del Comportamento” e collaborato con Quantico.
    Il nuovo arrivato è Volkov.
    La frase in questione è splendida, sono d’accordo, ma i nostri politici farebbero orecchie da mercante, se gli venisse chiesto di applicare quel concetto, in realtà fondamentale.
    Buona notte, lupissimo 🙂

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  29. su 18 settembre 2014 a 13:00 salvatore rizzi

    Meno male…saluti da Sar…!

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  30. su 18 settembre 2014 a 14:25 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI era fuori questione!
    Salutissimi, Sar.

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  31. su 18 settembre 2014 a 22:54 ventidiprimavera

    …
    Finalmente sono riuscita a leggere
    in questi giorni non so se era il mio pc o cosa
    ma accidenti a queste pagini
    erano di una lentezza non comune….

    Una puntata che fa stare con il cuore sospeso
    su immagini vive….
    Complimenti per la grande capacità di scrivere e
    di tenerci sulla corda…

    Un abbraccio cara e buona notte
    Michelle

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  32. su 19 settembre 2014 a 13:23 Alessandra Bianchi

    @ VENTIDIPRIMAVERA purtroppo, in questo periodo, molte piattaforme hanno dei problemi.
    Grazie di cuore, Michelle!
    Bisous, chérie*

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  33. su 19 settembre 2014 a 15:15 capehorn

    Mi sono ripreso … Poco, ma ce l’ho fatta. Dunque … Episodio psicologicamente ricco. Due donne si guardano e si vengono incontro, dopo essersi tolte un po’ di polvere dalle spalle, ma una sente forte un peso che inizia ad ingombrare.

    Interessante Yarbes, che rientra nei vecchi panni di “cekista amerikanskj”.
    O meglio da abitante delle “Bad Lands” . Vecchio mito americano, che fa sempre presa, soprattutto quando lo Stato é visto come un ostacolo al raggiungimento dei propri fini e quando i mezzi da usarsi non sono quelli del gentleman.
    Dove ti fa arrivare un cuore di padre? Ad indossare panni che hai smesso tanto tempo fa, ma che ora sei costretto a rivestire.
    E gli ultimi arrivati, chi sono? Amici o nemici ? Nel “Silver’s State” la temperatura si sta alzando … In fondo c’é il “Mohave” e tutto torna.

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  34. su 19 settembre 2014 a 16:21 Alessandra Bianchi

    @ CAPEHORN bellissima analisi, ma non è certo una novità!
    A proposito di Yarbes, il “cekista amerikanskj”, vediamo di ricordare un episodio del suo passato:
    Dan Capshaw si contorceva urlando e invocando pietà.
    Yarbes lo fissava impassibile.
    “Ascoltami bene.”, disse. “Se parli, finirai in un carcere federale per dieci anni. Quasi una gita di piacere: niente a che vedere con una prigione statale. Se non parli, ti spedirò nel braccio della morte.”
    Fece un cenno a Thompson.
    Capshaw gridò di nuovo.
    La CIA aveva appurato che una donna bionda aveva soggiornato in casa di Monica Squire. Erano state rinvenute una quantità di prove: impronte, capelli – che non erano quelli di Monica, in quanto non tinti -, peli pubici, un’unghia spezzata e persino un paio di collant smagliati che non corrispondevano alla taglia di Squire e che erano stati gettati in un cestino dei rifiuti. Era chiaro che la donna non aveva preso alcun tipo di precauzione, evidentemente convinta che fosse impossibile risalire fino a lei.
    Era stata questa donna a rapire Monica Squire con il concorso di un uomo, presumibilmente Matrioska.
    Una bionda di nome Janice aveva frequentato per alcuni giorni Simon Cooper dell’Office of Security. Cooper conosceva tutti i recapiti degli agenti della CIA. Era stato ucciso da un’iniezione letale. Yarbes aveva fatto due più due.
    Inizialmente non aveva avuto prove certe sul coinvolgimento di Capshaw, solo sospetti, ma il direttore della CIA gli aveva dato carta bianca. E questo bastava. Il pc di Capshaw era stato forzato ed era emersa una transazione finanziaria alquanto interessante. Di punto in bianco, un cospicuo numero di dollari era piovuto sul suo conto. La data coincideva con l’apparizione della bionda.
    Adesso Capshaw giaceva nudo su un tavolo con l’inguine rasato.
    “Un’altra scarica elettrica.”, disse Yarbes. Thompson provvide.
    Dan Capshaw superò i limiti della sofferenza umana e svenne.
    “Fatelo rinvenire.”, ordinò Yarbes.
    A causa della sua avidità, “Danny” aveva cominciato a lavorare per i russi cinque anni prima. Dato che era un funzionario di medio livello, un sottoposto di Cooper, non aveva accesso a informazioni particolarmente rilevanti; ma il KGB lo aveva tenuto in caldo.
    Il momento magico si era presentato con l’arrivo di Janice.
    Quando riprese i sensi la maledì, poi maledì se stesso.
    Un attimo dopo, riprese a urlare.
    Il dolore era insostenibile.
    Yarbes aspettava, paziente.
    Felice serata, amico Cape!

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    • su 21 settembre 2014 a 16:00 capehorn

      Splendido ricordo e magnifica spiegazione.

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      • su 22 settembre 2014 a 12:41 Alessandra Bianchi

        @ CAPEHORN 🙂

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  35. su 19 settembre 2014 a 20:25 Mari

    ….una serie di oggetti quanto meno singolari. …Osssignur!
    Un bacio alla MIA strega!

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  36. su 19 settembre 2014 a 20:59 Alessandra Bianchi

    @ MARI ossignur… dici bene 🙂
    Un bacio alla MIA guerriera ^^

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  37. su 20 settembre 2014 a 19:21 salvatore rizzi

    Ricambio, con simpatia!

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  38. su 20 settembre 2014 a 20:36 Alessandra Bianchi

    @ SALVATORE RIZZI la mia per te è indiscussa!

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I commenti sono chiusi.

  • CHI SONO

    Mi chiamo Alessandra Bianchi.
    Amo ballare, nuotare, il sole, il mare e il vento.

    Ho scritto un romanzo,"Lesbo è un'isola del Mar Egeo" (Borelli Editore, collana Pizzo Nero), che era reperibile nelle migliori librerie (Mondadori, Feltrinelli, etc.) e su vari portali (IBS, ad esempio); ma che adesso è esaurito.
    Il libro costava 12 euro.

    Il mio secondo libro si intitola "Sognate con me" ed è una raccolta di racconti, tratti dal mio blog. Costa 10 euro.

    "Alex Alliston" è il mio nuovo romanzo, pubblicato nel mese di febbraio del 2012.

    Il mio precedente blog su Splinder ha superato le 420.000 visite. Desidero ringraziare i molti amici che mi hanno seguita.

    SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 25 MARZO 2012, NEL SUPPLEMENTO CULTURALE “LETTURA”, IL MIGLIOR INCIPIT DI UN ROMANZO INEDITO (PAGINA 20):
    La barca – un vecchio dragone praticamente inaffondabile – virò di prua e fendendo i marosi imboccò lo stretto passaggio che conduceva alla piccola baia. Aleksandr ormeggiò lo scafo, lo disarmò e scese a terra. Lì il vento era meno intenso: l’insenatura era protetta dai numerosi scogli che affioravano dal mare, simili a denti aguzzi. Le onde si infrangevano su quella barriera e andavano a sfogare la loro collera altrove.
    ALESSANDRA BIANCHI “MATRIOSKA”

  • Dieci anni di blog: da Splinder a WordPress

    Più di duecento racconti Dodici "serie" (o romanzi) Oltre cinquecento post
  • Alex Alliston
  • Odio e Amo

    Odio
    la falsità, la cattiveria, il razzismo
    Amo
    scrivere al pc, scalza e con una bottiglia di acqua minerale Evian a portata di mano. Guardare le stelle di notte. Esplorare i boschi. Camminare a piedi nudi sulla sabbia
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