Un’ora dopo Yarbes si incontrò con quei due uomini, in un altro locale tranquillo dove ognuno badava ai fatti suoi. Presero posto a un tavolo d’angolo, lontano da orecchie indiscrete e ordinarono tre caffè.
Martin si espresse in modo chiaro e conciso, riferendo la proposta di Volkov.
Brian Stevens fece una smorfia. “Quel russo è un illegale! Andrebbe arrestato immediatamente.”
Yarbes spostò lo sguardo su Milton Brubeck.
Il direttore dell’FBI stava fissando il soffitto. Forse pensava alla dura gavetta che da giovane si era dovuto sobbarcare. Alle innumerevoli ore dedicate al lavoro d’indagine, non importa se sotto la pioggia, la neve o con quaranta gradi. O forse a quando aveva coordinato l’attività di altri uomini, che a seguito dei suoi ordini mettevano a repentaglio la vita. O forse al fatto che adesso era a capo di tutto, in cima alla piramide, senza le paranoie, gli archivi segreti, i ricatti, che erano stati propri di John Edgar Hoover. Parlò con calma. “Lei, Martin, non rischia il divorzio, almeno per i prossimi quattro anni se non otto: sua moglie non potrebbe permetterselo. Io perderò la mia attuale carica e quasi certamente… togliamo il “quasi”… sarò incriminato e condannato. Ma a cosa sarebbe servito dedicare tutti questi anni al mio lavoro, se ora pensassi alla mia condizione personale, e non alla vita di un ragazzo innocente, che in questo preciso momento rischia la morte? Che razza di uomo sarei?”
Martin Yarbes non fumava più da almeno un ventennio. Quel giorno, però, aveva acquistato un pacchetto di sigarette. Ne estrasse una e l’accese. Se anche il barista o gli altri avventori se ne accorsero, nessuno ci fece caso.
“Due mandati, senza ombra di dubbio.”, interloquì Brian Stevens. “Con la sua fermezza che francamente io giudico assurda, alle prossime elezioni la signora Squire prenderà la metà dei voti dei repubblicani. D’altro canto”, sospirò, “se ben ricordate, quella era la mia idea iniziale. Mi fa solo specie che venga attuata a causa del suggerimento di un agente del SVR. D’accordo, sono della partita, costi quel che costi.”
Aveva ripreso a nevicare e la città sembrava di nuovo paralizzata.
Yarbes guardò fuori dei vetri della finestra, nel buio incombente. Le automobili procedevano in coda. Qualche clacson suonava inutilmente, frutto di nervosismo e di stanchezza.
“A Volkov servono solo quattro uomini.”, disse. “E certe sostanze.”
Non si saprà mai perché fra tutti gli Stati dell’Unione americana dove non è prevista la pena capitale, per effettuare il loro sanguinoso raid i sei terroristi avessero scelto proprio il Nevada, che invece la prevede, sebbene le esecuzioni siano sospese dal 2007. Una teoria al riguardo, avanzata da un giornalista di “Time”, ne indicava il motivo nel fatto che nel Nevada la prostituzione è legalmente ammessa; ma appunto si trattava di una teoria. Secondo altri, la morte per loro rappresentava un premio, dato che Allah li stava aspettando.
Quello che invece si sa con certezza è che all’interno del braccio della morte che li ospitava, se la passavano molto meglio dei terroristi reclusi nel Campo di prigionia di Guantánamo, che sicuramente non è il luogo più piacevole del mondo. Indicative erano state le parole pronunciate da Donald Rumsfeld, all’epoca Segretario della Difesa: “Questi prigionieri sono combattenti irregolari cui non si applica alcuno dei diritti della Convenzione di Ginevra.” E a poco era valso un appello dell’Alto Commissario per i Diritti dell’Uomo dell’ONU, Mary Robinson, nonché molteplici proteste giunte da Amnesty International.
Nel 2009 il predecessore di Monica Squire firmò l’ordine di chiusura del carcere, ma per ora tale decisione è rimasta lettera morta. E sono ancora previste gabbie nelle quali rinchiudere i prigionieri, e in certi casi l’uso del waterboarding (una tortura che Monica ben conosceva, dato che l’aveva subita in passato), oltre ad altre simili delizie.
Ma questo non riguardava gli uomini per la cui liberazione era stato rapito John Yarbes. A migliorare ulteriormente la loro situazione era la circostanza che il direttore del carcere, William D’Amico, era noto per la tolleranza e il, relativo, buon cuore.
D’Amico, nipote di emigranti italiani che avevano prosperato nel commercio, poteva considerarsi soddisfatto della sua carriera, e in effetti lo era; ciò, tuttavia, non lo esimeva dal trovare noioso il ruolo che ricopriva e tediose le mansioni burocratiche che quotidianamente doveva svolgere. Si applicava diligentemente, ma aveva bisogno di una valvola di sfogo.
Sposato con due figli, entrambi studenti universitari, era fiero della sua virilità, che nessuno si sarebbe sognato di mettere in discussione. Però, gli piaceva esercitarla anche in un altro modo, meno convenzionale. Riservava una sera alla settimana, per la precisione il venerdì, a tale lato della sua sessualità, che aveva origini lontane, quando ancora andava a scuola. Allora, era stato costretto a subire… adesso, in un grazioso monolocale, che aveva affittato con un nome fittizio, sfogava la sua passione nascosta, sodomizzando, dietro pagamento, giovani attraenti ed efebici, alcuni dei quali – non tutti – gradivano molto quelle attenzioni.
Quella sera era entusiasta della sua ultima “conquista”.
Mentre accarezzava il corpo superbamente bello del ragazzo, e fremeva ascoltando i suoi ansiti, qualcuno bussò alla porta. Poiché D’Amico indugiava, la porta parve scardinarsi e due uomini vestiti di grigio fecero irruzione nella stanza. Erano grandi e grossi, e il rigonfiamento sotto l’ascella sinistra non lasciava adito a dubbi su ciò che era nascosto sotto la giacca. I volti dei due erano privi di espressione; ma si dimostrarono estremamente gentili e comprensivi.
Il mattino seguente, sabato ventitré febbraio, il telefono squillò alle undici precise. Un’ora prima, con grande stupore di Margaret Collins, Yarbes aveva insistito perché si prendesse un giorno di libertà. “Lei è troppo tesa.”, aveva sostenuto Martin. “E il litigio con mia moglie lo prova. D’altra parte, è una cosa del tutto plausibile, viste le circostanze. Comunque, benché abbia operato al meglio, a questo punto ritengo utile un cambio di interlocutore.”
Margaret lo fissò perplessa. Era l’esatto contrario di quello che le aveva detto in precedenza.
“Psicologia.”, aggiunse vagamente Yarbes.
Malgrado fosse poco convinta, Margaret se n’era andata.
“Dov’è la donna?”, domandò bruscamente O’Connor.
“Liquidata per inefficienza.”, rispose Yarbes con calma. “In compenso, ho buone notizie per voi. Lo scambio si farà. Domani stesso. Mi richiami nel pomeriggio, ma non qui.” E gli fornì il numero di una cabina.
O’Connor grugnì qualcosa e riagganciò.
In quel momento gli addetti alle intercettazioni avevano pensato bene di scendere al bar per bere un caffé. E un attimo prima era stata bloccata la registrazione della telefonata.
“Un terribile disguido tecnico.”, si sarebbe giustificato più tardi il responsabile del centro d’ascolto.
ogni volta piu forte ,interessante ,ispirata…sei tremenda…mi ripeto lo so ma come farei il contrario? dico sempre la verita 🙂
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@ MAIRITOMBAKO grazie, carissima amica: un grande abbraccio 🙂
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Uhm. Ho le idee confuse, adesso. Dovrò aspettare, per chiarirmele, credo.
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@ BRUM come sempre, qui si accettano critiche.
Sempre che non siano troppo feroci…
In caso contrario, mi strafogherei di Nutella ^^
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Brava Alessanda, mi piace, ❤
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@ LAURA ti ringrazio, amica mia ❤
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Invito te e i tuoi lettori a partecipare al mio gioco letterario!
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@ MARGARET COLLINA volentieri, chérie! E spero che altri mi seguano, perché il tuo blog merita.
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Ufficio Refusi : waterboarding (una tortura che Monica ben conosceva, dato che l’aveva subito in passato)
Se é la tortura allora: subita.
Altrimenti va bene.
Frase che risulta ombrosa.
Comunque ora ho sentito gli otturatori schioccare, ma ciò non toglie che i principali personaggi si ripensino un poco, trattenuti dal filo tenue di una qual legalità che ancora riesce a fare una seppur debolissima presa. Più che altro una simbolica presenza.
Colpo di scena centrale! Bene !!! Vediamo se é vero che quel che succede a Las Vegas, rimane a Las Vegas?!
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@ CAPEHORN ringrazio l’Ufficio Refusi e correggo immantinente.
A parte questo, qui si va oltre la legalità. Ma a mio giudizio ciò che stanno facendo Yarbes, Brubeck e Stevens è più che giustificato.
Se Monica è così intransigente, che si passi il pallone a Volkov.
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Yarbes, con il benestare del suo gruppetto, prenderà i sei terroristi dal carcere per lo scambio? All’insaputa di Monica?? Per un figlio si può fare di tutto, ma non so se di ” tuttissimo”. E il russo? Quale sarà il prezzo?? Nooo, Yarbes permetterà un weekend ai terroristi, si prenderà il figlio e li rimetterà dentro!
Però, Alessandra, guarda un po’: un libro un lettore lo legge da solo, così invece si colloquia passo passo con lo scrittore e chi scrive segue pagina dopo pagina riflessioni,pensieri, previsioni e quant’altro di chi legge. Carino tutto questo
Abbracci e alla prossima
Marirò
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Tre episodi che lasceranno il segno
Martin usa sistemi non convenzionali e si vede l’applicazione. Il responsabile del centro ascolti se la vedrà brutta.
D’amico non credo che se la passerà meglio.
Aspetto la 14. Finora devo ammettere è tutto ottimo. Forse il miglior romanzo dopo Alliston, e la trilogia.
Un caro abbraccio
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@ ILI6 mia carissima Marirò, per un figlio – secondo me – si può fare “tuttissimo”.
Il russo non ha prezzo: obbedisce a ordini precisi.
E veniamo al tuo “però”. E’ proprio bello quello che dici! Certo, un libro è un libro, ma è veramente intrigante procedere di pari passo con osservazioni, appunti, suggerimenti e – perché no – anche elogi.
Questo è il senso di un blog, almeno come lo intendo io.
Da me non esistono né moderazione, né timore di critiche.
Un bacissimo*
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Tu posti di solito storie già scritte. Esiste il rischio condizionamento a causa dei nostri commenti? Io Yarbes non lo vedo come una persona che potrebbe agire nell’illegalità più sfacciata anche se per giustissima causa. E’ il marito di Monica .cioè del Presidente!
Decisamente interessante (gli elogi sono certi nel tuo caso) e concordo sull’idea di blog che esprimi.
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@ ILI6 no, mia cara amica: io non ho mai niente nel “cassetto”. Quando scrivo, posto; e può succedere che prenda atto di ciò che leggo nei commenti. Ho sempre sostenuto che un blog è un work in progress.
Nella sua vita, Yarbes ne ha fatte di ogni 🙂
Ricordo come lo “presentai” in “Matrioska”: fece uccidere a sangue freddo un agente dell’FBI… naturalmente per obbedire a un ordine, ma senza alcuna compassione.
Non a caso, Monica sosteneva – come scritto in un precedente capitolo – che talvolta aveva abbracciato il “lato oscuro della forza”.
Grazie per gli elogi e sogni d’oro * _______________ *
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@ NEWWHITEBEAR nel ringraziarti di vero cuore, vorrei però osservare che il responsabile del centro ascolti ha semplicemente obbedito agli ordini di Milton Brubeck. Se non si è capito, naturalmente la colpa è mia.
Yarbes, Brubeck e Stevens stanno agendo in un determinato modo: escludere Margaret Collins, ricattare il direttore del carcere, e…
Forse il miglior romanzo?
Ancora grazie, caro amico!
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Leggemmo, soltanto adesso-e nei limiti del consentito- tutti i Vostri Rage per i quali rimanemmo indietro.
Per tanti (e ovvi) motivi li condenseremo in questo.
Cosa aggiungere a quanto leggemmo dai Vs lettori? Ci associammo ale magnifiche esternazioni di gioia e fiducia.
Noi, però, vi leggemmo a nostro modo.
Il metodo Milord
Indietro di quattro puntate, aprimmo una pagina di Word e dopo aver copiato e incollato le “quattro” in sequenza, chiudemmo il collegamento e dopo aver”salvato” tutto-nei limiti delle nostre possibilità- stampammo.
I fogli, appena editati con le immagini da voi scelte, si spiegarono fra le dita.
E leggemmo quelle pagine che ci parlavano di un mondo perso tra intrighi, ma anche emozioni.
E leggemmo dei crimini e delle attese.
E leggemmo Voi, mia signora, che ci parlaste del bene e del male nell’Umanità e negli individui. La logica degli eventi si presentò con forza, ma anche delicatezza.
La forza delle parole, inserite in una sequenza artistico/creativa, ci portò a sognare come in una sequenza cinematografica.
Qualsiasi luogo si frapponga tra noi e la vostra costruzione letteraria.
Ci ponemmo in attesa della prossima puntata.
Abbiate la nostra cordialità ammirate, fatto salvo i nostri refusi.
Salutazioni.
(da Mossul, Ninive-Irq, via satellite.)
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Personalmente sono d’accordo con Martin, Margaret si sarà anche scaldata per cuore, ma la posizione ufficiale non può che essere quella di Monica. Dunque Margaret è una palla al piede.
Non è ancora chiaro che posizione abbia D’Amico (ma perché noi italiani o italo-americani in questo caso, ne usciamo quasi sempre così male? 😦 Dici che ce lo meritiamo? :-)) e come sia in attinenza con i terroristi, né con chi dovrebbe essere fatto lo scambio, certamente non con il ragazzo… troppo presto. A meno che questa fosse l’idea, allora significa che la cosa non andrà in porto…
Ancora una volta devo dire che sei stata superba nella scelta dei tempi: il racconto ha attualità che di più proprio non si potrebbe 😀
http://www.wolfghost.com
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@ LORD NINNI permettetemi di dire che essere letta da Voi in un luogo così lontano e PERICOLOSO è per me un onore immenso!
Una soddisfazione personale, emotiva, che mi scalda davvero il cuore.
Poi… gli elogi, dei quali Vi sono profondamente grata, anche se mi incutono il timore di non riuscire, in seguito, a soddisfare le Vostre attese.
Milord, grazie. Dal profondo dell’anima.
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@ WOLFGHOST come ho già scritto, rispondendo al tuo commento nel capitolo precedente, tu le hai sempre indovinate tutte!
Margaret è una palla al piede, certo, per via della sua posizione istituzionale. In questa ottica, bene ha fatto Martin.
D’Amico e gli italiani o italo-americani… sinceramente, ci meritiamo di meglio?
Grazie, lupissimo 🙂
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Sempre più coinvolgente e piacevole da leggere!! La storia si fa interessante parola dopo parola. Bravissima cara Alessandra, bravissima!!
Ciao, buona serata
Pat
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@ PATRIZIA M. il tuo giudizio mi fa molto piacere!
Sogni d’oro, cara Pat ^^
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Ogni volta è restare col fiato sospeso, ma è questa la tecnica d’interruzione: lasciare il lettore interessato affinché abbia voglia di proseguire la lettura.
Una puntata coinvolgente, ricca di particolari e dettagli perfetti. Spero che il ragazzo venga tratto in salvo e venga tolto dalle grinfie del direttore del carcere.
Ma quanto sei brava, prima o poi diverrai famosa e rilascerai chissà quanti autografi.
Buon tutto, alla prossima.
un abbraccio
annamaria
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Interventi validi, e condivido di più, New…! Un caro saluto…Sar….
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@ ANNAMARIA49 dubito fortemente di diventare famosa 🙂
Però, ti ringrazio moltissimo!
Buon tutto a te e un bacione.
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@ SALVATORE RIZZI ho notato che hai una predilizione per i suoi interventi.
Un saluto altrettanto caro, “vecchio” Sar.
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Ancora un ottimo episodio, MIA cara strega! Molto meno quel D’Amico…..
Baci
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@ MARI grazie, MIA cara guerriera! Beh… D’Amico servirà, forse, a qualcosa.
Kisses ^^
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…
Riesci sempre a coinvolgermi…
Splendida anche questa puntata.
Un abbraccio cara e buona serata
Michelle
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@ VENTIDIPRIMAVERA merci, chérie!
Bisous, Michelle.
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Picchi narrativi, devo ammettere, in questa puntata n. 13. Ottimi anche i dialoghi, il tuo pezzo forte tra i tanti. Un caro saluto. Univers
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Ciao Ale, ho letto di seguito i Rage 12-13-14 , e ritengo che questa storia partita per me un po’ in sordina stia diventando una Marcia Trionfale. Quando leggo i tuoi capitoli ho la sensazione di leggere uno di quegli articoli importanti che trovi nei quotidiani, quelli che parlano di politica, di guerre di intrighi e di potere tanto sono precise le descrizioni delle località e le abitudini dei personaggi di qualsiasi nazionalità essi siano, così leggendo imparo sempre qualche cosa. Mi piace come entri nel profondo dei personaggi e di come descrivi i loro stati d’animo. A prestissimo Loredana
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Il mio commento andava scritto in Rage 14, ma essendo molto distratta e’ finito qui, e comunque brava, la tua amica oca loredana
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Che altro aggiungere alla tua brava bravura ( non si dice ma a me piace)
Ti leggo sempre con rinnovato piacere
Baci Mistral
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@ UNIVERS81 un tempo, i dialoghi erano la mia disperazione, poi ho lavorato tanto e, se sono migliorata, la cosa mi rende molto felice.
Un caro saluto a te!
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@ LOREDANA ciao, Lori 🙂
Poiché avevo in mente, sia pur in maniera vaga, una storia ad ampio respiro, sono partita con calma. Il tuo commento è bellissimo e mi gratifica davvero! Quando scrivo di spionaggio, cerco sempre di documentarmi nel modo più preciso possibile: non sopporto l’idea di prendere in giro chi mi legge con notizie false. Poi, dato che non sono infallibile, posso anche prendere qualche cantonata, ma sempre in buona fede.
In quanto ai personaggi, cerco di immedesimarmi in loro, in ciò che provano, pensano, sentono.
Un fortissimo abbraccio, mia cara amica.
E’ sempre bello vederti qui.
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@ LOREDANA allora ti mangerò arrosto con le patatine fritte 🙂 🙂 🙂 🙂
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@ OMBREFLESSUOSE “brava bravura” è un neologismo simpaticissimo ^^
Grazie, Mistral.
Baci e bacini.
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